Fra la favola e il romanzo/Beneficio fatto non va perduto/X

Beneficio fatto non va perduto - X

../IX ../XI IncludiIntestazione 14 gennaio 2024 75% Da definire

Beneficio fatto non va perduto - IX Beneficio fatto non va perduto - XI
[p. 54 modifica]

X.



È facile immaginare quanto ebbero a dirsi le due sorelle, sommessamente parlando mentre la sera il padre sonnecchiava, sull’inaspettato ritorno di Paolo Sofia lo trovava più bello, più maschio di aspetto, più riservato; Emilia era stata colpita dalla sua eleganza, dalla sua disinvoltura e da una certa nobiltà di modi tutta particolare, ed aggiungeva: «Hai notato, sorella, che quando dirigeva a me la parola era franco, loquace, e con te sembrava quasi impacciato, e non ardiva fissarti in volto? Io sento in cuor mio che tu sei sempre la sua prediletta.» [p. 55 modifica]

In questo frattempo, Paolo rinchiuso nella sua camera dell’albergo Washington, era tutto immerso in profonda meditazione. Dacchè avea fatto ritorno dalla cascina, era venuto formando un certo disegno che ora andava maturando in sua mente, prima di decidersi a recarlo ad effetto.

Il giorno seguente il suo primo pensiero fu d’andare a pregare sulla sepoltura di sua madre distinta da una modesta croce. Su di essa ripassò nella mente le sue risoluzioni, come per averne da lei la sua approvazione. Quindi cominciò ad occuparsi per poterle effettuare. A mezzodì era alla cascina; ma neppure in quel giorno gli fu dato di vedere il Gerli. Intrattenutosi però per lunga ora con le due sorelle, narrò loro molte cose de’ paesi che avea visitati, e modestamente disse com’era tornato in patria non del tutto sprovvisto di fortuna. Il fatto è che Paolo, partito da Livorno con molto ristretto peculio, era giunto in Alessandria d’Egitto quando, a cagione della guerra d’America, il commercio dei cotoni avea quivi preso larghissime proporzioni e dava copiosi guadagni a coloro che sapevano ad esso dedicarsi con oculatezza ed alacrità. Imbattutosi per caso sul battello con un ricco capitalista di Cairo, che nel conversare col giovine avea potuto formarsi di lui una ben vantaggiosa idea, fu da costui invitato a volergli prestare l’opera sua in commercio, del quale egli non era gran fatto pratico, proponendogli di porlo a parte degli utili. Paolo accettò; e con la sua sagacia ed operosità seppe così bene adoperarsi, che nel corso di due anni non solo guadagnò pel suo socio molto danaro, ma procurò a sè stesso un ricco peculio, col quale negoziando per proprio conto, in breve si rese indipendente e [p. 56 modifica]possessore di non lieve capitale. Allora invece di lasciarsi vincere dalla sete dell’oro, e rimanere in paese straniero, deliberò di tornarsene in patria, dove lo attirava l’unico affetto che facesse battere il cuor suo, lusingandosi, ora che non era più povero, di poter aspirare a possedere colei che amava. Ed il ritrovare il Gerli in quel miserando stato non avealo già fatto mutar di proposito, chè anzi sempre più ebbe ravvivata in lui la fiamma.

Intanto alla cascina il bisogno stringeva, e si andò innanzi con la vendita del quadro delle due poverette, che fu profusamente pagato, e con qualche altro sussidio che Tommaso faceva sembiante di procurarsi, senza che le fanciulle neppure sospettassero tutti quegli aiuti venir loro da Paolo. Il quale, d’accordo col buon domestico, usava di tutta la più squisita delicatezza perchè nessuno in famiglia supponesse quale si fosse la mano che li soccorreva: tanto più che il suo operare era mosso più dalla gratitudine che nutriva verso il suo benefattore, che dall’affetto della fanciulla.

Il quinto giorno dall’arrivo del giovine, Maurizio si sentì meno affranto, e le ragazze colsero il destro per annunziargli gradatamente il ritorno di Paolo. Ammesso a riabbracciare il suo benefattore, non puossi ideare quanto egli fosse commosso nel ritrovarlo tanto rifinito e cangiato da riconoscersi appena. Maurizio ne fu intenerito come se rivedesse un figlio, e ad un tempo riconsolato; talchè, sebbene in preda ad una leggiera convulsione che facevalo tremare e lagrimare, giunse la sera senza ch’egli fosse caduto nel solito languore. Paolo, giovine, vigoroso, dall’aspetto intelligente e penetrante, parea che in quel giorno avesse, [p. 57 modifica]come per una specie d’influsso benefico, infuso in lui un barlume di forza e di speranza. Tanto è vero che nella sventura e nelle afflizioni talvolta alcune cause esterne, a nostra insaputa, reagiscono potentemente sul morale.

In seguito più d’una volta Paolo passò l’intiera giornata presso al letto del Gerli. Sovente accade quando si è colpiti da grave malore, che la presenza soltanto di un individuo caro ci tenga ravvivati gli spiriti, mentre al suo allontanarsi si è presi da scoramento, e da sfiducia nella vita. Paolo dunque operava questa benefica impressione su Maurizio, il quale a grandi passi camminava verso la convalescenza. In tanto fra le fanciulle e Paolo erasi stretta una specie d’intimità, la quale però era lungi dal presentare alcun che di poco conveniente, atteso la virtù, la delicatezza, la riservatezza reciproca dei tre giovani. Emilia amava Paolo come un fratello, e Sofia molto di più, sebbene rifuggisse dal confessarlo anche a sè stessa.