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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 107 del buon successo da lui riportato ultimamente a Roma, attirò si numeroso uditorio. Il Cesi appagò le grandi aspettazioni; interpreta la musica classica con molta maestria ed è un pianista immensamente forte, immensamente agile. Le sere di mercoledì, giovedì e venerdì al Collegio udiremo il Miserere di Mercadante. Lo eseguiranno tutti gli alunni, uno degli a solo sarà cantato da un’egregia dilettante, la signorina Helzel, pertanto una bella idea balenò al Com. Rossi, quella cioè di far pagare il biglietto d’ingresso e destinarne il ricavo agli asili d’infanzia. Giacché trovomi a parlarvi del Conservatorio vo’ dirvi che il nuovo statuto fu pubblicato; ed il Serrao fu promosso a primo maestro di composizione e contrappunto. Vi dissi che la Patti più non voleva cantare a Napoli; ora debbo farvi noto che vinse altro consiglio e che la concertista soprano si farà udire al S. Carlo stasera stessa eseguendo il delirio della Lucia, le variazioni di Prodi, ed una tarantella del nostro Bevignani. Musella ripresenterà la Beatrice di Tenda, ma con una nuova prima donna che è in fama di valente, la Bianca Blume. Acuto. Venezia. 28 marzo. Anche la stagione di carnovale - quaresima è finita e i nostri teatri, o per amore o per forza, la vollero chiudere onoratamente. Lunedì passato vi fu l’ultima rappresentazione alla Fenice e per vero dire, stando al concorso (la sala era au complet), al buon umore, alle chiamate, alla profusione di fiori regalati alle Signore Moro e Rosé in particolare ed al corpo di ballo in generale, al getto di poesie ecc. ecc.. si avrebbe dovuto credere che le cose per tutta la stagione fossero andate a vele gonfie! Ma oramai è per lo meno inutile soffermarci in postumi omei. Gli è certo che, poste come sono le cose oggidì il nostro principale teatro non può aspirare al possesso di spettacoli di primo ordine nella stagione solita. Sarà necessario di mettere al rogo il capitolato d’appalto che somiglia molto alle forche caudine per un povero impresario onesto: pello impresario disonesto a nulla approda perchè lo delude in mille modi e... se ne infischia come ne avemmo tante prove; sarà necessario di fissare l’apertura della Fenice con grande spettacolo in luglio od agosto poiché il carnovale veneziano ormai scomparso si tramutò nella stagione dei bagni; sarà necessario, trovato un onesto e solido impresario, concedergli il teatro per un periodo di anni (da 4 a 5) poiché gli è certo che vi introdurrà volontieri delle migliorie soltanto allora che sarà sicuro di godersele per qualche tempo. In carnovale - quaresima si potrà pure aprire la Fenice, ma solamente con buon spettacolo d’opera escludendo il ballo sia grande che piccolo. Ecco l’unica maniera di poter gettar le basi d’una nuova vita teatrale veneziana; ma se vorremo tener ferme le vecchie abitudini, se vorremo tener conto di quello che i «nonni ei vanno «ognor predicando, vale a dire che co quatro lirete venete (2 lire «italiane) gavevimo la Pasta, la Malibran, la Ungher, la «Taglioni, la Cernito ecc. ecc. in carnevai, andremo sempre di male in peggio. Prima di abbandonare questo argomento debbo dirvi che giorni sono venne respinta quasi all’unanimità dal nostro Consiglio Comunale la domanda Presidenziale, appoggiata da alcune petizioni, per un sussidio al teatro la Fenice di L. 70,000 annuali pel triennio 1872-73, 1873-74, 1874-75. — Siccome la concessione del teatro, della quale vi tenni parola nella precedente mia, all’impresario Lasina era subordinata alla sovvenzione Comunale, così, respinto questo, l’affare tramonta di per sè. Forse potrebbe venire ripreso su altre basi: io però ne dubito molto. Il Camploy, dopo una vita più o meno brillante, chiuse le sue porte ieri l’altro con una serata a beneficio della Ferni (Teresina). Si fecero due atti della Saffo (secondo e terzo) e P atto secondo della Linda. L’Aramburo, per di più, cantò l’aria nella Niobe e la seratante il rondò nella Cenerentola. Il Ferni (fratello della Carolina) suonò assai bene sul violino le variazioni di Vieuxtemps sul Faust, e la Carolina Ferni un’altra composizione di Vieuxtemps. Vi furono applausi a josa e meditatissimi, solamente debbo dire all’Aramburo che la scelta d’un pezzo quale si è l’aria della Niobe mostra che egli’ non ha un’idea esatta delle sue forze e del suo talento. Per quel canto non occorre soltanto voce, sia pur facile, ma educazione artistica e talento speciale: fra qualche anno mi darà ragione. All’Apollo la compagnia drammatica Biagi-Rosa-Casilini dopo un corso di rappresentazioni date con mediocre fortuna, levò le tende ieri sera. Merita una parola speciale il Biagi che si è mostrato costantemente bravo, diligente e gentile attore: sul resto tiriamo un velo. Lo follo partì pure dal Malibran colla sua compagnia, forse più contento che mai, di lasciare Venezia, sua patria, dove non ebbe, quantunque qualche cosa meritasse, un’accoglienza troppo lusinghiera sotto il punto di vista del concorso: applausi sì, ma pochi biglietti. Domenica o lunedì p. si riapriranno i seguenti teatri: Rossini col Don Procopio (e poscia II birraio di Preston); TApollo colla drammatica compagnia Bellotti; il Malibran colla drammatica compagnia Papadopoli ed altra compagnia di ballo offrendo spettacolo misto di commedia e ballo. E ormai sicuro, salvo imprevedute circostanze, che nell’estate prossimo avremo uno spettacolo sul genere di quello avuto l’anno scorso al popolare Malibran. La compagnia di canto sarebbe composta cosi: Bianchi-Montaldo, Villani, Maurel (in luglio), Cotogni (in agosto) e Medini. Le opere finora stabilite sono: Mosè e Ruy Blas. La compagnia che era al Camploy FerniGiraldoni-Aramburo non è partita per Trieste, come vi aveva annunciato, ma bensì per Verona: le trattative pel Mauroner tramontarono pelle condizioni onerosissime che si volevano imporre all’impresario Carcano. p. y Londra, 26 marzo. La prima rappresentazione della stagione, ha luogo, come sapete, questa sera al Covent Garden con l’opera di Gounod, Fausto La Sessi e il Naudin, la Scalchi e il Faure, il Cotogni, il Tagliafico e la signorina Anesi sono gli interpreti. Al seggio del direttore è il Vianesi. L’orchestra, secondo il leale costume del nostro massimo teatro, suonerà nel corso della sera l’inno.nazionale God Save thè queen, il quale sarà cantato dalla compagnia intera. Per dopo dimani è annunziata l’opera di Donizetti La Figlia del Reggimento, con due atti del Masaniello di Auber, la gran scena del mercato compresa. Le parti principali della Figlia del Reggimento saranno sostenute dalla Sessi e dal Bettini, dalla Demeric-Lablache e dal Ciampi, dal Fallar e dal Raguer. Quelle nei due atti del Masaniello, saranno sostenute da Naudin, Bagagiolo, Dorella e Raguer; direttore dell’orchestra durante la rappresentazione della prima opera sarà il Vianesi e quindi il Bevignani. I particolari intorno alla esecuzione serbo necessariamente per la prossima lettera. Voi saprete forse a quest’ora la grande notizia che fa il giro dei saloni e dei saloncini musicali. Un ammiratore (e può anche essere un’ammiratrice) del nobile Mario ha fatto presente a quel fu illustre tenore d’una pensione vitalizia annua di lire sterline mille. Non sono che due anni appena un’altra ammiratrice (ammesso che il Mecenate di Mario sia del gentil sesso, il che ignorasi ancora) faceva dono a un capo-comico, certo signor Sullivan, della somma di lire sterline 20,000, per indennizzarlo delle perdite da lui sostenute al teatro Holborn, dove arrivando con un mare di popolarità dalle provincie sperò fare colla sua ecce!«lente compagnia eccellenti guadagni, e dove invece perdette la fortuna suddetta, che aveva potuto accumulare con vari anni di fatiche sui teatri delle città di provincia.