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108 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO Non è quindi a meravigliare che in un paese dove vivono anime sì buone e munificenti da dispensare in attestato di riconoscenza all’arte ventimila lire sterline alla volta, e pensioni annue vitalizie di mille lire sterline, sieno raccolti cacciatori provenienti da tutti i punti della terra. Nè è a meravigliare, che gli italiani, essendo più particolarmente favoriti dal genio dell’arte, e più crudelmente avversati dalle difficoltà finanziarie, in casa loro, figurino in maggior numero nella vasta foresta di Londra! All’aristocratico teatrino di S. James continuano le rappresentazioni francesi, sotto la direzione del signor Raffaele Felix. Non bisogna scandalizzarsi in vedere in quell’elegante sala il gran numero dei beati dormienti nel corso della rappresentazione, poiché quelli sono generalmente i papà di vezzose donzelle, le quali non mostrano davvero di provar noia ■ alle belle e buone cose francesi patroni di quel teatro che noi ei ostiniamo questo il successo del produzioni di morale che vengono seralmente rappresentate. I sono la maggior parte membri del sesso, forse a torto nel chiamar debole; ed à teatro francese è totalmente dovuto. Le dubbia tanto gradite nel gran paese di hi Francia, sono debitamente ripudiate da quel teatro. Nel corso della state avremo nuovamente la compagnia del Théâtre Français di Parigi, la quale pianterà le sue tende egualmente nel fashionable teatro di St. James. Lettere di Malta narrano il debutto di un nuovo tenore, certo Harvey, nella Favorita. I critici della stampa notarono unanimi la sua freddezza generale, ed esso nella seconda rappresentazione fece mostra di tanto calore che nella scena della spada feri il baritono nell’occhio destro, e sè stesso nella gamba sinistra. Dicesi che la Titiens, tentata dalle brillanti offerte del celebre impresario americano, Gilmore, sarà assente da Londra per un mese durante la stagione per cantare al gran giubileo musicale in Boston. Il maestro Arturo S. Sullivan sarà il direttore della nuova Amateur Instrumental Society, formatasi sotto gli auspici delle autorità del Royal Albert Hall. Il famoso suonatore di corno, Levy, è stato scritturato, dice il Musical Standard, per il principe Galit’zin di Russia con un onorario annuo di lire sterline due mila(!?) Progetti di nuovi teatri fanno capolino, quasi i teatri esistenti non fossero sufficienti a soddisfare i bisogni e i desideri del pubblico. Pochissimi sono ora i teatri, che rendono agli arditi impresari la somma necessaria a coprir le spese! Berlino, 19 marzo:: Pochi giorni sono il Coro del Duomo esegui la Passione di Enrico Schuetz (1585-1672); questa musica consta di pezzi diversi sui quattro evangelisti che furono raccolti con molta intelligenza e per opera di molti studi dall’egregio maestro Riedel da Lipsia, col titolo Distonia des Leidens und Sterbens unsres Herrn und Heiland Jesu Chrisii. Oltre la stupenda esecuzione, la solita di questo coro diretto dal bravo maestro Hértzberg, il pubblico ammirò la purezza e la semplicità di condotta delle voci, il carattere ingenuo e l’intendimento biblico indovinato che fanno bella questa musica. Conoscete i quadri dalle forme angolose del celeberrimo pittore tedesco, del Duerer, o dei fratelli, Eyck o del Kranach? Questa Passione ne è la traduzione musicale. Non vi trovate nulla di convenzionale, ma il canto naturale e religioso d’un cuore semplice pieno dell’amor di Dio. Se non fosse esistito lo Schuetz, Haendel e Bach non sarebbero saliti a tale altezza; perchè questi ebbero bisogno d’una base immobile dell’arte protestante, base assai diversa dalle astruserie di contrappunto, che fecero più danno che profitto all’arte vera. I primi canti della musica da chiesa fino al Canio Gregoriano rassomigliavano molto ai frammenti rimasti della musica greca ed ebraica, ed è cosa naturale. Oggi i dotti critici berlinesi rimproverano ad un maestro valente, il prof. Bellermann, dottissimo nell’arte e principalmente nella musica greca antica, di aver usato troppo le ingenuità ecclesiastiche ed i modi lidici, jonici, eolici, ecc., nei suoi magnifici cori della tragedia di Sofocle Edipo in Colonos, eseguiti per la prima volta nel concerto della Berliner Sinfoniecapelle sotto la direzione del maestro Deppe. Quei sapientissimi critici sono gli stessi che rimproverano allo Strauss di scrivere tutti i valzer nel tre per quattro. Ma al Bellermann si rimprovera anche la noiosa semplicità del carattere: È vero: il testo dei cori non è scritto con quel vigore drammatico che si ravvisa nelle opere e nei drammi moderni, ma vi prego di considerare che il signor Sofocle visse in un tempo abbastanza lontano dalle passioni teatrali d’oggi, e che il Bellermann si fece scrupolo di attenersi musicalmente alla fedeltà storica, ed imitò la musica greca, che è assai diversa dalla nostra, perchè ha per base la melodia ed è ignara dell’armonia. Il Bellermann tentò felicemente di sostituire l’armonia assente col colorito deli’ orchestra; ebbe, e con ragione, molti applausi dal pubblico, ma non dai critici. Un’altra novità, o meglio antichità, era una Sinfonia svedese del noto compositore berlinese Riccardo Wuerst. L’autore appartiene a quella categoria di compositori dottissimi nelle forme, ma vacui nel pensiero. Questa sinfonia, che ha il colore nazionale per virtù del canto popolare svedese Karl Johan war Kung, che è il motivo principale del finale, sarebbe ottima come modello agli studenti di contrappunto; è anche ricca nell’istromentazione, e contiene qua e là qualche vera bellezza, ma in generale non si eleva oltre il mediocre. Per suo maggior danno abbiamo ancora in mente la nuova sinfonia di Raff, dalla quale è lontana le mille miglia. Una terza quasi novità era l’ouverture del Benvenuto Cellini di Ettore Berlioz, lavoro grandioso e mostruoso, benché stracciato nella forma e nelle melodie, strumentato coll’opulenza di colorito propria di questo maestro unico nell’arte di.stromentare. L’esecuzione fu buonissima ed è gran dire, perchè il pezzo è difficilissimo. Una conoscenza interessantissima facemmo nella stupenda pianista russa signorina Annetta Essipoff da Pietroburgo. La brava artista eseguì il concerto (sol min.) di Mendelssohn e tre pezzi di Silas e Chopin, e mostrò di congiungere una forza rara in donna col tocco brillante. Principalmente nel concerto di Mendelssohn ebbe vivissimi applausi dal pubblico, che pronostica in essa una seconda Clara Schumann. Uno dei migliori pianisti e compositori berlinesi, il valente maestro regio Alessandro Dorn (figlio d’Enrico D. maestro del Rob. Schumann), diede, pochi giorni fa, un proprio concerto nella sala dell’Hotel de Rome, non eseguendovi che delie coraposizioni sue, mostrandosi cosi compositore e virtuoso come ve ne sono pochi. Quanto ai prodotti suoi, un quartetto per piano, violino, alto e violoncello (sol min.) ed una sonata per pianoforte e violino sono bellissime nella fattura perfetta e nell’invenzione piena di spirito, e stanno fra quanto di meglio fu creato nel campo della musica di camera da molt’anni; buon uso degli stromenti, condotta chiarissima e molta sapienza di contrappunto sono le loro doti; stupendo è il primo tempo del quartetto. Di più eseguì per piano solo una Salononite, che consta di alcuni pezzetti gentili, fra i quali bellissimi la Danza slavica imitante magnificamente la vita di quel popolo, l’Idillio e l’Umoresca, la sua forza del tocco è straordinaria, ma sa produrre colla stessa perfezione il soffio pianissimo. Sieno menzionate finalmente alcune canzonette, piene di sentimento e di caratteristica, cantate benissimo dal famoso basso Krolop, e dal baritono Henschel. I maestri de Alma (violino) Richter (viola) e Mueller (violoncello) concorsero efficacemente a far un buono insieme. Nel quinto concerto del Casino di Theerbusch suonò di nuovo il gentile e bravo violinista Frontali, scolare del Verardi, e mostrò ancora quelle doti che gli saranno guida sicurissima alla brillante carriera d’un virtuoso di primo rango; per dirle: pu