Il Novellino/Parte seconda/Novella XVII

Novella XVII - Un dottore legista da dui barri le è tolta una coppa d' argento con sottilissimo inganno

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Novella XVII - Un dottore legista da dui barri le è tolta una coppa d' argento con sottilissimo inganno
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NOVELLA XVII.




ARGOMENTO.


Un dottor legista manda una coppa in casa, due barri se ne accorgono: l’uno va con un pesce a la moglie che il faccia apparecchiar per lo marito e da sua parte le chiede la coppa: lei gliela dà; torna il dottore in casa, trova la coppa perduta, va per ricuperarla; l’altro barro va in casa, e dice la coppa esser trovata, e che mandi il pesce: la moglie sel crede, e dàgli il pesce: e con lo compagno se trova, e se godeno della beffa e del guadagno.


AL REVERENDISSIMO MONSIGNORE DIGNISSIMO CARDINALE NAPOLITANO1


ESORDIO.


Se ogni ragione, reverendissimo Monsignore, vuole e costringe coloro i quali volontariamente promettono a dovere ai loro creditori sodisfare, essendome io a tua Reverendissima Signoria di una di mie novelle per mia promessa fatto debitore, mi [p. 207 modifica]pare non solo da ragione ma da ogni convenevolezza costretto dalla già fatta promessa adempiendo il debito me disobbligare. Onde per lo suscritto processo intenderai di un facetissimo e animoso inganno per due Romani barri verso un sagacissimo dottor legista Bolognese adoperato. Il quale ancora che ad infiniti suoi studenti avesse imparato di vendere ad altrui senno, non ne seppe tanto a la moglie comunicare che agl’inganni de’ detti Romani né prima né poi riparar sapesse.


NARRAZIONE.


Messer Floriano da Castel San Piero fu nei dì suoi in Bologna molto famoso e singolare dottor legista il quale una matina uscendo da chiesia con certi altri dottori vennero passeggiando per la piazza maggiore; ed essendo in una bottega d’argentiere ove lui si avea fatta lavorare una ricca e bella coppa d’argento indorata, senza andare più oltre, fatta col maestro ragione e pagatolo, voltatosi intorno per mandarnela a casa per lo suo famiglio e non trovatolo, pregò l'argentiere che per lo suo garzone a casa ne la mandasse; il che il maestro fece volentieri. Erano allora in Bologna arrivati due giovani romani de la regione de Trevi, i quali andavano discorrendo per Italia con monete e dadi falsi e con mille altri ingannevoli lacci per ingannare altrui e mangiare e godere a spese del crocifisso, dei quali l'uno era chiamato Liello de Cecco, e l'altro Andreuccio di Vallemontone; e trovandosi per avventura in piazza quando Messer Floriano ne avea la coppa in casa mandata, e quella veduta, si [p. 208 modifica]proposero di far prova di averla tra le mani. E sapendo molto bene la casa del dottore, come il garzone videro tornato, così Liello dato l’ordine al compagno di ciò che a fare aveano se n’andò a una taverna, e comparata di certi grossi una bella lampreda, e sotto il manto occultatasela, prestissimo a casa di messer Floriano si condusse, e picchiato a l’uscio, domandò la madonna, e dinanzi a lei condotto disse: Vostro marito vi manda questo pesce che il fate subito e delicatamente acconciare, perchè lui con certi altri dottori vengono a desinare qui stamane; e dice che li remandiate indrieto quella coppa che dinanzi il garzone dell’Orso vi portoe, perchè non ha fatto bon conto col maestro, e vuole tornarla a repesare. La semplice donna facilmente credendolo, subito datagli la coppa, impose a le fantesche che spacciatamente il pesce fosse acconciato, e dato ordine al resto da ricever forestieri a desinare, con piacere aspettava la loro venuta. Liello avuta la coppa, traversato subito il cammino verso San Michele in Bosco, dove era un Priore romano tutto loro domestico e non meno sufficiente artista di loro, e da quello lietamente ricevuto, raccontatogli il fatto, aspettando Andreuccio che in piazza era rimasto per sentir di ciò alcuna cosa, del fatto guadagno insieme si godevano. Venuta dunque ora di desinare, Messer Floriano lasciati i compagni, a casa se ne venne; al quale la moglie fattosi incontro, e vedutolo solo, disse: Messere, ove sono gl’invitati? Il dottore maravigliatosi di tal dimanda, le rispose: Di quali invitati mi dimandi tu? Non lo sapete Voi di chi vi dico? le rispose: io per me ho acconcio onorevolmente da desinare. Messer Floriano più ammirato disse: [p. 209 modifica]Mi pare che tu frenetichi stamane. Rispose la moglie: Io so che io non sono uscita di me. Voi mi avete mandata una gran lampreda che la conciassi che dovevate menar qui a desinare certi altri dottori, e io ho fatto quanto me mandastivo a dire: che adesso vi piaccia altrimente qui non si perde nulla. Disse lui: Io non so, mogliera, che tu dichi: ma Dio ti mandi persona che ben ne faccia, e che di continuo ne rechi del suo senza toglierne del nostro; ma di certo questa volta noi siamo stati colti in scambio. La donna che la coppa incautamente aveva donata, udendo che il marito da dovero non ne sapeva nulla, con gran rincrescimento disse: Messere, a me pare tutto il contrario, però che colui che mi portò il pesce mi chiese da vostra parte la coppa d’argento che poco avanti per lo garzone dell’Orso mi avevate mandata, e dissemi i segnali in maniera che io la diedi. Quando Misser Floriano intese che la coppa era trabalzata subito s’avvisò averla sotto inganno perduta, e disse: Ah, insensata bestia, tu se' stata ingannata. E subito uscito fuori di casa, e gionto in piazza andava cercando senza sapere che, dimandando ciascuno che scontrava se niuno verso casa sua con pesce in mano avesser veduto andare, usando mille altre frenetichezze senza frutto alcuno, e andandosi tutto transtulando e mandando alle bollette2, e ogni altra opportuna inquisitione facendo, talvolta con fredda speranza credea gli fosse stato fatto per burla. Andreuccio che da un canto de la piazza come a persona dabbene si stava, ancora che [p. 210 modifica]estimasse che il compagno e la coppa erano a porto di salute, pure gli dolea aver perduti parecchi grossi dispesi in la lampreda, senza di quella avere assaggiata, e per questo propose con un altro inganno non meno singolarissimo del primo la lampreda ricuperare. E preso tempo quando Misser Floriano stava più travagliato nel cercare, rattissimo alla sua casa se n’andoe, e salito su con allegro volto disse: Madonna, buona nova vi porto, perchè il vostro missere ha trovata la coppa, la quale i suoi compagni per burlar con lui gli aveano fatta involare; però lui mi ha mandato qui che gli porti il pesce che avete apparecchiato che el se voleno godere3 insieme con coloro che aveano la coppa trabuscata. La donna che con gran dolore e travaglio era rimasta per avere per sua cagione persa la coppa, fu molto lieta sentito quella esser ritrovata, e tutta godente presi due gran piatti di stagno con una tovaglia bianca e odorifera, e postovi dentro il pesce bene acconcio, in mano al bono Andreuccio lo donoe. Il quale essendo fuor di casa, avviluppato ogni cosa sotto il manto, volando a San Michele si condusse, dove col Priore e Liello ritrovatosi con grandissima festa la bona lampreda si godettero, e al Priore donati i piatti, e la coppa venduta cautamente, se ne andorono senz’alcun impaccio. Misser Floriano non avendo tutto il dì possuto inquirere cosa alcuna di tal fatto, la sera al tardi digiuno e molto cruccioso a casa se ne tornoe; al quale la moglie fattasi incontro gli disse: Lodato sia Dio, che pure trovasti la [p. 211 modifica]coppa, e io ne fui chiamata bestia. Alla quale con fellone animo rispose: Toglimiti dinanzi pazza prosuntuosa, se non vuoi ricevere la mala ventura, che pare che oltre il danno per tua bestiaggine causato, mi vogli uccellare. La donna confusa rimasta, tutta timida disse: Missere, io non motteggio; e narratagli la seconda beffa ricevuta, misser Floriano in tanta fantasia e dolore ne cadde che fu vicino a impazzirne; e più tempi faticato con sottili e diverse inquisitioni per trovare gl’ingannatori, e di quelli niente mai sapendone, per lungo spatio in odio e mala vita con la moglie dimoroe. E cosi i romani del fatto inganno godendosi lasciarono il dottore con beffe e dolore e danno.


MASUCCIO.


Non si potrà negare che, ancor che agl’ingannatori de la raccontata novella riuscisse e l’uno e l’altro tratto adoperati, che non fossero le dette beffe di grandissima temerità e pericoli piene. E come che comunemente si suol dire che tra le gran risa sono li molti guadagni, pur sogliono alle fiate delle volpi incappare, a ad un tratto pagare i danni e gl’interessi. Però io laudaria questi tali artisti che per piccolo guadagno non ponessero la loro vita per capitale, anzi prendessero esempio dai fratocci di Santo Antonio, i quali nel loro andare in corso non pongono in sul tavolieri altro che parole, de le quali traggono tanto profitto che de continuo salvi e sicuri e colmi insino agli occhi se ne ritornano a le case loro, come la prossima seguente novella ne renderà aperto testimonio.

  1. Oliviero Carafa, dei Conti di Maddaloni, venne eletto Arcivescovo di Napoli nell’anno 1458, e da Papa Paolo II elevato alla porpora cardinalizia nel 1467. Morì in Roma nel gennaio del 1511 e il suo corpo trasportato in Napoli fu sepolto nella cattedrale, nella magnifica cappella che è sotto l’altare maggiore, nella quale si vede la sua statua di marmo, in ginocchio e in atto di pregare, bellissimo lavoro del Cinquecento. Fu amico e protettore dei letterati ed uomo di gran conto e trattò molte e grandi faccende del Regno e della Chiesa. V. Ughelli, Italia Sacra, e i nostri storici.
  2. Transtulando e mandando alle bollette non so che voglia dire. Forse transtulando, invece di trastullando, facendo trastulli e cose sciocche.
  3. el se voleno godere se lo vogliono godere. Non è modo napolitano, che sarebbe sel vonno. Trabuscata, dallo spagnuolo trabucar, far disparire.