Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CC - Che fôra Ulisse, Achille e gli altri eroi
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CC.
Esalta il valore della poesia senza della quale — dice all’amico Savello — l’oblio involge anzi tempo le alte imprese degli uomini.
Il motivo, già sparsamente accennato, cfr. son. CXCII, vv. 13-14, è qui svolto in modo compiuto.
Che fora Ulisse, Achille e gli altri Eroi,
Ch’arser di Troia le superbe mura
Se ’l grand’Omero non pigliasse cura
4Vivi tenerli con li versi suoi?
Così vedesi Enea chiaro fra noi,
Che morte, o ’l tempo il nome non gli oscura,
Perchè Virgilio il tra’ di sepoltura,
8E vuol che viva mille etati, e poi.
Non vai, Savello, in fatti eccelsi e magni
La vita consumar cercando lode
11Senz’il favor d’un nobile poeta.
Che son nostr’opre alfin tela di ragni
Soggette al tempo, che le guasta e rode,
14Se qualche dotta Musa nol divieta.
Note
V. 1. Che fôra, che sarebbe.
V. 2. È il dantesco: «...il superbo Ilion fu combusto», Inf., I, v. 75.
V. 6. Morte o il tempo, ecco i nemici della fama degli uomini. Si vedano del Petrarca Il Trionfo della Morte, Il Trionfo della Fama, Il Trionfo del Tempo, tre parti dei Trionfi.
V. 7. Il tra’, lo trae.
V. 9. Savello, Silvio, romano, lo fa eloquente narratore di una novella (I-2) in casa di Lucio Scipione Attellano. Lo ripresenta in altra novella (I-26) mentre «assediava i Francesi nel castello di Milano per pigliarlo a nome di Massimiliano Sforza, come poi per accordio fece. Indi andò a pôr l’oste a Crema ecc.».
Vv. 9-11. Qui è il concetto fondamentale.
V. 12. Tela di ragni, fragilissima, quindi.