Gynevera de le clare donne/22. De Bona de Vultulina

22. De Bona de Vultulina

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22. De Bona de Vultulina

Perchè sempre se debbe cum debita laude celebrare la virtute, et sia in che loco ella si voglia (anchora quello non fusse degno al tutto possederla), Bona duncha fu femina de vile conditione, nata et alevata in Vultulina, territorio ducale de Milano. La sua paterna origine non pare io el possa sapere, per la incognitione dei parenti; ma a sè ha dato, per grandeza et virtute de animo, etterno nome et claritate.

Fu costei moglie, ma prima amica, de Pietro Brunoro da Parma, strenuo duca d’arme, et da tutti li potentati de Italia molto estimato: il quale, cavalcando ne lo exercitio [p. 181 modifica]militare per Vultulina, vide costei giovineta drieto le bestie, bruta, nera, picola, ma molto viva, combatendo virilmente per ioco cum li altri guardatori de bestie; et come quasi per una stranieza la fece rapire, et condusela seco cum riso et solazo. Or costei crescendo andava drieto li muli, menava li cani da caccia, di quali molto Pietro Brunoro pigliava piacere, portava li targhoni, et era molto straciata ne le fatiche, in modo che lui quasi non ne faceva estima; perchè infine era brutissima femina, ma era de gagliarda lingua, più che a femina non convenìa. Se vestìa a le volte da homo, secundo la opportunità di tempi, cum le strenghe a la bracie. Non perdonò mai costei a fatica in sequitare el giorno et la nocte per freddi, jazzi, neve, piogie, sole et caldi il suo Pietro Brunoro, quantuncha lui de tanta fede facesse poco stima. Et sequendolo nel regno de Neapoli cum el conte Fran[p. 182 modifica]cesco Sforza invictissimo capittanio contro el re Alphonsio, esso re tenne pratica, che Piero Brunoro et Troiolo de la Regina fugirono dal conte Francesco Sforza et cum sua Maiestà se redusseno cum le gente loro, cosa che disturbò molto li disigni del prefato conte, il quale poi, come capittanio de prestantissimo ingegno, tenne modo et via cum loro de levarli dal re Alphonsio, che factoli li venia; la qual cosa presentendo el re, cautamente prese li futuri fugienti, Piero Brunoro et Troyolo de la Regina, levandoli la compagnia, et mandòli ad incarcerare a la Pantanaria, isola del mare, là donde grande tempo visseno in molto affanno et sinistro, per modo tale che più desideravano la morte che la vita.

Questa captura dolse a molti homini degni, quali se adoperarono affectionamente per la sua liberatione, ma non poterono gratia consequire. La qual cosa oltra modo dolendo a [p. 183 modifica]Bona fidelissima femina, et de lei facto poco estima, mossa da l’ardore de la sua fede verso l’incarcerato Piero Brunoro, se dispose tutta a trarlo de le misere carcere, non temendo alcuna fatica, et fusse dura et aspra quanto se volesse. Andò duncha lei, pregando tutti li potentati et signori de Italia, che se volesseno de gratia operare de supplicare al re Alphonsio che li rendesse el suo Pietro Brunoro. Et non potendose per il megio de quisti pregati signori et potentati consequire la desiderata liberatione, se ne andò ella in Franza al christianissimo re et in Bergogna dal duca Carolo, et da loro hebbe lettere affectionate per la salute de Pietro Brunoro; et cum quelle se condusse ad Neapoli al re Alphonsio, et pregando sua Serenità presso le presentate lettere, cum dolceza et motevole parole, perchè quando volea era lepida et piacevole femina, li volesse dare il suo caro Pietro Brunoro, et [p. 184 modifica]non possette fructo consequire: di che ne rimase afflicta, ma non senza il suo usato animo et speranza. Cercava per ogni modo, via et studio placare la mente del re Alphonsio; cogitava et dimandava che cosa era dilectabile al re, et se possibile era, el poneria in effecto; come era de’ sparvieri, falconi, cani et cavalli, andava mendicando gli altrui suffragii per comprare simil cose et presentavale al re, dimandandoli per misericordia il suo tanto amato Piero Brunoro. Era molto aiutata de denari da gentilhomini et da signori, perchè vivea cum spesa assai, ne l’andare intorno. Sempre costei era, de state et de verno, in camino per Italia, per liberare costui. Fece che lo inclyto Senato Venetiano più volte scripse supplicatrice lettere al re Alphonsio per la liberatione de costui, in modo sua Maiestà se maravigliava che una femminuza come costei fusse de tanto animo et de tanta flagrantia de fede. Et doppo [p. 185 modifica]molte altre parole, a l’ultime lettere, disse costei: «Signor re mio, pur hogimai è il tempo che non solamente la tua Maiestà, ma tutto il mondo doverebbe havere compassione a le mie fatiche. Come può negare la tua Maiestà questa gratia a tanta Signoria, quale è quella de Venetia, de non darli il mio Pietro Brunoro, et specialmente a mi, che non cum manco fede tel dimando, che facesse la Magdalena a li piedi Jesù Christo per venia de’ suoi peccati? Orsù duncha, non manchare a mi, tua divota serva, de la tua solita magnaminità et gratia, de la quale parla tutto il mondo!» Et decte queste parole se gettò genuflexa a li piedi del re per baciarli. Il Re alhora, come de natura magnanimo, mosso a pietate, considerò che meglio era il vendicare perdonando; però che observando la nobilissima parte de la vendecta, gli volea la indulgentia et il perdonare: compiacette [p. 186 modifica]la serenissima Signoria de Venetia et la orante Bona, a la quale dette il suo desiderato Pietro Brunoro, il quale per opera de la consolata Bona se aconciò al stipendio cum la prefata serenissima Signoria, la quale li dette prestanza più de vintemillia ducati ad porlo in ordine, perchè era nudo.

Vedendo Pietro Brunoro la fede et grande virtute de costei, che mai l’avea estimata, se acese in lo suo amore, et per non essere a tanto beneficio ingrato, la desponsò per sua cara et honoranda consorte; de la quale ne hebbe tre figliuoli, dui maschii et una femina, quale maritòe honorevolmente in Parma. Gubernò costei tutte le facende del marito; et lui senza suo consiglio cosa alcuna non facea. Hebbe lei grandissimo credito cum lo inclyto Senato de Venetia in honore et utile del caro marito. Fu costei molto carytevole et de Dio devota. Vestiva honorevolmente; portava uno mantello curto sopra le camure. Menava seco, [p. 187 modifica]quando cavalcava et quando andava a piedi, belissima famiglia. Era de poco cibo: beveva acqua per natura. Volea la sua famiglia fusse ben passuta. Hebbe grande provvido et presto ingegno, pigliare partito in combatere una terra cum l’arme indosso, come perita ne la disciplina militare; come dimostrò valorosamente cum uno targhone in bracio a le mura de Pavone, castello munito et forte in Bressana, per torlo al conte Francesco Sforza, che facto se era duca de Millano, et darlo a la Signoria de Venetia; chè in quella insignita guerra costei se adoperò cum l’arme indosso et cum la spada cinta, sopra fiero cavalo, in favore et honore del marito, per tal modo che lui ne prese gloria, conforto et speranza de victoria. Questa valorosa femina cum la spada in mano, correndo col cavalo ora in questa parte, ora in qualla altra, comandava a le copie de’ militi, come capittaneo, se facesseno or avanti, [p. 188 modifica]or adrietto, et così a li pedoni, inanimandoli a la bataglia et vilipendendo li fugienti; et era temuta, che mai a la nostra etate fu veduta tanta virtù militare in una femina, excepto in la gaya polcella di Franza che narrato habiamo, perchè fu cosa miracolosa.

A la creatione del principe de Venetia, Pasquale Malepiero, se fece armigero triumpho sopra la piaza de sancto Marco in conquistare uno castello fabricato de ligname et monito de fieri combatenti. Questa Bona, cum uno targhone in bracio, mai se vide stanca, inanimando li pedoni acostarse al castello strenuamente et fare pore le schale; et a le volte lassare il targhone et pigliare una balista; et caricavala presto et traheva a li defenditori del castello, che era cosa degna de piacere ad vedere. Che più diremo de costei, che essendo Pietro Brunoro mandato da la sua illustrissima Signoria ad Negroponte, ad munirlo et a fortificarlo, perchè dubitava che O[p. 189 modifica]ctoman, altissimo Turco, li venisse ad campo, et havendo questa donna seco, più volte la mandò ad Venetia a la serenissima Signoria per le importante occorrentie de quel luoco, dove ogni cosa cum gratia obtenne? Retornando lei indrieto, et giunta a Patrasso, sentì dolorosa novella, che Pietro Brunoro era da grave egritudine oppresso. Di che, essendo essa in mare circa mille miglia da Negroponte, et presto non potendo andare, perchè bisognava spectare prospero vento, si fece porre in terra; et caminò per terra de’ Turchi circa ducento miglia, tanto che giunse ad Negroponte, dove trovò Petro Brunuoro combatente cum li messi de la morte; et già havea perduto la lingua et tenea li occhii serrati. Lei, non possendo cum forte animo per pietate retenere le lachryme, lo chiamò cum pia voce, dicendo: «O capittaneo, signor mio, non mi cognosci?» Lui alhora a la pietosa voce de la fidele moglie li languidi occhii aperse: et [p. 190 modifica]hebbe tanto conforto de la giunta de lei, che li retornò la lingua, et disse, ben cum affanno: «Bona mia, come sta la mia Signoria?» Respose lei: «Ella sta molto bene et da essa ho habiuto ciò che io ho saputo dimandare.» Ma lei, vedendolo finire, et come prudente et fidele volse amare l’anima sua come il corpo, et disse: «Ma tu, capitaneo mio, come stai cum el nostro Signor Dio?» Et non potendo più parlare, fece cenno cum le bracia in croce de dimandare misericordia a Dio, et che era a la sua voluntà disposto. Bona alhora de la contritione del marito rimase molto contenta. Fecelo curare in quanto al corpo et in quanto a l’anima. Ultimamente, alcuno physico remedio non giovando, passò de questa vita in l’altra, et lei cum pietose lachryme li chiuse li morienti occhii.

Fecelo sepelire honoratamente et cum quella funebre pompa et exequio de divini officii che li furono possibile, [p. 191 modifica]ornando la sepultura de li suoi militari trophei. Operò cum quilli rectori venetiani, chiamati balii, che vi erano, che la militare compagnia del morto marito se conservasse unita, finchè lei potesse andare ad Vinetia per salvarla a li figliuoli. Così fu compiaciuta. Facto questo, lei subito incominciò aiutare la compagnia de robba et de denari, dicendoli:«Figliuoli mei, non habiate timore, viveti de bona voglia, che noi resuscitaremo uno altro Pietro Brunoro.» In questo megio furono presentate lettere della serenissima Signoria, che la roba de lui fosse scripta et tenuta a conto. Per la qual cosa Bona, dubitando perdere la robba, se mosse, che era amalata de fluxo per la durata faticha del longo camino: et scese in nave, et venne ad Modon de la Morea, et ivi discese in terra, et non possette entrare dentro la terra, perchè veniva da Negroponte, che era infecto de pestilentia. Di che bisognò tolesse [p. 192 modifica]una casa de fuori a pisone, et in quella se fece curare per diligente medico; et perchè stava male, tolse dui frati de sancta Maria de quel luoco, pregandoli che sempre li stesseno a lato, per salute de la sua anima; et tanto quivi stette, che purgata la pestilente suspectione, et redussesse in casa del Pisanello, già commestabile de la illustre comunità nostra.

Sentendose manchare costei a la giornata de le vital forze, fece testamento; ma prima che altro di lei seguisse, se fece celebrare le messe del divo Gregorio, a le quale se fece portare ad audire. Se fece fare la sepultura nel tempo del male et quella volse cum li proprii occhii vedere; fece doni nel lecto iacente per charytà de Dio, cum le proprie mane, de ducati.Confessata, comunicata devotamente et armata de la extrema unctione per resistere a le bataglie de l’inimico, et parlando de Dio, moritte sanctamente in pace. [p. 193 modifica]

Quale donna duncha, sì generosamente nata, non fusse de fama lucentissima, et che de molto splendore il suo sangue non augumentasse per tante magnifice opere, de questa femina sì vilmente nata et rapita da la guardia de le pecorelle? Non ha dato lei fulvido nome a li suoi posteri? Certo sì. La virtute infine è più preciosa che le geme et l’oro; et chi meritamente quella possede, se resiste a li colpi de fortuna, che non siamo da quilli tenuti sepulti sempre. Come Bona, la quale doppo li straciamenti facto de lei, la virtù del suo animo la redusse in precio et il suo nome ha facto eterno. Et perhò, o donne nobile et plebee, non siate pigre nè lente, sinchè in questa vita peregrinate, in far che la virtute sia degna de voi; che non desdice a le volte in loco de la rocha cingervi la spada, per cosa de gloria et per conservarvi honeste, pudiche, continente et in virtute grande: perchè quanto de prole seti più degni, tanto più in voi [p. 194 modifica]la virtute, come vedemo il nostro Gynevero carico de rubini, adamanti, smiraldi, topaci et margarite, che dano a se et a la nostra opera molta gratia et splendore, quale augumentaremo ancora cum la virtute valorosa de la moglie del principe de li Torelli, nel seguente dire in questa forma.