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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 105 Rivista Milanese Sabato, 30 marzo. Dopo l’ultima rappresentazione dell’Aia, ce ne furono altre due ultime, non definitive; le ultime definitive poi avranno luogo stasera e domani. È un miracolo di cui in questi tempi d’incredulità bisogna tener conto. Partito Amonasro I re degli Etiopi e il gran sacerdote Ramfis succedette per la grazia di Dio Amonasro II e un altro gran sacerdote, e l’AAZa potè continuare il suo regno. Non dirò delle due rappresentazioni rinnovate., senza prima aver accennato aifi ultima delle vecchie che fu una serata di addii. Pandolfini e Maini ebbero in quella sera tanti applausi e tante chiamate da far morire d’invidia una prima ballerina assoluta di rango francese... quando era ancora il tempo delle prime ballerine assolute di rango francese. Pantaleoni e Barberat che ereditarono le spoglie di Amonasro e di Ramfis se non riuscirono a far dimenticare al pubblico chi le indossava prima, seppero almeno non farli troppo desiderare. Pantaleoni non ha il volume di voce di Pandolfini, ma 1 ha forse più grata e come artista diligente e sicuro non teme confronti; egli si studiò di dare al personaggio di Amonasro un’interpretazione che non fosse una copia servile, e vi riuscì pienamente; fin dalle prime parole seppe farsi applaudire, e l’applauso non gli mancò nel duetto del terzo atto in cui ebbe accenti caldi di passione. Il basso Barberat aveva una gran paura in dosso; era pallido, battuto, tremante, subiva il doppio fascino dell’immenso pubblico presente e di Maini assente; nondimeno cantò, cantò bene, e fu applaudito. Anche a lui manca il volume della voce di Maini, e l’ha per giunta alquanto fioca e velata nelle note basse; in compenso canta con molta passione, e con molta anima, ed interpreta benissimo il personaggio. L’impressione generale che egli ha fatto nel pubblico è non di un buon basso soltanto, ma di un ottimo Ramfis. IT Aida.adunque cosi rinnovata non ha patito nulla, e poiché la Stolz, la Waldman e Fancelli hanno acconsentito, si chiuderà la splendida stagione coll’opera che ha procurato i massimi splendori. Pongo a confronto due dati statistici: L’Aida ebbe finora 24 rappresentazioni e procurò circa 200,000 lire all’impresa. Altri faccia i commenti. Una cosa che ei duole sinceramente, e che duole a tutti gli amanti della buona musica, è che non si siano potute dare che due rappresentazione del Freyschütz di Weber. Tolta la Scala, tutti gli altri teatri hanno chiuso le loro porte; taluno le ha riaperte, taluno no. Al teatro Santa Radegonda, la partenza di madamigella Dejazet ha lasciato un vuoto che nessuno ha ancora colmato e che sarà difficile colmare. Quell’artistico fenomeno aveva cosi affascinato il suo pubblico che la sera dell’addio fu delle più commoventi; le furono presentati enormi mazzi di fiori, fiori veri e freschi, i quali nissun vate di questa terra avrebbe potuto associare nemmeno per metafora alle gote di madamigella. Ora quel teatro è muto e diffìcilmente ritroverà chi vi riporti la gajezza e la festosità che vi aveva portato quella preziosa reliquia del secolo passato. Al Re (vecchio) invece non ebbe luogo che un cambiamento di scena; partito Moro-Lin, rientra Meynadier, quel Meynadier che noi conosciamo da un pezzo e che promette un diluvio di pièces, di vaudevilles e di reprises. Al Fossati avevamo la compagnia comica E. Rossi Mario, ed avremo la compagnia comica Michele Ferrante; al Re (nuovo) avevamo gli avanzi dell’esercito guidato da Scalvini, ed avremo la compagnia Tettamanzi. Il solo spettacolo nuovo sarà quello del Politeama al Tivoli, il quale si aprirà il l.° d’Aprile coll’Aro^o di Verdi. Succederà la Semiramide, e più tardi la Luisa Miller, e ÏEbreo. Avremo inoltre due balli: Anna di Masovia del Rota e Shakespeare del Casati. E tutto ciò eseguito da artisti che hanno buon nome, quali la Vaneri-Filippi, la Banti, la Garbato, il Tagliazucchi, il Pieraccini, il Viganotti, ecc, ecc. Abbiamo finalmente udito il celebre Quartetto Fiorentino, cosi chiamato perchè tedesco d’origine, d’elezione e di fama, e ne siamo rimasti sbalorditi; dico siamo per unirmi al coro dei • cronisti e del pubblico che gareggiarono nel fare ai quattro bravissimi artisti feste veramente entusiastiche. In Italia, patria della musica, non abbiamo idea di esecuzioni cosi meravigliosamente finite; e ciò perchè a noi manca quello che forma il primo patrimonio dei tedeschi - la pazienza. Quattro artisti valenti che si uniscono, che dividono la vita, e dirigono gli studi ad un solo intento, quello di formare un quartetto perfettissimo, hanno per noi del mitologico. Uno o due dei membri di questo quartetto sono italiani è vero di nascita, ma sono tedeschi per natura; se essi non fossero italiani sbagliati a quest’ora si sarebbero dati gli Stradivarius sulle spalle più d’una volta, sistema che serve poco a cementare le amicizie e pochissimo a ottenere la fusione melodica che noi abbiamo ammirato nel quartetto del Becker. Questo artista che ho nominato ha tutte le doti di un concertista di violino eccezionale; ei le sagrifica ad ottenere coll’ajuto dei compagni suoni che non sono più quelli di due violini, d’una viola, e di un violoncello, ma di uno strumento magico che parla un linguaggio affascinante. I pezzi eseguiti nei due concerti furono il Quartetto in sol minore e la Serenata di Haydn, un compositore antico che ha freschezza da vendere a molti moderni e una melanconia dolce e soavissima, lo Scherzo di Cherubini, Y Adagio religioso di Rubinstein, un Quartetto di Schubert, due Quartetti e uno Scherzo di Beethoven. L’interpretazione di ciascuno fu nell’opinione di tutti riassunta con una sola parola; sublime. S. F. ALLA RINFUSA Il re d’Hannover regalò all’Accademia di Canto Viennese mille fiorini, in ricognizione delle sue cure per la musica classica. L’inaugurazione del monumento Schubert a Vienna avrà luogo alla metà di maggio. Bauernfeld, come contemporaneo di Schubert, fu invitato dall’Unione Corale Viennese a scrivere la poesia, ed Herbeck, come autore dell’idea del monumento, a comporre la musica per il Coro festivo, che sarà eseguito dall’Unione. A Madrid si è dato mano alla costruzione di un nuovo teatro, specialmente destinato per l’opera comica, e si spera di inaugurarlo nel prossimo novembre con una nuova opera di Emilio Arrieta.

  • Alla Direzione del teatro di Corte di Annover fu presentata un’opera

intitolata Herrmann, liberatore della Germania, composta da Wegener su libretto di Sobeck. Parlando di una rappresentazione del Lohengrin a Dresda, la Neue Berliner Musikzeitung scrive: «Siccome questa musica è composta senza conoscenza della vera esenza del canto, così si può eseguirla anche senza una speciale agilità (Volubilitàt) della voce. Le opere di Wagner sono l’Eldorado per i cantanti; in esse, i cantanti ’che hanno imparato poco, ottengono egualmente l’effetto desiderato; l’orchestra sopporta gli antimusicali, la declamazione è più facile della cantilena-; col continuo cambiamento di Tempo l’incertezza si rende meno evidente. Soltanto in questa maniera si può spiegare come la Germania, sebbene l’arte del canto vada sempre più decadendo, sia cosi fortunata di possedere una quantità di eccellentissime Else, Elisabette, Tannhauser, Lohegrin, Wolfram, ecc. Leggete le relazioni sulle opere di Wagner di tutte le città provinciali, ed allora soltanto saprete quanto sia grande il numero dei cantanti eccellenti nella nostra patria. Beata Germania! - invidiabile Wagner! «Il cantante Betz comparve, il 10 andante, per la millesima volta sulle scene del R. teatro d’opera a Berlino. Quella sera rappresentava la parte di Tristano nella Jessonda di Spohr. ¥ Al teatro popolare Walhalla a Berlino si diede uno spettacolo composto: della tragedia in cinque atti, Guglielmo Teli, di Schiller, dell’opera in tre atti, Stradella, di Flotow, e di vari ballabili, il tutto per un biglietto d’ingresso di 5 grossi (62 centesimi!) Il teatro di Minerva di Udine si aprirà con spettacoli d’opera. Ne promette: Le educande di Sorrento, Saffo e Lucia di Lammermoor.