Gynevera de le clare donne/21. De Isota vergene da Nugarola

21. De Isota vergene da Nugarola

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21. De Isota vergene da Nugarola

Ben te poi chiamare beatissimo conte, o Leonardo da Nugarola, che ’l cielo et la natura te habiano beatificato de tal sorella, et figliuole, che non solamente uno novo sole al tuo sangue, ma al nome latino hano dato splendidissimo ornamento, cosa da stanchare in le sue laude ogni divino oratore! Che diremo duncha nui mortali, col nostro basso idioma, de Isota tua figliola, per la cui virginità et doctrina il suo nome in fra le donne clare ha meritato perpetuo fulgore? Pur, sperando nel celeste favore et [p. 174 modifica]nel desiderio de far cosa iocunda al nostro Gynevero, così sequiremo. Isotta dunque primamente fu vergene felice et de tanto animo et di speranza in lo divino auxilio, che in tutto degl’homini il concubito neglese; nè alcuno degno partito, ancora che glorioso fusse, possette inclinare la celebre sua mente a prendere marito, nè da tale virginale proponimento non hebbe forza, conforto, persuasione et consiglio de amici et parenti removerla mai. Non altrimenti ad questo stato virginale Isotta se dispose, che facesse Marcia de Varone, perpetua vergene, la quale non constreta da superiore, nè da obbligatione de sacerdotio vestale, nè per voto de Diana, ma per propria voluntà et integrità del core nel stato virginale volse morire; che per lo suo mirabile ingegno et virtute de le proprie mane, despreciando li muliebri misteri, et per fugire l’ocio, incitativo a la lasciva concupiscentia, se dette tutta al studio [p. 175 modifica]de la pictura et sculptura, et pinse et sculpse sì egregiamente in eburnio, in brongio et in marmo, et maximamente la sua figura, che superò Sopole et Dionisio, de la sua aettate famosissimi picturi.

Ma Isotta, per seperare da sè l’ocio, se dette al studio de le scientie, et in quelle divenne non meno excellente, che Martia nel studio de la pictura. Questa Isotta duncha fu donna de religione et sanctimonia, fu abstinente et deiunante, fu piena de gravità et de tanta doctrina ed eloquentia, che credo ogni altra famosissima donna de le antique superasse; la qual cosa dimostrano le sue luculente oratione, scripte a li pontifici maximi, a Nicolao quinto et precipuamente a Pio secundo; quando la Sanctità del quale se transferì a Mantua, là donde concorse li christani principi per fare il passagio a domare l’alteza del Turcho, cum tanto studio et forza cercava extinguere il nome cristiano; la [p. 176 modifica]quale oratione exortava il pontifice et il reverendissimo colegio de li signori cardinali et tutti li cristiani principi a tanta gloriosa impresa; et fu de tanta facundia et doctrina, quanto se potesse dire, in modo che questa donna nel publico concistoro di spirituali et secolari principi fu cum divine laude meritamente sublimata. Il greco cardinale Niceno, doctissimo in le discipline humane et divine, divene stupefacto de la virtù de tanta donna la quale volse vedere, quasi non credendo che in una femina fusse tanta sapientia, et veduto che l’ebbe, la iudicò più presto celeste creatura che humana. Fu ella docta in theologia et in phylosophia, de che compose uno grande dialogo quale fusse più grave peccato, o quello de Adamo, overo quello de Eva, quando mangiarono il vetato pomo da l’omnipotente Dio nel terrestre paradiso. Havea costei quasi tutta la Biblia a memoria et fu tanto studiosa nella sacra Scriptura, [p. 177 modifica]che de quella venne sì familiare, che quasi non potea formare parola senza eloquente recordo de l’opre de Augustino et de Hieronymo. Fu ornatissima de eximii costumi et de degna presentia, fu de mediocre forma, più pingua che macra. Hebbe belissimo viso et rotondo cum molta gratia: li ochii suoi furono gravi, ma arditi et più presto bianchi che neri. Li habiti suoi furono viduili: portava el manto nero et cum quello portava el capo coperto. Non facea lei vergene polcella, come fate voi, che non havete vergogna, o donne vedoe, che dimostrate aliene de le nove nuptie, che non andate cum el capo coperto, come per reverenda honestà convirebbe, et come hoggidi in la citate nostra vediamo lo exemplo di perpetua viduitade per Magdalena figlia de lo integerrimo conte Andrea Bentivoglio consorte già del prestantissimo nostro citadino Guidantonio secundo di Lambertini: che essendo ella giovene et [p. 178 modifica]bella, altrimenti non se vede, se non tutta di nero coperta. Ma voi andate cum spatiosa fronte et cum li capelli ben petinati et bene partiti, et in loco de l’honesto manto nero portati li candidi et pomposi veli, aconcii cum maestrevole mane, per dare più splendore a la beleza di vostri falsi vizi, a ciò siate bene da gioveni mirate. Et senza conscientia et timore de Dio et de l’honore, de la memoria di defonti mariti et de’ parenti, prendeti del vostro et peccato loro piacere, che poi doppo l’aquisito peccato incorrite in la lupina bocha del vulgo, cum vostra etterna infamia et mormoratione; da la quale vogliate fugire, come fece questa Isotta, che sempre come savia nel suo stato cum le sancte sue opere levò via l’occasione. Conservòse lei sempre a li suoi servitii donne de grande bontate. Visse cum grandissima mansuetudine et virginitate et gratia, non solamente de chi la vedea, ma de chi sentiva la sancta [p. 179 modifica]fama de le sue virtute. Havendo lei de sua felice ettate compiti anni trenta et octo, ne li anni mille quattrocento sessantaquattro, passò vergene della mortal vita ad possedere la etterna, dove credo che insieme cum l’altre dive vergene triumphi de sua sanctimonia et virginitate ad contemplare quella, che de tanta unica gloria et virtute fu solo exemplo; per il che meritò ne le sanctissime viscere portare la salute de tutto il mondo.

Oh Isotta, egregia vergene et de molta gloria, perchè a mi non è concesso gratia che possa le tue divine laude commodamente narrare, che giamai me saciarei exaltarti? Certo tu hai non solamente honorato el tuo natale sito del sexo femineo, ma l’alieno. Oh quanto tu hai la tua prosapia illustrata de etterno splendore! Chè ben fu beato il tuo nascimento; al quale obligato me rendo per avere habiuto casone cibare la mia mente in le tue [p. 180 modifica]virginale glorie, ad iocundità del nostro Gynevero, che rinverdirà cum duplicato odore, per sua grande virtute, dal frutifero amore de la sancta tua memoria.