Gazzetta Musicale di Milano, 1872/N. 12
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IL PRIMO VIAGGIO DI GIUSEPPE HAYDN A LONDRA (Continuazione e fine. Vedasi i N 9 e 10J attorniata dalle conclusse presso sua moglie, che era Al px’esente numero è unit o il Fascicolo <5 della RIVISTA MINIMA. Intorno agli onori che gli erano resi, Haydn scrive nel suo giornale, parlando d’un banchetto datogli da lord Shaw, consigliere al Parlamento: 7 O < Egli venne a ricevermi alla soglia della porta e mi sue due figlie e da molte altre dame. Facendo loro le mie riverenze, notai che tutte le signore avevano nei capelli un nastro color grigio perla col nome di Haydn ricamato in lettere d’oro; lord Shaw l’avea anche ricamato in perle di acciaio alle due. punte del colletto del suo abito. Lady Shaw è la più bella donna che io mi abbia mai visto. Il suo sposo mi domandò una memoria. ed io gli diedi una tabacchiera che aveva comperato per una ghinea poco tempo prima; egli mi diede la sua in cambio e quando andai a vederlo alcuni giorni più tardi, notai che egli aveva fatto fare alla mia tabacchiera un astuccio d’argento, sul quale era incisa, meravigliosamente, una lira con queste parole: Ex dono celeberrimi Josephi Haydn. Mistress Shaw mi fece dono d’una bella spilla.» La celebrità di Haydn a Londra gli attirava sempre più numerose testimonianze di venerazione. Il pubblico dilettante ne era specialmente prodigo al suo entrare in teatro o al concerto. Una sera che egli aveva preso posto all’orchestra per dirigere la sinfonia, una folla di ammiratori entusiasti, che non lo conoscevano ancora personalmente, si affrettarono a lasciare i loro posti di platea per contemplarlo più da vicino. Si sarebbe detto che questo movimento generale fosse un’ispirazione della Provvidenza, perchè, appena il mezzo della platea era divenuto vuoto, il gran lampadario, staccandosi dalla volta, cadde e, spezzandosi in mille frantumi, cagionò un terrore panico nel pubblico. Quando la calma fu un poco ristabilita molti di quelli che erano scampati al pericolo sciamarono: «miracolo! miracolo!» Questo avvenimento,, così felicemente terminato, fece una profonda impressione nell’animo di Haydn, perchè egli si considerava necessariamente come la causa che aveva salvato, la vita a più di trenta persone. Si dice che la sinfonia, eseguita in questo concerto, continuò ad essere chiamata in Londra la sinfonia del miracolo. Durante il primo anno del suo soggiorno in Inghilterra, Haydn compose un’opera: Orfeo ed Euridice, come era stabilito per contratto. Dopo ciò che si è detto intorno alla celebrità del maestro ed al rispetto di cui egli era attorniato, si sarà assai stupiti di apprendere che quest’opera non potè essere rappresentata, e nemmeno messa allo studio, per colpa d’un difetto di formalità commesso al tempo della costruzione del nuovo teatro. Gl’imprenditori avevan tralasciato di domandare l’autorizzazione del re e del parlamento. Quando L edifìzio fu finito e vicino ad essere inaugurato coll’opera di Haydn, al momento medesimo in cui l’orchestra e i cori si erano radunati per la prima prova, un uomo di legge entrò e lesse un ordine del Re e del Parlamento che proibiva di rappresentare l’opera, aggiungendo che per l’avvenire nessuna opera potrebbe essere eseguita in questo teatro. Galiini, che era assai interessato nell’impresa, fece molti tentativi, ma non riuscì ad altro che ad ottenere di mutare il teatro in una sala di concerti. Noi troviamo nel giornale di Haydn il racconto d’un singolare avvenimento che prova l’effetto prodotto dalla sua musica su certi organismi. «Il 26 marzo 1792, scrive egli, vi era concerto presso il signor Barthelemon; un predicatore inglese che vi assisteva cadde d’un tratto nella più profonda tristezza, dopo di aver inteso un mio andante, perchè la notte precedente egli aveva sognato d’un simile andante che gli annunziava la sua morte. Egli lasciò tosto la comitiva, rientrò in casa sua, si mise a letto, ed oggi, 25 aprile., il signor Barthelemon mi ha detto che questo ecclesiastico è morto.» In mezzo ai suoi successi d’Inghilterra, Haydn rimpiangeva soventi la sua patria; egli scriveva alla signora di Genziger: 96 in casa per abbracciare i viaggio WEBER Come avvenisse che in cinquantadue anni di vita ed in Francia non si fossero schiuse in Germania gloriosa le porte GAZZETTA MUSICALE DI MILANO mia che sua lo credo che Vostra Grazia ha dovuto ricevere la lettera il giorno stesso in cui io ho letto la vostra accusa Haydn di essere capace di dimenticare la amica e benefattrice! Oh! se voi sapeste quante volte io desidero di trovarmi soltanto un quarto d’ora con voi al clavicembalo e di mangiare dopo una buona zuppa tedesca! Ma non si può già aver tutto al mondo. Dio mi dà fino ad oggi una buona salute ed io spero di conservarla con una vita regolare. Io conto di rivedere Vostra Grazia fra sei mesi ed allora avrò molte cose da raccontarvi. Addio. Good night, it is time to go to bed, cioè: è tempo di andar a letto. > chè mio odio più oltre egli esprime ancora gli stessi sentimenti: Cara signora, bisogna che io mi adiri con voi percredete che io preferisca Londra a Vienna, e il soggiornò qui a quello della mia patria. Io non già Londra, ma non vorrei passarvi certo tutta la mia vita, dovessi anche guadagnarvi milioni. Ve ne dirò la cagione a viva voce. Mi rallegro come un fanciullo pensando a rientrare miei buoni amici». Fu verso il principio di soddisfatte le condizioni del agosto 1792 che Haydn, suo contratto, potè ritornare a Vienna. Egli riportò da questo primo un benefizio di circa 12,000 fiorini. LE PRIME RAPPRESENTAZIONI DEL del teatro la Scala ad un’opera di un intelletto proclamato grande anche da chi si piacque a demolire i piedestalli eretti ai grandi dal generale consenso, è fenomeno che si stenterebbe a credere, se non fosse vero, e che non si può assolumente comprendere. Tant’è: era proprio cosi; il Freyschütz di Weber, il capolavoro d’un genio, dopo cinquant’anni di trionfi era rimasto nuovo per la Scala, quasi nuovo per Milano, chè d’una cattiva rappresentazione al Carcano nel 1855 appena è a tenersi conto. Fu avvertito da altri in questo stesso giornale che la prima rappresentazione d’un componimento musicale che ha T ammirazione generale e una gloria semisecolare doveva essere meno la cresima del genio di Weber, che la cresima del criterio artistico del pubblico della Scala; e nondimeno io penso che se il pubblico della Scala si fosse annoiato non si sarebbe tenuto per scrupolo di sorta dal manifestare apertamente la sua noia; certo la gloria di Weber non ne avrebbe patito una scalfittura, ma chi avrebbe osato biasimare il pubblico, questo ente collettivo, che se anche ha una fìsonomia propria, quando si annoia e quando si diverte, non cessa d’essere un complesso di parecchie centinaia di persone che si annoiano o si divertono? Nelle accoglienze fatte alla Scala al Freyschütz non vi fu nulla, sono lieto di affermarlo, di cerimonioso, nulla di convenzionale, nulla di forzato. Il pubblico aveva la coscienza d’essere un giudice autorevole, e non pensò di correre rischio di tradire Weber, o di tradire sè stesso, abbandonandosi ingenuamente alle sue impressioni di tutti i giorni. Il Freyschütz uscì da questo esame solenne, intatto; nè vo’dire che la sua gloria sia cresciuta, ma forse Weber vivente andrebbe orgoglioso di questo alloro tardivo più che di cinquant’anni di trionfi. Il pubblico della Scala (diciamolo a costo di insuperbirlo), il pubblico della Scala, che ha dispensato la gloria a tanti grandi, è pur esso una delle glorie musicali italiane. L’impressione generale provata alla prima rappresentazione del Freischütz fu dunque buona: sarebbe stata entusiastica quando non si domandava alla musica altro fuorché d’essere bella e ben fatta; perchè questa del Weber oltre, essere bella e ben fatta, seppe essere drammatica, anticipando i tempi; ma oggi anche il drammatismo non basta; si domandano al compositore passioni vere, sentimenti veri, dramma vero; si vuole che la musica abbia nervi e sangue e viva la vita dei personaggi, e in questo Meyerbeer, Verdi, Gounod hanno fatto dopo Weber assai più di Weber. Il fantastico trova nel Freyschütz accenti di straordinaria potenza, ma l’elemento fantastico non basta a commuovere. La colpa è del libretto. Chi può dire che cosa avrebbe fatto Weber con un melodramma in cui, invece di ombre, si muovessero creature vive, passionate, annodanti coi loro affetti una tela che guadagnasse l’interesse degli spettatori? Qual’è oggi che possa a forza di buona volontà rinfanciullire fino a guardare con interesse la fiaba delle palle incantate che forma tutto il nodo del dramma, e la figura mutola di Samiel in omaggio della quale sono soppressi gli accenti delle passioni? Le situazioni fredde, quando non sono ridicole, hanno trovato nella musica del grande tedesco la vita che non hanno, e Weber ha saputo cosi bene rinnovare il miracolo, che il suo Lazzaro ha attraversato un mezzo secolo e non ha finito ancora il viaggio glorioso. E a pensare che quest’opera fu scritta cinquant’anni sono, quando Pacini, Meyerbeer, Mercadante ed altri facevano le prime armi con opere ora appena ricordate, e quando il solo Rossini aveva eretto col Barbiere, coll’Otello e colla Gazza Ladra il piedestallo alla sua immortalità, ei è da sbalordire per la potenza di vita che l’autore del Freyschütz ha trasfuso nella sua creatura. Il drammatismo, l’uso sapiente dell’orchestra, rimpasto delle voci, le grandi scene musicali sostituite alle forme viete dovevano allora parere cosa dell’avvenire - e non parvero, perciò che Weber non aveva del genio soltanto le arditezze e lo sprezzo d’altrui, ma anche l’ispirazione e l’abilità di fare ciò che sapevano fare gli altri. Il Freyschütz che fu il faro d’una nuova scuola non si divincolò dal passato fino a ripudiarne, i tesori, nè per amore di novità cessò d’esser fedele alla melodia che è ricchezza d’ogni tempo. Tolte alcune pagine descrittive, sublimi per verità, tutta la musica di Weber è sommamente melodica, e il pubblico della Scala la gustò alla prima. Non cito i pezzi che piacquero, perchè piacquero tutti; i più applauditi furono la sinfonia, che ebbe un’interpretazione corretta, il bellissimo coro delle beffe, musica pettegola tutta condita di scoppi di risa invano trattenuti, poi il primo coro dei cacciatori - Ogni belva che scorra la selva, e poche battute in tempo di valzer, che colla nudità d’un accordo e d’un arpeggio strapparono gli applausi perciò solo che sono opportunamente collocate. L’aria di Max - L’onda, il colle, il prato e il bosco - fu anche applaudita, e meritava d*esserlo assai più, ma il tenore Perotti era indisposto e non potè farne gustare tutte le bellezze. Il brindisi originalissimo di Gaspare fu invece accolto con entusiasmo, tanto che se ne voleva la replica, e il finale del primo atto fu pure salutato con festa. Nel secondo atto è un duetto a due donne graziosissimo, e un’aria spigliata e gaia che la Waldmann canta con maliziosa ingenuità, poi un’aria di Agata piena di carezzevole melanconia, un bel terzetto, tutti pezzi che furono assai gustati e applauditi assai. Succede la scena fantastica degli spiriti e degli incantesimi, che è musicalmente un prodigio di strumentazione e di descrizione; la musica riproduce l’uragano, lo scalpitar dei cavalli, i gemiti degli spiriti, ed ha un’impronta satanica potente e bizzarra; ma la. GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 97 scena che dovrebbe fare inorridire non riesce a destare che un comico orrore. Il burrone spaventevole, le ali enormi dei demoni, le ombre dei cervi, riflesse come da una lanterna magica, hanno l’ingenuità bambinesca di cinquant’anni sono. Mi si dice che in Germania si fa lo stesso e forse peggio, e mi si dice che all’Opéra di Parigi si fa assai diversamente e si fa meglio; io credo a tutti, ed affermo che l’esempio alla Scala non giustifica nulla, e che invece di accettare la tradizione, il nostro scenografo e il nostro macchinista, che hanno dato prove di saper fare benissimo, avrebbero dovuto immaginare una scena fantastica meno grottesca e meno puerile. Questo pezzo che musicalmente deve far sbalordire più d’ogni altro, fu poco gustato alla prima sera, più alla seconda, e piacerà indubitabilmente molto nelle successive rappresentazioni. Il terzo atto è dal principio alla fine una gemma; la romanza di Agata, il racconto di Annetta - Sonnecchiava mia nonna, il coro - Noi ti adorniam, sono pezzi graziosissimi; stupendo è il coro dei cacciatori, e fu fatto ripetere; qui hanno luogo alcune danze bene immaginate, al suono di una musica stupenda che è pure di Weber, ma non del Freyschutz. Chi non ha sentito a parlare della celebre Invitation à la valse? - Il finale meritò nuovi applausi. A tirar dunque i conti quasi tutti i pezzi furono applauditi, e non vi furono segni di disapprovazione fuorché dopo il famoso incantesimo, evidentemente diretti alla parte scenica; il che prova che il pubblico seppe apprezzare degnamente questo miracolo di gioventù che ride in volto ad un’opera le cui coetanee o sono seppellite o hanno quasi tutte le rughe da un pezzo. L’esecuzione fu eccellente rispetto ai cori ed all’orchestra; degli artisti i primi onori alla Waldmann e a Maini, ai quali torna vano ogni elogio; Perotti era indisposto. In quanto alla signora Saar, che si presentava per la prima volta al pubblico della Scala, il suo debutto si può battezzare un successo. Ha voce nelle note basse poco grata e pronuncia molto ingrata, ma nelle note acute raggiunge effetti di dolcezza e di potenza non comuni, e canta con un metodo purissimo. Bene Povoleri e Belletti nelle loro piccole parti. In complesso è uno - spettacolo che potrà chiudere degnamente la splendida stagione che sta per finire. Un’ultima parola per lodare la bella traduzione del libretto. È questo un fenomeno letterario che non si può lasciar passare inosservato. Peccato che il poeta si sia nascosto dietro l’anonimo come se avesse fatto un crimine, mentre non ha fatto che un miracolo. ARINA. Abbiamo monesi che parlato altra volta della Esposizione di violini deve aver luogo nel 1873 a Vienna. Pare che vito agii amatori non sia riuscito vano, e che molte sieno ramente le offerte degli strumenti rari. Si citano fin d’ora crel’in- vevio- lini di Jacop Stainer, di Antoine e Jerome, di Andrea e di Nicola Amati, di Guarnerius, di Stradivarius. Il principe Maurizio Lobkovitz ha posto a disposizione del Giurì 12 strumenti della propria raccolta, cioè 3 Amati, 1 Guarnerius, 1 Gaspar da Salò, 7 Jacob Stainer. Il dott. Schebek da Praga ha annunziato l’invio di tre strumenti: 1 Jacob Stainer, 1 Quidantus, 1 Guarnerius. Anche il Conservatorio di Praga invierà due strumenti ed altri ne invieranno i signori Bittner da Vienna, Binder, Brosch, Ide Portheim, Sitt ed altri da Praga. Pochi sanno che Mazzini, intelletto sovranamente innamorato del bello, ha un punto di contatto coll’arte di cui noi ei occupiamo. Non solo ei fu caldo ammiratore dei grandi musicisti, ma scrìsse di cose musicali, e per quello che ne dicono alcuni biografi, cantava con sentimento e suonava la chitarra da vero artista. Diremo di proposito in un prossimo numero delle idee musicali del grande italiano. ALLA RINFUSA Il maestro Mazzucato ha rinunziato alla carica di Vice-Presidente della Società del Quartetto, riputandola incompatibile col posto di Direttore del Conservatorio, istituti di diversa natura, che possono avere tendenze ed indirizzi diversi.. Oggi alle 2 pom. nella Sala del Conservatorio atra luogo il primo Concerto del celebre Quartetto Fiorentino Becker, composto dei signori Jean Becker (primo violino), Enrico Masi (secondo violino), Luigi Chiosti (viola), F. Hilpert (violoncello). ¥ La Società del Quartetto, oltre i concerti Becker, prepara due concerti sinfonico-corali, diretti dal Faccio. In uno di questi, dicesi, verrà eseguita La cena degli Apostoli, cantata biblica di Wagner. Introiti dell’Aida: 14.a rappresentazione
15.a.
16.a «17a»
18.a»
L. 7652 50 7888 50 8570 50 4828 — 7075 50 L. 36,015 —
- A Ruhrort (Prussia) si trova in questo momento di passaggio un circo,
in cui si danno rappresentazioni. E un immenso battello di legnò, lungo 88 metri, largo 23, che può contenere circa 2,500 spettatori. Vi hanno a bordo alloggi per tutta la compagnia, scuderie per 25 cavalli, una trattoria, un gazometro, una stamperia e due pompe a vapore, che possono funzionare istantaneamente in caso d’incendio. Questo circo discende placidamente il corso del Reno, arrestandosi in tutti i grandi porti per darvi delle rappresentazioni. Il maestro Sangiorgi fu testò nominato cav. della Corona d’Italia per aver scritto una Messa funebre per l’anniversario della morte di Carlo Alberto.
- Il Giornale di Napoli ne apprende che il Re ha contribuito con L. 1000
alla sottoscrizione per erigere un monumento a Mercadante. ¥ Vienna avrà fra giorni le primizie di una nuova operetta di Offenbach, che ha per titolo La girovaga.
- San Francisco di California avrà fra breve opera italiana al teatro Maguire.
La compagnia si comporrà: della prima donna Adele Speranza, del contralto G. Bianchi, del tenore Eugenio Bianchi, dei baritoni Mancusi e Contini, e del basso Roncovieri. A Napoli ha ripreso le sue pubbicazioni il giornale La Sirena artistica, diretto dal signor A. Laudi.
- A Pietroburgo fu eseguito ed accolto con applausi l’oratorio Santa
Elisabetta di Liszt. L’editore di musica Guglielmo Heinrichshofen in Magdeburgo ebbe la rara fortuna di celebrare il suo novantesimo natalizio. Le bande musicali e tutti gli istituti filarmonici della città si riunirono per festeggiare il nestore degli editori. Splendida riuscì la seconda serata musicale data dal Casino Udinese. Vi presero parte molte brave signore dilettanti ed alcuni maestri. Tutti ebbero applausi meritati. A Bri’mn si è rappresentata una nuova opera comica, Zingara, del maestro direttore J. N. Fuchs. L’esito fu buono, e il compositore ebbe molte chiamate al proscenio dopo ogni atto. Pare che Bottesini abbia ritirato le sue dimissioni e continui a dirigere l’orchestra del Cairo. Tanto meglio! A Bologna si vuol fondare una Banca Teatrale Internazionale e di Mutuo Soccorso con Agenzia annessa e giornale proprio. Scopo di questa Banca sarà di sottrarre la vastissima famiglia teatrale al monopolio delle imprese teatrali (così il Programma), e di scritturare artisti garantendo il buon esito della scrittura. Il Mutuo Soccorso sarà stabilito sulle basi degli altri istituti di simile natura. ■ìf. Dopo un soggiorno di varie settimane a Lipsia, Franz Lachner è ritornato a Vienna per dirigervi l’esecuzione del suo Bequiem-, egli ritornerà poi a Lipsia per presiedere alle prove della sua opera Caterina Cornavo. In un concerto a Vienna fu eseguito un frammento inedito d’un concerto per violino di Beethoven. Questo frammento, che appartiene alla Biblioteca dell’Associazione Musicale, è un’opera giovanile che porta pronta di Mozart, più di quella di Beethoven, È meglio un oggetto di sita che un lavoro d’arte. Gli introiti dei teatri, concerti ecc., di Parigi, durante lo scorso l’imcurio-: mese di febbraio raggiunsero la somma di L. 1,770,211. In gennaio era stata di 1,323,264: e nel febbraio del 1870 di circa 1,870,000 lire; le 100,000 lire di più sono compensate dalla chiusura dei teatri Italien, Lirique e Porte Saint Martin. I giornali vogliono conchiudere da queste cifre che Parigi musicale non ha perduto nulla, e che i parigini si divertono. Crediamo facilmente la seconda parte della conclusione, ma stentiamo a dar fede alla prima. A Parigi fa furore un timpanista provenzale, Filippo Buisson; i salons si disputano il bizzarro concertista. fl 98 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ¥ 11 signor Maton, candidato al posto di direttore d’orchestra del teatro la Monnaie di Bruxelles, fu nominato dal Re del Belgio cavaliere dell’ordine di Leopoldo. ¥ I giornali francesi hanno alimentato, mettendola in giro una notizia stravagante, uscita dal cervello di qualche reporter delirante. La notizia è che Verdi sta per finire lo spartito d’una grand’opera composta sulla Principessa Giorgio, di Dumas (!!!) ¥ Il bel teatro Louit di Bordeaux sarà trasformato in Alhambra da una Società che dispone d’un capitale di 80,000 lire. Vi sarà cafè-concert, spettacolo e ballo. 11 di W * libi Napoli, 19 marzo. E pare che il regno del Musella al massimo sia finito. Avete a sapere che nelle ultime sere di spettacolo avvennero scandali sì fatti al San Carlo che mai gli eguali. Confesso che gli abbonati non avevano tutto il torto di tumultuare. In cinquantasei rappresentazioni che cosa ebbero? Rigoletlo, Lucrezia Borgia, Anna Balena e Barbiere; il Tancredi era un problema; dell’opera nuova per Napoli di celebre autore non si teneva discorso, della Selvaggia, nuova opera del maestro Viceconte, facevansi perdere le speranze, si che gli abbonati deliberarono di mostrare apertamente tutta la loro collera, e una sera furono tanti i fischi, così assordanti gli urli, che non si potè proseguire la-rappresentazione. La Commissione nel fine di porre un termine agli sconvenienti chiassi vietò ogni altro spettacolo e impose non si riaprisse il teatro se non con le prime recite del Manfredi e la rappresentazione del nuovo ballo del Monplaisir La Sirena. Il Musella non si stette cheto a quest’ordine, ma tanto seppe dirne che gli fu concesso di mettere a stampa un manifesto, nel quale faceva noto ai sottoscrittori del cartellone d’appalto che non si ristava dal far rappresentare le opere che già erano nel repertorio fino a che non fosse all’ordine l’andata in iscena del Manfredi. Quegli abbonati pertanto che non erano contenti dello spettacolo avevano facoltà di dichiararlo al botteghino fino al mezzodì e quella recita non andava nel novero delle promesse, e in cambio avrebbero ricevuto un biglietto in una sera d’appalto sospeso. Pensarono gli abbonati: Il Musella venne manco a tutti gli obblighi, siamo in fin di stagione, non avremo gli appalti sospesi, non avremo le opere promesse. Il Musella annunzia la Borgia, tutti gli abbonati non accettano le recite, ma vanno a comperare il biglietto, e la sera siamo daccapo con gli scandali. Allora la Commissione non vuole più saperne di teatro aperto, e il Musella chiede al Sindaco la restituzione della cauzione, un compenso di 40,000 lire e la risoluzione del contratto, daco gli fa noto che di per sè nulla può deliberare; che il Consiglio prenda sul proposito deliberazioni. E lo scorso sabato i consiglieri del Comune radunaronsi in blea dietro proposta dell’assessore Fusco fu fermato che i; Il Sinaspetti quando assemil Musella perchè non aveva mantenuto i suoi patti, fosse condannato ad una multa di L. 6000; che il contratto fosse ritenuto nullo e si udisse il parere dell’arbitro. Questo parere non fu peranco pronunziato, ma dubito non sia consentaneo a quello già emesso dal Municipio. Credo pertanto che il contratto resti saldo per questo resto di stagione e che si andrà in cérca di impresario pel novello anno teatrale 1872-73; v’ha chi afferma che il Comune intenda far rispettare i diritti già acquistati co’ loro contratti regolari dalla Stolz della Waldman e dall’illustre Verdi. Stasera avrà luogo la prova generale del Manfredi che andrà in scena sabato prossimo, e per domenica, a quanto dicesi, sarà pronto il nuovo ballo del Monplaisir. Furore al Mercadante la bellissima opera del Pedrotti: Tulli in maschera; quanto valgano le buone esecuzioni a far convenientemente pregiare un lavoro fu dimostrato dalle rappresentazioni di quest’opera. Altre due volte questa partizione, per un’esecuzione imperfetta, ebbe un esito freddo anzichenò, ma questa volta fu gustata immensamente. Il pubblico accorre in gran folla quando ne vede l’annunzio. Vo’ aggiungere, ch’è ben meritata, una parola d’encomio per le signore D’Alberti e De Fanti, pel baritono Archinti, e pel buffo Giacomelli e più per il giovane maestro Scalisi che con zelo ed intelligenza concertò e diresse l’opera. De’ tanti concerti annunziati l’altra volta non ebbero effetto che due solamente, quello delle Raboschi e del violoncellista Bonbée; la Patti, appena arrivata, infermò d’una difterite; ora non vuol più farsi udire e partirà tosto. Non potei assistere all’accademia delle Raboschi, ma fui a udire il Bonbée e me ne trovai contentissimo. Il Bonbée parti or son quattro anni per un viaggio artistico e ritorna ora concertista eccellente; ammirasi in lui un trarre d’arco vigoroso e sicuro, un colorito tutto suo per l’evidenza e la forza, un senso musicale squisito, un’intonazione mirabile, uno slaccalo leggiadro, preciso e netto, e molta potenza ne’ passi cosi detti di bravura. Il Bonbée esegui tutti pezzi composti da lui, ma francamente preferisco in lui l’esecutore. In questo concerto fu ammirato nuovamente il Palumbo. Egli suonò la fantasia suirjE7mr d’amore del Thalberg, e nell’introduzione vinse la natura medesima dello strumento, chè ne cavò, un canto sovranamente legato e continuo; scoppiarono ad ogni tratto gli applausi, ma erano tosto frenati dal timore di perdere qualche nuova bellezza. Ed infatti questa nota fantasia, sotto la potenza delle sue dita, acquistò tale grandiosa impronta di novità che a tutti sembrò di udirla la prima volta. Lo stesso Palumbo, il Bonbée Alberto e il fratello Paolo, violinista dilettante, eseguirono un trio di Mendelssohn. Ognuno di loro, è forza dirlo, è un atleta sul proprio strumento, ma nel trio parve che le loro forze s’unissero in una sola. La signora Valenza cantò una romanza del concertista Bonbée e l’aria dell’Aida: O pairia mia. Questa brano dell’ultimo capolavoro del Verdi fu religiosamente ascoltato e gli applausi infine proruppero unanimi, fragorosi. La Valenza l’esegui perfettamente. ha voce estesa ed intonatissima, e nel generato da metodo corretto, v’è grazia giudiziosa e pefetta precisione nell’agilità. In questo concerto presero parte pure il maestro suo canto, nel colorito Miceli, ma come cantante, e il baritono Fabbricatore; cantarono assieme il duetto di Marinai del Rossini, ma non mi piacque il modo come l’interpretarono. Vi parlai del teatro filarmonico e della sua prossima riapertura a spettacolo di musica. Ora aggiungo che l’impresa mise fuori il prospetto d’appalto; ne è impresario un De Angelis che fu altra volta farmacista. Il vero impresario io credo sia il maestro Fornari, autore d’un opera: Maria da Torre che si darà su queste scene appunto nella stagione che è per cominciare. Con questo primo lavoro del Fornari, riudremo A Don Pasquale, T Osleria di Andujar del tanto compianto maestro Lillo, Le Pré aux clercs dell’Hérold, e, copio dal prospetto, T Elisa e Claudio o la Regina di Golconda, Torquato Tasso o la Nina di Paesiello La compagnia è composta cosi: Prime donne soprano: Laura Sains e Virginia Malvezzi-Pollettini; primi tenori: Vincenzo Montanaro e Filippo Bini; primi baritoni: Raffaele Mastriani e Adolfo Torre; primo basso comico Augusto Tessada; primo basso assoluto Luigi da Torio. Termino con annunziarvi che Domenica scorsa in casa del Clausetti, Gaetano Braga fece udire la sua Reginetta. Tutti gli astanti ammirarono le molte bellezze del lavoro, e fra gli altri lo Strakosch fece molti complimenti all’autore. jAiCUTO. Toi’ino, 21 marzo. «Torniamo all’antico e sarà un progresso» ha detto T autore dell’Aida e con molta prova e che tra i nazioni, volte che rere alle lo conferma. Senza suoi proverbii, e i ha lasciato scritto fatto?ogni giorno lo la mosse da Salomone, sono la scienza delle sole novum, tutte le ragione il prendere proverbii Nil sub nella divina nostra arte musicale ei avviene di ricorproduzioni di altre epoche troviamo sempre non solo> GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 99 il germe, ma talvolta anche la pianta del cui frutto ora ei andiamo deliziando. Le riproduzioni seguono il medesimo ordine dappertutto, colla differenza che nel genere umano e nei lavori d’arte ogni individuo, ogni lavoro ha la sua impronta particolare: il progresso s’affatica continuamente a riparare ai vizi ed ai difetti dell’umanità e dell’arte insieme che ne sono lo specchio; ma non vede mai il compimento dell’opera sua. Da questo esordio un po’ lunghetto è mia intenzione abbiate a comprendere che voglio alludere all’opera Anna Bolena di Donizetti, tornata sulle scene del Regio dopo molti anni e perciò nuova per me e per la maggior parte del pubblico, i quali, senza farsi bimbi, l’abbiamo gustata da capo a fondo, dove c’era del che ed in parecchi punti abbiamo applaudito con quel candore di spirito, che non manca mai di manifestarsi davanti al bello, al sublime. Senza dubbio certe cadenze, certe ripetizioni e per vero di queste molte furono saviamente lasciate, certi preludi nocivi allo sviluppo drammatico, non possono più garbare e passarono inosservati: ma la Sinfonia, robusto lavoro, che pare scritto ieri, il preludio a quattro corni, e tutto il rimanente del secondo atto, che qui forma il quarto, piacquero immensamente: il pezzo poi che ha destato un vero fanatismo è il gran rondò cantato dalla Galletti in concerto col corno inglese: che delizia di canto, che delicatezza di pensieri, che verità di sentimento, che prodigio di semplicità e di eleganza! Gli altri artisti fanno del loro meglio, ma questa musica non è pane pei loro denti: il tenore Prudenza, festeggiatissimo nel Ballo in Maschera, deve qui lottare con una tessitura che non è la sua (è stata scritta per Rubini) e giunge a guadagnare plauso solo nel terzetto e nella cavatina. La Brambilla, quando non va fuori di carreggiata, si sostiene e non guasta: del resto non ne parliamo: per contro i cori vanno assai bene, come egregiamente si diporta l’orchestra, fra i cui egregi professori oggi va citato con lode speciale il signor Pompei, che tiene l’ufficio inseparabile di primo oboe e corno inglese. La stagione pertanto si chiude alternandosi il Ballo in maschera con Y Anna Bolena e ogni due sere ripetendosi uno o due atti della Colpa del Cuore: lunedi prossimo avrà luogo l’ultima rappresentazione, con la quale l’impresa soddisfa ai suoi obblighi senza potersi rifare delle perdite subite. Domani a sera al teatro Vittorio abbiamo un grande concerto a scopo di beneficenza: il programma per la parte sinfonica è quello che aveva preparato la società filarmonica, vale a dire i due preludi del Lohengrin di Wagner e la sinfonia Struensée di Meyerbeer: il cav. Carlo Casella suonerà sul violoncello una composizione di Gottermann: canteranno la signorina Cristino, soprano, allieva del maestro A. Marchisio, la celebre Marchisio, contralto, il tenore Prudenza, il basso Fiorini, gli allievi maschi e femmine del Liceo e parecchi dilettanti: il concerto sarà chiuso col famoso Sanctus della Messa di Rossini. In primavera avremo opera al Rossini ed al Balbo: nel primo Martinetti allestisce l’opera nuova L’Ombra di Flotow: nell’altro Marchelli prepara I Vespri Siciliani di Verdi: le scelte sono eccellenti e speriamo saranno coronate di fortunato successo. C. ’Pl’arigri., 14 marzo. (Ritardato) I miei voti, quelli almeno che formulai nell’ultima mia lettera a proposito della riapertura del Teatro Italiano hanno avuto la sorte di quelli di Don Desiderio: sabato sera la breve stagione teatrale di primavera è stata inaugurata con la rappresentazione della Tramata, le cui tre parti principali erano affidate alla signora Ramirez (spagnuola, come il suo nome lo dice) al tenore Gardoni ed al baritono Verger, fratello del nuovo impresario, o almeno di quello che presta il suo nome a questa nuova impresa. Ma che trista Traviata! la povera Ramirez, sia che avesse paura, sia che avesse troppo presunto delle sue forze, fu una Violetta assai insufficiente. Aggiungete ad una voce non abbastanza sicura una maniera di stare in scena fantastica e bizzarra, da far sorridere piuttosto che da commuovere, ed avrete la spiegazione dell’esito poco felice che sortì. Non so perchè il nuovo impresario siasi ostinato a far l’apertura del teatro con una prima donna di un merito così problematico. Nè è a credere che la Ramirez sia stata male o troppo severamente giudicata. Ha esordito in un’opera di sua scelta e che piace molto al pubblico di Parigi. Non è probabile che abbia miglior successo in altre. Nè mancavano all’impresario altre cantanti per inaugurare la stagione come andava fatto. Il peggio è che, dopo due rappresentazioni della Traviala, un’altra cantante, il cui nome è affatto ignoto, doveva esordire nella Lucia, ma essendosi ammalata sarà la Ramirez che farà questa sera la parte di Lucia. Sarà più felice nell’opera di Donizetti che no T fu in quella di Verdi? Lo auguro ma non lo credo; tanto più che il pubblico non ha ancora dimenticato l’immenso successo che TAdelina Patti lasciò in quest’opera. Come volete che si contenti d’una Lucia cantata da Gardoni e dalla Ramirez, quando l’ha intesa da Fraschini e dalla Patti! Vuol dire che il nuovo direttore ha voluto aprire il teatro a qualunque costo. Gli fu proposta la signora Franchino che ha avuto un successo brillantissimo all’Opéra nella parte di Selika dell’Africana. Era libera allora. Ora non lo è più. Ma il direttore contava molto sulla Ramirez, ed ha veduto quanto si è ingannato. La colpa è tutta sua; non posso che presentargli tutta la mia condoglianza se la sale, rimane a mezzo vuota. Il Gardoni non andò male; se la voce è piccola, il metodo è eccellente. Il Verger ha voce e metodo e fu vivamente applaudito. Dirò anzi che fu il solo che ricordasse i bei tempi del teatro Italiano. Dalla prima rappresentazione, peraltro, ho capito che la stagione teatrale sarà molto al di sotto di quella d’una piccola città di provincia. Se costà si fosse data la Traviata nel tristo modo col quale fu eseguita alla Sala Ventadour, i fischi avrebbero accompagnato la bella musica di Verdi più che noi fece l’orchestra. Povero teatro Italiano! Non sarebbe stato meglio lasciarlo chiuso che aprirlo così meschinamente? Il gran concerto dato due giorni prima aveva fatto sperar qualche cosa di meglio. Vi avevan preso parte l’Alboni, a cui fu fatta una vera ovazione, la Penco, ed altri artisti di merito; ma bisogna dire che il direttore aveva fatto (perdonatemi il paragone) come certi ristoratori che mettono fuori, nella vetrina i più delicati bocconi, pesci e selvaggiume, per attirar la gente, e che vi servono a mensa una povera fetta di bue bollito o di montone. Perchè non dare qualche opera nella quale T Alboni e la Penco avrebbero cantato? Bisogna credere che riè Duna nè l’altra di queste due artiste.abbia voluto legarsi con una scrittura in regola. Forse non si negheranno a cantar qualche sera, in rappresentazione straordinaria, ma senza far parte della compagnia. Ebbene, è assai tristo a dirlo e mi duole,di doverlo confessare, ma è un gran torto quello di dar delle rappresentazioni così al di sotto del mediocre a Parigi, ove il pubblico è da lungo tempo assuefatto ad averne tali da contentare i più schivi. Mi si dirà che il direttore ha preso il teatro senza dote. Che importa! Valeva meglio prenderlo con la dote e mantenerlo nel decoro che merita. Sarebbe lo stesso vedere un uomo sposare una bella fanciulla senza dote, e lasciarla poi languire, facendole fare la più trista figura. Il teatro Italiano durante il tempo della guerra ha servito d’Ospedale ai feriti. Alla prima rappresentazione, quella appunto della Traviata, una cattiva lingua (che questa volta aveva un po’ ragione) diceva: - «È ancora un ospedale, almeno ei veggo ancora degl’infermi, sulla scena». La frase è dura ma non è forse abbastanza meritata? E questa sera sono condannato ad andare a sentire Lucia, che, lo prevedo, sarà massacrata come fu l’altra sera T infelice Traviata. Pazienza! Ieri fu ripresa all’Opéra Comique, la Mignon di Ambrogio Thomas. Di tutti gli artisti che la cantarono all’epoca in cui essa fece la prima apparizione sulla scena la sola Galli-Marié è restata. Ed è precisamente quella che fa la parte di Mignon; gli altri sono tutti sparpagliati, quale partito, quale ritirata. La 100 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO giovine Priola ha cantato la parte della Cabel, ma senza un «guai successo. Invece la Galli-Marie ed il baritono Ismael sono stati molto applauditi. Mignon, checché ne sia, avrà una nuova serie di rappresentazioni, che non sarà meno ricca di quella che ottenne la prima volta. I concerti continuano in modo da far disperare i poveri scrittori di appendici musicali. Ve ne ha uno ogni sera, per lo meno! Qualche volta due ed anche tre, perchè vi sono tre sale di concerti, ed ognuna di esse, salvo qualche rara eccezione, è data in fitto per una sera. Tutti coloro che non osavano dar accademie musicali negli anni scorsi, sia perchè non erano abbastanza conosciuti, sia perchè prevedevano che il pubblico non sarebbe venuto al loro concerto, quest’anno invece affiggono cartelloni ad ogni angolo di muro; ma aggiungono, come vi ho già detto queste parole assai ipocrite: «a benefizio della Società Femminea per la liberazione del suolo». La gente non va a questi concerti, ma lo scopo è raggiunto. Si parla da qualche tempo d’una Società Filarmonica francese; _ infatti non ve n’era una a Parigi. A capo di essa sono molte signore della vera aristocrazia; sono stati nominati dei commissari, ed alcuni maestri o compositori hanno preso l’assunto di dirigerla. Ma veggo che bisogna pagar cento franchi per semestre, ed il difficile sarà di trovare un numero sufficiente di soscrittori, giacché qua le spese sono immense. Ora la moneta è rara in questo momento, è inutile il dirvi il perchè. Come nella ballata di Gianni di Calais, «il perchè lo sapete, capite, intendete già meglio di me».Non so se la Società Filarmonica riuscirà. A1 Parigi, 20 marzo. Abbiamo avuto finalmente una rappresentazione se non tale da ricordare i bei tempi del teatro Italiano di Parigi, almeno conveniente. Per ora non si può domandare ed ancor meno pretendere di più. Jersera è stata eseguita la Lucrezia Borgia con la Penco, la Trebelli, Bagagiolo e Guidotti. Salvo quest’ultimo, che veramente per quanto zelo possa mettere, non ha qualità sufficienti per sostenere con successo la parte di primo tenore su d’una scena ove dopo Mario vennero Tamberlik, Fraschini, Nicolini, Mongini, Tiberini e varii altri in ini, tutti, qual più, qual meno, di merito, — gli artisti che cantarono iersera l’opera di Donizetti ebbero la loro parte di plauso. Finora i plausi non erano stati meritati che nei pezzi isolati, alle sere in cui invece di rappresentazioni sceniche il teatro Italiano dà delle accademie o concerti musicali. Jeri la Penco si fece ammirare per l’immensa abilità con la quale riesce ad ottenere, con quel che le resta di voce, effetti cosi sorprendenti. Tanto è vero che il metodo e l’arte valgono in questo caso assai più del volume della voce. Ed ecco quello che fa la grande differenza tra Y Opéra ed il teatro Italiano. Là non si ricerca che la forza vocale: chi ha più robustezza di polmoni trionfa del cantante che con minor voce canta gradevolmente. Alla Sala Ventadour invece (ove sventuratamente la maggior parte degli artisti di canto non viene che quando comincia a perder la voce) si ricerca l’arte, la grazia, il metodo puro, corretto, irreprensibile. Cosi la Frezzolini, un di sovrana delle itale scene, seppe vincere i cuori ed attirarsi tutte le simpatie, quando cantò al teatro Italiano di Parigi la Gilda di Verdi o la Beatrice di Bellini. Era un’arpa alla quale molte corde andavano infrante, ma quelle che restavano eran d’oro, e temprate da mano divina. Ieri ognuno conveniva che la Penco aveva certamente meno voce d’altravolta, ma molto più d’arte. Il basso Bagagiolo non appena ebbe cantato il breve recitativo che precede la sua aria al second’atto, entrò in favore del pubblico. All’adagio i plausi scoppiarono unanimi: la sua causa era vinta. Il terzetto mise il colmo alle simpatie destate nel pubblico, e tutti convennero nel dire che era un eccellente acquisto per questo teatro. Aggiungete che il Bagagiolo si mostrò anche buon attore, il che è parte di gran prezzo sopratutto a Parigi; ed è assai naturale: non tutti quelli che vanno al teatro Italiano comprendono l’idioma nel quale cantano gli artisti; se questi non rendono un po’ men difficile l’intelligenza delle parole, mediante un’azione pressoché mimica, un gioco di fisonomia, un’eloquenza di gesto, un po’ d’espressione insomma, gli spettatori che ignorano l’italiano non sapranno se F artista canta, io V amo, oppur io t ammazzo. Infine, la Trebelli, che è leggiadra col costume virile d’Orsino, è molto migliore di quello che si mostrasse sei o sette anni or sono a questo stesso teatro. Ha studiato, ha progredito, è divenuta una buona cantante e nella penuria attuale di buoni contralti, è tale da fissare l’attenzione dell’uditorio, foss’anco il più difficile ed il più schivo. Il suo metodo di canto è buono, e se la voce non è abbastanza possente, sopratutto nelle corde basse, l’arte vi sopperisce. Nel brindisi piacque e fu applaudita; non al punto però da farlo ridomandare, come avviene quasi sempre quando è cantato da un contralto di gran merito. Nullameno la Trebelli può esser soddisfatta dell’accoglienza del pubblico parigino. Le altre parti sono secondarie nella Lucrezia Borgia, non ne parlo. Nominerò solo Tagliafico che cantò Gubetta. Vero é che quando esordi a Parigi il tenore Mirate, la parte di Gubetta fu cantata nientemeno che da Lablache. Il che vuol dire che pei grandi artisti non esistono piccole parti. Dico ciò per Lablache ben inteso, non per Tagliafico, che è un artista coscienzioso, zelante, ma che non pretende certamente ai titolo di grande. Speravo darvi nuove della Sylcana di Weber (?) che doveva esser rappresentata ieri l’altro al teatro Lirico (Ateneo) e che è differita a domani sera. Per quest’opera postuma dell’autore del Freyschiitz, di Obéron e di Euryanthe, il direttore dell’Ateneo ha dovuto scritturare un artista drammatico, il signor Clemente Fust ed una ballerina la Pallière dell’Accademia di musica. Per ora non saprei dirvene il perchè, non conoscendo ancora il libretto, ma ve ne parlerò nella mia prossima lettera. Del resto è la sola novità che ei prometta questa povera stagione di primavera. E quale novità, un’opera dissotterrata, e della quale pochi conoscevano la scoperta. V’ha anche chi dubita della sua paternità, quantunque vogliasi che il figliuolo di Weber l’assicuri vera. Vedremo. Le operette (è il nome che si dà alle opere buffe fossero anche in quattro atti e più) continuano a pullulare nei teatri secondarii e sopratutto in quegli strani stabilimenti, metà teatro, metà caffè, dove si canta bevendo birra e fumando. Che bell’atmosfera quando vi si entra! E come i poveri artisti che vi cantano debbono essere a loro agio! Del resto è assai meglio che si scrivano operette o opere buffe, come meglio vogliate chiamarle, che canzoni volgari d’un gusto equivoco, e scurrilità invereconde, come era costume in questi ultimi anni. Chi sa! a forza di scriverne (parlo delle operette) verrà fuori qualche buon compositore. E non sarebbe male, chè davvero non ve n’ha abbondanza in questo momento. Chiuderò questa lettera coll’annunziarvi la fondazione d’un’Accademia Filarmonica di Parigi a capo della quale sono molte signore, per la più parte compositrici di musica o dilettanti. Il suo scopo è di far udire le opere o almeno i frammenti di opere, siufonie, quartetti, cori, ecc., dei giovani compositori. Il direttore dell’orchestra è il signor Camillo Saint-Saens, pianista d’ingegno, ma che parteggia molto più caldamente per la scuola alemanna che per l’italiana. Berlioz ha fatto molti proseliti, e quelli che esagerano il genere di Berlioz si avvicinano a Riccardo Wagner. Temo forte che la nuova Accademia filarmonica di Parigi non finisca per essere wagneriana. Londra, 18 marzo. Il prospetto della prossima stagione del Covent Garden è anch’esso di pubblica ragione La gran novità italiana vi fa difetto, e cosi il disappunto degli ammiratori di Verdi verificasi su tutta la linea. Credevasi che il Gye avrebbe assicurato il diritto di rappresentare quell’opera, della quale tutti i corrispondenti hanno detto meraviglie ed hanno invogliato il paese. Ma non so rassegnarmi a credere che dovrà passare tutta la GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 101 gran stagione, senza che il Gye o il Mapleson risolvano di presentarla a un pubblico ansioso Sono entrambi troppo buoni speculatori per lasciarsi sfuggir di mano un’occasione propizia per servire ai propri interessi. Se v’ha un paese, in cui servire il pubblico è servire ai propri interessi, quel paese è in un modo eminente l’Inghilterra, o per dir meglio, Londra, coi suoi tre milioni e mezzo d’abitanti. Non v* ha città al mondo, che offra come Londra singolari vantaggi allo speculatore che la studia e la soddisfa. Il Gye in compagnia dell’Harris trovasi in Italia, e le ultime notizie lo dicono in Roma, dove andò per assicurare i servigi del nuovo tenore, che vuoisi possessore delle qualità somme di Mario e di Giuglini riunite. Un tenore simile nel cartello dell’impresa sarebbe un tesoro; e però non mi sorprende l’udire che il Gye gli va facendo ricchissime offerte. Le novità annunziate dal Gye sono il Lohengrin, il Guarany del maestro brasiliano Carlo Gomez, che voi conoscete, Gelmina del principe Poniatowski, e Les Diamans de la Couronne di Auber. Quindi seguono le cento opere che costituiscono il repertorio del Covent Garden. La Sessi col Bettini, col Cotogni, col Ciampi e colla Sinico, ricomparirà nelle Astuzie Femminili del Cimarosa. Quel capo sublime, ch’è il Jacovacci di Roma, crede di umiliare le scene dell’Apollo introducendovi musica leggiera; e i suoi colleghi di Londra, di mente alquanto meno elevata ma più destra, credono invece di arricchire le scene dei rispettivi teatri, i quali non sono certo inferiori all’Apollo, con opere comiche o semiserie, Le stelle, che brilleranno al Covent Garden, non sono nuove, e forse nemmeno vecchie. Ma la questione dell’età, nel gentil sesso generalmente, è sì vasta e diffìcile, che giova assai meglio abbandonarla non appena ei si presenta dinanzi. Avremo la nobilitata Adelina Patti, la nobilitata Paolina Lucca, Matilde Sessi la bella dai lunghissimi capelli d’oro, la Scalchi, la MiolanCarvalho, la Monbelli, la Sinico, la Demeric-Lablache, la Dell’Anese e la Corsi. Tre nuove scritture sono state inoltre fatte dal Gye e sono coll’Albani, colla Brand, e colla Zimmermann, le quali tutte debuttano per la prima volta in questo paese. Fra gli artisti dell’altro sesso è promesso il primo debutto di un Cesari, di un Codoni, di un Koehler e di un Verenrath. Quest’ultimo viene da Copenaghen. I nomi popolari dì.Naudin, Bettini, Nicolini. Urio. Graziani, Cotogni, Bagagiolo, Ciampi, Capponi, Tagliafìco e Foller sono di nuovo nel programma, e proveranno d’essere secondo il solito un’attrazione. Alla direzione dell’orchestra ritornano i maestri Vianesi e Bevignani. QueU’intelhgente signor Carlo Corsi, che ha nuovamente la direzione dei cori, farà benissimo e recherà certo soddisfazione universale, se, prima di scritturarle, farà personale conoscenza con tutte le amabili coriste che farà venire. Giova credere, per non far torto al suo gusto, che per il passato abbia conchiuso i suoi negozii per mezzo di lettera. Una buona scrittura ha sovente una certa influenza, ma non tutte le buone scrittrici sono belle! Le ballerine saranno la Luraschi, la Limedo e la Girod. La prima rappresentazione è promessa per il 26 corrente. Varii giornali hanno osservato 1* assenza del Caravoglia dal programma di Mapleson. Lo Standard ha consacrato a quel giovine baritono parole lusinghiere, le quali devono aver soddisfatto appieno l’animo d’un artista, come il Caravoglia. Il Musical World, lamentando egualmente la separazione del Caravoglia dall’JTer Majesly’s Opera, dice ch’esso è scritturato per la stagione prossima a Pietroburgo assieme colla Patti. So da buonissima fonte che varie accademie di musica italiane stanno preparando spedizioni d’antichi istrumenti musicali per essere esposti nelle sale dell’Esposizione Internazionale prossima in South Kensington. Io amo credere che una garanzia sia stata previamente richiesta alle autorità dell’Esposizione contro ogni perdita o guasto possibile. Se non andranno perduti, cosa che pure non è impossibile, io son convinto che saranno danneggiati, e per questa ragione quelle istituzioni artistiche e quei municipii che hanno già promesso il loro concorso faranno bene di riflettere a quel che fanno, e di stare fermamente attaccati ai loro tesori artistici. Aggiungerò che la collezione di Bologna è stata gentilmente e bravamente rifiutata, ma non così, fra varie altre, la collezione di Firenze! f- ■ (Rimandiamo al prossimo numero la corrispondenza di Berlino giuntaci in ritardo.) MILANO. La Scala sta per chiudere le sue porte. L’ultima rappresentazione dell’Aida ha luogo stasera a beneficio del Pio Istituto Teatrale. L’impresa, dicono, si affaccenda per sostituire Maini nel Freyschütz; se vi riescirà bene non è difficile che possa dare altre due rappresentazioni delVAida col baritono Pantaleoni. — Al teatro S. Radegonda, oltre gli allori di Madamigella Dejazet, bisogna tener conto di quelli della signorina Minelli nella Belle Hélène e nella Barbe Bleu — operette troppo note; oggi si dà allo stesso teatro il Petit Faust. FIRENZE. Leggiamo nella Nazione del 23 corrente: Ieri sera andò sulle scene della Pergola la nuova opera II Paria, del cavalier Villafiorita. L’opera non parve incontrasse gran fatto il favore del pubblico. BOLOGNA. Al teatro Brunetti ebbe lieto esito la nuova opera del maestro Magotti, Il capitano nero. Molti pezzi sono applauditi ogni sera, e il maestro continua ad avere gli onori di varie chiamate. La musica però pecca di forme vecchie, a giudizio della critica. L’esecuzione, affidata alla signora Boluda, al tenore Ponti e al baritono Pifferi, fu lodevole. MESSINA. La nuova opera del maestro Aspa — Piero di Calais — fu assai bene accolta. Il maestro ebbe 30 chiamate e una corona. Tutti i pezzi principali furono applauditi. Buona l’esecuzione. LA HAYE. L’Ombra di Flotow conta un successo di più, e un successo splendido. I principali pezzi furono applauditi con entusiasmo; P esecuzione era buona. NIZZA. Ci scrivono: Le rappresentazioni della Beatrice di Tenda continuano con esito lietissimo. Il 16 corrente ebbe luogo la beneficiata della brava Ponti dell’Armi, che oltre la Beatrice, cantò anche la cavatina della Traviata. L’esito fu splendido per applausi, chiamate, fiori, ecc. Si attende la Norma, e più tardi lo Stabat di Rossini, che verrà cantato dalla Ponti, dalla Stoika, da Tasca e Cresci. GENOVA. La nuova opera del maestro Gandolfi — Il conte di Monreal — ebbe il 16 corrente al teatro Carlo Felice accoglienza favorevole. Varii pezzi furono applauditi, fra gli altri la sinfonia, due finali, una Salve Regina, un’aria del soprano e un duetto; il maestro fu chiamato dieci volte al proscenio. Mariani, che riprendeva la direzione dell’orchestra, fu salutato da unanimi applausi. PALERMO. Esito lietissimo ebbe il Faust per tutti gli esecutori, e in special modo pel tenore Tombesi (protagonista). La De Maësen, la Tiozzo, Brémond e Bertolini furono pure assai applauditi. MALTA. L’Africana, rappresentata il 29 febbraio, ebbe esito eccellente. Tutti i pezzi furono gustati, e tutti gli esecutori applauditi. I giornali che abbiamo sott’occhio parlano con entusiasmo dei singoli esecutori. VIENNA. Al teatro di Corte ebbe luogo una rappresentazione solenne del Freyschütz. Quest’opera fu rappresentata a Vienna 375 volte. La prima rappresentazione ebbe luogo il 3 novembre 1822. VARSAVIA. Splendido esito il Roberto il Diavolo, interpreti la Pasqua, Bolis, Ronconi e Nannetti. METZ. II Emani fu occasione di battimani e di chiamate agli esecutori, che sono: la Castri, Harvin, Bruni e Zimelli. MADRID. Per beneficiata della Ortolani fu eseguita la Sonnambula. La protagonista fu accolta con grandi feste; applauditissimi furono pure Tiberini e Petit. GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 102 SARAGOZZA. Il Barbiere e il Ballo in maschera, due splendidi successi da aggiungere all’elenco dato nel passato numero. Nella prima opera piacque assai la Ferrer, il baritono Ballo in maschera furono Varvaro. Varvaro, il basso Padovani e il buffo Parodi. Nel applauditissimo le signore Lanzi e Ferrer; bene STOCCOLMA. Scrivono al Trovatore: Il ’Vascello fantasma di Wagner navigò con buon vento anche sulle nostre scene; ma la gaia musica del Barbiere ha allettato maggiormente un pubblico vieppiù numeroso, che preferisce le ispirazioni di Rossini al peso del Vascello. Nel Barbiere ha debilitato con successo un’abilissima cantante finlandese, il nome della quale è Ida Basilier. Alcuni giorni fa abbiamo riudito, dopo lungo riposo, quella bella e commovente opera che è la Lucia. Il tenore Ambrosi anche questa volta cantò con voce pastosa e di bel timbro, e con espressione la parte di Edgardo; mentre la Basilier molto bene interpretò la parte della protagonista. però serbati alla celebre Borghi-Mamo, che cantò varii pezzi stupendamente. Accompagnatori erano i bravi maestri Busi e Branca. — Un altro concerto ebbe luogo l’11 corrente nell’atrio del teatro Comunale. Lo diede il giovine pianista Pozzetti, col concorso del baritono Costa e della signora Bertone, pei’ la parte vocale, dei signori Respighi e Gavazza e del valente violoncellista Serrato per la parte istrumentale. Il Pozzetti dovette ripetere la Pasquinade di Gottschalk. — Ferrara. Ci scrivono: «Una mattinata musicale, data il 15 corrente nelle sale della Società dei Negozianti, riuscì splendidissima. Il programma del trattenimento era assai variato; i pezzi più applauditi furono la sinfonia deH’AZ^ira di Verdi per pianoforte a quattro mani, eseguita dalla signorina Teresina Grossi e dal signor Guido Levi, la Fantasia di Jaell sulla Norma suonata dalla valente dilettante signora Alessandrina Orsoni, e alcune romanze cantate con molto sentimento dalla signora Edwige Pagliani. Si fece anche applaudire il giovine flautista Munari per la parte istrumentale. TAGANROG. Splendido esito ebbe la Traviata, interpretata dalla signora Giannetti, da Baragli e da Spallazzi. I Lombardi valsero vivi applausi alla Mayer, al Baragli e al Giannoli. Ottimi i cori e l’orchestra. BARCELLONA. Nel Gran teatro del Liceo fu posto in scena il Rigoletto, ed ottenne esito lietissimo. Le signore Fité -Goula e Lianes e i signori Steger, Merly e Rodas ebbero molti applausi. La Fité-Goula e Steger furono oggetto • di speciali ovazioni. NOTIZIE ITALIANE i fi 1 MI «t — Milano. Il professore Alberto Mazzucato, che la Gazzetta Musicale annovera con orgoglio fra i suoi collaboratori, fu nominato direttore del Conservatorio. Ci rallegriamo di questa meritata onorificenza, che è in pari tempo una fortuna per le sorti del nostro Istituto musicale, il quale da qualche tempo languisce per incuria di taluni che pigliano troppo leggiermente la missione dell’insegnante. Occorre al Mazzucato, oltre il sapere e l’intelletto, di cui ha dovizia, forza e coraggio di iniziare una riforma desiderata. Speriamo che non gli verranno meno. — Si dice che la cattedra di professore di composizione al R. Conservatorio di Milano, rimasta vacante per la recente nomina del Mazzucato, verrà affidata al valente maestro Antonio Bazzini, uno dei più dotti compositori che vanti oggi il nostro paese. Speriamo che la notizia si avveri. — Riuscì assai bene il concèrto del violinista Fano nella Sala dei Giardini Pubblici. Gran folla. Applausi vivi al concertista, che accenna a prendere posto in avvenire fra i migliori suonatori di violino, al tenore Fancelli e al baritono Pandolfini. — Un’altro concerto a beneficio della vedova Bassi ebbe luogo nella Sala del Conservatorio. Vi presero parte i professori d’orchestra della Scala, di. retti dal Faccio, e vari altri artisti, fra cui il Cavallini e il Quarenghi che furono applauditi in pezzi di propria composizione. L’ouverture del Nicolai e quella della Leonora di Beethoven furono eseguite stupendamente. — Napoli. La Gazzettn Ufficiale pubblica il regio decreto che approva lo statuto del R. Collegio di musica di Napoli. Non parrà inutile che, per dare un’idea delle riforme sancite nel nuovo statuto, e delle considerazioni che le consigliarono, riportiamo una parte della relazione che accompagna lo statuto. Ecco le parole del ministro dell’istruzione pubblica: «Furono innanzi tutto circoscritte e separate con diligenza le incombenze dell’amministrazione da quelle dell’insegnamento; e si procurò che il direttore degli studi appaia come l’anima dell’istituto e sia al tutto libero e signore nell’uffìzio suo; rimovendo le occasioni de’ contrasti di potestà, ove le istituzioni anche più gagliarde rompono e si perdono. Si mantenne la duplice forma di Convitto e di Liceo; per crescere nel primo i giovani alle squisitezze dell’arte, per provvedere col secondo al difetto che hanno di artisti i teatri, le chiese e le musiche militari. Si guardò, seguendo il suddetto modello, di ricondurre gli studi all’antica severità ed indole schiettamente italiana; acciocché i giovani, fortificati di sane dottrine, possano senza pericolo adoprarsi a legare le nostre tradizioni gloriose coi progressi del secolo; nel che, per mio avviso, sta la perfezione dell’arte. Si cercò di allargare il campo delle lettere, poiché gli artisti devono oggimai persuadersi che non saliranno mai in altezza ed in fama durevole e meritata senza quell’aiuto. Si ammisero tanto come discepole interne ed esterne, quanto come maestre, le donne; la quale riforma, molto desiderata e con ragione nel Collegio Napoletano, non può essere che non torni gradita all’universale, e non porti buoni frutti, specialmente nell’arte divina del canto. E finalmente l’amministrazione si affidò ad un Presidente e ad un Consiglio, guarentendola colle norme della ragioneria dello Stato». — Bologna. È fallito il progetto di mettere insieme per sottoscrizioni la dote del teatro Comunale, soppressa dalla Giunta Municipale. Si va invece coprendo di firme un indirizzo al Consiglio Comunale perchè voglia alla sua volta sopprimere il voto di soppressione. — Domenica passata ebbe luogo nelle sale della Società Felsinea un bel concerto, a cui presero parte il violoncellista Gavazza, i pianisti Respighi e Crescentini, il baritono Costa e il signor Monti Casignoli. Tutti questi artisti si fecero applaudire con entusiasmo; i primi onori e i più meritati furono — Milano. Cav. Antonio Piazza, antico scrittore di appendici teatrali nella Gazzetta di Milano, e collaboratore della nostra Gazzetta, poi segretario alla Corte d’Appello, morì a 78 anni il 15 corrente. Le doti del cuore e dell’ingegno lo resero caro a quanti lo conobbero. — Vienna. Giuseppe Lutz, già direttore di teatri, morì a 82 anni. a — Berlino. Elssler, direttore pensionato dei cori del teatro regio, morì 72 anni. — Marianna Bargiel, nata Tromlitz, maestra di musica, morì il 10 marzo, in età di 75 anni. — Detmold. Augusto Kiel, maestro di cappella. Nacque il 26 maggio 1813 a Wiesbaden, mori il 27 dicembre. 187i. — Agra (Indie Orien.). A. Koenig, capo banda del 65.° reggimento, mori il 24 dicembre 1871. — William Grice, antico bibliotecario dell’Accademia Reale di musica, della Società dei musicisti inglesi, e da 30 anni membro della Società l’Armonia Sacra, morì il 5 febbraio a 62 anni. — Aix. Gaspard Michel, compositore di musica, professore di timpano al Conservatorio, morì a 84 anni. POSTA DELLA GAZZETTA Preghiamo gli Associati di pazientare ancora; il Canzoniere e il Cambiasi non sono pronti; lo saranno, speriamo, presto. Signor Pio Marc. — Genova — N 312. Vi fu spedito il fascicolo I dell’elenco D chiesto con lettera 12 gennaio, il 13 dello stesso mese. Reclamate alla Posta se non avete ricevuto. Signor Avv. Frane. Gu... — Miglionico — N. 638. Vi accorderemo lo stesso sconto. L’Aida però non sarà pronta prima della fme del mese. Dall’altro e del primiero Non sai qual più tiranno e più borioso; Gli è certo meno austero Quel che suol farsi a molte belle sposo, Di quel che amplessi non conosce al mondo. Ma qual d’essi è il primier, quale il secondo? È il tutto mio pettegolo e ciarliero. Quattro degli abbonati che spiegheranno la Sciarada, estratti a sorte, avranno in dóno uno dei pezzi enumerati nella copertina della Rivista Minima, a loro scelta. SPIEGAZIONE DEL REBUS DEL NUMERO 10. Ardue strade conducono al successo. Ne mandarono la spiegazione esatta i signori: Orazio Zunica (Napoli), Emilio Donadon (Milano), prof. Angelo Vecchio (Pavia), Giuseppe Chierichetti (Milano), Angelo Gerosa (Como), Citerio Amos (Bergamo), Paolo Bellavite (Padova), E. Bonamici (Livorno), Riuscirono premiati i signori: E. Donadon, Angelo Gerosa, Citerio Amos, Paolo Beliavite. Editore-Proprietario, TITO DI GIO. RICORDI. Oggioni Giuseppe, gerente. Tipi Ricordi — Carta Jacob.