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uno lepidissimo fonte dormiente. Ove a tre nude et formosissime Dee, faceva iudicio. El quale dal operoso Cupidine seducto, alla sua facetissima genitrice el pomo consentiva.
PARS ANTERIOR ET POSTERIOR.
Questo triumphale carro seni Elephanti candidi, binati iuncti, quali non si ritroverebbeno nella Agesinua patria, né agli Gandari, né tali furono subiugati al Triumpho africo del magno Pompeo, né tali furono ad trahere el Triumpho de Libero Patre l’India victa, cum el proboscide armato de gli eburnei et exitiali denti, et cum suave barrito acconciamente trahevano, cum retinaculi de finissima seta di tinctura Cyanea, intorta bellissimamente cum fili d’oro, et de argentei commixti, in strictissimi nodi spicatamente textili quadrangulari, quale se videno le spiche del monte Gargano, cum pectorali aurei di multitudine di fulgentissime et dissentanee gemme referti, cum armille auree appacte, nelle quale discorrevano a tutti sei la vinculatura. Sei tenerime fanciulle ancora aequitavano al modo delle prime, cum altri dissimili instrumenti, in uno sono optimamente comparticipati, et tuto quello che le altre faceano, et queste el simigliante. Vestite due di Phoeniceo, due di praenitente luteo, quale colore interno del flore del Apio Ranino, et due di violacea purpura, contecti gli vehiculari Elephanti erano de copertura d’oro infimbriata di crasse perle, et de altre gemme pomposamente decorati. Et el collo circundato de rotondi et crassi gioielli, et sopra l’amplo fronte dependeva uno instabile pomulo di mirabile perle, cum una prolixa barbula di varia seta et fili aurei al moto inconstante.