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[p. 158 modifica]pugne, cum solacevoli et iucundissimi acti et blandimenti, festigianti circitori quatro pretiosissimi et divini triumphi, unque simili viduti da gli mortali risguardi cum sincero et delectabilissimo applauso.


POLIPHILO IN QUESTO PRAESCRIPTO LOCO VIDE LE QUATRO TRIUMPHANTE SEIUGE TUTTE DI VARIE PETRE ET DI PRETIOSISSIMI GIOIELLI. DALLA MULTITUDINE PROMISCUA DI BEATI GIOVENI IN LAUDE DEL SUMMO IOVE MOLTO VENERABONDI.


RR
AGIONEVOLMENTE UNQUANTULO difficile ad gli superni Dei fare existimo, anci factibile facilmente si praesta qualunque effecto al suo volere, et in ciascuno loco, et sopra omni cosa creata. Il perché debitamente chiamati sono omnipotenti. Forsa chi alcuna fiata le miravegliose et stupende immo divine opere udirae narrare, supremamente miravegliarse potrebbe. Imperoché imitare, le cose naturale, l’arte aemula, quanto vale se sforza. Ma le divine sencia dubitare per qualunque creato ingegno et intellecto sencia sua ope, et spiramine non si pole aptamente simular né fingere. Dunque per sì facta ragione, niuno da dubio alcuno doverebbe lassarse occupare, ma quietamente animadvertendo pona nell’animo, ad gli superi possibile, ciascuna ad nui insueta factura, quale io cusì vidi. DESCRIPTIO PRIMI TRIUMPHI.

El primo degli quatro mirandi et divini triumphi havea le quatro rapide rote di finissima petra de verdissimo Smaragdo Scythico, di atomi di colore rameo scintillato. El residuo poscia del carro mirai attonito facto tutto di tabelle non di Arabico, né Cyprico, ma di ferrineo scintillare Indico Adamante insultante al duro Smerilio et del Chalybe, victrice dell’activo foco contemptore et contumace, ma al caldo cruore Hircino quieto et domabile, grato alle magice arte. Le quale assule divinamente operate di cataglyphia explicatura inscalpte et in mundissimo oro mirabilmente insepte et inclaustrate. Nella dextera tabella mirai expresso una nobile et regia Nympha cum multe coaetanee in uno prato incoronante gli victoriosi Tauri di multiplici strophii di fiori. Et uno adhaerente ad essa multo peculiaremente domesticatose. [p. 159 modifica]PRIMA TABELLA

Quella Nympha confisa la sinistra tabula contineva, che ascenso havea sopra il mansueto et candido Tauro. Et quello quella per el tumido mare timida transfretava. SECUNDA SINISTRA

Nel fronte anteriore, Cupidine vidi cum innumera Caterva di promiscua gente vulnerata, mirabondi che egli tirasse l’arco suo verso l’alto Olympo. In nel fronte posteriore, Marte mirai dinanti al throno del magno Iove, lamentantise che el filiolo la impenetrabile thoraca sua egli la havesse lacerata. Et el benigno signore el suo vulnerato pecto gli monstrava. Et nell’altra mano extenso el brachio teniva scripto, NEMO. k iiii [p. 160 modifica]PARS ANTERIOR ET POSTERIOR TRIUMPHI

Questa figura di carro era quadrangula di dui quadrati perfecti per longo di pedi .vi. alto .iii. lato altrotanto cum exigente coronice di sopra et di sotto el plintho, et da qui in sopra uno et semipedi era una plana lata pedi dui et semi, longa .v. et semi, cum uno proclinato verso la coronice tutto squammeo de pretiosissime petre, cum alterato congresso et ordine di coloramento et ne gli quatro anguli erano appacte copie inverse cum l’apertura resupina, sopra el proiecto angulare della coronice, stipata di molti fructi et fiori de crasse et multiplice gemme germinante tra la variata fogliatura d’oro. Gli quali corni vidi cum egregia expressione di folie di papavero cornuto, investiti et di alveoli intorquati, et cum il suo gracilamento involuto al termine della plana. Il quale si rumpeva in uno folio laciniato antiquario, che bellissimamente derivava sopra el dorso della elegante copia della materia dicta. In ciascuno angulo dal plintho verso la coronice, al proiecto era affermato, uno Harpyiatico pede, cum moderato sinuare, et cum praestante conversione de qui et de llì in foliamento di Acantho. Le rote erano tecte intro nel carro, la medietate sua apparendo, et el Plintho cioè la extrema parte di essa machina, nell’anteriore parte, proximo ad gli harpatici pedi, alquanto sublevantise politamente graciliscente vertivase in uno limachale voluto. Nel quale erano gli laquei, o vero retinaculi ad trahere opportunamente commendati. Et ove infixo vertiva l’axide, ad esso plintho appacto pendeva uno mucronato, di tanta latitudine alla iunctura del plintho, quanto era due fiate dal volubile meditulo alla cima. Et quivi exquisitamente principiavano due foliature, le quale dividentese sotto el plintho derivavano, nel medio della discrepantia delle quale promineva modificatamente una pentaphylla rosa, nel [p. 161 modifica]mediano della quale vertivase esso polo nell’axide. Come appare nella tabella prima. Hora sopra la plana antedicta iaceva uno fatale candidissimo et benigno Tauro, de molti fiori adornato, et di pompa di bove libabondo. Sopra gli sedeva una regia virgine degli ampli tergori, cum gli longi, et nudi brachii, quasi ispagurita tenendose gli penduli palearii amplexava. Induta exquisitissimamente di panno subtile, de seta verde et de oro, de miravegliosa textura, di habito Nympheo, cum le extremitate, di uno velamine confine alle tatule succinctulo, velificante, non senza copia di varii gioielli exornata, cum una corona d’oro, supprimente una elegantissima et aurea caesarie, mundula praenitente. Questo tale triumpho trahevano sei lascivi centauri figlioli dil caduco seme dill’audace Isione. Cum piane cathenule d’oro agli robusti et equini fianchi exquisitamente illaqueate, cum gli annuli l’uno cum l’altro suppressamente innodantise, et retinute nelle auree fibule et connexi, et poscia in le appacte armille discorrendo al tirare aequalmente tutti sei. Né simigliante modo Erichthonio nel coniungere degli feroci caballi alle volucre quadrige ritrovoe. Ciascuno equitava una insigne Nympha, sedente cum le spalle l’una a l’altra rivoltate, tre cum le spectatissime facie alla dextera converse, et tre alla parte leva, cum instrumenti musicali inseme caelestemente di harmonia participati, cum uberrima et flava capillatura, giù per gli candidi colli distente, cum pancarpie ornata la sua testa, vestite due proxime al triumpho di seta Cyanea, quale luculeo et eximio coloramento dille plumule nel collo del Pavone. Le due mediane di folgorante Chermeo. Et le prime praecedente de panno raso di coloratione Smaragdinea verdigiante. Non sencia gli Nymphali additamenti, et decoramini, cantante cum le ritondate buccule, et cum tanta suavitate sonante, di melodia, di conservare impasta l’alma sempre viva. Gli Centauri di Dendrocysto coronati. Ne le mano sue, la una alla parte ima, et cum l’altra amplexando gestavano gli dui propinqui al carro, vasi di antiquario expresso, di Topacio di Arabia, cum el suo fulgente colore aureo, grato a Lucina, et al quale le onde se quiescono. Negli sui fundi gracili, et nel mediano immoderata corpulentia paulatine augentise, et d’indi poscia verso l’orificio fastigiantise di altitudine bipedale, sencia ansule de miro artificio. Fora degli quali prosiliva uno nebulante fumo de fragrantia tropo inextimabile spargenti. Gli sequenti sonavano tube d’oro, cum pendente panno sericeo subtile, di aureo intexto, cum [p. 162 modifica]

TRIUMPHUS

triplice ligatura alla fistula tubale, gli altri dui cum veterrimi cornitibici concordi ciascuno et cum gli instrumenti delle Equitante Nymphe. Sotto le quale triumphale seiughe era l’axide nel meditullo, nel quale gli rotali radii erano infixi, de liniamento Balustico, graciliscentise posa negli mucronati labii cum uno pomulo alla circunferentia. El quale Polo era di finissimo et ponderoso oro, repudiante el rodicabile erugine, et lo incendioso Vulcano, della virtute et pace exitiale veneno. Summamente dagli festigianti celebrato, cum moderate, et repentine rivolutione intorno saltanti, cum solemnissimi plausi, cum gli habiti cincti di fasceole volitante, et le sedente sopra gli trahenti centauri. La sancta cagione, et divino mysterio, in voce consone et carmini cancionali cum extrema exultatione amorosamente laudavano.

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PRIMUS

EL SEQUENTE triumpho non meno miraveglioso del primo. Imperoché egli havea le quatro volubile rote tutte, et gli radii, et il meditullo de fusco Achate, di candide venule vagamente varicato. Né tale certamente gestoe Re Pyrrho cum le nove Muse et Apolline in medio pulsante dalla natura impresso. L’axide et la forma del dicto quale el primo, ma le tabelle erano di cyaneo Saphyro orientale, atomato de scintillule d’oro, alla magica gratissimo, et longe acceptissimo a Cupidine nella sinistra mano. Nella tabella dextra mirai exscalpto una insigne Matrona che dui ovi havea parturito, in uno cubile regio collocata, di uno mirabile pallacio, cum obstetrice stupefacte, et multe altre matrone, et astante Nymphe degli quali usciva de uno una flammula, et del altro ovo due spectatissime stelle.

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TABELLA DEXTRA.

Nell’altra assula gli curiosi parenti del novo prodigio ignari, nel Apollineo tempio al divo Simulachro per oraculo, la causa et lo exito divoti interrogavano. Agli quali el benigno Nume cusì perplexibelmente gli respondeva. Uni gratum mare. Alterum gratum mari. Per tale ambiguo responso dagli pii parenti furono reservati.

TABELLA SINISTRA.

Nel anteriore fronte se videva uno bellissimo Cupidine puellulo, nel aethera levato, et cum el strale tagliente di una aurea sagitta, nel stellifero caelo, varie figure di animali quadrupedi, reptili, et volatili violentemente dipingere, et in terra mirabondi gli humani stavano, per tanto effecto di una fragile sagittula. In nel posteriore, el magno Iupiter, uno solerte pastore, in suo loco iudice collocava, excitato da esso proximo ad [p. 165 modifica]uno lepidissimo fonte dormiente. Ove a tre nude et formosissime Dee, faceva iudicio. El quale dal operoso Cupidine seducto, alla sua facetissima genitrice el pomo consentiva.

PARS ANTERIOR ET POSTERIOR.

Questo triumphale carro seni Elephanti candidi, binati iuncti, quali non si ritroverebbeno nella Agesinua patria, né agli Gandari, né tali furono subiugati al Triumpho africo del magno Pompeo, né tali furono ad trahere el Triumpho de Libero Patre l’India victa, cum el proboscide armato de gli eburnei et exitiali denti, et cum suave barrito acconciamente trahevano, cum retinaculi de finissima seta di tinctura Cyanea, intorta bellissimamente cum fili d’oro, et de argentei commixti, in strictissimi nodi spicatamente textili quadrangulari, quale se videno le spiche del monte Gargano, cum pectorali aurei di multitudine di fulgentissime et dissentanee gemme referti, cum armille auree appacte, nelle quale discorrevano a tutti sei la vinculatura. Sei tenerime fanciulle ancora aequitavano al modo delle prime, cum altri dissimili instrumenti, in uno sono optimamente comparticipati, et tuto quello che le altre faceano, et queste el simigliante. Vestite due di Phoeniceo, due di praenitente luteo, quale colore interno del flore del Apio Ranino, et due di violacea purpura, contecti gli vehiculari Elephanti erano de copertura d’oro infimbriata di crasse perle, et de altre gemme pomposamente decorati. Et el collo circundato de rotondi et crassi gioielli, et sopra l’amplo fronte dependeva uno instabile pomulo di mirabile perle, cum una prolixa barbula di varia seta et fili aurei al moto inconstante. [p. 166 modifica]

TRIUMPHUS

Sopra de questo superbo et Triumphale vectabulo, vidi uno bianchissimo Cycno, negli amorosi amplexi d’una inclyta Nympha filiola de Theseo, d’incredibile bellecia formata, et cum el divino rostro obsculantise, demisse le ale, tegeva le parte denudate della ingenua Hera, et cum divini et voluptici oblectamenti istavano delectabilmente iucundissimi ambi connexi, et el divino Olore tra le delicate et nivee coxe collocato. La quale commodamente sedeva sopra dui pulvini di panno d’oro, exquisitamente di mollicula lanugine tomentati, cum tutti gli sumptuosi et ornanti correlarii opportuni. Et ella induta de vesta Nymphale subtile, de serico bianchissimo cum trama d’oro texto praeluccente agli loci competenti elegante ornato de petre pretiose. Sencia defecto de qualunque cosa che ad incremento di dilecto venustamente concorre. Summamente agli intuenti conspicuo et delectabile. Cum tutte le parte che al primo fue descripto di laude et plauso.

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SECUNDUS

EL TERTIO caeleste triumpho seguiva cum quatro vertibile rote di Chrysolitho aethiopico scintule d’oro flammigiante, traiecta per el quale la seta del Asello gli maligni daemonii fuga, alla leva mano grato, cum tutto quello che di sopra di rote è dicto. Daposcia le assule sue in ambito per el modo compacte sopra narrato, erano di virente Helitropia Cyprico, cum potere negli lumi caelesti, el suo gestante coela, et il divinare dona, di sanguinee guttule punctulato. Offeriva tale historiato insculpto la tabella dextra. Uno homo di regia maiestate insigne, orava in uno sacro templo el divo simulacro, quello che della formosissima fiola deveva seguire. Sentendo el patre la eiectione sua per ella del regno. Et né per alcuno fusse pregna, fece una munita structura di una excelsa torre, et in quella cum solemne custodia la fece inclaustrare. Nella quale ella cessabonda assedendo, cum excessivo solatio, nel virgineo sino gutte d’oro stillare vedeva.

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TABELLA DEXTRA.

Ne l’altra tabella era impresso uno nobile giovene. Il quale cum summa religione receveva una protectione di uno crystallino clypeo, et egli valoroso cum la falcata et tagliente Harpe, una terrifica donna decapitava, et el trunco capo in signo di victoria superbamente gestava. Del cruore del quale, nasceva uno alato caballo, che volando in uno fastigio di monte, una mysteriosa fontana, cum il calce faceva surgente.

SECUNDA SINISTRA.

Nella facia anteriore vedevasi el potente Cupidine che cum l’aurea sagitta sua verso li stelliferi caeli trahendo gutte d’oro amorosamente faceva piovere. Et una infinita turba di omni conditione vulnerata stavano diciò tutti stupefacti. In opposito, vidi Venere irabonda, soluta cum uno armigero da uno fatale rete el filiolo per le ale prenso havea vindicabonda, [p. 169 modifica]et volevalo dispennare, havendo già pieno el pugno delle volante plumule, et il fanciullo piangendo, uno cum gli talari mandato dall’excelso Iove, sopra di uno throno sedente, dalle forcie materne illaeso lo liberava. Et poscia cusì ad quello l’offeriva. Et lo opitulo Iupiter gli diceva in atthica lingua sculpto egregiamente di rincontro della divina bucca. SY MOI GLYKYS TE KAI PIKROS. Et coprivalo sotto el suo caeleste chlamyde.

PARS ANTERIOR ET POSTERIOR.

Questo pomposamente trahevano sei atrocissimi monoceri, cum la cornigera fronte cervina, alla gelida Diana riverenti. Gli quali invinculati erano al vigoroso et equino pecto, in uno ornamento d’oro copioso de pretiosissime gioie, cum funiculi intorti de filatura argentea et di lutea seta lo uno cum l’altro artificiosamente innodantisi, politissimi nodi faceano, cum gli praestanti accessorii degli antiscripti. Sei virguncule al modo et pompa de le altre sopra sedevano, et cum habito d’oro intramato di finissima seta Cyanea, in varii flori et frondatura intexti, tutte sei cum mirabili et veterrimi instrumenti da flato concordi, et cum incredibili spiriti expressi. Sopra la plana del quale nel medio iaceva uno pretioso scanno di verdegiante Iaspide, praestabile in argento, officioso al parto, et al casto medicina. Il quale nel pede era exangulo, opportunamente ascendendo gracile sotto una conchula platinata. La parte ima della quale fina al mediano suo operosamente sulcata. Et poscia schietta sinuata fina sotto al labio nextrulato. La lacuna della quale poco profunda, al commodo del sedente, cum notabili liniamenti in tagliatura. Sopra questo promptamente sedeva una ornatissima Nympha et bellissima in vestito aureo intexto cum seta cyanea, in habito subtile di puellitia politura di multiplice gemme deornato. Indicava el suo affectuoso dilecto, per mirare nel suo gremio una copia di caeleste oro. Cum li solemni honori et gaudiosi applausi quale gli altri, sedeva cum le ubere come per el dorso effuse, coronata de diademate aureo et di multiformi lapilli.

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TRIUMPHUS

EL QUARTO triumpho quatro rote el portavano di ferrineo Asvesto Archado una fiata accenso renuente la extinctione. Il residuo di tabulatura quadrangula, cum il modo antedicto, era di folgorante carbunculo tragoditano, non temendo le dense tenebre, di expolitissime caelature, longo di ragionamento distinctamente. Ma quale operature considerare si doverebe in quale loco, et da quale artifice furono fabricate. Dunque la dextera facia optimamente tale dimonstrava historia. Una venerabile matrona praegnante. Alla quale el summo Iupiter divinamente (quale cum la Dea Iunione sole) cum tonitri et fulmini li appareva, in tanto che accensa se cremava in cinere, et del combusto, uno nobilissimo et divo infantulo extrahevano.

TABELLA DEXTRA.

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TERTIUS

Ne l’altra io mirai esso opitulatore Iupiter, quello medesimo infantulo, ad uno caeleste homo talaricato et caducifero gli offeriva. Et questo poscia in uno antro a multe Nymphe nutriendo el commendava.

SECUNDA SINISTRA.

Nello quadrato anteriore vidi Cupidine, miravegliantisi grande Copia di omni sexo sagittati, che cum la sua noxia sagittula tirata nel alto coelo Iove trahesse in divinitate ad contemplatione d’una mortale fanciulla. All’incontro retro el maximo Iupiter vedevasi in uno tribunale sedente iudice, et Cupidine claudicante, contra la sua benigna matre in iudicio vocata, dolente querimonie l ii [p. 172 modifica]faceva, conciosia cosa che per sua cagione dell’amore d’una speciosissima damigella extremamente se medesimo vulnerasse. Et che da una lucernale scintilla gli fusse stata la divina gambula causticata. Praesente ancora la bellissima Nympha cum la lucerna nelle mano accusata. Et a Cupidine ridibondo gli diceva Iupiter. Perfer scintillam, qui caelum accendis et omnes.

PARS ANTERIOR ET POSTERIOR.

Questo monostichon era escalpto di formule nostrate in una abaca tabella in conspecto della facia del venerando Nume. Il residuo come li descripti. Questo mysterioso triumpho, sei maculose, cum notule de fulvo nitente, et velocissime di pernicitate Tigride di Hyrcania illaqueate bellissimamente cum flexibile palmite di foeconda vite, piene di tenere fronde, cum gli volubili Capreoli, ornate di vermigliacei corymbi. Nel trahere cum temperato moto. Di sopra el quale nel mediano della plana, era situata una Basi d’oro, per diametro infimo pede uno et palmi .iii. alta il simile proximo. Una parte allo infimo latastro rotondato, et semisso all’undula, o vero resupina sima et nextrulo. Il residuo era distributo alla Trochlea, et alla inversa undula cum gli accessorii nextruli, o vero reguli et cordicelle. La plana di questa era nel mediano circularemente vacua. Nella quale excavatione descendevano le caude di quatro Aquile, fundate sopra la superficie planata della basi. Le quale erano de pretioso Aetite puniceo di Persia. Et queste cum el dorso stavano una a l’altra opposita. Havendo le ungiute branchie d’oro infixe calcante sopra la dicta basi. Et ciascuna ambe le ale levate cohaerente. Sopra de queste nel cubito era fundato questo mirando vaso di aethiopico hyacintho lucidissimo, et inimico del celte, comite gratioso. El quale vaso era crustato di Smaragdo, cum multiplice altre venule di gemme, cosa incredibile. De altecia era semisso et pedi .ii. Quasi di forma ritondata. Il diametro della quale sua crassitudine, praestavasi di uno pede et semi, et la circunferentia constava tre diametri. Il quale vaso dal imo sopra le ale affirmato saliva triente, et poscia era uno frigio ambiente l’ultima [p. 173 modifica]crassitudine di uno palmo. Dal quale phrygio, fin al principio d’uno vaso gutturnio che se conteniva in uno cum questo medesimo uno palmo, in summa fina quivi egli è uno pede et medio. Sopra questa dimensione nasceva una forma di vaso sopra dicto levato uno pede, et dilatarse incominciava fina uno palmo et semisso. Il quale semisso, era distributo all’exquisito phrygio di involute fronde et flori quasi tutti evulsi de esso hyacintho. Il diametro dui quarti et medio. Sotto questo phrygietto prominevano in circuito alcune scindule di modesto levamento et temperato carinato, alquanto nel supremo crasse, et nel fundo graciliscente se perdevano. Bellissimamente poscia ascendeva fina al orificio dui quarti et semi. Lacunato egregiamente di intorquate lacunule. L’orificio di una conchula cum gli oruli lata, de soto la corpulentia cum elegante Sima, et nella comprehensa del vaso, cum tornatile gulule undule et toreti. Di tali liniamenti erano insepti et de sotto et de sopra gli phrygii. Al phrygio del gutturnio de sotto nel dicto septo se conteniva dui mutilati conduli, o vero semi anuli, suppressi dilla sua figura per transverso oppositi cum l’aduncitate l’uno all’altro. Gli quali nelle mordice fauce de due lacerte, o vero Draconculi erano tenuti. Et gli Draconculi de vena de Smaragdo perfectemente relicti, el residuo decrustato, iacevano cum quatro lacertacei pediculi sopra el culmo del vaso inferiore el quale culmo, tra el gutturnio, et lo inferiore vaso, la sua eminentia era uno quarto. Et dal sublime gracilamento suo, descendendo terminava cum liniamento de inversa Sima al circunferito lymbo della corpulentia, ove era l’ambiente phrygio. Il quale acclivato culmo era diligentissimamente squammato del hyacintho. Relicti solamente della smaragdina vena gli Draconculi, cum el serpente ventre sopra el squammato retinuto, et cusì gli quatro pediculi. Gli quali draconculi l’uno per lato al fine inciso del prolapso del dicto culmo, sopra l’inciso della coronicetta, cum la invertiscente cauda verso la spina facevano una circulare et prompta spira. Et poscia ne facevano uno altro simile di sotto. Questi voluti erano per le anse. Il vertigine inferiore, ove era cum el vaso coniuncto, secto in due parte una de qui et l’altra de lì, commigravano in mirabile frondatura. Et alla dextra et sinistra parte semipede intravano cum elegante politura nel phrygio. Le quale fronde, quasi di tutto expresso se vedevano, et il fundo cioè il plano sodo subsidente della corpulentia era del hyacintho. In tutto da queste infrondate caude, era la corpulente circunferentia occupata, o vero cingiente fascicula dui pedi. Resta a dire dell’intervallo che exta uno pede et semi per lato. La corpulentia del vaso del concincto in giù, stupenda opera iudicai et più praesto divina mirai el dicto vaso intecto per tutto d’una exacta vite di scalptura. Della quale gli stipiti, o vero surculi pampinulati, cum viticuli et anulati capreoli, di una vena accommodata ad lo excogitato di Topacio. Quale non se retrovarebbe ne l’insula Ophiade. La foliatura di finissimo Smaragdo, gli racemi di Amethisto. O quanto l iii [p. 174 modifica]all’intuito praestavasi iucundissimo, et allo intellecto gratiosamente contemplabile. Il subiecto solido del quale seiuncta era questa operatura et exacta, praeluceva del hyacintho, più terso et rotondato, quale al torno non si sarebbe conducto. Solamente sotto alle foglie, era uno tenue relicto, che retiniva el foliamento cum el subiecto hyacintho, tutto pervio et dal subiecto separato quasi policario. Le sinuate foglie. Cum tutti gli liniamenti accessorii fabre depolite, cum temeraria aemulatione della natura, non meno unquantulo fructi pampini et erranti surculi. Ad questa miranda factura non se aequi gli pocoli dil divo Alchimedonte. Né ancora la copa di Alcone. Il quale vase era completo de minuto et sancto cinere. Retorniamo all’ambiente cinctura del pretiosissimo vaso, o vero phrygiale fascia. Nel vacuo tra le caude relicto, vidi due historiale digne di maxima admiratione in tale scalptura. Nella facia dinanti di esso vaso mirai incisura optimamente lo altitonante Iove. Ello nella dextra mano teniva una tagliente spatha aurea di vena di Chrysolitho di Aethiopia lampadante. Ne l’altra uno fulmine coruscante di vena rubinacea. Et egli cum minante aspecto de vena Gallatite coronato di scintillante stelle quale el fulmine. Sopra stante de uno sacro altare Zaphirico. Nella divina et tremenda maiestate del quale guardai uno festivante choro de sette Nymphe candide di indumento, religiosamente indicando di cantare, cum venerabondo plauso. Le quale poscia se transformavano in verdigiante arbore di smaragdina perspicuitate, conferte di flosculi Cyanei praelucenti. Et al summo Numine se divotamente inclinavano. Non che tutte le Nymphe fusseron tramutate in fronde, ma la novissima essendo tutta in arbusculo conversa, et gli pedi in radicule, et la vicina gli pedi exclusi, et la tertia, dal cingere supra, cum lo exordio degli brachii et subsequente ciascuna poscia. Ma nella summitate del virgineo capo indicavano el metamorphosi che de tutte doveva successivamente sequire.

Dall’altro lato anaglypho appareva uno festivo et iucundo Nume, cum sembiante di una lubrica fanciulla, incoronato di dui lungi et conglobati serpi, [p. 175 modifica]lo uno bianco, et l’altro negro, cum vivace spirule innodati. Stava esso volupticamente collocato sotto di una foecunda vite. Sopra della quale pergulata, salivano nel volto ridibondi alcuni bellissimi spiritelli nudi. Et d’indi gli penduli et gravidi racemi maturi extirpavano, alcuni accortamente ad questo divo Nume gli offerivano negli calathi. Et egli avidutosi placidamente gli receveva. Alcuni nel verdaceo solo iacevano resupini, al dolce somno provocati dal uvaceo succo. Altri intentamente facevano la opera del mustulento Autumno. Altri cum gli extenti Tympani ociosamente sonanti cantilavano. Le quale expressione, secundo la exigentia degli coloramenti, cusì erano naturalmente le vene al diffinito excogitato dell’artifice, della pretiosa petra opportunamente accessorie, et in queste imaguncule, quantunque parvicule, niente dimeno, defecto alcuno, et nelle minime parte se accusava. Ma omni parte distinctamente perfecta cernevase.

Fora del praescripto vaso, germinava una frondosa vite d’oro cum gli irriciati pampini, foetosamente ornata de Botriculi, cum grani punicei de Indico Amethysto, et la foliatura del sancto Silenite di Persida verdigiante, ad gli moti Lunarii non subdito, et a Cupidine placido. Praeservante sospite il gerulo, et embricava la Seiuga. In ciascuno angulo della plana, del triumphale carro, diffusamente splendesceva, collocato uno faberrimo candelabro, sopra tre pediculi corniculati fundato, di ramicoso coralio, praestabile ad gli ruricoli. Fulmini. Typhoni. Et repellente le tempestate, et al portitore benigno et Amuleto. Quale Similante non fue sotto el capo Gorgoneo da Perseo retrovato, né tale nel Erythro mare, né tale nel Persico, né tale el Drepanico. Daposcia ad uno degli quali tutto el stylo era de ceruleo et lusitano ceraunio inamicabile delle tempestate, et de Diana amicale praecipuo, cum temperata corpulentia, et gracilamento de longiusculi balusti et noduli. Cum obstentatione spectabile, di vermicularia operatura adornati, de altitudine bipedale. L’altro praestavase de finissima l iiii [p. 176 modifica]Dionysia petra, cum macule in nigritudine rubente, el Nume trita

TRIUMPHUS

olente. Il tertio de optima Medea, in fusco aureo colore disseminato, cum el Nectareo sapore. Lo ultimo de pretiosa Nebride, al Nume dicata, nel nigro eximio colore bianco et viride immixtamente coeunte. Nella conchula de gli quali, una Pyramidale flammula, di foco inextinguibile continua ardeva. Per la quale luculentia le eximie operature et expressi, per lo reflexo del flammiculante lume, per li fulguranti lapilli pretiosissimi perseverantemente spectare non valeva. Circa del quale divino triumpho, cum multa et solemne superstitione et maxima pompa et religione infinite Nymphe Maenade cum li soluti et sparsi capilli. Alcune nude cum amiculi Nymphei dagli humeri defluenti, et tale Nebride, cioè indute de pelliceo variato de colore di damule, senza l’altro sexo, Cymbalistrie, et Tibicinarie, facevano le sacre Orgie, cum clamori vociferando, et thyasi, quale negli Trieterici, cum thyrsi di fronde di conifere arbore, et cum fronde vitine instrophiate, sopra el nudo cincte et coronate saltatorie procurente sequiva immediate el triumpho Sileno seniculo lo asello equitante, poscia retro a questo equitante immediate uno Hirco horricome de sacrifica pompa ornato festivamente conducevano. Et una de questo sectaria, uno viminaceo Vanno gestava, cum desordinato riso, et furiali gesti, cum questo veterrimo et sancto rito, questo quarto triumpho adoriamente extollevano, et con venerando discorso Evì Bache ad alta voce, confusamente exclamando gli Mimalloni, Satyri, Bacche, Lene, Thyade, Naiade, Tityri, Nymphe celebrabondi sequivano.