Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 48

N. 48 – 1 dicembre 1872

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[p. 391 modifica]A.NKTO XXVII. JST. AS I DICEMBRE 1872 DIRETTORE GIULIO RICORDI REDATTORE SALVATORE FARINA SI PUBBLICA OGNI DOMENICA DISCORSO PRONUNCIATO DAL DIRETTORE DEL NOSTRO CONSERVATORIO DI MUSICA IH OCCASIONE DELLA DISTRIBUZIONE DEI PREMI per l’anno scolastico 1872-73 Dalla cortesia del nostro egregio collaboratore, il cav. A. Mazzucato, abbiamo ottenuto il manoscritto di questo bellissimo discorso. I nostri lettori lo leggeranno col piacere con cui lo pubblichiamo: Signori! In questo giorno, solenne per i nostri alunni, tre cose insolite desteranno, io penso, un qualche senso di sorpresa in questa eletta Adunanza: — la prima, il programma nuovo ed esiguo della festa odierna: — la seconda, il discorso di un direttore: — l’ultima finalmente, l’argomento di questo disadorno discorso, che poca o ninna attinenza presenta colla cerimonia, alla quale, o Signori, degnaste intervenire. Quanto all’esiguità e novità del programma, si affaccia ovvia, se mal non mi appongo, l’esplicazione. La consueta finale Accademia non mirava che allo scopo di porre in pubblica mostra l’ingegno di quegli alunni che aveano compito felicemente il loro corso di studii e di alcuni altri. Ora, codesto intento fu già raggiunto mercè i tre consecutivi Saggi che gli alunni dell’una e dell’altra categoria ebbero l’onore recentemente di offrirvi. Un quarto sperimento, o sarebbesi composto di frammenti musicali già esposti, e diveniva superfluo: ovvero sarebbesi costituito di nuovi pezzi, ed allora ne sarebbe rimasto gravemente scrollato non solo il corso regolare delle ordinarie lezioni, ma anche quello dei molteplici esami privati, che pur tanto valgono a consolidare i risultati dell’annua istruzione. Che il moderatore poi degl’insegnamenti non si periti a prender la parola in tale circostanza è un fatto che può apparire inconsueto, ma che nulla, io credo, presenta di assurdo e di men conveniente. Piuttosto l’argomento ch’egli ha in mente di svolgere, nella forma più concisa possibile, potrà sollevare obbiezioni, risguardanti per lo meno la sua opportunità. In quanto che io non prenderò a ripetere con parole più o men nuove nè l’invito ai premiandi di accettare senza orgoglio la ricompensa del loro fervore nello studio; nè il consiglio di perseverarvi indefessi, comecché il cammino dell’arte sia lungo, lunghissimo, infinito; nè finalmente l’eccitamento ai meno fortunati di rendersi per l’avvenire degni essi pure delle onorificenze oggi aggiudicate ai primi. Sono concetti nettissimi, e sebbene mille volte ripetuti, acconci sempre se vestiti di quella eleganza di imagini che natura avara mi ha costantemente negato; ma che, mi sia lecito il dirlo, sulla mente e sul cuore dei giovani studiosi, turbati in siffatte solennità da opposte preoccupazioni, esercitano un’influenza assai problematica. Amo la discussione; credo in essa, credo nei benefici risultati che si raccolgono da quella lotta che oggi suolsi appellare l’attrito delle idee. Amo la opposizione stessa; non perchè tale, ma perchè affina le idee e gli argomenti dell’avversario che si trova o trovarsi crede nel vero; l’amo, perchè appunto più o men presto ne esce la verità piena, vittoriosa, a contorni spiccati, splendente di fulgida luce, quale per fermo non ne sarebbe uscita senza l’urto di una forza contraria. Concreterò il mio pensiero: e dirò quindi che amo la pubblica opinione e la sua potente interprete, la stampa. L’amo sotto qualsiasi forma ella si manifesti; e quando si manifesta con intenti e concetti diversi, li esamino tutti, tutti li pondero. L’esperienza mi accerta che evvi in essi sempre qualche cosa da apprendere. È quindi alla pubblica opinione ed alla stampa, rappresentate per avventura da codesta spettabile adunanza, ch’io oso oggi indirizzarmi, raccogliendo ed armonizzando in uno scritto unico, con grande risparmio di tempo e con migliore opportunità, le diverse e scucite idee che la mente mi venne suggerendo; e le quali altrimenti sarei costretto a render pubbliche alla spicciolata, con una sconnessione ed una mancanza di addentellato che non avrebbe certamente conferito alla causa di questo Istituto. Desiderata da lungo tempo la formazione di un’orchestra composta di soli alunni, fu uno dei miei primi pensieri l’attuarla. Consultato cosi il benemerito Presidente del Conservatorio signor conte Lodovico Melzi, come l’onorevole Consiglio accademico, e come altresì l’esimio personale insegnante, i. quali tutti mi furono costantemente larghi di preziosi e pratici consigli, si pensò di aprire, in via transitoria, un concorso per un gruppo di alunni-uditori, i quali mentre avrebbero profittato delle lezioni del Conservatorio, avrebbero pure al tempo stesso prestata la loro opera quali strumentisti in orchestra; ottenendo così che i professori non interrompessero le loro lezioni nell’Istituto per far parte dell’orchestra medesima; o che si dovesse ricorrere all’opera di professori estranei, i quali tanto più venivano a togliere agli alunni quella fiducia nelle proprie forze che tanto giova a riuscire. Affratellatisi gli alunni regolari cogli uditori, l’orchestrina potè in non lungo volger di tempo avventurarsi nell’esecuzione di pezzi strumentali oppure di accompagnamenti di pezzi cantabili. Non perfettamente, è vero; ma tuttavia in misura da promettere soddisfacenti risultati in un avvenire non lontano. [p. 392 modifica]394 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO E qui ei si permetta di combattere l’opinione di alcuni egregi scrittori, i quali supponendo che la formazione di questa nuova orchestra avesse per movente l’economia, si dolsero che si fosse rinunciato alla solita grande orchestra. Mi sia lecito intanto avvertire che mantenendo quel sistema ei si rendevano impossibili le duplici e triplici esercitazioni settimanali, impossibili i molteplici Saggi, atteso che la spesa sarebbe salita ad una cifra relativamente favolosa. — Si osservò pure che un’orchestra non si rende compatta e rispondente in tutte le sue parti se non a poco a poco, durante una lunga successione d’anni. Credo sia dir troppo: ma quando pur fosse, è precisamente questa la meta che un Conservatorio deve proporsi; e per giungervi fa ben d’uopo pazientare, ed indulgere all’incertezza inevitabile dei primi passi. — Del resto codesto intento è tutt’altro che nuovo ed avventato. Fu ottenuto altrove, e bene: — ed in Italia anche: — a Napoli, a Firenze; — ed è un giusto vanto di quegli eccellenti Conservatori i. — Perchè dunque non dovremmo tentarlo noi pure? Egli è indubitato frattanto che dal riporre le forze orchestrali esclusivamente nelle mani degli alunni ad essi è venuta la coscienza di potere: la quale, purché non trascenda in orgoglio (nè di ciò v’è pericolo) è condizione a che il giovane possa tradursi in artista. Quanto all’indirizzo musicale che si è creduto dare a questi Saggi privati, destinati in parte a diventar pubblici è ovvio che, almeno per ora, non poteva presentare se non quello di sperimenti individuali, di saggi di talenti, di capacità, di progressi, pure individuali. Il desiderio dei serii amatori dell’arte che nel Conservatorio non si faccia se non della musica classica è un ottimo desiderio senza dubbio: — ma prima ancora che di consacrarsi alla musica classica, il Conservatorio ha l’imprescindibile dovere di educare individualmente i suoi alunni alla esecuzione meccanica perfetta, cioè al superamento di qualsiasi difficoltà. Ora, importa osservare, che per alcuni strumenti specialmente, o perchè ultimi venuti, o perchè non n’erano in addietro riconosciuti ed apprezzati l’indole e il valore, la musica cosi detta classica manca affatto; cosicché la Direzione fu costretta far violenza alla modestia dei Professori acciocché provvedessero all’uopo coi loro lavori medesimi. — E qui la Direzione si permette pure di accennare ch’ella sentirebbesi ben altrimenti soddisfatta se gli egregi appendicisti volessero contro lei sola rivolgere quegli appunti che loro vengono suggeriti dalle nostre pubbliche prove; avvegnaché effettivamente la Direzione deve, ed intende, esserne sola responsabile. Quantunque avvezzi noi a considerare l’arte con larghezza di vedute, e a non restringerne la manifestazione del bello in una od altra epoca, bensì a contemplarne ed abbracciarne sinteticamente lo svolgimento attraverso il corso de’ secoli, diremo tuttavia che in un Conservatorio ei pare sano pensiero quello di accordare una preferenza al passato anziché al presente; e perchè le presenti produzioni dell’arte possono facilmente udirsi fuor dell’Istituto stesso, mentre assai men probabile è l’udizione delle musiche antiche; — e perchè, come avverti il sommo dei compositori odierni, lo studio deW’ antico lascia più vergine e libera la mente del giovane compositore; onde v’ha assai men pericolo ch’egli riesca un servile imitatore, uno spregevole plagiario. Di questo passalo, relativamente inteso, nei tre recenti Saggi abbiamo offerto parecchi brani, che furono accolti con manifesta soddisfazione, e per la solida bellezza delle composizioni, ed anche per l’acconcia interpretazione; nella quale i dotti nostri Professori seppero, a mio vedere, conservare lo stile tradizionale e le abitudini di altri tempi. (A.I prossimo Numero il fine). li: Il signor Hermann Mendel, redattore del riputato giornale VEco di Berlino, ei scrive una lunga lettera in risposta alle accuse che gli furono fatte dal nostro corrispondente di Berlino in uno dei passati numeri. La forma della rettifica è amara ed acre verso il nostro corrispondente quanto è forse più dell’accusa, e perciò ei duole di non poterla pubblicare, tanto più che si mostra gentilissima verso di noi. Il signor Mendel desidera si sappia che la società musicale assalita con vivacità dal nostro Raro è la Berliner Tonkünstlerverein, di cui fan parte sommi che si chiamano Taubert, Kiel, Bùlow, F. Hiller ed altri, oltre lo stesso Mendel in qualità di presidente. Non possiamo poi tacere che abbiamo appreso con stupore come il foglietto insignificante di cui parlava il nostro corrispondente fosse L’Eco, giornale, che per conto nostro stimiamo moltissimo ed a cui ei lega lunga e, speriamo, durevole simpatia. Probabilmente il nostro Raro fu indotto anch’esso in errore. I GIAN GIACOMO ROUSSEAU Un bibliofilo di Bruxelles ha testé incontrato in una bottega di rigattiere le parti d’orchestra, impresse con molta eleganza, del monodramma di Gian Giacomo Rousseau, Pigmalione, posto in musica da Coignet, dilettante lionese. Quest’opera fu rappresentata per la prima volta il 30 ottobre 1775 ed ebbe per molti anni gran voga. Come per il Devin de village, Gian Giacomo fu accusato di essersi attribuita la paternità della musica di codesto dramma lirico che si disse composto da Coignet dietro domande replicate dell’illustre autore del Contratto Sociale. Castil-Blaze sostiene fra gli altri questa tesi, e quando Rousseau era vivo i suoi nemici, che erano molti, sebbene non forse tanti quanto Gian Giacomo credeva, gli avvelenarono la vita avvalorando siffatti sospetti. Rousseau ebbe pure i suoi difensori ardenti, nissuno però riuscì più efficace di quello che seppe riuscire egli stesso nelle sue inimitabili Confessioni. Certo è che quando Coignet venne a Parigi, si affrettò a pubblicare il Pigmalione col suo nome, in parti separate, e per restituire a Gian Giacomo ciò che apparteneva a Gian Giacomo, ebbe cura di scrivere in capo al numero 2 ed al numero 10 «questo andante è del signor Rousseau.» Appunto queste parti furono ora trovate a Bruxelles. Un giornale belga ei apprende che sono otto soltanto: un oboe, due corni, due violini, un fagotto, un alto ed un contrabasso. Il titolo è Pigmalione, «del sig. Rousseau, monologo posto in musica da Coignet, stampato dal sig. Ogier, prezzo L. 6.» Si vende a Lione, presso Costant, libraio, ed a Parigi presso Danvin, receveur des diligences, Port-Saint-Paul, ed agli ordinari spacci di musica. Sono di formato in quarto e non portano data. Curioso è che lo spartito è mediocrissimo e la musica tale da rendere inesplicabile la voga che ebbe in uno dei primi teatri di Parigi. E questa voga era tanta, che avendo Baudron, direttore d’orchestra della Comédie-Française, pensato ad adattare nuova musica al Pigmalione, conservando i pezzi di Rousseau, il pubblico alla prima rappresentazione volle a grandi grida: «la musica di Coignet!» E si dovette eseguire la musica di Coignet! Gian Giacomo si allegrò molto del trionfo del Devin de village, e si afflisse delle sospettose ire dei malevoli fino a dire nelle sue Confessioni: «io credo che i miei cosi detti amici mi avrebbero perdonato di scrivere libri, e di eccellenti anche, perchè codesta gloria non era loro estranea, ma che non poterono perdonarmi di aver fatto un’opera nè gli splendidi successi che ebbe, perchè nissuno d’essi era capace di percorrere la [p. 393 modifica]GAZZETTA MUSI ■ stessa carriera o di aspirare ad eguali onori.» Ora nessuno più dei musicisti parla del Devin de village e quanto alla musica di Coignet è più morta dello stesso Coignet. E Gian Giacomo? Metteva il conto di amareggiare per cosi poco gli ultimi anni di vita d’un immortale? S. F. — — Rivista Milanese Sabato, 30 novembre. Per oggi erano annunziati i Promessi Sposi del maestro Ponchielli al Teatro Dal Verme; ma un’indisposizione, improvvisa secondo il solito, ne ha rimandato la rappresentazione all’entrante settimana. Quest ’opera si presenta al giudizio del pubblico come cosa nuova, sebbene scritta da molti anni, e rappresentata nel 1866 a Cremona, patria del compositore, con gran successo. Non pare che il maestro Ponchielli abbia molto la fortuna dalla sua, perchè, fornito di eletto ingegno, non riusci mai in molti anni a far rappresentare il suo lavoro in un teatro importante. Si può adunque dire che la rappresentazione delV entrante settimana sarà la prima rappresentazione. Bizzarrie della sorte! Ciò che ad altri suole essere danno, fu la sola fortuna del maestro Ponchielli, vale a dire l’apparizione di un’altra opera di compositore rinomato, collo stesso titolo e collo stesso argomento. I Promessi Sposi di Petrella fecero venire in mente i Promessi Sposi di Ponchielli! Il teatro Dal Verme ha bisogno d’un trionfo per giungere senza zoppicare alla fine della stagione; ed io gliel’auguro di cuore. Questa è l’ultima carta che gioca, poiché la Corinna del maestro Rebora fu scartata dal mazzo all’ultimo momento, non si sa bene perchè; e senza contare i punti, si teme già che T Impresa finirà a perdere la partita. Al Carcano ei fu imbandito un Nabucco molto indigesto. Lo facevano tale i cori e l’orchestra e un poco anche il tenore che canta in chiave di soffocato. Egli dirà forse che sono le pioggie della stagione, ed io gli credo. Gli altri artisti seppero farsi applaudire con ragione e più di tutti il baritono Viganotti, protagonista, e la signora Mosconi che ha una magnifica voce di raro volume e d’un timbro argentino che negli acuti va fin presso allo stridulo senza però toccarlo. Che valente artista sarebbe la signora Mosconi, se fosse artista! Nella sua particina piacque anche la signora Cappelli. Il basso Aligeri in quest’opera mi lasciò persuaso più di prima che egli ha una bella e poderosa voce, e che non gli rimane per essere proprio un ottimo basso se non renderla docile alla pronunzia italiana. E imminente l’apertura del Teatro della Commedia in piazza S. Fedele, colla Rivincita di Cicconi e coi Gelosi Fortunati di Giraud. Perchè due produzioni mediocri per l’inaugurazione? Belletti ha una profonda filosofia di palcoscenico ed ha capito che in quella sera la cerimonia dell’inaugurazione la farà il pubblico, i critici, il lampadario e le belle donne; la commedia

  • sarà un di più. In tutti i modi avrei preferito che un nuovo

Teatro della Commedia Italiana si fosse inaugurato con un capolavoro comico italiano, il Bugiardo per esempio, o la Finta Ammalata o un altro qualunque dei venti o trenta capilavori di quel buon uomo... sapete, di quel buon uomo... Due novità drammatiche sono apparse in questi ultimi giorni, una al teatro Santa Rudegonda, l’altra al Fossati. La prima è la Signora Frainex, che si diceva scritta per rispondere a Rabagas. Curioso di vedere che cosa una signora potesse rispondere ad un cialtrone, ei andai e non sentii nulla che non sapessi e che lo stesso Rabagas non mi avesse già detto. Avvezzo a giudicare i lavori d’arte senza le lenti affumicate della politica, per me il fatto che Rabagas uscisse dalle fila dei tribuni da piazza ed il signor Frainex da quelle dei ifSlWriìiiiì ~ ir “ìi 395 CALE DI MILANO giornalisti conservatori non importa un bel niente. E dico oggi ciò che ho già detto, cioè che la satira politica, finché non fa che mordere i caratteri e non s’impanca a sputar principii rivoluzionari! o monarchici, ha piena ragione di essere come tutte le satire che si fanno sotto la luna, e che gli imbroglioni ed i farabutti non appartengono piuttosto alla classe degli oppositori che a quella dei conservatori, come non appartengono meglio al ceto degli avvocati che a quello dei giornalisti o dei medici o dei banchieri o dei lustrascarpe, per la buona ragione che appartengono ad una classe razzolata con molta imparzialità un po’ per tutto, cioè... a quella degli imbroglioni e dei farabutti. Ammetto adunque la satira politica; e quando mi mostra caratteri, se anche non lo fa con garbo infinito, non ei ho nulla a ridire; ma quando invece di caratteri politici’, mette in scena la passione ambiziosa d’uno che fa mestiere di uomo politico e la ingrandisce fino alle più enormi brutalità, dico che la satira ha sbagliato la forma e l’intento. Questo è avvenuto al signor Halt, autore della Signora Frainex, che in fin dei conti è un dramma patologico, noiosetto nei primi atti, a colpi di scena nell’ultimo; lo spirito non vi trabocca e non va fino al manierato come nella commedia di Sardou, è verissimo, ma perciò solo che non vi ha spirito. Non è una commedia, ma un mediocre dramma; non è una satira, ma un personaggio odioso. L’altra novità s’intitola Dorina ed è in versi, ed i versi sono di un esordiente, del sig. Benedetto Giussani. Bisogna proprio dire che i trionfi in versi sono diventati facilissimi, perchè si vede che tutti i giovani, volendo appoggiare ad un trionfo l’edifìzio della loro futura gloria, incominciano con un dramma o con una tragedia in versi. In fatti niente di meglio che il verso per mostrare l’ingegno e la rettorica ben digerita, indispensabili ad uno che vuol mettersi nella via delle lettere, ed insieme per impolpare il vuoto delle idee di chi non ha ancora avuto tempo di pensare molto, e tener ritte scene che si sfascierebbero e dar apparenza di corpi ad ombre — ma sarebbe bene che il pubblico cominciasse a porre un argine alla poesia per non incorare troppo le prolifiche muse della nuova generazione. È una fortuna, se pure non è una disgrazia, che molti degli ultimi tentativi poetico-teatrali avessero meriti intrinseci davvero; il giorno che ne apparirà uno d’un estro più ribelle, il regno della commedia lirica sarà finito. Non sarà certo il signor Benedetto Giussani che affretterà quel giorno. La sua Dorina per sentimento affettuoso, per poetico immaginare e per forma e spontaneità di verso è fra le cose migliori di questi ultimi tempi. EJ tratta anche bene i caratteri, li disegna con gusto e li colorisce con amore, e trova accenti e forza di vero scrittore drammatico. Un intelletto che ha la fibra di quello del sig. Giussani deve sentirsi voglia di fare qualche cosa di più difficile — ardisca una buona commedia od un buon dramma in prosa. s. F, Nella Rivista Milanese del numero scorso, pag. 387, col. l.a, linea 60, si legga: «solite scolastiche sublimità di genii che non sono tali se non fino a tanto che hanno preso l’esame finale.» L’esame era rimasto in stamperia. ALLA RINFUSA Annunziano i giornali tedeschi che la signora Cosima, figlia dell’abate Franz Liszt, già maritata al pianista Hans de Bülow (!), si è convertita alla Chiesa protestante e quindi si sposò a Riccardo Wagner (!!!) Liszt era presente alle nozze di sua figlia. Sulle scene del Teatro Comunale di Ferrara verrà nel prossimo carnevale rappresentata la nuova opera II Conte Assassino del maestro cavaliere Domenico Lucilla. L’autore stesso assisterà la messa in scena. ¥ Il maestro messinese, cavaliere Giuseppe Ottaviani, ha condotto a termine una nuova opera la Cameola Furingia, libretto di Stefano Ribera.

  • La Società dei concerti del Conservatorio di Parigi ha versato nella

Tesoreria dello Stato la somma di L. 17,267, prodotto di un concerto per la liberazione del territorio. [p. 394 modifica]396 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO

  • Il tribunale correzionale della Senna, dietro querela dell’editore di musica

Richault, proprietario in Francia del Gradus ad Parnasum di Clementi, ha condannato il signor Ikélmer, che aveva creduto di poterne pubblicare un’edizione, a 100 lire d’ammenda, ed a 3000 lire di danni ed interessi, ed ha convalidato la confisca degli esemplari stampati del Gradzis fatta tore Richault. V- A Madrid fu rappresentata una nuova zarzuela EI tributo de doncellas, musica del maestro Barbieri. L’esito fu buono, la musica, dall’e dilas cien per quel che dicono i giornali spagnuoli, bellissima — miserabile l’esecuzione.

  • A Parigi ebbe testé luogo una vendita all’incanto di autografi.

Ecco quali furono pagati più cari: Chopin "compositore, una lettera d’una pagina 35 franchi; generale Desaix, 42 franchi; Diderot un biglietto di cinque linee, 23 franchi; Fénélon una pagina di storia 46 franchi; Florian una favola 30 franchi, Henri IV una lettera di dieci linee 30 franchi, una lettera di Hérold 80 franchi; una lettera di Proudhon 40 franchi; un autografo di Luigi XIII 50 franchi; quattro linee di Maria Antonietta dietro un’immagine religiosa 100 franchi; un biglietto della Pompadour 80 franchi; una favola di Lafontaine scritta di suo pugno 155 franchi; una lettera in due lingue di Mozart 275 franchi. 4 A direttore d’orchestra del nuovo Teatro della Commedia di Milano fu scelto il maestro Gallieri. ¥ Una giovane attrice inglese, la signora Swanborough, ha intentato un processo per danni ed interessi alla compagnia ferroviaria Metropolitana di Londra. Durante una collisione alla stazione di Keusengtor la bella attrice ricevette nel vagone un urto, che le produsse una ferita alla fronte e una al ginocchio. I giudici decisero che nella sua qualità di attrice, l’incontestabile bellezza della signora Swanborough, l’eleganza delle sue movenze, le sue forme * costituivano una parte del suo capitale,» e condannarono la Società a pagarle per danni ed interessi circa 40,000 franchi.

  • A Pincosville, nel Canadà, durant® una rappresentazione degli Ugonotti,

i coristi che avevano alzato il gomito e avevano vecchi rancori, al momento della lotta si somministrarono botte da orbi; cattolici ed ugonotti fecero per davvero, si conta che vi furono tre morti e sette feriti! La Reginetta, del maestro Braga, verrà data anche a Verona nel prossimo carnevale. Apprendiamo dall’Avvenire di Sardegna di Cagliari, che l’impresa di quel teatro intende riprodurre quanto prima la nuova opera Davide Rizzio, del giovine maestro Canepa. Gaetano Braga parte per Lisbona, dove va a mettere in iscena sua nuova opera Caligola. Il bravo maestro ha affidato la sua creatura buone mani: alla Fricci, cioè, ed al baritono Pandolfini.

  • La Società musicale di Bruxelles ha messo allo studio il Messia

la in di Haendel, che prima della fine di dicembre sarà eseguito nella sala del Palazzo Ducale.

  1. Faure, baritono di gran riputazione in Parigi, fu prima d’esser celebre

cantante un bravo contrabassista. Ora egli ha fatto dono al Museo del Conservatorio del suo piccolo contrabasso italiano, strumento elegantissimo di forme, ricco di ornati, di fattura di Gaspare da Salò, celebre fabbricante bresciano, morto nel 1610.

  1. Col titolo The Gozinod^s Choir, Gounod ha fondato in Londra una società di*

canto che renderà certo di gran servigi all’arte musicale, perchè si propone di propagare la buona musica, facendola eseguire magnificamente. La signora Veldon, maestra di canto, si associa nella bell’opera del celebre maestro, il quale dirigerà in persona le prove. Si assicura che nel prossimo carnovale verrà riprodotta al teatro Carcano di Milano la Claudia, del maestro Cagnoni, opera già accolta favorevolmente alla Canobbiana sei anni sono. Bùttero farà la parte di Papà Remigio.

  • In uno degli ultimi concerti Patti-Mario, a Nuova-York, essendo indisposta

la Carlotta Patti, il pubblico ridomandò il suo denaro in massa, non ostante le altre meraviglie promesse dal programma. La Società del Giardino di Milano darà il giorno 7 corrente, alle ore 2 pom., un gran concerto a benefizio dei danneggiati dall’innondazione del Po. Il concerto fu organizzato dal bravo signor Carlo Castoldi, e vi prenderanno parte molti artisti e dilettanti. Il tenore Mongini vi canterà la romanza dell’Aida, ed il professore Quarenghi farà eseguire una sua nuova composizione col titolo T Innondazione del Po. ¥ Il maestro Carlo Gomez, condotta a termine la sua nuova opera Fosca, ha dato incarico ad Antonio Ghislanzoni di scrivergli un altro libretto col titolo Marinella. àf. Dalla stessa fabbrica Ghislanzoni (senza compagni) uscirà, se non è già uscito, il melodramma storico Athazialpa su cu cui il maestro Enrico Pasta scrive o scriverà la musica. L’argomento si riferisce alla scoperta ed occupazione del Perù fatta dagli spagnuoli, duce Francesco Pizzarro. 4 La Biblioteca dell’Opera di Parigi sarà riordinata coll’anno nuovo, e comprenderà la raccolta quasi completa di tutte le opere o balli rappresentati all’Accademia Reale, Imperiale e Nazionale di musica della sua origine: circa 700 spartiti, senza contare gran numero di arie da ballo, di pezzi da concerto, cantate ecc. In apposito scompartimento saranno raccolte le opere o disegni relativi alla musica, al teatro, alla danza, ai costumi, alle decorazioni; in tutto oltre 2 mila opere e 15 mila disegni; fra questi ultimi ve ne sono circa 2 mila che rappresentano i costumi eseguiti al teatro dell’Opéra. Vi sarà inoltre il repertorio completo di tutti i libretti e di tutti i programmi dei bajli eseguiti, ed il repertorio di altri teatri lirici. Nell’eco d’Italia di Nuova Jork si legge: Un distinto maestro di musica in Brooklyn, ha concepito il lodevole proposito di organizzare un gran Concerto vocale ed istrumentale a beneficio dei danneggiati dalle recenti inondazioni in Italia.

  • Tutti i giornali triestini e le corrispondenze di quella città che abbiamo

letto in altri giornali, sono concordi nell’accertare il lusinghiero e crescente successo dell’opera nuova del maestro Appolloni, Gzistavo Wasa, nel lodarne la musica e l’esecuzione. GLI ESECUTORI DEL DON CARLO A ROMA Il nostro corrispondente di Venezia essendosi trovato a Roma ei scrive di là in data del 22: Fui avant’ieri qui al Don Carlo, e se io fossi nel vostro Corrispondente romano, di cui apprezzo F ingegno e della cui amicizia altamente mi onoro, leverei la pelle, ma comme il faut a certi profanatori che meriterebbero di essere cacciati a funate dal sacro tempio dell’arte; ma lascio tutto a lui il compito di farlo. E con tali elementi si avrebbe voluto dare Y Aida?!! Eccezion fatta per qualche artista, per esempio pelle signore Pantaleoni e Giovannoni, e pei signori Maurel e Nannetti, tutto il resto...; ma è meglio finirla: tocca a lui, non a me. Anche i giornali romani sono concordi nel biasimare l’esecuzione, ed è curioso come, dopo aver quasi ad una voce accusato l’editore Ricordi del non voler concedere F Aida, ora gli diano tutte le ragioni. Ecco ciò che scrive X Opinione: «Quando si trattò di rappresentare l’Aida sulle scene di Roma’, il Verdi ed il Ricordi dissero francamente che qui, a loro avviso, mancavano quasi tutti i mezzi indispensabili per allestire convenientemente uno spartito di quella fatta. Essi non vollero tener conto delle promesse del Municipio, della Deputazione teatrale e dell’impresario. Oggi la stampa romana è unanime nel riconoscere che il loro rifiuto non era conseguenza di un capriccio, ma che così il Verdi come il Ricordi conoscevano a fondo le condizioni del nostro teatro. • E la Libertà dice:

  • Il pubblico dal risultato di ieri sera ha concluso dando piena ragione a

Verdi ed a Ricordi, quando sollevarono difficoltà per l’esecuzione dell’Aida sulle scene del nostro massimo teatro.» E la Nuova Roma che fu fra i più vivaci biasimatori, ora fa tardiva giustizia, con nobile schiettezza. Ecco le sue parole: «Disgraziatamente siamo costretti dar principio al resoconto dell’andata in scena del Don Carlo con una confessione che ei addolora. Essendo la verità la nostra divisa, non possiamo disertarla anche quando questa è in contraddizione con alcuni giudizi che avevamo emessi tempo indietro massimo teatro. «L’illustre maestro Verdi ed il solerte editore Ricordi hanno gione quando si ostinano a negare la rappresentazione dell’Aida sul nostro piena rasul nostro teatro fino a che non si sieno verificate in questo radicali modificazioni e nei cori, e nell’orchestra, e sopratutto surrogando al Terziani altro direttore che meglio sappia interpretare e fare eseguire le creazioni musicali del grande maestro italiano. «Il Terziani nella sua carriera artistica si è acquistata fama di valente maestro e noi non vogliamo punto contrastargliela: ma dall’essere un valente maestro di musica all’essere un abile direttore d’orchestra vi è non poca differenza: e quest’ultima qualità non possiamo fare a meno di trovarla mancante nel Terziani specialmente dopo l’esecuzione dell’opera Don Carlo che ebbe luogo ieri sera sul nostro Apollo. «Noi fortunatamente assistemmo nel 1867 alla rappresentazione del Don Carlo nel teatro del! Opéra a Parigi, assistemmo anche alla prima rappresentazione di quest’opera che si dette nel teatro comunale di Bologna, ove era direttore di orchestra il Mariani, e dobbiamo confessare che gli effetti [p. 395 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 397 melodici che ei sorpresero in quelle esecuzioni non ei fu possibile riconoscerli nell’esecuzione di ieri sera. Nè noi siamo i soli a manifestare questo giudizio. L’intero pubblico che assisteva ieri sera alla rappresentazione del Don Carlo espresse altamente il suo malcontento quando zittì unanimamente l’orchestra e i cori in vari punti dell’opera ed in special modo nel terzo atto quando l’orchestra ripete il motivo della cabaletta del duetto fra tenore e baritono che ha luogo nel secondo atto, e nella marcia del gran finale che teniamo sia stata anche sbassata di tono.» CORRISPONDENZE NA.I*OILI? 21 novembre. Poche parole «//’Omnibus — Il Ballo in maschera al Politeama — I Puritani al teatrino Grégoire — Il Venti Agosto del maestro Aspa al Teatro dei Buffi Napoletani — Messa di Mercadante. L’Omnibus trae un’inesatta illazione da alcune mie parole; l’incidente del Battista fu da me diviso in questione di diritto ed in questione di fatto. Su la prima m’accordo con esso lui, perciò V Omnibus non è nel vero quando crede che io sia d’avviso poter una Commissione teatrale tagliar la testa ad un compositore quando ad essa non piaccia uno stile, un fare, un componimento. Una Commissione teatrale che facesse ciò, attenterebbe alla libertà perchè in simiglianti casi è un corpo deliberante assai pili numeroso che deve profferire una sentenza, il pubblico. Quindi, posto il caso che una Commissione domani accetti il Rossini e non il Meyerbeer, il Verdi, non il Mercadante, il Pacini, non già il Bellini, o anteponga a tutti i compositori il Donizetti farebbe ridere e dalla pubblica opinione senz’appello sarebbe dannata. Ma mi dica di grazia VOmnibus, laddove esso, giornale di tanti anni e di tanta esperienza, sia chiamato a dare il suo lodo, assentirebbe che si passasse ad un impresario un compositore che non abbia innanzi avvenire, il cui passato non sia sufficiente malleveria di buon successo, e l’opera di lui si accetti come il lavoro d’un compositore illustre? L’Omnibus, che talvolta vuol fare del semplice, sa pur ben che Y Aida è opera nuova per Napoli, non iscritta appositamente per il nostro massimo teatro, che il Don Carlo, comunque messo in scena dall’illustre suo autore, è pur sempre una riproduzione. E però quest’anno chi sarebbe stato il maestro d’obbligo, l’autore cioè celebre che avrebbe dovuto scrivere un’opera per il S. Carlo espressamente? Il Battista, ciò è naturale, e in questa qualità poteva essere accetto? Io credo fermamente di no; un compositore che è già innanzi negli anni, che ostinasi a percorrere una via, le cui traccie, il progresso e i miglioramenti tecnici fecero scomparire, non può entrare nell’agone fatto pei giovani che hanno un avvenire. L’Omnibus dice essere io in errore quando ragionai delYAlba d’oro perchè quest’opera piacque immensamente, e tutto il pubblico di Napoli vale qualcosa più di me. Io non ho mai negato il gran successo dell’AZ&a d’oro, ma d’una musica tanto svenevole parlerò sempre male, penso col capo mio, e nessuno potrebbe persuadermi che VAlba d’oro sia un bel lavoro. Non credo rispondere al terzo appunto, salvo che }’Omnibus non credesse fermamente che il Battista sia il Gluck, o il Rossini, o il Meyerbeer, o lo Spontini, o il Weber de’nostri dì. L’avvenire non posso distruggerlo, mio caro Omnibus, nè pure il passato, ma l’avvenire di un uomo che non è nella prima giovinezza si giudica dal suo passato. E di ciò basti. Stasera avrà luogo al S. Carlo la prima prova in orchestra del Don Carlo; non si sa precisamente la sera della riapertura. Uno sguardo ai teatri secondarii: il Politeama si è chiuso col Ballo in maschera, eseguito benino dai cantanti, orribilmente dall’orchestra, quantunque diretta dal concertatore a pianoforte del S. Carlo. Fra gli artisti va lodato il Parisotti, cantante corretto ed intonato, benché freddo. La Cabucci è un pochino esagerata, ma il Medica è esageratissimo ed è un peccato, perchè la voce è grata e di abbastanza volume. Un mediocre paggio è la Boy-Gilbert. Ieri sera prima della chiusura di questo teatro, la parte di Riccardo fu dal Parisotti ceduta al Franco, ma nel cambio non si guadagnò. Dopo tre recite, il teatro Grégoire è chiuso; i Puritani naufragarono; cattive masse, cattivo tenore, cattivo baritono, cattivo basso; dunque che far potea la sventurata e sola Repetto in tal cimento? Voleva scongiurare l’uditorio con certe fioriture a otto volanti, come direbbe una sarta, ma l’altro indisposto non ne volle sapere, e non ebbe tutto il torto, poiché non sempre la Repetto-Suardi fu felice nella scelta delle sue cadenze e ne’ passi di agilità. Al teatro de’ buffi napolitani è andato in. iscena il Venti agosto del maestro Aspa, opera scritta da più di trent’anni. Il maestro Aspa, che ebbe una grande fecondità di penna, difettò di idee, si che in questo suo lavoro trovansi molte reminiscenze, del Rossini segnatamente. V’ho osservato pertanto buon sentimento della scena, una certa maestria nella disposizione degli effetti, un’armonia regolare, e, avuto riguardo a’trent’anni che le sono passati sopra, quest’opera attiensi ad un buon sistema di strumentazione. Il maestro Mercadante aveva scritto una gran Messa per la festa solenne di S. Giacomo, e l’avrebbe diretta se non fosse stato colpito da quell’apoplessia che Io trasse alla tomba. Quest’anno sarà eseguita nella chiesa di S. Maria la Nuova per la stessa occasione, sotto la direzione del còmm.e Lauro Rossi. Ve ne parlerò subito. ACUTO. JLOjNTDRÆ;, 18 novembre. Ancora della Season Italiani opera Company — Mapleson a Manchester — Conferenze musicali del maestro Pauer — Gounod ed il maestro Barnby — Sacred Harmonie Society. Gli Dei non sono propizi ai progetti degli italiani. Il Winter Season Italian opera Company non è costituita ancora appieno, che i giornali annunziano l’improbabilità non del successo, ma dell’esecuzione stessa del progetto. E una disgrazia che gente piena di buona volontà, ma totalmente sfornita di mezzi, e perfettamente ignara delle condizioni del successo, necessarissime in questo paese, non abbia o non cerchi consiglieri capaci per insegnarle la diritta via. Era da aspettarsi che la pubblicazione dell’ammontare del capitai uccio della nuova campagnia avrebbe prodotto la più sfavorevole impressione nell’animo di ogni buon inglese, che conosce un tantino il proprio paese. Un capitale di millecinquecento steriini, dato che fosse interamente sottoscritto - cosa per lo meno non certissima - è appena sufficiente a far le spese d’una sola settimana; e ciò solo a queste condizioni, che cioè, gli artisti scritturati siano gente che si contenti di poco, e che la messa in scena sia fatta modestamente. Ma non amo tornare sull’argomento della mia lettera precedente, nella quale ho dimostrato in termini abbastanza chiari, come con piccoli mezzi e senza perfetta conoscenza del.paese sia impossibile di riuscire. La compagnia di Mapleson ha finita anche la campagna di Edimburgo, e questa sera incomincia quella di Manchester. Manchester è la seconda città del regno, ricca e intelligente, forse più della stessa Londra, e il suo giudizio in materia d’arte è generalmente il più serio. Un uditorio teatrale di Manchester può assomigliarsi ad un uditorio della Scala di Milano. Se Manchester confermerà il verdetto dato in Londra e nelle città dell’Irlanda e della Scozia intorno al Campanini, questi avrà assicurato un gran nome in Inghilterra, e con esso una gran fortuna. Egli si presenta questa sera al pubblico severo e giusto di Manchester col suo miglior cavallo di battaglia - Lucrezia Borgia. L’autore della bellissima romanza «Home, swet Home,» i di cui resti mortali riposano nel camposanto di Tunisi, avrà l’onore d’un monumento. Un comitato è stato costituito a tal fine, e non v’ha dubbio che riuscirà a raccogliere i fondi necessari. Una statua sarà eretta alla memoria del celebre autore, e collocata in Prospect Park a Brooklyn, mentre le sue spoglie verranno restituite alla patria. Il maestro Ernesto Pauer ha dato la seconda conferenza musicale alle sue docili scolare nel museo di Sonth Kensington, ed ha parlato loro intorno ai compositori di musica pel pianoforte, come un libro stampato... a Berlino o Vienna. [p. 396 modifica]398 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO O I compositori di musica pel pianoforte sono numerosi, ma non • in Italia, dove mancano presso che totalmente. Bisogna andare a Berlino e Vienna per cercar buona musica da pianoforte; e immagino che le docili giovinette, alle quali l’egregio maestro s’indirizza, faranno il necessarissimo viaggio. I disinganni sono eventualità umane, e quindi possibilissimi anche nella vita delle donne per quanto belle. Io per mia parte confesso che vorrei risparmiare al gentil sesso ogni disappunto - quello d’andare a Berlino o Vienna pei fini proposti del maestro Pauer non eccettuato. Quello, che io ho da lunga pezza preveduto che avverrebbe al maestro Gounod, è avvenuto. L’illustre autore del Faust non è più direttore della società corale di Albert Hall, e suo successore è il maestro Barnby. Il maestro Gounod avea la disgrazia di non essere inglese, e questa era la principale ragione, per cui era avversato. Egli non lascia Londra per ciò, avendo risoluto di fissarvi la sua dimora; e uomo di merito, come indubbiamente è, v’ha a credere che troverà qui ampi mezzi per vivere comoda vita. La nomina del Gounod all’Albert Hall fu un grave errore, lo ammetto, non essendo esso versato quanto era necessario per quel posto nella lingua del paese; ma la sua dimissione non fa certo onore ai signori direttori di quel regio stabilimento signori, che sono al tempo i direttori delle ornai celebri esposimoni annue in quella località. H Sacred Harmonie Society comincia la sua quarantesima stagione a Exeter Hall il 22 corrente coll’oratorio di Handel «Giuda Maccabeo.» Gli artisti di canto che vi prenderanno parte sono la Sinico, Miss Banks, Miss Julia Elton, e Vernon Rigby e Lewis Thomas. Alla direzione siederà, secondo il solito, sir Michael 13 del mese entrante verrà dato nella stessa sala e ■■ i signori Costa. Il sotto gli auspici della stessa società il San Paolo di Mendelssohn. Le idee di Wagner fanno progressi al di là dell’atlantico. 11 signor Fechter sta costruendo a Nuov-York un teatro, nel quale l’orchestra sarà invisibile, e manderà le sue armonie nel centro della sala del sotterraneo del palco scenico! V’ha a credere che Vienna nell’anno prossimo sarà il rendez vous anche dei compositori ed amatori di musica. I turchi s’apprestano a portare a Vienna una compagnia di canto turca, la quale eseguirà un’opera del bey Dirian scritta sovra argomento nazionale! LONDRA, 26 novembre. 1 La Winter Season Italian Company — Mapleson in provincia — Paganini Redivivus!!! Il programma del Winter Season Italian Opera, Company ha finalmente visto la luce; e, se i numi della Borsa sono propizi all’avviamento dell’affare, la prima rappresentazione deve aver luogo il giorno 10 del mese entrante col Conte Ory di Rossini. Il programma non ha visto ancora la luce nella stampa quotidiana — fatto che vuol notarsi — ma circola da qualche giorno, per cura dei promotori dell’impresa, fra gli amatori della bella musica e delle belle cantatrici. S’è vero che la fortuna sorrida agli audaci bisogna che questa sorrida in particolar modo all’impresa del St. Georges’Hall, la quale sembra intenta a sfidare fra gli altri ostacoli la pubblica opinione medesima. La prima donna assoluta par che debba essere la Rizarelli, alla quale tra le altre virtù si attribuisce quella di aver due bellissimi occhi. Con essa è la Visconti, delle cui rare qualità non m’è stato ancora concesso di saper troppo; e v’è la Danieli — una signora inglese che ha studiato in Italia molti anni sono, e che a dispetto della buona volontà non ha potuto toccare colla voce alcuna stella del firmamento musicale. La Danieli assieme col signor Danieli, suo marito, dà lezioni di canto da vari anni in Londra, nonostante l’annunzio del programma che il signor Danieli, scritturato anch’esso, venga da Lisbona! Il signor Danieli è uno dei quattro tenori scritturati dal Winter Season Ilalian Opera Company. Gli altri tre sono Belari, che si fa venire da Parigi; poi Marchetti, e un inglese, Henry Gordon. I baritoni sono due: il signor Mottino, che si fa venir da Napoli, e il signor Monari-Rocca, che si fa venir da Parigi. Il basso è il signor Francesco Fallar, ove ottenga il permesso del signor Gye, Garden, durante un romano, mi si del Dorella. Esso col quale ha scrittura pel teatro del Covent la gran stagione. Il buffo è il signor dice, di buona pasta, che non è però viene da Parigi! Mi perdoni la signora Bundsen, la quale, ove le mie Topai, quella informazioni siano esatte, legge regolarmente la Gazzetta Musicale, se per inavvertenza accenno alla sua scrittura a questo punto della mia lettera. La signora Budsen figura nel programma, che ho davanti al mio tavolo, come la prima donna contralto. Dei suoi meriti non posso dirvi, e nemmeno può dirmene il Mapleson, sebbene esso T avesse scritturata e debitamente pagata pel corso della stagione ultima al Drury Lane. Alla direzione dell’orchestra, o, come è detto nel programma, composeiL musical director, and conductor sarà il maestro Ettore Fiori, il quale godrà dell’assistenza gratuita del maestro P. Mazzoni. Eminenti professori, tra i quali Pollitzer. il celebre violinista, faranno parte dell’orchestra. Noto pure W. Hann, G. Paque, J. Reynolds, A. Jensen, Cottino, ecc. Se tutti i professori annunziati nel programma non interverranno a formare l’orchestra del nuovo teatro di musica, la colpa non sarà dello stampatore. La direzione delle scene è affidata a esperta e abilissima persona, il signor Bellini, il quale porta con sè l’esperienza delle scene del Covent Garden, dove egli è il braccio destro del signor Harris. Sarebbe ingiusto passar sotto silenzio il notevolissimo fatto che la nuova compagnia ha già cominciato a far buoni affari. Essa ha acquistato dal maestro cavaliere Tito Mattei il corredo completo di vestiari dell’opera Alì Babà del Bottesini per una somma semplicemente ridicola, ed adatterà quei vestiari alla messa in scena del Conte Ory. Vuol qui notarsi che anche il Mattei ha fatto un buon negozio; e s’è inoltre liberato dalla vista di oggetti, è vero, carissimi, ma che nonostante lo perseguitavano notte e giorno colla memoria della infausta stagione del teatro del Liceo, il cui peso cadde tutto sulle sue spalle, quantunque egli non fosse che uno della triade che la formava. Il Mattei era giovane, e non è troppo invecchiato adesso; non così giovani erano però i signori Verger, ora del teatro italiano di Parigi, e Hutchings, editore di musica. Mal compirei il mio debito di cronista verso i lettori della Gazzetta, se non aggiungessi che le scritture sono sicure per un mese. «Variata placent» è il motto dell’impresa di St. Georges’Hall, ma se potrà essere praticato non m’è possibile dire. Le variazioni avverrebbero nel personale delle donne; e giova credere che per esse si cercherà d’aggiungere successo a successo. Il Mapleson prosegue i suoi trionfi nelle provincie con la sua compagnia. Davanti all’intelligente pubblico di Manchester, che studia canto e scena al tempo stesso, e che vuol l’uno e l’altra, esso non si è fermato che una settimana; e questa sera egli è già a Liverpool, dove si tratterrà un paio di settimane. Ho sott’occhio il Manchester Guardian, il quale rivedendo la rappresentazione del Flauto magico porta alle stelle la Titiens (Pamina), Filma de Murska (Astrifìammante), il Bettini (Tamino), il Mendioroz (Papageno), il Foli (Sarastro) della Regina era la Trebelli-Bettini, della lite lodi. Il mondo musicale è stato in certo modo Fra le tre damigelle quale diconsi le socommosso dall’apparizione di un violinista’ irlandese, il quale si annunzia con queste due magiche parole: Paganini Redivivus. Delle sue qualità straordinarie alla prossima lettera. [p. 397 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 399 CAIRO, 16 Novembre. Lucia di Lammermoor — Norma. Devo segnalarvi due altri trionfi, la Lucia e la Norma. Nella prima di queste ’opere facemmo la conoscenza d’una simpaticissima artista, la signora Smeroschi, la quale canta as.sai bene, ha magnifica voce ed è per giunta avvenente, cosa che non guasta mai. L’entusiasmo del pubblico fu vero entusiasmo - in molti punti l’artista doveva tacere per aspettare che gli applausi cessassero. Nella cavatina Regnava nel silenzio e nel duetto col tenore fu veramente somma. Ebbe a compagni il tenore Corsi ed il baritono Cottone. Benissimo entrambi, il primo in special modo nell’aria finale Tomba degli avi miei. Insomma, a costo di far dire che io merito il mio nome, lasciatemi scrivere che l’esecuzione di questo spartito fu perfetta. Il giorno 14 andò in scena la Norma colla signora Parepa e Corsi, con Mediai e con Carpi. La Parepa ebbe un altro trionfo che non ha invidia del primo; oramai la sua riputazione fra noi è fatta. Medini faceva la parte di Oroveso. Pensate che Oroveso! Tutto oro, oro-vero (non mi lapidate). Nella parte di Adalgisa apparve con titubanza la signorina Corsi; si rinfrancò però subito e si fè applaudire nel duetto con Pollione. Il quale era il tenore Carpi, aneli’esso applauditissimo. Buoni i cori e l’orchestra. La conclusione è che, finché ei si daranno spettacoli come questi, io non muterò mai il mio battesimo. Carpinella. PARIGI. I giornali ei annunziano uno strepitoso successo all’Ateneo — Madame Turlupin — opera comica in due atti con musica del signor Guiraud. L’editore Leon Escudier, raccogliendo nel suo giornale l’Aw Musical le critiche di tutti i giornali, dice che la sua condizione d’editore non gli permette di far di più, e confessa di aver acquistato dal giovine compositore lo spartito, dopo il primo atto, sul palcoscenico. Le critiche che abbiamo letto pongono il signor Guiraud fra i gran maestri contemporanei. La Gaiette de France, la Patrie, le Petit Journal, la République Française, la Liberté, il Gaulois. V Événement, le Soir, la Presse, il Siede, il Figaro ed il Journal de Paris non si sono mai trovati cosi d’accordo come a cantare in coro l’osanna per questo nuovo spartito. Aspettiamo con curiosità la nostra solita corrispondenza. PAU. Ci scrivono: Gli spettacoli si reggono tentenanti, per colpa dell’esecuzione non mai perfetta; nell’Emani non piacque il tenore, nel Barbiere non piacque il baritono, nella Lucia il tenore, nel Trovatore nè il tenore nò il contralto, e nel Ballo in maschera nè il contralto nè il tenore. Soli a segnalarsi furono il baritono Moragas e più la gentile signora Nelly Marzi che nella Lucia raccolse applausi copiosi e nel Ballo in maschera fu un paggio elegantissimo. MADRID. Ottimo esito la Dinorah, eseguita dalla De Maesen, dal tenore Baragli e dal Rota; eccellenti tutti. Il giorno 21 andò in scena il Ballo in maschera, interpreti le signore Guelini, Fité-Goula e Tintorer ed i signori Lelmi e Boccolini. — Ci mancano le notizie del successo. BARGELiuONA. Al teatro del Liceo fu un trionfo la Favorita, colla Ferni, col tenore Vincentelli e col baritono Giraldoni; quest’ultimo dovette replicare la romanza; applauditissimi gli altri. ERRATA CORRIGE. Nella corrispondenza da Torino del passato numero, furono pei’ errore d’impaginazione lasciate fuori alcune linee in fine; si riferivano ad alcuni pezzi di Wagner eseguiti nel terzo Concerto di musica classica, e che ebbero accoglienze poco festose. Ora, essendo invecchiato il fatto, ei pare inutile tornarci su. Rimandiamo al prossimo numero la pubblicazione di un carteggio da Berlino pervenutoci in ritardo. NUOVA-YORK. Leggiamo nell’Kco d’Italia del 9 novembre: «Un successo entusiastico ebbe mercoledì sera all’Accademia di Musica la graziosissima opera comica Crispino e la Comare di Ricci. La simpatica Kellogg nella sua favorita parte di Annetta, per la maestria nel canto e nell’azione, fu fragorosamente acclamata in tutta l’opera. Il baritono Sparapani ottenne un bel successo nella prima scena del primo atto e fu molto applaudito nel duetto col Ronconi, che fu dovuto ripetere. Il sestetto infine ebbe una esecuzione inappuntabile. Piacque il giovane tenore Graf ( Contino del Fiore ), specialmente alla prima aria, come pure la, Schofield, nella parte di Comare, ed il baritono Reina, Fabrizio.» TORINO. Apprendiamo da lettere private che le rappresentazioni della Dinorah al teatro Scribe procedono di bene in meglio, e che Minetti e la signora Perniai vi si fanno applaudire con entusiasmo. «La Pernini, ei scrivono, andata in scena senza prove, dovette nelle prime sere curare più la parte musicale che drammatica, ora le cura entrambe ad un modo ed è anche scenicamente lodevolissima.» — Nel Ruy-Blas, che ebbe liete accoglienze, furono molto applauditi tutti gli esecutori: Del Passo, Salloni, Preda e Cesari, ed in special modo la signora Caruzzi-Bedogni che dovette ripetere il gran duetto. Non abbiamo altri particolari. CASALE (Monferrato). Lieto esito ebbe il Ruy-Blas. Si prevede una buona stagione: La Concordia parla così degli artisti della compagnia:» E forza riconoscere che l’impresa dello spettacolo attuale è surta sotto buona luna. Sta che del tenore (signor Franchini) e del baritono (signor Cesary), essa poteva esser sicura, avendo già questi artisti una fama stabilita e meritata; ma chi le assicurava l’esito d’una esordiente qual’è la signora Rosa Genolini (soprano)? La sapeva, sì, uscita da ottima scuola, ha potuto conoscerne i pregi naturali; ma quante volte questi non si videro scomparire al lume della ribalta? Ebbene gli è appunto questa novizia, la quale avrebbe potuto mandare a male le cose sue, che, dopo due o tre sere di naturale esitazione divenne il perno dello spettacolo con una di quelle voci, che ben di rado si incontrano, limpida, fresca, intuonata, soave e robusta a un tempo.» ALESSANDRIA. Ci scrivono: «Giorni sono ebbe luogo nel nostro teatro un bel trattenimento a beneficio degli Asili d’infanzia. L’idea della beneficenza trasse gran folla in teatro; fu eseguita la Favorita, e dopo il secondo atto il giovine nostro concittadino, il maestro Abbrà-Cornaglia, uscito il passato anno con onore dal vostro Conservatorio, eseguì tre concerti per pianoforte con molta maestria, facendosi vivamente applaudire. Minor fortuna ebbe una composizione dello stesso maestro, un rataplan, che fu assassinato dai cori; attraverso le stonature s’indovinarono però molte bellezze di fattura. Quanto alla Favorita i cori stonarono al solito, e l’orchestra andò un po’alla carlona: si fecero invece applaudire, come sempre, la signora Robiati, il tenore Vilena ed il baritono Tirini.» — Parigi. Al ministro di Belle Arti fu presentato un progetto in favore del discentramento musicale tanto sospirato dai compositori francesi. Eccone gli articoli pratici: l.° I gran teatri delle nostre città di provincia saranno elevati al grado di teatro nazionali, senza cessar d’essere sovvenzionati e sorvegliati dalla municipalità. 2.° Tutti gli anni i direttori dovranno far rappresentare un’opera seria o comica nuova in quattro o cinque atti. 3.° I diritti d’autore delle provincie essendo insufficienti per rinumerare la fatica degli autori e compositori, il ministro di Belle Arti darà un premio di L. 10,000 agli autori e compositori per ogni opera nuova inedita che sarà stata giudicata degna d’essere rappresentata in uno dei teatri nazionali della provincia. 4.° Gli autori e compositori dovranno un mese prima recarsi nella città in cui dovrà essere rappresentata la loro opera, per dirigerne gli studii e la messa in scena. 5.° Possibilmente l’autore dovrà dirigere in persona l’orchestra. 6.° Per indennizzare gli impresarii delle spese della messa in scena d’un’opera nuova, e per assicurare all’opera una buona esecuzione, sarà accordato loro un premio da 20 a 40,000 lire per ogni opera nuova, secondo l’importanza. [p. 398 modifica]400 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 7.° Al Ministro di Belle Arti sarà formato un comitato di lettura e di audizione per giudicare dei libretti e degli spartiti. 8.° Il ministro designerà la città in cui l’opera dovrà essere rappresentata. 9.° Un ispettore di Belle Arti assisterà alla prima rappresentazione d’ogni opera nuova e ne farà rapporto diligente. Questo si chiama prendere l’arte musicale sul serio! Auguriamo che qualche cosa si faccia, e che l’arte si arricchisca per questo mezzo di molti capilavori; ma confessiamo che il progetto ei pare molto difettoso — perchè riposa sopra una cosa in cui non abbiamo alcuna fiducia: — una commissione incaricata di giudicare le opere prima del pubblico. — Se l’Assemblea vota le proposte del Ministro dell’istruzione Pubblica, i teatri sovvenzionati riceveranno nel 1873: L’Opéra L. 800,000 Il teatro Francese «240,000 L’Opéra-Comique.,,. «240,000 Il teatro Lirico 60,000 L’Odeon.’ «60,000 L’Italiano» 100,000 — Gand. La società dei Melomani ha inaugurato la nuova elegantissima sala, che ha fatto costrurre, con uno splendido concerto in cui fu molto ammirato un giovine violinista che porta non indegnamente un gran nome: Prume. Egli eseguì con molta valentia vari pezzi, fra cui la Danse des Lutins di Bazzini, di cui si voleva la replica. — Marsiglia. Avendo il Consiglio Municipale rifiutato la sovvenzione al Conservatorio, il che equivale alla soppressione di fatto di questo Istituto, fu indirizzata al ministro delle Belle Arti una petizione per chiedere la facoltà di ricostituire a spese private il Conservatorio, che non può essere sostituito dalla insignificante Scuola Comunale di musica fondata dal Municipio. — Bruxelles. Sono incominciati i concerti popolari, quest’anno sotto la direzione di Wieuxtemps. Nel primo fu eseguita come cosa nuova V Olimpia, ouverture di Spontini, che risale al 1819. NECROLOGIE — Treviso. Luigi Fontebasso, maestro di musica, organista e compositore di musica sacra. — Ravenna. Edoardo Oraziani, tenore. — San Gallo. Jacopo Ruppanner, professore di pianoforte, morì il 30 ottobre, giovanissimo d’anni. — Nantes. Carlo Dolmetsch, segretario della direzione del Conservatorio d’Arti e Mestieri, figlio al pianista-compositore Dolmetsch, morì a 27 anni. — Filadelfia. P. M. Wolsieffer, compositore, fondatore di società corali tedesche in America, morì il 10 ottobre. — Berlino. Augusto Calix, il più vecchio fabbricatore di strumenti musicali e il migliore accordatore di pianoforti di Berlino, morì a 75 anni. — Halle. Gòldner, maestro di cappella, morì il 2 novembre. — Barcellona. Don Pellegrino Rialp, impresario teatrale. — • Regensburg. Giuseppe Schrems, pensionato maestro di cappella del Duomo, mori il 14 ottobre. Nacque il 5 ottobre 1815. — Varsavia. André Kratzer, autore di molte piacevoli composizioni, ed uno dei fondatori della Società filarmonica esistita a Varsavia dal 1833 al 1846. — Giuseppe Szablinski, violoncellista, morì il 8 novembre a 64 anni. — Bruxelles. Augusto-Maria Lefevre, musicista, morì il giorno 8 novembre a 48 anni. — Aise. (Bocche del Rodano). L’Abbate Charbonnier, organista valente, morì nel passato ottobre a 75 anni. Era autore di molte composizioni sacre. — Groninga. A. F. P. de Cornillon, clarinettista, antico capo-musica del 2.° reggimento fanteria, morì il 31 ottobre a 65 anni. — Eythra (presso Lipsia). Leuschner, cantore pensionato nenagennario. ■— Danzica. Denecke, maestro di cappella. — Parigi. Carlo Duvernoy, antico professore di declamazione lirica al Conservatorio. POSTA DELLA GAZZETTA Signor Marco V.... — Venezia — N. 69. La Redazione farà più che un semplice cenno, pur che le venga mandata copia; dell’ignoto non usa parlare. Signor S. B. — Sessa-Aurunca — N. 486. Rivolgetevi direttamente alP autore in Lecco. Signora L... R... — Pisa. Nel prossimo numero troverete il programma per l’anno nuovo. AVVI SO ACCADEMIA FILARMONICO-DRAMMATICA DI FERRARA COMITATO NAZIONALE Statistica Universale dei Cultori della Drammatica e della Musica Sottoscrizione a sollievo degl’Innondati dell’Agro Ferrarese Sede Centrale Ferrara, Comitati Filiali in ogni Città del Regno e dell’Estero. — Presidente Onorario S. À. R. Umberto di Savoia Principe Ereditario d’Italia. Ferrara 15 Novembre 1872; Tutte le Direzioni dei Giornali Nazionali ed Esteri, politici, letterarj, commerciali, educativi, umoristici, teatrali, ecc., Riviste, Effemeridi, Pubblicazioni periodiche, ecc. ecc. E tutte le Accademie e Società Filarmoniche, Filodrammatiche, Corali, Orfeonistiche, le Direzioni dei Conservatorj, Istituti, Licei musicali e drammatici, le Direzioni Teatrali, i Gabinetti Teatrali, ecc., ecc. Sono pregate di inviare colla maggior sollecitudine il loro rispettivo Indirizzo a questo Comitato Nazionale, (Ferrara,) che si darà premura di trasmettere gli atti relativi alla già iniziata sottoscrizione a quelle Accademie, Società, Direzioni di Giornali, ecc. alle quali per avventura non fossero stati ancora spediti. Con anticipate grazie. LA DIREZIONE CENTRALE Avvertenza — Lettere, e pieghi s’indirizzeranno al COMITATO NAZIONALE presso I’Accademia Filarmonico-Drammatica, o al Segretario avv. Augusto Tamburini. FERRARA I M P I E Q H I Y A C A N T 1 Assisi. È aperto il concorso all’ufficio di Maestro di Violino e Direttore d’orchestra, collo stipendio di Lire 1800 annue. Dirigere le domande alla Segreteria Comunale prima del 15 dicembre. CHI QL Quattro degli abbonati che spiegheranno il Rebus, estratti a sorte, avranno in dono uno dei pezzi enumerati -nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 46: Priva di libertà, priva di (jioja è la vita. Fu spiegato esattamente dai signori: Alfonso Fantoni, Avv. B. Bottigella, professore Angelo Vecchio, maestro Salvatore Botta, Letizia Recanati Aghib, Nino Nocca, P. Pietra, Orazio Zunica. Estratti a sorte quattro nomi, riuscirono premiati i signori: Salvatore Botta, Nino Nocca, Letizia Recanati Aghib, B. Bottigella. Editore-Proprietario TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe, gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.