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— 29 sig. Danneley è di comune opinione con Doni, Zarlino, de Stillingfle e altri molti, cioè che i Greci avessero cognizione dell’armonia. In somma, secondo la nostra opinione, la musica de’ Greci era migliore di quello che generalmente si crede. Essi aveano conoscenza dei nostri intervalli nell estensione della loro scala che non discendeva tanto basso, nè tant’alto montava come la nostra; e se essi non conoscevano altrimenti 1 armonia, nel senso in che noi prendiamo questo vocabolo, essi possedevano certo 1 arte di ordinare e dirigere masse vocali e strumentali che producevano effetti eguali a quelli che si sono potuti ottenere nei tempi moderni. Si erano fondale grandi speranze sulla scoperta del trattato di Eilodemo; si sperava d ivi cavare importanti notizie sulla musica antica. Quest opera era stata rinvenuta fra le rovine di Ercolano; il re di Napoli l’offerse in seguito al re d’Inghilterra, Giorgio 1A. Per mala sorte, da alcun frammento in fuori, questo manoscritto è stalo quasi distrailo nell operazione dello svolgimento. I frammenti che se ne sono conservati mostrano che quella fosse una dissertazione sulla musica in sul fare di quella di Boezio; e ciò che può consolarne della perdila del resto, è che a meno che quello che è andato perduto non sia di lunga mano superiore a quello che è stato conservato, quest’opera non avrebbe punto di più. chiarito i nostri dubbi intorno alla musica deirli antichi (1). o (I) Qui dobbiamo notare col sig. Pòlis alcuni errori ne’ quali è cadalo il sig. Stafford. Il trattalo di Filodemo, chiamato da lui Philodetremus, non ostalo offerto in présente al re d! Inghilterra dal re di.Napoli; esso non è stato distrullo nell’operazione dello svolgimento, perchè egli è stalo in seguito pubblicato per intero (colle note e commenti d editori eruditi) e forma il primo volume della raccolta intitolata Herculanensium voluminum quae supersunt. (Napoli, 1793 in fogl.), le poche lacune che si trovano nelle colonne sono stale diligentemente rifornite c supplite; finalmente l’opera non è altrimenti una dissertazione in sul fare di quella di Boezio (il (piale non ha scritto dissertazione alcuna sulla musica, e il cui trattalo sistematico è diviso in cinque libri ) ma un trattato di morale contro la musica. BIBLIOGRAFIA. QUARTETTO a due violini, viola e violoncello DEL MAESTRO Achille Peri. Generalmente da varj anni si va deplorando la decadenza, f abbandono, E obblio in cui son caduti ri quintetto ed il quartetto a violino, viola c violoncello e sì declama contro l’indifferenza che i nostri maestri mostrano per questo sublime genere, a ben riuscire nel quale oltre esser dotali di ferace immaginazione c conoscere in ogni particolarità tulli gli attributi degli stromenli imperanti in orchestra ed i più eloquenti in una sala, è d’assoluta necessità aver consumalo lungo tempo negli studj del contrappunto c della fuga che ammaestrano a mantenere l’unità c la chiarezza del pensiero in mezzo alle più elaborate armonie ed alle più ricercate modulazioni. 1/italiano Boccherini pel primo indicò la via a cui il sommo Haydn, il patriarca del quartetto, si appigliò a gran vantaggio dell’arte. Mozart più oltre la spinse col preclaro suo genio c colla ridon danzaceli patetica espressione. Beethoven la perfezionò segnando un punto che non potrà mai oltrepassarsi senza cadere in eccessi che ne deturpili^ il bello. Le classiche creazioni di questi capi-scuola avranno sempre la magia di commoverc il cuore, di scuoterne le più riposte fibre, d’infondere ora una sensazione religiosa, ora un sentimento melanconico cd affettuoso, ora dei trasporli di gioja c di entusiasmo rendendo la nostra mente compresa dalle più sublimi derivazioni melodiche, armoniche e ritmiche. In tempi a noi meno lontani, particolarmente per quanto concerne la parte tecnica del travaglio, Onslow c Sphor acquistaronsi estesa fama per le loro eminenti qualità che li rendono distinti fra i moderni. Mendelssohn-Bartholdy e Wcitt pubblicarono delle composizioni che si desidererebbe fossero più gcneralmenle conosciute meritando esser qualificale fra le migliori. Spesso a siffatti lavori si ricorra onde più oltre non vengano permesse, le taccio qui sopra apposte. L’utile non sarà disgiunto dal diletlamcnlo. I nuovi cultori del più bel genere di musica da camera sian all’arte di sostegno. Innoltrisi con coraggio e fermezza, che non di rado a’ dubhj passi dell’esordire tien dietro un sicuro, lungo c glorioso procedere. 11 primo azzardarsi di qualche autore in questo spinoso e difficile arringo venga sussidiato da cortesi eccitamenti: le opere di lui cseguiscansi, di esse se ne parli, c mai lo si avvilisca colla non curanza ancor peggiore della critica. Mossi dagli or proposli argomenti noi pertanto indicheremo agli scarsi nostri amatori del quartetto d nuovo testò pubblicato presso Ricordi dal maestro Achille Peri, facendo precedere alcune brevi nozioni su questo intelligente artista che promette d’illustrare la propria patria. Egli preluse nella carriera musico-drammatica con un’operetta intitolala Una visita a lìedlam che a Torino gli cattivò buoni pronastici; quindi recossi a Parigi c là diede sì bella prova della sua valentia, che l’egregio Morel nell’ultimo numero del 18Ü9 di quella Gazzetta Musicale ragionando delle composizioni dell’italiano maestro così si espresse: In complesso giudicassi che il Peri senza perder nulla dì quella abbondanza melodica che rende oltre modo gradili • componimenti de’ suoi compatriofti, ha. trovalo i mezzi di avvicinarsi alla scuola tedesca, da questa ritraendo taluna delle qualità inerenti alla sua dotta armonia, (dia sua abile ist rumeni azione ed alla sua coscienziosa fattura.. - Ritornato in Italia forte di (pianto udì c studiò nella gran città centro artistico di tutta Europa, rese fra noi di pubblica ragione, alcune graziose ariette ed un lodato quintetto per due violini, due viole c violoncello. - A Parma nel carnovale del 18i5 espose, la Ester d’Engaddi, imponenti’ spartito ricevuto fra unanimi acclamazioni, ricco di notevoli pregi d’invenzione c di lavoro e che non pulì tardare ad esser apprezzalo ne’ principali teatri, come già successivamente lo fu a Livorno, a Verona. - Nell’estalc del medesimo anno per Reggio, sua patria, in poco più di un mese scrisse la Dirne, c da’ suoi concittadini n’ebbe le più festose accoglienze sì che il molto ncemo prophela in patria sua non potè al Peri applicarsi. - Venuto a Milano, spintovi dalla lusinga di poter (pii produrre un saggio del suo ingegno, i desideri suoi non ebbero compimento ed ci finora non potè assoggettare le, sue note al giudizio di uno de’ primi pubblici del mondo. Ciò non lo sgomenti; il momento non è lontano in cui verrà fra noi ricerca- j lo. A nuove, e sempre più accurate composizioni s’infervori, la purezza e il poter delle melodie non vengon mai da lui neglette per rintracciare ultra rimbombanti effetti acustici, astruse armonie, insistenti transizioni, esagerati sforzi vocali, abusi che pur troppo la presente epoca drammatica eccessivamente j adombrano e renderai! meri degna del rispetto de’postcri. Senz’avvederci troppo oltre siamo andati a ragionare dell’autore affinchè ci rimanga spazio ad estenderei in dettagli sul pezzo a cui riferisconsi questi cenni. Il brillante ed espressivo quartetto in sol per due violini, viola c violoncello a quattro tempi, sebbene contenga alcuni squarci in cui la finezza dell’ar- । monia e degli sviluppi evidentemente indichi nell’autore franchezza ed altitudine al maneggio contrappuntistico, vuol tenersi particolarmente basato sopra un l sistema che alquanto diflerisce da quelli seguili dai sopraccitati autori. In esso le complicazioni e combinazioni scientifiche cedon il pi-imo posto alla grazia, alla vivacità, alla passione delle melodie, e lo stile d’islromentazionc di poco si scosta dal teatrale; sistema die i ligj alla profondità e pienezza armonica cd agli intrecci di un Onslovv e di Mendelssohn tacciaranno di troppo leggiere e di non abbastanza sostenuto ed elevato per un quartetto. Noi a questo proposito ci permei (eremo di far notare a costoro che, essendo assai difficile per non dire impossibile, competere con que’ campioni in (pianto ad erudizione c forza di fattura, per ottenere, effetto era prudente appigliarsi ad una diversa maniera: Peri si allenile a quella che più tocca il cuore, più moire l’orecchio e ehi’ al suo animo era più confacente. Continui ad esercitarsi e cerchi di vieppiù consolidarsi in un genere nel «piale potrà cogliere palme tali da renderlo oggetto d’invidia. Egli è giovane, e. studioso; l’arte è inesauribile c molti passi ancora egli può fare, che il suo ©) intelletto lo rende alto ad aspirare, meta. ad una gloriosa Is. C. VARIETÀ i di caziom: mesicals BEIXJE DOIfWE (Dalla G. M. de P.) Non ha molto, in un articolo intitolato armonia, gettammo un rapido colpo d’occhio su’ varj significati di questa parola, ma principalmente sulla parte, teorica di quest’arte dell’accompagnamento; ora ci occuperemo dell accompagnamento pratico. Quante, sono le donne che apprendono la musica, c (piante sono chi’ la dimenticano per averla malamente appresa! Chi è, che non ha uditole, mille volle nel mondo la frase stereotipa consacrala da queste dame: Dopo il mio matrimonio ho lutto ciò trascurato? Eppure, per piacer materno, per un piccolo fondo di vanità posto per l’avvenire sulla testa della sua prole, e per un vago pensiero di matrimonio, ogni madre un po’ dilettante di musica ne dà le prime lezioni alla figliuola e guida le sue, piccole, mani sulla tastiera del pianoforte, senza darle perii le menomo nozioni de’ principj musicali ch’(’Ila stessa ha mollo negletto ne’suoi bei tempi c che sovente la mancanza di mitri principj le ha fatto obbliare. Allorché più tardi la fanciulla è cresciuta in (‘là, trova assai nojoso ritornare addietro, ed inoltra perciò nella slessa via, occupandosi soltanto del meccanismo delle sue mani e nulla della sua intelligenza musicale; quindi riescono tante macchinette a due piedi e talora a graziose manine che non hanno nemmeno la regolarità ritmica di quelle altre macchine, a cilindro di cui abbiamo altrove parlato. Avvi dunque un’infinità di femminee musicali educazioni che pongono tutto il loro scopo nel riuscire bene o male a far sentire la sonata, la fantasia, e che talora non giungono più in là delle quadriglie e galoppcs. 11 solo mezzo di dare alla gioventù ima buona educazione musicale, si.è, farle eseguire della musica d’assieme, iniziarla il più presto possibile ai misteri, al colorito, alle finezze, al ritmo musicale infine dell’accompagnamento, senza lasciarle ad un tempo trascurare il meccanismo così essenziale delle dila che dà al suono un carattere così brillante. Ma, Io ripeto ancora, questo meccanismo, questo carattere brillante, senza la rara qualità di molla cognizione musicale che equivale al titolo di gran capitano per un generale, non è che la superficie deH’artc, e non soddisfa per nulla gli uditori, il cui orecchio sia bene esercitato c dilicato il gusto. O Ì9