Grammatica italiana dell'uso moderno/Parte II/Capitolo VIII. L'aggettivo ed i suoi gradi.

Parte II - Capitolo VIII. L'aggettivo ed i suoi gradi.

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Parte II - Capitolo VII. Alcune norme sul genere de' nomi, tratte dal loro significato. Parte II - Capitolo IX. Alterazioni dei nomi.
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CAPITOLO VIII

L’aggettivo ed i suoi gradi.


§ 1. Il nome aggettivo, o semplicemente aggettivo è quella parola che rappresenta una qualità o proprietà come inerente ad una sostanza. Quindi si riferisce sempre ad un nome sostantivo o espresso o sottinteso, ed ha a comune con esso il genere ed il numero (vedi Parte II, cap. iii, § 2). P. es. l’uòmo bèllo; la stánza gránde.

L’aggettivo preceduto immediatamente dall’articolo determinato maschile può non riferirsi ad alcun nome espresso nè sottinteso, ed assumere un significato astratto. P. es. il bèllo, il buòno, il possíbile, il mirábile, per dire la bellézza, la bontà, la possibilità, ecc. ed in plurale: i possíbili, gli universáli, i particolári per dire le possibilità, le universalità, ecc.


§ 2. Gli aggettivi si dividono in due classi, secondo il diverso modo con cui formano i generi maschile e femminile. La prima classe ha due terminazioni una pel maschile, una pel femminile; la seconda ne ha una sola, comune ad ambedue i generi, i quali si distinguono soltanto dal nome o dall’articolo con cui vengono accompagnati. [p. 107 modifica]

I. Masc. sing. in o, plur. i. Femm. sing. a, plur. e.

Esempii:

Maschile Femminile
buòno buòni buòna buòne
bèllo bèlli bèlla bèlle
sávio sávii sávia sávie
cattívo cattívi cattíva cattíve
vário várii vária várie
contrário contrárii contrária contrárie.
II. Masc. e Femm. sing. in e, plur. i.

Esempii:

prudènte prudènti
campèstre campèstri
felíce felíci
nòbile nòbili
amábile amábili
feróce feróci
súpplice súpplici.


§ 3. Accompagnando agli aggettivi gli avverbii più, méno; tánto, così, in corrispondenza di di e ché; quánto, cóme, si ha quel costrutto che dicesi comparativo; cioè si paragona il diverso grado di una stessa qualità in più sostanze. P. es. l’òro è più prezióso che il fèrro; la violétta è méno bèlla della ròsa; un’érba tánto vérde quánto lo smeráldo.


§ 4. Quando agli avverbi più o meno si premette l’articolo determinato, si fa allora il comparativo assoluto o, come altri lo chiamano, il superlativo relativo; cioè, si afferma che una qualità trovasi in una sostanza ad un grado più o meno alto, che in qualunque altra somigliante. In questo caso al più o meno [p. 108 modifica]corrisponde di o fra riferito ad un nome; che riferito ad un verbo. Èra il più felice di (fra) tútti gli uòmini; l’òro è il più prezióso de’ metálli; il più bèl fióre ch’io ábbia vedúto è la rosa.

Si avverta di non ripetere avanti a più o meno l’articolo determinato quando il comparativo assoluto si appoggia ad un soggetto costruito col medesimo articolo. P. es. Non si dice: l’uòmo il più felíce di tutti è sèmpre soggètto álla sventúra; ma, l’uòmo più felíce, ecc. ovvero un uòmo il più felíce; nè si dice la virtù la più necessaria di tutte è la giustizia; ma la virtù più necessária o la più necessaria virtù fra tútte.


§ 5. Volendo affermare una qualità posseduta in grado supremo da una sostanza, si appicca all’aggettivo il suffisso -íssimo, elidendo la vocale o le vocali finali non accentate dell’aggettivo stesso. P. es. biánco, bianch-íssimo; vérde, verd-íssimo; buòno, buon-íssimo; píccolo, piccol-íssimo; sávio, sav-íssimo; pío, pi-íssimo.

Gli aggettivi ácre, intégro, cèlebre, salúbre formano irregolarmente il superlativo col suffisso -èrrimo elidendo la vocale finale e l’r che la precede: ac-èrrimo, celeb-èrrimo, salub-èrrimo. Si usa anche, almeno nel verso, misèrrimo.

Benèfico, munífico, magnífico fanno il loro superlativo beneficentíssimo, munificentíssimo, magnificentíssimo.


§ 6. Altre maniere che si avvicinano al superlativo consistono o nel ripetere due volte l’aggettivo, p. es. vérde vérde; bèllo bèllo; gránde gránde; sólo sólo o nell’annettergli in principio i prefissi -arci-, stra-, P. es. arcirícco, arcibèllo; stragránde.

Non hanno superlativo quegli aggettivi che indicano qualità incapaci d’aumento, come etèrno, infiníto, italiáno, ecc. Se pure talvolta si trovano anch’essi fatti superlativi, ciò accade per eccezione, e il loro significato viene modificato. Chi dicesse una musica [p. 109 modifica]eterníssima vorrebbe dire lunghíssima. Quando chiamiamo uno italianíssimo, intendiamo dire amantíssimo dell’Itália.

Per eccezione anche qualche nome sostantivo assume talvolta il suffisso íssimo. P. es. padróne, padroníssimo.

Abbiamo dal latino un certo numero di comparativi e superlativi: i primi sono terminati in -ióre (-óre); i secondi in -imo. Eccone il quadro:

comparativo superlativo
miglióre = più buono òttimo = buonissimo
peggióre = più cattivo pèssimo = cattivissimo
maggióre = più grande mássimo = grandissimo
minóre = più piccolo mínimo = piccolissimo
superióre = più alto suprémo o sómmo = altissimo
inferióre = più basso ínfimo = bassissimo
esterióre = più esterno estrèmo = il più esterno
ulterióre = più inoltrato último = il più inoltrato
interióre = più interno íntimo = il più interno
anterióre = più avanzato
posterióre = più addietro postrèmo = il più addietro, (voce poet. )

Aggiungi senióre = più vecchio, giunióre = più giovane; che si usano come apposizione per distinguere due uomini di ugual nome, vissuti in età diversa. Plinio il giunióre.

Gli aggettivi prímo, pròssimo ed altri simili sono anch’essi di lor natura voci superlative.