Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro II/III
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CAPITOLO TERZO.
Continuazione del Diario.
Il Martedì 23. Il Sig. V. Rè, e i Ministri furono presenti alla Messa, che nell’Arcivescovado si cantò, in rendimento di grazie; assistendovi anche l’Arcivescovo. In una fila di sedie dal corno del Vangelo, sedea in mezzo il V. Re, e gli Auditori, Ministri della Sala del Crimen, di Cueuntas, ed Oficiali Reali allato. Dalla parte dell’Epistola sedean gli Alcaldi, il Corregidore, e i Regidori in banchi; assistiti da due Mazzieri, che aveano una veste, come toga incarnata, ed una berretta del medesimo colore in testa: avendo posate le loro mazze d’argento appiè dello strato del V. Re. Costui venuto il Sacerdote a fargli baciare il Vangelo, andogli tre passi all’ incontro, per riverenza; nello stesso tempo, che sopra un’altro messale lo baciò l’Arcivescovo. L’istesso si fece colla pace, dandosi insieme al V. Re, e all’Arcivescovo.
Il Mercordì 24. dovendosi difendere alcune Thesi, o Conclusioni di Teologia nell’Università, vi andò il V. Re, con tutti i Ministri; e la V. Regina altresì, colle Dame, sopra alcuni palchetti. Nella porta dell’Università stava preparato un baldacchino, per riceverlo; ma egli non volle accettarlo; e quindi, secondo il solito, inginocchiatosi sopra uno strato; prima d’entrare, diede il giuramento in mano ai Rettore, di non violare i Privilegi della medesima.
Il Giovedì 25. per la festa di S. Marco, uscirono molte processioni d’Indiani, con alcune statue di Santi, adorne di fiori, andando da S. Domenico sino alla Cattedrale, cantando le Litanie divotamente.
Andò il Venerdì 26. il V. Re nella Sala del Crimen; e in quella della Real Audienza il Sabato 27., e vi stette, sino che fu terminata la lettura de’ memoriali; che ogni mattina si decretano da un’Auditore, soccombendo a tal fatica una settimana per ciascheduno.
La Domenica 28. andai a diporto per lo Canale di Xamaica, entro una specie di barche, (d’un pezzo di legno) dette Canoas. Come che questo è l’unico passatempo di Mexico; costumano donne, uomini, vecchie, e giovani, belle, e brutte andarvi, colla testa ornata di fiori; e così passeggiar per lo Canale, dopo piena la pancia di que’ cattivi cibi, che (com’è detto di sopra) si vendono per le rive del medesimo. Se si dilettassero di nettarlo, e fare barche comode, certamente questo passeggio sarebbe di non picciol piacere. Passai, colla Canoa, sino al casale d’Istacalco, che in lingua Mexicana significa casa bianca. Bollita l’acqua della sua lacuna, con terra, detta Techischite, o di salnitro, e colata per un canale, se ne fa sale. Vidi, nell’andare, una spica di grano, come una piramide, con otto spiche allato, sopra una sola pianta; bastevole argomento della fecondità della terra. Ritornai ben tardi a casa, perche il passeggio dura buona parte della notte.
Il V. Re fece impiccare il Lunedì 29. cinque ladri; che furono uno Spagnuolo, un Mestizzo, un Mulato, e due Indiani, per un furto commesso, in casa d’un Sacerdote. Avendo lo Spagnuolo una mala pratica con una Mestizza, il Confessore glie la fece sposare, il dì antecedente dell’esecuzione. Ciò fatto, richiese di esercitar con lei l’atto del matrimonio, prima di morire: e rispostogli dal Confessore, che non era tempo di pensare a quello e che dimandasse a Dio misericordia; replicò, ch’era sua moglie, e che per mezzo del Sacramento, si era posto in grazia: argomentando lunga pezza col Padre Spirituale, per desiderio di soddisfare i suoi brutali appetiti; onde con non poco travaglio fu rimosso da tale opinione. Morirono tutti cinque in un’ora, vestiti d’un’abito bianco di lana, con una berretta in testa, segnata della Croce della Confraternità della Misericordia, secondo il solito. Costumasi quivi di tirare i piedi a’ condannati alla forca, con una catena di ferro, che portano trascinando al patibolo.
Dopo desinare il Martedì 30. andai in Tacubaya, due leghe lontano dalla Città; luogo dove sono molte bene ordinate casette di ricreazione, con fontane, e giardini; particolarmente l’Olivar del Conte di S. Jago, che oggidì si vede quasi tutto andare in rovina.
Il Mercordi primo di Maggio andai al solito passeggio di Xamaica, dove trovai molte carozze alla riva, e canoe per lo canale; nelle quali si ballava, e cantava da molti Musici. Passai il Giovedì 2. in S. Cosmo, mezza lega lontano da Mexico, a veder la casa, e’l giardino di D. Gio: de Vargas; ornata la prima di buoni arredi, e dipinture, e’l secondo di vaghe fontane. Questo Cavaliere si mantiene con una muta di sei cavalli; e spende in somma sei mila pezze d’otto l’anno, senz’altra rendita, che quella, che gli dan le carte, e’ dadi; guadagnando alcuna notte trentamila pezze d’otto.
Andai il Venerdì 3. a caccia di conigli nel Pedregal di S. Angel, che si stende due leghe, e dicono essersi formato dall’incendio d’un vulcano; però mi trovai deluso, non trovando di tali animali; e mi rimasi la notte nell’istesso Convento de’ Padri di S. Teresa.
Feci ritorno in Mexico il Sabato 4. ben tardi; perche nel venire volli vedere l’Azienda de’ Padri della Compagnia, della missione di Manila. Questa massaria, di terra di lavoro, fu da essi comprata cento mila pezze d’otto. Vi era una buona casa, e si stava fabbricando l’Ospizio per alloggiare i Padri, che vengono da Spagna, per passare nelle Filippine.
La Domenica 5. stetti allegramente nel solito passeggio di Xamaica; essendo pieno il canale di Canoe, con belle Dame vagamente vestite, e adorne di Pennacchi del Perù. Questi si comprano a caro prezzo, e sono fatti di morbidissime, e bianche penne, lunghe mezzo palmo. Mi convitò il Lunedi 6. D. Miguel d’Yturrietta (che mi ospiziava) ad andar di nuovo a diporto in Xamaica, insieme colla sua moglie, e colla cognata, in una canoa ben provveduta di quanto facea d’uopo. Desinammo in Istacalco, dove uccisi molte anitre; e poi sul tardi facemmo ritorno in casa.
Il Martedi 7. vidi entrare nella casa della moneta 45. mila marchi d’argento, venuti dal Parral in più carri, per sei mesi di cammino: e’l Mercordi 8. 236. marchi d’oro, di 22. carati, che venivano da S. Luys Poetusi, per farsene doppie.
Il Giovedi 9. andai a veder l’Infermeria de’ PP. di Betlemme, per uso de’ convalescenti. Vi erano due corridoi di buona fabbrica, con letti bene acconci. La Chiesa ha molti vaghi altari, e una bella Sagrestia; per uso però di Preti secolari, perche i Religiosi non ascendono al grado Sacerdotale. La loro sepoltura è una lunga danza, con alcuni banchi ne’ lati, dove pongono seduti i morti.
Il Venerdi 10. si vide formento, o maiz nuovo nella piazza; però la penuria era sì grande, che facea d’uopo lo dasse il Corregidore, e’ Regidori (a porte chiuse) a ciascuno, secondo la pura necessità; vedendosi ogni mattina migliaja di Indiani, a prendere una tal misura di grano. Partì Sabato 11. il Vescovo di Mecciocan, che governò da Vicerè pro interim. Il Vicerè nella propria carozza gli diede man dritta (secondo l’ordine Regio, avuto da’ predecessori) e l’accompagnò molto fuori della Città, con due Auditori della Sala, seguito da molte carozze di Ministri, e Nobiltà.
Per l’elezione del Provinciale, si tennero la Domenica 12. Conclusioni pubbliche in S. Domenico, coll’invito del V. Re. L’elezione cade alternativamente una volta su i Cacciopini, o Spagnuoli, e un’altra su i Criogli, o Indiani. I Francescani fanno altrimente, perche una volta eliggono il Provinciale Cacciopino; un altra Crioglio, e la terza mestizzo. Dicono mestizzo lo Spagnuolo, che ha preso l’Abito nell’India.
La mattina del Lunedi 13. uscì una processione (per le Rogazioni) dall’Arcivescovado, ed andò in S. Francesco, con tutte le Confraternità d’Indiani (che portavano in bare i Santi delle loro Chiese, adorni di ghirlande, e fiori) e accompagnata dal Comune, e dal Capitolo. I due mazzieri del Comune, andavano colla loro solita toga rossa; il Perdichiero del Capitolo con toga violacea; tutti e tre con goliglie. Il Martedi 14. andò la seconda processione in S. Agostino il Grande, con pari accompagnamento; e’l Mercedi 15. si fece la terza nell’Arcivescovado, con grande apparato, e pompa. Nella medesima Chiesa il Giovedi 16. si sollennizò la festa dell’Ascensione del Signore, con buona musica. Dopo desinare andai in Xamaicca, dove fu gran concorso di musici, e dame inghirlandate.
Il Venerdi 17. nell’Università fu esaminato un Collegiale, per essere approvato Baccelliere in Filosofia. Argomentarono contro le sue tesi i medesimi, che poi l’approvarono. Assisteva da sopra la Cattedra il suo maestro, Religioso della Mercede; il quale portava una berretta Presbiterale alla Spagnuola, con alcuni fiocchi paonazzi, come Dottor filosofo, e due altri bianchi, come Teologo. I Dottori di legge civile usano di portargli rossi, i Canonisti verdi, e’ Medici gialli. Avuti i voti favorevoli, e fatta la profession della fede, montò lo scolare sulla Cattedra, ov’era stato il Maestro: e poi finì la cerimonia, con uno strepitoso suono di trombe; e ponendosi il nuovo Dottore a cavallo, per essere accompagnato per la Città dagli altri della sua professione.