Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/LIV - Non è mortal l'angelica bellezza
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LIV.
Svolge il tema — della divina bellezza della Mencia che l’invaghì perdutamente — proposto nel bel verso d’esordio.
Edito dal Lami, op. cit., p. 57.
Non è mortal l’angelica bellezza,
Che qui m’apparve, quand’Amor mi prese,
E l’ossa, e le midolle sì m’accese,
4Ch’altra beltà da me più non s’apprezza.
I’ vidi allor in lei tanta vaghezza,
Che tanta occhio mortal mai non comprese,
Ch’ivi le Grazie d’ogni grazia accese
8Rendon del bel del ciel certa contezza.
M’entrar negli occhi sì que’ suoi begli occhi,
E le parole in cor con gli atti santi,
11Ch’ogn’altra fiamma al mondo è fredda e vana.
Or se vi par che ’l bel color ammanti
Febbre maligna, e l’arco più non scocchi,
14Piaga per allentar d’arco non sana.
Note
V. 3. L’ossa e le midolla e cioè anche tutto l’essere suo corporeo, penetrandogli fino nelle midolla.
V. 4. Da me, da parte mia.
V. 7. Le Grazie, le tre Grazie o Cariti raffiguranti quanto v’ha di più bello e di più vago, sono in essa come rifatte con ogni grazia; allitterazione.
V. 11. Verso ben cadenzato.
V. 13. Febbre maligna, cfr. v. 5, son. XLVII.
V. 14. Benchè l’arco d’Amore s’allenti, e più non scocchi, la piaga altra volta fatta nel cuor del poeta, non si risana.
È questo un verso del Petrarca, v. 14, son. XC, ed. cit., p. 133, dove è così commentato: «L’amorosa piaga non si salda — sana preso in significato neutro — , perchè si allenti e manchi la bellezza in Laura, colla quale ella mi ferì». Questo verso fu preso per divisa dal buon re Renato d’Angiò dopo la morte di sua moglie Isabella di Lorena. E Bonaggiunta Urbiciani: Per lunga pena meo cor non si muta.
Caro fu pure al Bandello che lo usò altre due volte nei Canti XI; cfr. ed. cit., C. VI, e nelle Novelle, nov. II-37.