Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 13

N. 13 - 31 marzo 1872

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[p. 103 modifica]PUSILLO XXVII. KT. 13 31 MARZO 1872 SI PUBBLICA. OGNI DOMENICA La ristampa dell9 Opera.Æ T D Æ del ’maestro O. Verdi, per Canto e Pianoforte e Pianoforte solo, sarà compinta entro la seconda quindicina d’Aprile prossimo. LE SOVVENZIONI AJ TEATRI La vecchia quistione delle dotazioni teatrali quest’anno è disseppellita con più ardore del solito; due fatti contradditorii sembrano aggiungerle nuova vita. Bologna o o o o e Venezia hanno negato la dote ai loro teatri, la Francia invece ha votato testé 840,000 lire pel teatro deifi Opéra, 140,000 peli’Opéra Comique, 100,000 pel teatro Italiano e 40,000 pel Lirique. Che cosa farà fi Italia, che cosa farà Milano? Gli oppositori delle dotazioni si fanno forti di varii ’-argomenti; essi dicono prima di tutto, che il teatro è un divertimento, che l’economia politica insegna che i denari spesi nei divertimenti sono male spesi e che un’municipio deve pensare ad amministrare la cosa pubblica, non già a procurare lo spasso dei suoi amministrati. Il ministro francese Simon ha risposto per noi che «il teatro è una delle poche reliquie splendide e rimaste in piedi dopo i disastri della Francia» e il relatore signor Beulè ha fatto eco a quest’idea, provando che il teatro è «un mezzo d’educazione artistica, e che le rappresentazioni musicali d’oggidì sono la più alta manifestazione del lirismo 4).» (1) Ecco alcuni frammenti del discorso del signor Beulè: «Io non sono di coloro che non vedono nell’Opéra altro che danzatrici e vestiari; io vi vedo la più nobile, la più compiuta, la più grande espansione di questo soffio poetico che si eleva verso l’ideale e si chiama genio lirico.».... «Tutte le arti prestano il loro concorso alla musica, l’archittettura nelle decorazioni, la pittura colle invenzioni più ardite, gli effetti di prospettiva più sapienti; i giuochi di luce propri a trasformare r illusione in realtà, la scultura, l’arte dei costumi, tutte le arti pagano il loro tributo alla musica che in quel giorno primeggia, e regna da sovrana.» L’oratore volendo provare il primato del teatro dell’Opera di Parigi, si caccia in un ginepraio di considerazioni da cui non esce senza prima aver dettò molte castronerie. Egli riconosce che i Francesi hanno imparato a cantare e a scrivere per le voci dagli Italiani, ma afferma, che l’Opera di Parigi ha preso all’Italia e alla Germania. i loro. grandi maestri e li ha fatti francesi, che Rossini dopo tutti, i suoi trionfi d Italia senti in Francia il bisogno di rimettersi a scuola (!)! che Verdi imparò le delicatezze e le grandiosità della musica della scena, a Parigi e prima non sapeva scrivere per V orchestra (!!). A tutti questi artifizi rettorici risponde una sola osservazione: RoSsmi prima di andare in Francia aveva scritto II Barbiere di Siviglia, l Otello, la Seìniramide, la Gazza Ladra e il Mosè; Verdi aveva scritto la Traviata, il Trovatore, il Rigoletto, e tanti altri capilavori. Seguendo il sistema oratorio del signor Beulè sarebbe facile a noi provare con assai più di ragione che la Scala diede gloria ai grandi compositori d’ogni paese, 1 quali sono perciò fatti italiani, ma al nostro orgoglio bastano, crediamo, i grandi • di casa nostra. Si capisce assai bene come vi sia della brava gente inaccessibile a questo entusiasmo per la musica e per fi educazione artistica che ha la cattedra sul palcoscenico; costoro al grido «abbasso le dotazioni» aggiungerebbero senza scrupolo al mondo l’altro: «abbasso i teatri, abbasso la musica, abbasso le arti». E sono logici. Infatti, abolite le dotazioni teatrali, sono aboliti anche gli spettacoli, si abolisce la musica melodrammatica che è la creazione più grandiosa dei tempi moderni, si aboliscono i maestri e gli scolari, i teatri e i conservatori. Coloro che s’impauriscono all’idea di simili rovine ribattono che ciò che non può e non deve fare il municipio possono e devono farlo le associazioni private. Ecco uno di quei tanti lirismi di pensiero che si presentano cogli atteggiamenti ipocriti del positivismo. Provatevi a cercare ciò che vi ha di pratico in questa teorica delle associazioni private, applicata al risorgigimento teatrale. Cento industriali si associano in una intrapresa, dieci giovani appassionati pongono le basi d’un’accademia, dugento bontemponi formano un club e sta bene; ma una società che deve provvedere agli spettacoli pubblici non può contare nè sugli speculatori, nè sui bontemponi, che sono i più, ma soltanto sugli innamoratori dell’arte, che sono i meno. E poi come ogni società ha il suo intento, così ogni socio ha il suo; l’azionista che non conta sopra un dividendo finanziario, vuole il suo dividendo di privilegi. In quali rapporti il socio si troverà col pubblico? qual sorta di tirannia gli sarà concessa? A queste domande è difficile rispondere. Lo vediamo tutti i giorni: i soci d’un club jo d’un’accademia non stanno bene insieme col pubblico. Immaginate per poco possibile una società gigantesca che basti a provvedere ai bisogni della Scala - essa ei darà forse uno spettacolo magnifico, ma sopprimerà una bagatella - il pubblico della Scala. Lo ripeto con convinzione: le associazioni private, in cose d’interesse esclusivamente pubblico, non riescono, o se riescono tornano più dannose che utili. I non pratici di faccende teatrali, diranno: «ebbene, si abbandoni tutto alla speculazione; pensi l’impresario a fornire uno spettacolo buono, e il pubblico accorrerà in folla; così l’interesse privato darà la mano all’arte e dal connubio risorgerà il teatro». [p. 104 modifica]104 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ’U’ •M hi u iif! Mi ih ■ I a iih Ma anche questa è una delle tante teoriche economiche bellissime sui libri, maltrattate ogni giorno senza riguardo dai zoppi sillogismi della pratica. Se sia un bene o un male non è il luogo di dire, ma tutti sanno che oramai uno spettacolo teatrale di prim’ordine richiede tal lusso di scene e di vestiarii, e che le voci dei cantanti sono così preziose, che è assolutamente impossibile sognare un lucro sul solo introito serale? Si ribatterà: «è appunto il sistema delle dotazioni che ha fatto le paghe favolose dei cantanti». Io non lo credo; penso piuttosto che questo rincarimento sia frutto della passione musicale che si è manifestata prodigiosamente in questi ultimi tempi presso nazioni assai pili ricche della nostra. Londra, Pietroburgo, Mosca, Nuova York e Madrid ei rubano i migliori artisti pagandoli a peso ei’ oro. È una fortuna per i cantanti e forse una disgrazia per l’arte, ma ciò non monta; il fatto è che se sulle nostre grandi scene vogliamo udire interpretate decorosamente le opere dei nostri grandi, ei conviene sfidare la concorrenza dell’estero e subire le tariffe che il mercato mondiale ha oggi fitto alle belle voci e all’intelligenza dei cantanti. Lo possono i nostri impresari senza le dotazioni? Evidentemente no. E ora meno di prima. In conclusione il voto che assicura al teatro dell’Opéra di Parigi 840,000 lire di sovvenzione posto a confronto col voto che toglie le 40,000 lire al teatro Comunale di Bologna, significa che Parigi nella ventura stagione avrà spettacoli stupendi, e i migliori cantanti, e che i Bolognesi non avranno spettacolo di sorta. Fate che la Scala non possa disporre della sua solita dote e vedrete che aneli’essa, la gloria veneranda, non troverà un cencio d’impresario che la voglia condurre a nozze. Io lascio da parte la quistione artistica, e domando: «sarà un danno?» Interrogatene le centinaia di coristi, di comparse, di macchinisti, di cucitrici, ecc. alle quali dà pane lo spettacolo della Scala. Provino gli abolizionisti a profondere i tesori della loro eloquenza per convincere tutta questa povera -gente che il Municipio si è fatto scrupolo di «spendere il denaro del povero pel divertimento dei ricchi». Oh! le atroci ironie che balbettano questi economisti d’ieri! Io voglio per un istante ammettere un assurdo, cioè che la massima parte delF erario d’un comune possa battezzarsi sentimentalmente il denaro del povero, e aggiungere a questa un’altra ipotesi non meno assurda, cioè che la massima parte dei frequentatori della platea e del loggione del teatro alla Scala sieno ricchi annojati che si divertono col denaro del povero, e domando se al bottegaio, all’artista, all’operaio, non torni qualche profitto dalle migliaia di forestieri che vanno e vengono e si arrestano in Milano durante una stagione teatrale, e se infine dei conti non si trovi per avventura che sia più quel che entri nelle tasche del povero di quel che venga sottratto per preparare i divertimenti del ricco. A questa domanda è facile rispondere colle statistiche, nè io ho agio a raccogliere i dati, nè avendone T agio mi crederei obbligato a farlo, ma certo dovranno farsene uno scrupoloso dovere quei sentimentalisti incorreggibili che difendono lo scrigno del povero, e in generale tutti coloro che con una parola o con un votopossono contribuire alla rovina del nostro avvenire musicale. E poi qual maniera di argomentare è questa di gonfiare le gote con una parola, con una frase senza significato? Che cosa s’intende per denaro del povero ì di qual povero si parla? Di qual denaro? Forse chericchi e poveri pagano al comune un testatico della stessa misura perchè sia giustificato questo scrupolo? Per poco che si fosse dato mente a simili piagnistei non si sarebbe dovuta costruirne la galleria perchè evidentemente i ricchi e gli sfaccendati possono goderla più del povero e dell’operaio, nè teatri, nè vie, nè musei, nè statue perchè il povero quando ha una fetta di polenta e un mezzo litro trova bella la vita anche senza i musei, senza le vie larghe, senza le statue, equando invece non ha di che cavarsi la sete non attinge un conforto assai efficace nell’idea che i padri della patria gli hanno messo sotto gli occhi delle statue, gli hanno aperto dei musei ed allargato le vie. Oh! le miserie della logica! La casa di Rossini, che trovasi a Passy. via delle Pompe, e che durante l’ultimo assedio era stata colpita da sessanta e più bombe, al punto da essere quasi completamente demolita, comincia ora a risorgere dalle sue rovine. La signora Rossini sorveglia essa stessa i lavori di restauro,, per i quali si dovranno spendere non meno di 100 mila franchi. Nella camera dove è morto Rossini si trovarono più di cinquanta scheggio dì proiettili d’ogni dimensione ed una bomba carica.

La camera musicale nel palazzo a Potsdam trovasi ancora, nello stato in cui era al tempo del gran re e flautista. Il leggio, i pezzi di musica che Federico suonò e si fece suonare per quaranta anni, i flauti di cui si servì - tutto trovasi precisamente oggi come allora. Ogni cosa giace come se il reale concertista fosse appena uscito, dopo aver eseguito un assolo di Quanz od un adagio di propria composizione. - Federico era più che dilettante - era un vero concertista sul suo istrumento, e, per quel tempo, uno dei più valenti. I suoi compositori favoriti erano Granii e Hasse; Handel e Sebastiano J3ach gli erano meno cari. Il figlio di quest’ultimo. Filippo Emanuele, fu per lunghi anni pianista alla Corte di Federico. - Del resto, il gusto del re per la musica, come per la poesia, era parziale. Per quaranta anni furono sempre ripetuti i medesimi concerti: al teatro di Corte non si permettevano che opere di Grami ed Hasse o degli italiani di quel tempo. Sebastiano Bach parlando del gusto e dell’ingegno del re, disse: «Il re di Prussia non ama della musica altro che il flauto - e dei flauti non ama che il suo! > Un compositore di merito, il. sig. Emanuele Liebich da Berlino, è inventore d’un sistema di pedale che, applicato al pianoforte, ne modifica il suono in maniera da fargli imitare quello dell’arpa. L’illusione è perfetta; il meccanismo è adattabile a qualunque pianoforte. Così nei piccoli teatri un pianoforte potrà supplire un’arpa e un pianista un’arpista, senza contare che molti pezzi difficili o impossibili per arpa potranno essere eseguiti collo stesso effetto. Giova ricordare- che a Parigi nell’esposizione del 1867 si vide un’arpa a tastiera; invenzione meno semplice ma in parte diretta allo stesso- scopo di questa. [p. 105 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 105 Rivista Milanese Sabato, 30 marzo. Dopo l’ultima rappresentazione dell’Aia, ce ne furono altre due ultime, non definitive; le ultime definitive poi avranno luogo stasera e domani. È un miracolo di cui in questi tempi d’incredulità bisogna tener conto. Partito Amonasro I re degli Etiopi e il gran sacerdote Ramfis succedette per la grazia di Dio Amonasro II e un altro gran sacerdote, e l’AAZa potè continuare il suo regno. Non dirò delle due rappresentazioni rinnovate., senza prima aver accennato aifi ultima delle vecchie che fu una serata di addii. Pandolfini e Maini ebbero in quella sera tanti applausi e tante chiamate da far morire d’invidia una prima ballerina assoluta di rango francese... quando era ancora il tempo delle prime ballerine assolute di rango francese. Pantaleoni e Barberat che ereditarono le spoglie di Amonasro e di Ramfis se non riuscirono a far dimenticare al pubblico chi le indossava prima, seppero almeno non farli troppo desiderare. Pantaleoni non ha il volume di voce di Pandolfini, ma 1 ha forse più grata e come artista diligente e sicuro non teme confronti; egli si studiò di dare al personaggio di Amonasro un’interpretazione che non fosse una copia servile, e vi riuscì pienamente; fin dalle prime parole seppe farsi applaudire, e l’applauso non gli mancò nel duetto del terzo atto in cui ebbe accenti caldi di passione. Il basso Barberat aveva una gran paura in dosso; era pallido, battuto, tremante, subiva il doppio fascino dell’immenso pubblico presente e di Maini assente; nondimeno cantò, cantò bene, e fu applaudito. Anche a lui manca il volume della voce di Maini, e l’ha per giunta alquanto fioca e velata nelle note basse; in compenso canta con molta passione, e con molta anima, ed interpreta benissimo il personaggio. L’impressione generale che egli ha fatto nel pubblico è non di un buon basso soltanto, ma di un ottimo Ramfis. IT Aida.adunque cosi rinnovata non ha patito nulla, e poiché la Stolz, la Waldman e Fancelli hanno acconsentito, si chiuderà la splendida stagione coll’opera che ha procurato i massimi splendori. Pongo a confronto due dati statistici: L’Aida ebbe finora 24 rappresentazioni e procurò circa 200,000 lire all’impresa. Altri faccia i commenti. Una cosa che ei duole sinceramente, e che duole a tutti gli amanti della buona musica, è che non si siano potute dare che due rappresentazione del Freyschütz di Weber. Tolta la Scala, tutti gli altri teatri hanno chiuso le loro porte; taluno le ha riaperte, taluno no. Al teatro Santa Radegonda, la partenza di madamigella Dejazet ha lasciato un vuoto che nessuno ha ancora colmato e che sarà difficile colmare. Quell’artistico fenomeno aveva cosi affascinato il suo pubblico che la sera dell’addio fu delle più commoventi; le furono presentati enormi mazzi di fiori, fiori veri e freschi, i quali nissun vate di questa terra avrebbe potuto associare nemmeno per metafora alle gote di madamigella. Ora quel teatro è muto e diffìcilmente ritroverà chi vi riporti la gajezza e la festosità che vi aveva portato quella preziosa reliquia del secolo passato. Al Re (vecchio) invece non ebbe luogo che un cambiamento di scena; partito Moro-Lin, rientra Meynadier, quel Meynadier che noi conosciamo da un pezzo e che promette un diluvio di pièces, di vaudevilles e di reprises. Al Fossati avevamo la compagnia comica E. Rossi Mario, ed avremo la compagnia comica Michele Ferrante; al Re (nuovo) avevamo gli avanzi dell’esercito guidato da Scalvini, ed avremo la compagnia Tettamanzi. Il solo spettacolo nuovo sarà quello del Politeama al Tivoli, il quale si aprirà il l.° d’Aprile coll’Aro^o di Verdi. Succederà la Semiramide, e più tardi la Luisa Miller, e ÏEbreo. Avremo inoltre due balli: Anna di Masovia del Rota e Shakespeare del Casati. E tutto ciò eseguito da artisti che hanno buon nome, quali la Vaneri-Filippi, la Banti, la Garbato, il Tagliazucchi, il Pieraccini, il Viganotti, ecc, ecc. Abbiamo finalmente udito il celebre Quartetto Fiorentino, cosi chiamato perchè tedesco d’origine, d’elezione e di fama, e ne siamo rimasti sbalorditi; dico siamo per unirmi al coro dei • cronisti e del pubblico che gareggiarono nel fare ai quattro bravissimi artisti feste veramente entusiastiche. In Italia, patria della musica, non abbiamo idea di esecuzioni cosi meravigliosamente finite; e ciò perchè a noi manca quello che forma il primo patrimonio dei tedeschi - la pazienza. Quattro artisti valenti che si uniscono, che dividono la vita, e dirigono gli studi ad un solo intento, quello di formare un quartetto perfettissimo, hanno per noi del mitologico. Uno o due dei membri di questo quartetto sono italiani è vero di nascita, ma sono tedeschi per natura; se essi non fossero italiani sbagliati a quest’ora si sarebbero dati gli Stradivarius sulle spalle più d’una volta, sistema che serve poco a cementare le amicizie e pochissimo a ottenere la fusione melodica che noi abbiamo ammirato nel quartetto del Becker. Questo artista che ho nominato ha tutte le doti di un concertista di violino eccezionale; ei le sagrifica ad ottenere coll’ajuto dei compagni suoni che non sono più quelli di due violini, d’una viola, e di un violoncello, ma di uno strumento magico che parla un linguaggio affascinante. I pezzi eseguiti nei due concerti furono il Quartetto in sol minore e la Serenata di Haydn, un compositore antico che ha freschezza da vendere a molti moderni e una melanconia dolce e soavissima, lo Scherzo di Cherubini, Y Adagio religioso di Rubinstein, un Quartetto di Schubert, due Quartetti e uno Scherzo di Beethoven. L’interpretazione di ciascuno fu nell’opinione di tutti riassunta con una sola parola; sublime. S. F. ALLA RINFUSA Il re d’Hannover regalò all’Accademia di Canto Viennese mille fiorini, in ricognizione delle sue cure per la musica classica. L’inaugurazione del monumento Schubert a Vienna avrà luogo alla metà di maggio. Bauernfeld, come contemporaneo di Schubert, fu invitato dall’Unione Corale Viennese a scrivere la poesia, ed Herbeck, come autore dell’idea del monumento, a comporre la musica per il Coro festivo, che sarà eseguito dall’Unione. A Madrid si è dato mano alla costruzione di un nuovo teatro, specialmente destinato per l’opera comica, e si spera di inaugurarlo nel prossimo novembre con una nuova opera di Emilio Arrieta.

  • Alla Direzione del teatro di Corte di Annover fu presentata un’opera

intitolata Herrmann, liberatore della Germania, composta da Wegener su libretto di Sobeck. Parlando di una rappresentazione del Lohengrin a Dresda, la Neue Berliner Musikzeitung scrive: «Siccome questa musica è composta senza conoscenza della vera esenza del canto, così si può eseguirla anche senza una speciale agilità (Volubilitàt) della voce. Le opere di Wagner sono l’Eldorado per i cantanti; in esse, i cantanti ’che hanno imparato poco, ottengono egualmente l’effetto desiderato; l’orchestra sopporta gli antimusicali, la declamazione è più facile della cantilena-; col continuo cambiamento di Tempo l’incertezza si rende meno evidente. Soltanto in questa maniera si può spiegare come la Germania, sebbene l’arte del canto vada sempre più decadendo, sia cosi fortunata di possedere una quantità di eccellentissime Else, Elisabette, Tannhauser, Lohegrin, Wolfram, ecc. Leggete le relazioni sulle opere di Wagner di tutte le città provinciali, ed allora soltanto saprete quanto sia grande il numero dei cantanti eccellenti nella nostra patria. Beata Germania! - invidiabile Wagner! «Il cantante Betz comparve, il 10 andante, per la millesima volta sulle scene del R. teatro d’opera a Berlino. Quella sera rappresentava la parte di Tristano nella Jessonda di Spohr. ¥ Al teatro popolare Walhalla a Berlino si diede uno spettacolo composto: della tragedia in cinque atti, Guglielmo Teli, di Schiller, dell’opera in tre atti, Stradella, di Flotow, e di vari ballabili, il tutto per un biglietto d’ingresso di 5 grossi (62 centesimi!) Il teatro di Minerva di Udine si aprirà con spettacoli d’opera. Ne promette: Le educande di Sorrento, Saffo e Lucia di Lammermoor. [p. 106 modifica]MI X GAZZETTA MUSI 106 ¥ Franz Liszt diede a Pestìi uno splendido concerto, al quale assistette l’imperatore. Il concertista comparve in sottana d’abate, con, una decorazione.

  • Ferdinando Hiller, in seguito al suo concerto dato a Berlino, ricevette

i ritratti dell’imperatore e dell’imperatrice, e l’ordine della Corona di terza classe. * /

  • Al teatro Nazionale di Pesili fu aumentata la dote di fiorini 24,000. La

dote ammonta ora a fiorini 84, 000.

  • Il teatro Carlo Felice è chiuso. L’impresario è scappato e gli artisti

sono rimasti senza l’ultimo quartale. Al teatro del Liceo di Barcellona verrà, eseguita quanto prima una nuova opera del maestro Baraldi, col titolo Guzman il buono. ¥ Il giornale Torino musicale che era diventato il Roma musicale, è ridiventato il Torino musicale. A Una nuova opera del chiaro maestro Pedrotti, ùlema, sarà eseguita in primavera, al teatro comunale di Modena. Scrive EI Correo de teatros: «In Valenza si sta commettendo un crimine di lesa armonia; immaginate che si canta in un teatro-caffè la bellissima opera di Donizetti: Don Pasquale, tradotta in zarzuela!» Il Circo de Paul, di Madrid, ha barattato il suo nome con quello di Teatro de la Risa. Una compagnia di zarzuela comica e buffa è già pronta a giustificare il nuovo battesimo.

  • Col nome di Arnold Walden, il principe de Sayn Wittenstein ha cantato

come tenore nel teatro Wallner di Berlino.

  • S. M. il Re ha motu proprio nominato cavaliere della Corona d’Italia

Filippo Coletti, autore di un inno per l’ingresso del Re a Roma, e di un metodo di canto.

  • È aperto il concorso per l’impresa (stagione di primavera) del teatro

municipale di Tortona (Piemonte) Dote 4000 lire, obbligo due opere buffe, cauzione lire 1000. Rivolgere le domande alla direzione del medesimo teatro.

  • Per la stagione di carnovale 1872-73 e per 36 rappresentazioni, con tre

opere serie, è disponibile il Teatro comunale di Forlì. La dote assegnata dal Municipio è di L. 18,000, e il deposito che si esige dall’impresa è di L. 5,000. Sino al 31 marzo corrente potranno essere presentate le proposte a quella direzione. Luca Fumagalli, il valentissimo pianista, è intento a condurre a fine un’opera, il soggetto della quale è Luigi XI. ★ All’appalto del teatro di Macerata concorrono 19 impresari. Addirittura un albero di cuccagna! ¥ E. Reyer, critico teatrale del Journal des Débats, e compositore, fu nominato dal Kedive d’Egitto commendatore dell’ordine del Megidiè.

  • La Palestra musicale è il titolo d’un giornale che [apparirà quanto

prima in Milano. Il titolo ne dice gli intendimenti. IXapoli, 26 marzo. Vi scrissi l’altra volta che la prova generale del Manfredo avrebbe avuto luogo la stessa sera del 19, ma la fu rimandata al giorno 21. Moltissimi inviti furono spediti e dalla Commissione e dall’impresario, e la sera di giovedì prossimo passato il teatro massimo sebbene tutto buio era pieno zeppo come se fosse stato la prima rappresentazione. L’invito era per le otto di sera, ma alle nove tutto era silenzio nella sala; i professori d’orchestra erano a loro posto, i componenti la Commissione nel loro palchetto, e la prova non cominciava. I convenuti manifestavano vivi segni d’impazienza e niente accennava al principio della prova. Chi stava seduto nella prime file degli stalli, e Acuto fra questi, osservava che l’orchestra avrebbe forse, dovuto suonare l’intero spartito a memoria perchè non si vedeva nemmeno l’ombra delle parti scritte. Verranno le parti, non verranno, si farà, non si farà questa prova benedetta? Questo stato di lunga aspettazione durò fino alle 10 e qualche minuto; finalmente compare al proscenio Teofilo Rossi, ispettore del palco scenico, ed annunzia che per imprevedute CALE DI MILANO circostanze la prova non poteva aver luogo. Le grida e gli urli del pubblico burlato voi li udite da Milano. Quali erano queste imprevedute circostanze? Una bagattella: l’editore Lucca, rappresentato- qui dalla sua consorte, non aveva ricevuto L. 6500 complemento del suo avere pel nolo del Manfredo e rifìutossi ad inviar lo spartito al teatro. Vedete a che è ridotto il S. Carlo; ha un impresario cui mancano 6500 lire e deve far rimandare la prova perchè oltre il Lucca dovevano essere pagati anche il Guillaume, affittatone del vestiario ed i macchinisti. Bravo Musella; sic itur ad astra. Finalmente la sera di Domenica Manfredo fu rappresentato; applausi senza fine, diciotto chiamate, dagli amici fatte salire a 22, 25; m’occuperò di proposito nel prossimo corriere della musica del Petrella; per ora sarò semplice storico, e se invaderò per poco il posto di critico è semplicemente per dirvi che quest’ultimo spartito segna un certo progresso. Il Petrella è il più bel modello dell’inerte napolitano, chè la tempra benedetta di noi altri meridionali non ammette che i contrarii: o trovate uomini che hanno in corpo il fuoco del nostro vulcano, oppure esseri pesanti pe’quali il far nulla o di mala voglia e sbadatamente è la più grande ambizione. Errico Petrella, il Lucca fa presto della musica, è accurato, elegante, armonista in quest’ultimo suo lavoro; è l’inizio d’una sua nuova maniera? è costretto a far così per la penuria di nuoveidee melodiche? Ciò vedremo altra volta; lasciatemi pertanto che io vi faccia il novero dei pezzi applauditi. Il prologo passò inosservato tanto la prima, quanto la seconda sera; nel secondo atto fu applaudito il coro di Mietitori e contadine; la romanza del tenore; il duetto del tenore e soprano; il brindisi del baritono e il duetto finale tra baritono e soprano. Nel secondo’atto nulla v’ha di notevole, salvo il finale; fu applaudito con molte chiamate ed io segnai, dopo l’ultima, la tredicesima. Nel terz’atto venne gustato ed approvatomi preludio; un’aria lunghissima del soprano fu pure applaudita e dopo l’adagio del duetto fra soprano e tenore il maestro fu evocato la quindicesima volta al proscenio. Grida di bis, grida di basta, impegnasi una battaglia fra quelli che vogliono riudir il pezzo e quelli che ne hanno abbastanza, vincono finalmente i partigiani del bis. Dopo questo duetto giunge la scena finale, chè non si’ deve nè pur far menzione d’un’aria del vecchio Cencio, un canto recitato e di nessun valore. Questo finale rappresentante la morte di Manfredo è lungo, immensamente lungo, si direbbe che il protagonista finisca di mal sottile, e non già per sua stessa ferita. Tuttavia il maestro qui fu tre volte evocato al proscenio insieme col poeta G. T. Cimino. Il successo di questa prima rappresentazione fu confermato nella seconda salvo qualche chiamata di meno. Debbo segnalarvi e non senza compiacimento che l’esecuzione fu eccellente, e la prima che in questa malagurata stagione fosse degna del nostro gran teatro. Lodando nel complesso tutti, fino l’orchestra e i cori, i quali in un punto non entrarono a tempo, ma nel resto disimpegnarono con zelo il compito loro, adempio ad un doveroso atto di giustizia. Ecco i nomi dei valentissimi esecutori del Manfredo; Gabriella Krauss, Achille De Bassini, Gottardo Aldighieri, Enrico Barbacini. Beniamino Cesi, secondo maestro di pianoforte al nostro Conservatorio diede ieri alle ore 2 1/2 un concerto al teatro Filarmonico; suonò in un quartetto dello Schumann, esegui poi duesue trascrizioni, una della romanza di Siebel nel Faust, l’altra d’un brano del Sogno di una notte d’estate del Mendelssohn, la trascrizione dell’andante, scherzo e finale della quinta sinfonia del Beethoven fatta dal Liszt, un tempo sostenuto di sua composizione col titolo: Musique que me veus-tu? la Fantasia del Thalberg sul D. Giovanni, e finalmente sostenne la parte del pianoforte nel settimino dell’Kummel. 11 Cesi suonò egli solo sei pezzi senza farli intermezzare da componimenti vocali. Non a tutti piacque questo nuovo sistema di Accademie non per altro perchè difettante di varietà. Dal programma che v’ho trascritto immaginerete di leggeri che solamente la stima che gode il giovane pianista, ed anche il grido [p. 107 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 107 del buon successo da lui riportato ultimamente a Roma, attirò si numeroso uditorio. Il Cesi appagò le grandi aspettazioni; interpreta la musica classica con molta maestria ed è un pianista immensamente forte, immensamente agile. Le sere di mercoledì, giovedì e venerdì al Collegio udiremo il Miserere di Mercadante. Lo eseguiranno tutti gli alunni, uno degli a solo sarà cantato da un’egregia dilettante, la signorina Helzel, pertanto una bella idea balenò al Com. Rossi, quella cioè di far pagare il biglietto d’ingresso e destinarne il ricavo agli asili d’infanzia. Giacché trovomi a parlarvi del Conservatorio vo’ dirvi che il nuovo statuto fu pubblicato; ed il Serrao fu promosso a primo maestro di composizione e contrappunto. Vi dissi che la Patti più non voleva cantare a Napoli; ora debbo farvi noto che vinse altro consiglio e che la concertista soprano si farà udire al S. Carlo stasera stessa eseguendo il delirio della Lucia, le variazioni di Prodi, ed una tarantella del nostro Bevignani. Musella ripresenterà la Beatrice di Tenda, ma con una nuova prima donna che è in fama di valente, la Bianca Blume. Acuto. Venezia. 28 marzo. Anche la stagione di carnovale - quaresima è finita e i nostri teatri, o per amore o per forza, la vollero chiudere onoratamente. Lunedì passato vi fu l’ultima rappresentazione alla Fenice e per vero dire, stando al concorso (la sala era au complet), al buon umore, alle chiamate, alla profusione di fiori regalati alle Signore Moro e Rosé in particolare ed al corpo di ballo in generale, al getto di poesie ecc. ecc.. si avrebbe dovuto credere che le cose per tutta la stagione fossero andate a vele gonfie! Ma oramai è per lo meno inutile soffermarci in postumi omei. Gli è certo che, poste come sono le cose oggidì il nostro principale teatro non può aspirare al possesso di spettacoli di primo ordine nella stagione solita. Sarà necessario di mettere al rogo il capitolato d’appalto che somiglia molto alle forche caudine per un povero impresario onesto: pello impresario disonesto a nulla approda perchè lo delude in mille modi e... se ne infischia come ne avemmo tante prove; sarà necessario di fissare l’apertura della Fenice con grande spettacolo in luglio od agosto poiché il carnovale veneziano ormai scomparso si tramutò nella stagione dei bagni; sarà necessario, trovato un onesto e solido impresario, concedergli il teatro per un periodo di anni (da 4 a 5) poiché gli è certo che vi introdurrà volontieri delle migliorie soltanto allora che sarà sicuro di godersele per qualche tempo. In carnovale - quaresima si potrà pure aprire la Fenice, ma solamente con buon spettacolo d’opera escludendo il ballo sia grande che piccolo. Ecco l’unica maniera di poter gettar le basi d’una nuova vita teatrale veneziana; ma se vorremo tener ferme le vecchie abitudini, se vorremo tener conto di quello che i «nonni ei vanno «ognor predicando, vale a dire che co quatro lirete venete (2 lire «italiane) gavevimo la Pasta, la Malibran, la Ungher, la «Taglioni, la Cernito ecc. ecc. in carnevai, andremo sempre di male in peggio. Prima di abbandonare questo argomento debbo dirvi che giorni sono venne respinta quasi all’unanimità dal nostro Consiglio Comunale la domanda Presidenziale, appoggiata da alcune petizioni, per un sussidio al teatro la Fenice di L. 70,000 annuali pel triennio 1872-73, 1873-74, 1874-75. — Siccome la concessione del teatro, della quale vi tenni parola nella precedente mia, all’impresario Lasina era subordinata alla sovvenzione Comunale, così, respinto questo, l’affare tramonta di per sè. Forse potrebbe venire ripreso su altre basi: io però ne dubito molto. Il Camploy, dopo una vita più o meno brillante, chiuse le sue porte ieri l’altro con una serata a beneficio della Ferni (Teresina). Si fecero due atti della Saffo (secondo e terzo) e P atto secondo della Linda. L’Aramburo, per di più, cantò l’aria nella Niobe e la seratante il rondò nella Cenerentola. Il Ferni (fratello della Carolina) suonò assai bene sul violino le variazioni di Vieuxtemps sul Faust, e la Carolina Ferni un’altra composizione di Vieuxtemps. Vi furono applausi a josa e meditatissimi, solamente debbo dire all’Aramburo che la scelta d’un pezzo quale si è l’aria della Niobe mostra che egli’ non ha un’idea esatta delle sue forze e del suo talento. Per quel canto non occorre soltanto voce, sia pur facile, ma educazione artistica e talento speciale: fra qualche anno mi darà ragione. All’Apollo la compagnia drammatica Biagi-Rosa-Casilini dopo un corso di rappresentazioni date con mediocre fortuna, levò le tende ieri sera. Merita una parola speciale il Biagi che si è mostrato costantemente bravo, diligente e gentile attore: sul resto tiriamo un velo. Lo follo partì pure dal Malibran colla sua compagnia, forse più contento che mai, di lasciare Venezia, sua patria, dove non ebbe, quantunque qualche cosa meritasse, un’accoglienza troppo lusinghiera sotto il punto di vista del concorso: applausi sì, ma pochi biglietti. Domenica o lunedì p. si riapriranno i seguenti teatri: Rossini col Don Procopio (e poscia II birraio di Preston); TApollo colla drammatica compagnia Bellotti; il Malibran colla drammatica compagnia Papadopoli ed altra compagnia di ballo offrendo spettacolo misto di commedia e ballo. E ormai sicuro, salvo imprevedute circostanze, che nell’estate prossimo avremo uno spettacolo sul genere di quello avuto l’anno scorso al popolare Malibran. La compagnia di canto sarebbe composta cosi: Bianchi-Montaldo, Villani, Maurel (in luglio), Cotogni (in agosto) e Medini. Le opere finora stabilite sono: Mosè e Ruy Blas. La compagnia che era al Camploy FerniGiraldoni-Aramburo non è partita per Trieste, come vi aveva annunciato, ma bensì per Verona: le trattative pel Mauroner tramontarono pelle condizioni onerosissime che si volevano imporre all’impresario Carcano. p. y Londra, 26 marzo. La prima rappresentazione della stagione, ha luogo, come sapete, questa sera al Covent Garden con l’opera di Gounod, Fausto La Sessi e il Naudin, la Scalchi e il Faure, il Cotogni, il Tagliafico e la signorina Anesi sono gli interpreti. Al seggio del direttore è il Vianesi. L’orchestra, secondo il leale costume del nostro massimo teatro, suonerà nel corso della sera l’inno.nazionale God Save thè queen, il quale sarà cantato dalla compagnia intera. Per dopo dimani è annunziata l’opera di Donizetti La Figlia del Reggimento, con due atti del Masaniello di Auber, la gran scena del mercato compresa. Le parti principali della Figlia del Reggimento saranno sostenute dalla Sessi e dal Bettini, dalla Demeric-Lablache e dal Ciampi, dal Fallar e dal Raguer. Quelle nei due atti del Masaniello, saranno sostenute da Naudin, Bagagiolo, Dorella e Raguer; direttore dell’orchestra durante la rappresentazione della prima opera sarà il Vianesi e quindi il Bevignani. I particolari intorno alla esecuzione serbo necessariamente per la prossima lettera. Voi saprete forse a quest’ora la grande notizia che fa il giro dei saloni e dei saloncini musicali. Un ammiratore (e può anche essere un’ammiratrice) del nobile Mario ha fatto presente a quel fu illustre tenore d’una pensione vitalizia annua di lire sterline mille. Non sono che due anni appena un’altra ammiratrice (ammesso che il Mecenate di Mario sia del gentil sesso, il che ignorasi ancora) faceva dono a un capo-comico, certo signor Sullivan, della somma di lire sterline 20,000, per indennizzarlo delle perdite da lui sostenute al teatro Holborn, dove arrivando con un mare di popolarità dalle provincie sperò fare colla sua ecce!«lente compagnia eccellenti guadagni, e dove invece perdette la fortuna suddetta, che aveva potuto accumulare con vari anni di fatiche sui teatri delle città di provincia. [p. 108 modifica]108 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Non è quindi a meravigliare che in un paese dove vivono anime sì buone e munificenti da dispensare in attestato di riconoscenza all’arte ventimila lire sterline alla volta, e pensioni annue vitalizie di mille lire sterline, sieno raccolti cacciatori provenienti da tutti i punti della terra. Nè è a meravigliare, che gli italiani, essendo più particolarmente favoriti dal genio dell’arte, e più crudelmente avversati dalle difficoltà finanziarie, in casa loro, figurino in maggior numero nella vasta foresta di Londra! All’aristocratico teatrino di S. James continuano le rappresentazioni francesi, sotto la direzione del signor Raffaele Felix. Non bisogna scandalizzarsi in vedere in quell’elegante sala il gran numero dei beati dormienti nel corso della rappresentazione, poiché quelli sono generalmente i papà di vezzose donzelle, le quali non mostrano davvero di provar noia ■ alle belle e buone cose francesi patroni di quel teatro che noi ei ostiniamo questo il successo del produzioni di morale che vengono seralmente rappresentate. I sono la maggior parte membri del sesso, forse a torto nel chiamar debole; ed à teatro francese è totalmente dovuto. Le dubbia tanto gradite nel gran paese di hi Francia, sono debitamente ripudiate da quel teatro. Nel corso della state avremo nuovamente la compagnia del Théâtre Français di Parigi, la quale pianterà le sue tende egualmente nel fashionable teatro di St. James. Lettere di Malta narrano il debutto di un nuovo tenore, certo Harvey, nella Favorita. I critici della stampa notarono unanimi la sua freddezza generale, ed esso nella seconda rappresentazione fece mostra di tanto calore che nella scena della spada feri il baritono nell’occhio destro, e sè stesso nella gamba sinistra. Dicesi che la Titiens, tentata dalle brillanti offerte del celebre impresario americano, Gilmore, sarà assente da Londra per un mese durante la stagione per cantare al gran giubileo musicale in Boston. Il maestro Arturo S. Sullivan sarà il direttore della nuova Amateur Instrumental Society, formatasi sotto gli auspici delle autorità del Royal Albert Hall. Il famoso suonatore di corno, Levy, è stato scritturato, dice il Musical Standard, per il principe Galit’zin di Russia con un onorario annuo di lire sterline due mila(!?) Progetti di nuovi teatri fanno capolino, quasi i teatri esistenti non fossero sufficienti a soddisfare i bisogni e i desideri del pubblico. Pochissimi sono ora i teatri, che rendono agli arditi impresari la somma necessaria a coprir le spese! Berlino, 19 marzo:: Pochi giorni sono il Coro del Duomo esegui la Passione di Enrico Schuetz (1585-1672); questa musica consta di pezzi diversi sui quattro evangelisti che furono raccolti con molta intelligenza e per opera di molti studi dall’egregio maestro Riedel da Lipsia, col titolo Distonia des Leidens und Sterbens unsres Herrn und Heiland Jesu Chrisii. Oltre la stupenda esecuzione, la solita di questo coro diretto dal bravo maestro Hértzberg, il pubblico ammirò la purezza e la semplicità di condotta delle voci, il carattere ingenuo e l’intendimento biblico indovinato che fanno bella questa musica. Conoscete i quadri dalle forme angolose del celeberrimo pittore tedesco, del Duerer, o dei fratelli, Eyck o del Kranach? Questa Passione ne è la traduzione musicale. Non vi trovate nulla di convenzionale, ma il canto naturale e religioso d’un cuore semplice pieno dell’amor di Dio. Se non fosse esistito lo Schuetz, Haendel e Bach non sarebbero saliti a tale altezza; perchè questi ebbero bisogno d’una base immobile dell’arte protestante, base assai diversa dalle astruserie di contrappunto, che fecero più danno che profitto all’arte vera. I primi canti della musica da chiesa fino al Canio Gregoriano rassomigliavano molto ai frammenti rimasti della musica greca ed ebraica, ed è cosa naturale. Oggi i dotti critici berlinesi rimproverano ad un maestro valente, il prof. Bellermann, dottissimo nell’arte e principalmente nella musica greca antica, di aver usato troppo le ingenuità ecclesiastiche ed i modi lidici, jonici, eolici, ecc., nei suoi magnifici cori della tragedia di Sofocle Edipo in Colonos, eseguiti per la prima volta nel concerto della Berliner Sinfoniecapelle sotto la direzione del maestro Deppe. Quei sapientissimi critici sono gli stessi che rimproverano allo Strauss di scrivere tutti i valzer nel tre per quattro. Ma al Bellermann si rimprovera anche la noiosa semplicità del carattere: È vero: il testo dei cori non è scritto con quel vigore drammatico che si ravvisa nelle opere e nei drammi moderni, ma vi prego di considerare che il signor Sofocle visse in un tempo abbastanza lontano dalle passioni teatrali d’oggi, e che il Bellermann si fece scrupolo di attenersi musicalmente alla fedeltà storica, ed imitò la musica greca, che è assai diversa dalla nostra, perchè ha per base la melodia ed è ignara dell’armonia. Il Bellermann tentò felicemente di sostituire l’armonia assente col colorito deli’ orchestra; ebbe, e con ragione, molti applausi dal pubblico, ma non dai critici. Un’altra novità, o meglio antichità, era una Sinfonia svedese del noto compositore berlinese Riccardo Wuerst. L’autore appartiene a quella categoria di compositori dottissimi nelle forme, ma vacui nel pensiero. Questa sinfonia, che ha il colore nazionale per virtù del canto popolare svedese Karl Johan war Kung, che è il motivo principale del finale, sarebbe ottima come modello agli studenti di contrappunto; è anche ricca nell’istromentazione, e contiene qua e là qualche vera bellezza, ma in generale non si eleva oltre il mediocre. Per suo maggior danno abbiamo ancora in mente la nuova sinfonia di Raff, dalla quale è lontana le mille miglia. Una terza quasi novità era l’ouverture del Benvenuto Cellini di Ettore Berlioz, lavoro grandioso e mostruoso, benché stracciato nella forma e nelle melodie, strumentato coll’opulenza di colorito propria di questo maestro unico nell’arte di.stromentare. L’esecuzione fu buonissima ed è gran dire, perchè il pezzo è difficilissimo. Una conoscenza interessantissima facemmo nella stupenda pianista russa signorina Annetta Essipoff da Pietroburgo. La brava artista eseguì il concerto (sol min.) di Mendelssohn e tre pezzi di Silas e Chopin, e mostrò di congiungere una forza rara in donna col tocco brillante. Principalmente nel concerto di Mendelssohn ebbe vivissimi applausi dal pubblico, che pronostica in essa una seconda Clara Schumann. Uno dei migliori pianisti e compositori berlinesi, il valente maestro regio Alessandro Dorn (figlio d’Enrico D. maestro del Rob. Schumann), diede, pochi giorni fa, un proprio concerto nella sala dell’Hotel de Rome, non eseguendovi che delie coraposizioni sue, mostrandosi cosi compositore e virtuoso come ve ne sono pochi. Quanto ai prodotti suoi, un quartetto per piano, violino, alto e violoncello (sol min.) ed una sonata per pianoforte e violino sono bellissime nella fattura perfetta e nell’invenzione piena di spirito, e stanno fra quanto di meglio fu creato nel campo della musica di camera da molt’anni; buon uso degli stromenti, condotta chiarissima e molta sapienza di contrappunto sono le loro doti; stupendo è il primo tempo del quartetto. Di più eseguì per piano solo una Salononite, che consta di alcuni pezzetti gentili, fra i quali bellissimi la Danza slavica imitante magnificamente la vita di quel popolo, l’Idillio e l’Umoresca, la sua forza del tocco è straordinaria, ma sa produrre colla stessa perfezione il soffio pianissimo. Sieno menzionate finalmente alcune canzonette, piene di sentimento e di caratteristica, cantate benissimo dal famoso basso Krolop, e dal baritono Henschel. I maestri de Alma (violino) Richter (viola) e Mueller (violoncello) concorsero efficacemente a far un buono insieme. Nel quinto concerto del Casino di Theerbusch suonò di nuovo il gentile e bravo violinista Frontali, scolare del Verardi, e mostrò ancora quelle doti che gli saranno guida sicurissima alla brillante carriera d’un virtuoso di primo rango; per dirle: pu [p. 109 modifica]GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 109 rezza perfetta ed una tecnica die basta in ogni modo alle pretensioni ora fatte all’artista. L’esecuzione del Ritorno di Bazzini e della Fantaisie-Caprice di Vieuxtemps gli procacciò molti applausi, e meritati. Una nuova operetta del maestro Lecocq II Rajah di Mysore nella Friedrich-Wilhelmstadt soddisfece generalmente il pubblico; magro assai è il libretto, ma bella la musica, che si adopera a sfuggir le vie del maestro, Offenbach, naturalmente senza riuscirvi. I pezzi migliori sono l’introduzione, il quartetto dei ministri, un coro di baiaderi e principalmente la canzone della Dilara (protagonista) cantata benissimo dalla Meinhardt. La magnificenza stupenda delle decorazioni e dei costumi assicurò lo splendido successo. Dell’opera nostra dirà molto il mio prossimo carteggio, per questa volta vi dirò che ha piaciuto molto, e con ragione, l’annunziata esordiente, signorina Jonas nell’Agata del FreySchütz; oltre una voce buonissima e chiarissima, questa giovinetta ha molto talento musicale e molto brio drammatico. La Lucca avrà il suo congedo dai primi giorni dell’aprile per sette mesi; si recherà prima a Londra, andrà poi nel solito bagno di ricreazione Yschl, e ritornerà nell’inverno venturo per cantare nella prima novità della stagione, II Vecchio della montagna, di cui fu rifatta espressamente la parte della prima donna dall’autore, maestro Benedict. Qui mi sia permesso aggiustar uno sbaglio di stampa incorso nell’ultimo mio carteggio: non canterà la Lucca in Italia, ma in ^e//m..Non hanno bastato disgraziatamente le preghiere del pubblico affollato e della critica a indurre la Mallinger a restar fra noi; l’incanto della mobiglia sua avrà luogo domani e ei lascierà per sempre, con massimo danno per l’opera berlinese. Fra poco avremo sulle nostre scene l’opera nuova tedesca: L’erede di Morley, parole e musica del nato compositore drammatico Fr. di Holstein, che già fu eseguita col massimo successo a Lipsia. F (Rimandimao al prossimo numero la pubblicazione d" un’altra corrispondenza di Berlino’ e d’una da Parigi, pervenute in ritardo.) ROMA. Ottimo esito la Virginia di Mercadante all’Apollo. L’esecuzione, affidata alla Lotti, al tenore Campanini e al baritono Cottone, fu eccellente. Cori, orchestra e messe in scena inappuntabili. MALTA. Ci scrivono: Il Trovatore fu uno splendido successo. Gli esecutori. signora Pantaleoni e Levi, e signori Oliva-Pavani e Carnili, furono applauditissimi. La serata a beneficio del tenore Rampini Boncori ebbe luogo colla Linda di Chamounix; il seratante ebbe applausi, chiamate, fiori, nastri e doni di valore, e dovette ripetere il duetto colla Ciuti. LECCE. Ci scrivono: Esito stupendo ebbe il Faust, in cui i primi onori toccarono alla Bellariva; bene Zenari, Sansone, Caravatti, e l’orchestra diretta dal maestro Maggi; si volle il bis dell’aria dei gioielli. Questo pubblico non conosce limiti all’entusiasmo; la beneficiata della Bellariva fu una festa di cui non è possibile farsi un’immagine; poesie, epigrafi, album, corone d’oro, regali di gran valore furono presentati alla seratante. VIENNA. L’ultima rappresentazione della Dinorah offrì un interesse particolare, chè la signora Rabatinsky cantò per la prima volta la parte della protagonista e si trasse d’impegno in modo brillante. Il valzer dell’ombra fu da lei cantato come poche altre saprebbero fare. NUOVA YORK. Scrive Y Eco d’Italia del 9 marzo: Mercoledì sera avemmo la Marta di Flotow all’Accademia di Musica. L’esecuzione fu buona in generale ed inappuntabile per parte del distinto tenore Caponi. La signorina Nilsson si ebbe ovazioni e fiori nel largo della seconda scena del secondo atto. Il basso Jamet fu applauditissimo nel brindisi. Infine anche il signor Coletti nella parte di Conte di Tristan, contribuì moltissimo al buon andamento dell’opera e divise coi compagni gli onori della serata. Benissimo l’orchestra diretta dal maestro Maretzek ed ottima la messa in scena. — Scrive Y Eco d’Italia del 3 marzo: Lunedì sera si rappresentò all’Accademia di Musica Roberto il Diavolo di Meyerbeei’; la musica è ’stupenda. Vi agivano la Nilsson (Alice), la Duval (Isabella), Brignoli (Roberto) e Jamet (Bertram). L’esecuzione fu buona: i trionfi della serata furono divisi fra la signorina Duval e il signor Jamet. La Nilsson fu Un’Alice assai buona. Bene il tenore Brignoli nella ingrata parte di Roberto; ottimi i cori e l’orchestra; ridicola la messa in scena. SARAGOZZA. Nella Traviata e nel Don Pasquale la Ferrer, Masato, Varvaro e Catalan ebbero liete accoglienze, molti applausi e parecchie chiamate. AVANA. Il 29 febbraio fu posta in scena al teatro Albizù una nuova opera: EI molinero de Subiza. — Al teatro Tacon- ebbero splendido esito [il Belisario, il Ballo in maschera e il Don Pasquale. Nelle prime due cantò il celebre Tamberlick, nell’altra il tenore Vidal. BRUXELLES. Il Faust, eseguito assai mediocremente, ebbe esito poco felice. Il Vascello fantasma di Wagner sarà eseguito ai primi d’aprile. NOTIZIE ITALIANE — Milano. La Direzione del R. Conservatorio ha ricevuto il seguente invito; Italian Commission. For thè International, Exhibition of 1872, 8 Cranley Place Onsloic Square. Londra, li 20 marzo. Alla Lodevole Direzione del R. Conservatorio di Milano. La Reale Commissione Inglese delegata per l’organizzazione dell’Esposizione Internazionale di quest’anno ha deciso che nella gran Rotonda annessa al locale dell’Esposizione sieno eseguite a sue spese nuove Composizioni Musicali di merito di Maestri Inglesi e stranieri e che un Giuri speciale abbia a decidere della ammissibilità delle produzioni presentate. Non è mestieri che il sottoscritto faccia risaltare l’alta importanza di tale decisione e li avvantaggi che ne possono ridondare ai concorrenti. L’Italia ricca di tante gloriose tradizioni musicali e dei moderni trionfi dei suoi compositori non può esimersi dall’entrare in lizza con le altre nazioni in sì nobil gara. Il sottoscritto nutre quindi fiducia che codesta Direzione voglia per quanto Le è possibile dar pubblicità a questa notizia affinchè non solo i professori e gli allievi di.codesto Conservatorio, ma anche i compositori residenti in Milano e nelle provincie di Lombardia possano in tempo utile presentare le loro produzioni. Infrattanto il sottoscritto ha l’onore di protestarsi di Codesta Lode-vole Direzione Obbed. Servo. A. Baccani. Condizioni. l.° I pezzi possono essere vocali o istrumentali. 2.° La forma non è prescritta. Quindi sia gli oratorii, che le cantate, sonate, sinfonie, madrigali, canzoni, musica da ballo, ecc., sono ammissibili. 3.° Le composizioni devono essere di merito e riconosciute degne dai giudici dell’arte d’essere eseguite in pubblico. 4.° Le produzioni devono essere opera di compositori viventi e state pubblicate prima del 1,° Marzo 1872 e stampate in tipi che non presentino difficoltà per la lettura. 5.° Dovendo i pezzi venir presentati prima del I.° maggio è desiderabile ch’essi vengano trasmessi pel 26 aprile franchi di porto al Regio Commissario italiano signor A. Baccani N. 8 Cranley Place, Onslozo Square, London. 6.° All’invio del pezzo il mandante deve far precedere iena lettera d’avviso ài detto Commissario contenente la seguente formula: Publicato nel Regno d’Italia: l’anno e il mese. Nome e genere della composizione

Nome ed indirizzo del compositore

Quando fu composta

Nome ed indirizzo dell’Editore

Prezzo

Annotazioni [p. 110 modifica]110 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO — Milano. Mercoledì passato i coniugi Carlo e Melania Castoldi diedero nelle loro sale una mattinata musicale sacra, in cui furono eseguiti alcuni pezzi di Lebeau, di Luzzi, di Quarenghi, e uno dello stesso Castoldi - Sopra una tomba, melodia per soprano con accompagnamento di piano ed harmonicorde. Quest’ultimo pezzo ha un’impronta elegiaca soavissima; l’esecuzione al solito fu squisita, eletta la radunanza. — Roma. Nella Nuova Roma del 23 leggiamo: La festa musicale celebratasi l’altra sera nella sala del Circolo Artistico Internazionale riuscì splendidamente. Il sig. Giulio Diez de Soria meravigliò per la sua bellissima voce e per l’eleganza e castigato metodo del, suo canto. Vennero anche applauditi la signora Lupi ed i signori Aromatari e Lefebvre. — Napoli. Leggiamo nei giornali di Napoli del 26: Verso le 2 ant. del 25, alcuni musicanti del teatro la Fenice ritornavano alle proprie case quando all’angolo S. Agostino alla Zecca furono aggrediti dal presidente della sezione Tromboni nell’associazione dei musicisti e da altri nove o dieci soci, i quali incominciarono prima colle ingiurie, ma poscia vennero a vie di fatto, e servendosi degli stocchi e di una pistola produssero gravi ferite a due di essi. La cagione di questo spiacevole caso fu che gli aggrediti avevano accettato di prestare l’opera loro al teatro della Fenice, contentandosi di quel che gli aggressori avevano rifiutato. — Levico (Trentino). È vacante il posto di maestro della banda e organista, contratto di otto anni, coll’emolumento di 600 fiorini all’anno. — Cuneo. Il Municipio ricerca per la banda musicale ’della Guardia Nazionale un suonatore di primo clarino in si bemolle. Stipendio L. 65 mensili, oltre alcuni incerti. POSTA DELLA GAZZETTA Signor L. L — Ginevra — N. 350. Vi abbiamo spedito quanto desiderate. Ci dovete in più Fr. 7 netti - Cordiali saluti. PREMIO STRAORDINARIO TRIMESTRALE CHIAVE DIPLOMATICA — Regensburg. Il 9 marzo si celebrò la festa secolare di Beethoven con un concerto in cui si eseguirono: Prologo festivo per orchestra del conte Du Moulin, Prologo festivo di Adolfo Stern; 5.a Sinfonia (do minore). Gloria della Messa solenne, Aria di Leonora del Fidelio, 5.° concerto per pianoforte, op. 73, All’amante lontana, melodia - tutte composizioni di Beethoven: in fine la Cantata Beethoven di Liszt. — Spa. Si è formata testé una nuova società che si prefigge lo studio del canto d’insieme e della musica d’armonia. Direttore è il signor Federico Golle. — Verviers. La Società reale d’emulazione prepara per il 30 giugno prossimo un gran concorso internazionale di canto d’insieme. Darà premii di 1200, 1000, 500, 250, 150 e 100 lire in denaro. Dirigersi per schiarimenti al signor Giuliano Ponty a Verviers. — Lovanio. Leggiamo nel Menestrel: Fu molto apprezzato il talento severo e classico del signor Widor che si fece udire in casa del Cav. Van Elewyek. L’uditorio era splendido e si componeva del meglio degli artisti e musicisti del Belgio. Il càv. Van Elewyck spinge a tal punto il culto della musica che egli ha preparato in sua casa una vera sala di concerti, che non ha altra destinazione. — Roma. Gaetano Magazzari autore popolarissimo dei più rinomati inni patriottici della prima rivoluzione italiana, morì il 27 marzo. Il Magazzari era membro dell’Accademia di Bologna, della Santa Cecilia e Filarmonica di Roma, di quella di Parma e di molte accademie francesi. — Anversa. Giacomo Celens, professore di cornetto a pistoni e di tromba alla Scuola di musica, direttore d’orchestra di molte società musicali, morì il 13 corrente a 36 anni. — Vienna. Rodolfo Hirsch, dilettante di musica e scrittore, terminò i suoi giorni il 10 marzo, come segretario di Corte. — Giuseppe Turch, suonatore di corno da caccia e maestro direttore, morì a 64 anni. — Berna. Van Giìlpen, basso buffo, morì il 28 febbraio. (in italiano senza vocali) I punti indicano il luogo delle vocali, le virgole le separazioni di parole. REBUS con ’ 1 gl i o-i J O no o ë ° ì no O OO U O 0 S K i + abli. Il preferito dalla sorte fra gli associati che manderanno la soluzione della Chiave diplomatica e del Rebus avrà un’opera completa per Pianoforte o per Pianoforte e Canto a sua scelta. Quattro degli associati che spiegheranno il solo rebus o la sola Chiave diplomatica, estratti a sorte, avranno in premio uno dei pezzi enumerati nella Rivista Minima a loro scelta. SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 11: A contanti si fanno eccellenti contratti. La spiegazione esatta ei fu mandata dal signor Capitano Cesare Cavallotti, (Vicenza), al quale spetta di diritto il premio. Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe^ gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.