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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 99 il germe, ma talvolta anche la pianta del cui frutto ora ei andiamo deliziando. Le riproduzioni seguono il medesimo ordine dappertutto, colla differenza che nel genere umano e nei lavori d’arte ogni individuo, ogni lavoro ha la sua impronta particolare: il progresso s’affatica continuamente a riparare ai vizi ed ai difetti dell’umanità e dell’arte insieme che ne sono lo specchio; ma non vede mai il compimento dell’opera sua. Da questo esordio un po’ lunghetto è mia intenzione abbiate a comprendere che voglio alludere all’opera Anna Bolena di Donizetti, tornata sulle scene del Regio dopo molti anni e perciò nuova per me e per la maggior parte del pubblico, i quali, senza farsi bimbi, l’abbiamo gustata da capo a fondo, dove c’era del che ed in parecchi punti abbiamo applaudito con quel candore di spirito, che non manca mai di manifestarsi davanti al bello, al sublime. Senza dubbio certe cadenze, certe ripetizioni e per vero di queste molte furono saviamente lasciate, certi preludi nocivi allo sviluppo drammatico, non possono più garbare e passarono inosservati: ma la Sinfonia, robusto lavoro, che pare scritto ieri, il preludio a quattro corni, e tutto il rimanente del secondo atto, che qui forma il quarto, piacquero immensamente: il pezzo poi che ha destato un vero fanatismo è il gran rondò cantato dalla Galletti in concerto col corno inglese: che delizia di canto, che delicatezza di pensieri, che verità di sentimento, che prodigio di semplicità e di eleganza! Gli altri artisti fanno del loro meglio, ma questa musica non è pane pei loro denti: il tenore Prudenza, festeggiatissimo nel Ballo in Maschera, deve qui lottare con una tessitura che non è la sua (è stata scritta per Rubini) e giunge a guadagnare plauso solo nel terzetto e nella cavatina. La Brambilla, quando non va fuori di carreggiata, si sostiene e non guasta: del resto non ne parliamo: per contro i cori vanno assai bene, come egregiamente si diporta l’orchestra, fra i cui egregi professori oggi va citato con lode speciale il signor Pompei, che tiene l’ufficio inseparabile di primo oboe e corno inglese. La stagione pertanto si chiude alternandosi il Ballo in maschera con Y Anna Bolena e ogni due sere ripetendosi uno o due atti della Colpa del Cuore: lunedi prossimo avrà luogo l’ultima rappresentazione, con la quale l’impresa soddisfa ai suoi obblighi senza potersi rifare delle perdite subite. Domani a sera al teatro Vittorio abbiamo un grande concerto a scopo di beneficenza: il programma per la parte sinfonica è quello che aveva preparato la società filarmonica, vale a dire i due preludi del Lohengrin di Wagner e la sinfonia Struensée di Meyerbeer: il cav. Carlo Casella suonerà sul violoncello una composizione di Gottermann: canteranno la signorina Cristino, soprano, allieva del maestro A. Marchisio, la celebre Marchisio, contralto, il tenore Prudenza, il basso Fiorini, gli allievi maschi e femmine del Liceo e parecchi dilettanti: il concerto sarà chiuso col famoso Sanctus della Messa di Rossini. In primavera avremo opera al Rossini ed al Balbo: nel primo Martinetti allestisce l’opera nuova L’Ombra di Flotow: nell’altro Marchelli prepara I Vespri Siciliani di Verdi: le scelte sono eccellenti e speriamo saranno coronate di fortunato successo. C. ’Pl’arigri., 14 marzo. (Ritardato) I miei voti, quelli almeno che formulai nell’ultima mia lettera a proposito della riapertura del Teatro Italiano hanno avuto la sorte di quelli di Don Desiderio: sabato sera la breve stagione teatrale di primavera è stata inaugurata con la rappresentazione della Tramata, le cui tre parti principali erano affidate alla signora Ramirez (spagnuola, come il suo nome lo dice) al tenore Gardoni ed al baritono Verger, fratello del nuovo impresario, o almeno di quello che presta il suo nome a questa nuova impresa. Ma che trista Traviata! la povera Ramirez, sia che avesse paura, sia che avesse troppo presunto delle sue forze, fu una Violetta assai insufficiente. Aggiungete ad una voce non abbastanza sicura una maniera di stare in scena fantastica e bizzarra, da far sorridere piuttosto che da commuovere, ed avrete la spiegazione dell’esito poco felice che sortì. Non so perchè il nuovo impresario siasi ostinato a far l’apertura del teatro con una prima donna di un merito così problematico. Nè è a credere che la Ramirez sia stata male o troppo severamente giudicata. Ha esordito in un’opera di sua scelta e che piace molto al pubblico di Parigi. Non è probabile che abbia miglior successo in altre. Nè mancavano all’impresario altre cantanti per inaugurare la stagione come andava fatto. Il peggio è che, dopo due rappresentazioni della Traviala, un’altra cantante, il cui nome è affatto ignoto, doveva esordire nella Lucia, ma essendosi ammalata sarà la Ramirez che farà questa sera la parte di Lucia. Sarà più felice nell’opera di Donizetti che no T fu in quella di Verdi? Lo auguro ma non lo credo; tanto più che il pubblico non ha ancora dimenticato l’immenso successo che TAdelina Patti lasciò in quest’opera. Come volete che si contenti d’una Lucia cantata da Gardoni e dalla Ramirez, quando l’ha intesa da Fraschini e dalla Patti! Vuol dire che il nuovo direttore ha voluto aprire il teatro a qualunque costo. Gli fu proposta la signora Franchino che ha avuto un successo brillantissimo all’Opéra nella parte di Selika dell’Africana. Era libera allora. Ora non lo è più. Ma il direttore contava molto sulla Ramirez, ed ha veduto quanto si è ingannato. La colpa è tutta sua; non posso che presentargli tutta la mia condoglianza se la sale, rimane a mezzo vuota. Il Gardoni non andò male; se la voce è piccola, il metodo è eccellente. Il Verger ha voce e metodo e fu vivamente applaudito. Dirò anzi che fu il solo che ricordasse i bei tempi del teatro Italiano. Dalla prima rappresentazione, peraltro, ho capito che la stagione teatrale sarà molto al di sotto di quella d’una piccola città di provincia. Se costà si fosse data la Traviata nel tristo modo col quale fu eseguita alla Sala Ventadour, i fischi avrebbero accompagnato la bella musica di Verdi più che noi fece l’orchestra. Povero teatro Italiano! Non sarebbe stato meglio lasciarlo chiuso che aprirlo così meschinamente? Il gran concerto dato due giorni prima aveva fatto sperar qualche cosa di meglio. Vi avevan preso parte l’Alboni, a cui fu fatta una vera ovazione, la Penco, ed altri artisti di merito; ma bisogna dire che il direttore aveva fatto (perdonatemi il paragone) come certi ristoratori che mettono fuori, nella vetrina i più delicati bocconi, pesci e selvaggiume, per attirar la gente, e che vi servono a mensa una povera fetta di bue bollito o di montone. Perchè non dare qualche opera nella quale T Alboni e la Penco avrebbero cantato? Bisogna credere che riè Duna nè l’altra di queste due artiste.abbia voluto legarsi con una scrittura in regola. Forse non si negheranno a cantar qualche sera, in rappresentazione straordinaria, ma senza far parte della compagnia. Ebbene, è assai tristo a dirlo e mi duole,di doverlo confessare, ma è un gran torto quello di dar delle rappresentazioni così al di sotto del mediocre a Parigi, ove il pubblico è da lungo tempo assuefatto ad averne tali da contentare i più schivi. Mi si dirà che il direttore ha preso il teatro senza dote. Che importa! Valeva meglio prenderlo con la dote e mantenerlo nel decoro che merita. Sarebbe lo stesso vedere un uomo sposare una bella fanciulla senza dote, e lasciarla poi languire, facendole fare la più trista figura. Il teatro Italiano durante il tempo della guerra ha servito d’Ospedale ai feriti. Alla prima rappresentazione, quella appunto della Traviata, una cattiva lingua (che questa volta aveva un po’ ragione) diceva: - «È ancora un ospedale, almeno ei veggo ancora degl’infermi, sulla scena». La frase è dura ma non è forse abbastanza meritata? E questa sera sono condannato ad andare a sentire Lucia, che, lo prevedo, sarà massacrata come fu l’altra sera T infelice Traviata. Pazienza! Ieri fu ripresa all’Opéra Comique, la Mignon di Ambrogio Thomas. Di tutti gli artisti che la cantarono all’epoca in cui essa fece la prima apparizione sulla scena la sola Galli-Marié è restata. Ed è precisamente quella che fa la parte di Mignon; gli altri sono tutti sparpagliati, quale partito, quale ritirata. La