Feruto sono e chi di me è ferente
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
a cura di Guido Zaccagnini, Amos Parducci
XIII secolo
Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento
III
Sebbene ferito, tacerá,
perché cosí spera di vincere la durezza della donna sua.
Feruto sono e chi di me è ferente
guardi che non m’alcida al disferare,
ch’i’ ho veduto perir molta gente,
no nel ferire, ma nel ferro trare.
Però feruto, voglio istar tacente,
portar lo ferro per poter campare,
ché per sofrenza diviene om vincente,
ch’ogna cosa si vince per durare.
Però chero mercé a voi, mia spera,
dolce mia donna e tutto mi’ conforto,
non disferate mia mortai feruta.
Mercé, per Deo, non vi placia ch’i’ pèra,
per soferenza tosto aspetto porto:
per lunga pena ’l mi’ cor non si muta.