Filippo (1783)/Atto quarto
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FILIPPO TRAGEDIA.
ATTO QUARTO.
SCENA PRIMA.
CARLO.
TEnebre, o voi del chiaro Sol più assai
Convenienti a questa Reggia, oh quale
M’arreca gioja il tornar vostro! Tregua
Non già ch’io trovi al mio dolor; ma tanti
Vili, ed iniqui aspetti almen non veggio. — 5
Quì d’Isabella in nome Elvira vuolmi
Parlar? quì l’aspett’io: che mai dirammi?.....
Oh qual silenzio!..... infra i rimorsi dunque
Fra ’l sospetto, e i pensier torbidi scendi,
Placido sonno, ad ingombrar le ciglia 10
De’ Traditori, e de’ Tiranni? O sonno,
Tu, ch’ognor sfuggi l’innocente oppresso? —
Ma duro a me non è ’l vegliar: co’ miei
Pensieri stommi, e coll’immagin cara
D’ogni beltà, d’ogni virtù: m’è grato 15
Quì ritorna; quì la vid’io; quì intesi
Parole, oimè!, che vita a un tempo, e morte
Mi furo, e son. Da quel fatale istante
Meno infelice alquanto esser m’è avviso;
Ma più reo ch’i’ non m’era... In me frammisto20
D’orror timore onde provien? Dovuta
Pena a delitto se’ timor tu forse?
Pena? Ma qual commisi io mai delitto?
Non tacqui; e chi potea cotanto amore
Tacer; chi mai?... Ma chi s’appressa? Elvira25
Sarà... ma nò: qual’odo io fragor cupo?...
Qual gente vien? Qual balenar di luce?
Armati a me? Via Traditori!...
SCENA SECONDA.
FILIPPO, CARLO.
- Carlo
OH Cielo!
Da tante spade preceduto il Padre?
- Filippo
Di notte, solo, in queste Stanze, in armi30
Che fai tu, dì; che pensi tu? Gl’incerti
Passi ove porti? Parla.
- Carlo
E che dich’io?....
L’armi, ch’io strinsi all’appressar di questi
Armati Sgherri, al tuo paterno aspetto
Cadonmi: a lor Duce sei Tu?... Tu, Padre?...35
Di me fà il piacer tuo: ma dì; pretesti
T’eran mestier da ciò? Pretesti?... E quali!
Ah Padre, indegni son di Rè pretesti;—
Ma son di me più le discolpe indegne.
- Filippo
L’ardir v’aggiungi? Aggiungil pur, ch’è ognora 40
All’alte scelleraggini compagno:
Fà di rispetto menzognero all’alma
Tua infida, atroce, ambiziosa velo.
Già non t’escusi tu; meglio è che ’l varco
Tu schiuda intero alla tua rabbia; e il rio 45
Tosco mortal, che in te rinserri, versi;
Ed altamente ogni pensier tuo fello,
Degno di te magnanimo confessi.
- Carlo
Che confessar degg’io? Risparmia, o Padre,
I vani oltraggi: ogni più cruda pena 50
Dammi: giusta ella fia, se a te fia grata.
- Filippo
Dì: come giunto, in così acerba etade,
Sei di perfidia al più eccellente segno?
D’iniquità dove apprendesti l’arte?
Ch’or dal tuo Rè colto in sì orribil fallo 55
Neppur d’aspetto cangi.
- Carlo
Ove l’appresi?..
Nacqui in tua Reggia.... E il sai.
- Filippo
Nato per mia
Sventura, ed onta....
- Carlo
Ad emendar tal’onta,
Che tardi or tu? Che non fai tu felici
Tuoi dì, versando di tuo Figlio il sangue? 60
- Filippo
Mio Figlio tu?
- Carlo
Ma che fec’io?
- Filippo
Mel chiedi?
Mel chiedi tu? Dentro il tuo cor rimorso
Non ti flagella?... Ah nò, ch’ha già gran pezza,
Non sai che sian rimorsi; o il sol che senti,
Del non compiuto Parricidio or senti. 65
- Carlo
Parricidio! Che ascolto? Io Parricida!
Io! Pensil tu? Nò tu nol credi. Or quale
Prova, indizio, sospetto?
- Filippo
Indizio, prova,
Certezza, tutto, dal tuo odiarmi traggo.
- Carlo
70Deh! non mi sforza al fero eccesso, o Padre,
D’oltrepassar quella terribil meta,
Che tra Suddito, e Rè; tra Figlio, e Padre
Le Leggi, il Cielo, e la Natura han posto.
- Filippo
Con sacrilego piè già la varcasti:
75Che dich’io? Tu, la conoscesti mai?
Linguaggio altero, che Virtù favella,
Lascia, ch’ei mal ti stà: qual sei favella.
Gli orditi solo, e i già perfetti svela
Tuoi tradimenti tanti; or parla, or via;
Ch’’i sia men grande, che tu iniquo, temi?80
Se parli ’l ver, se nulla ascondi, spera;
Se ’l taci, o ammanti, trema.
- Carlo
Il ver’io parlo;
Tu mi vi sforzi. Me conosch’io troppo,
Perch’io quì tremi; e troppo io te conosco,
Perch’io quì speri. Infausto don ripiglia 85
Mia vita tu, ch’è tua: ma l’onor mio
Mi resti: è mio; nè tu ’l togli, ne ’l dai.
Reo mi sarei, se a confessarmi reo
Mi traesse viltà: l’ultimo fiato
Spirar mi vedrai quì. Lunga, crudele 90
M’appresta pur, e obbrobriosa morte:
Morte non è, che ad avvilir me basti.
Te sol, sol te, Padre, non me compiango.
- Filippo
Tu, temerario, de’ delitti tuoi
Così ragione al tuo Signor tu rendi? 95
- Carlo
Ragion? Tu m’odj: ecco il delitto mio:
Sete hai di sangue; ecco la mia discolpa:
Sei despotico Rè; quest’è ’l tuo dritto.
- Filippo
Guardie, s’arresti, olà.
- Carlo
Risposta estrema
È de’ Tiranni questa. Ecco, io le braccia 100
Alle catene porgo: eccoti ignudo
Al ferro il petto: or l’indugiar che giova?
Già non cominci a incrudelir, che in note
Atre di sangue il tuo regnar segnasti
Finor giorno per giorno.
- Filippo
Or via si tolga 105
Dagli occhj miei. Della quì annessa Torre
Entro il più nero carcere si chiuda.
Guai, se ne sente alcun di Voi pietate.
- Carlo
Di ciò non temi: in crudeltà son pari
I tuoi Ministri a te.
- Filippo
Strappatel fuori 110
Del mio cospetto, a viva forza.
SCENA TERZA.
ISABELLA, FILIPPO.
- Isabella
OH Cielo!
Che vegg’io?
- Filippo
Quì, che cerchi tu?
- Isabella
La Reggia
Tutta dintorno risuonar io sento
Di meste grida dolorose....
- Filippo
Udisti
Flebile suono, è ver.
- Isabella
Dal tuo cospetto 115
Non vid’io ’l Prence strascinar?....
- Filippo
Vedesti,
Ben tu vedesti; Egli è.
- Isabella
Tuo Figlio in ceppi?
- Filippo
Tu, mia Consorte, impallidita, tremi,
In rimirarmi?
- Isabella
Io tremo?...
- Filippo
E n’hai ben donde.
Il tuo tremar dell’amor tuo non lieve 120
Indizio m’è... Tremi or pel tuo... Consorte...
Ma, riconforta il cor; svanì il periglio.
- Isabella
Periglio!... E qual?...
- Filippo
Periglio i’ corsi estremo:
Ma omai mie’ giorni in securtà....
- Isabella
Tuoi giorni?
- Filippo
Miei giorni a te sì cari omai son salvi. 125
- Isabella
Ma il Traditor?...
- Filippo
Del tradimento pena
Avrà dovuta. Or và; più non paventa,
Ch’i’ mai riapra a pietà stolta il core.
Passò stagion; già di giustizia il solo
Per me s’udrà terribil grido.
- Isabella
...Or quale, 130
Qual trama?...
- Filippo
Oh Ciel! Contro me sol non era
Forse ordita la trama. A chi del Padre
Il sangue vuol, della Madrigna il sangue,
(Se al par del Padre la Madrigna abborre,)
Che gli parrà versar?
- Isabella
In me... Che parli? 135
Ahi lassa!... Carlo....
- Filippo
Ingrato, i tuoi non meno,
Che i mie’ cotanti beneficj oblia.
Ma in te ritorna, e lieta vivi, lieta....
Lascia a me, lascia l’imporrante cura
D’assicurar quì nostra pace eterna. 140
SCENA QUARTA.
ISABELLA.
...OH detti! Oh sguardi! A gran pena ripiglio
Miei sensi. Oh! che diss’Ei? Dell’amor mio...
Fors’egli il sà?... Ma nò; racchiuso stammi
Nel profondo del cor... Ma pur, quegli occhj
D’ira avvampanti, ed in me fitti... Ahi lassa!.. 145
Poi di Madrigna favellò... Poi disse
Di mia pace... Che disse? E che risposi?
Nomato ho ’l Prence?... Oh di qual freddo orrore
Sento agghiacciarmi! Ove corsegli or... dove?
A che s’appresta? Ed io che fò? Seguirlo150
Vogl’io; ma il piè manca, e il vigor....
SCENA QUINTA.
ISABELLA, GOMEZ.
- Gomez.
PErdona
Il troppo ardir; teco trovar credea
Il Rè.
- Isabella.
...Poc’anzi ei mi lasciò.
- Gomez.
Cercarne
Dunque m’è forza altrove. Impaziente
Certo ei d’udir l’alta novella stassi.155
- Isabella.
Novella?... Arresta... e di che? Dimmi.
- Gomez.
A lui
Se tu parlasti, ei ben t’avrà sua dubbia
Espettazion della final sentenza,
Narrato.
- Isabella.
Oh! che dì tu? D’un tradimento
Ambigui detti a me parlò; ma....
- Gomez.
Il nome160
Non ti diss’ei del Traditor?
- Isabella.
Del Prence....
- Gomez.
Tutto sai dunque. Or del Consiglio i’ reco...
- Isabella.
Di qual Consiglio? Oimè! Che rechi?
- Gomez.
A lungo
Fù l’alto affar discusso; e alfin conchiuso
Ad una s’è....
- Isabella.
Che si fermò?
- Gomez.
Stà scritta165
In questo foglio la sentenza: ad essa
Null’altro manca, che del Rè l’assenso.
- Isabella.
E n’è il tenor?...
- Gomez.
Morte pronunzia.
- Isabella.
Morte?
Iniqui! Mortè? E qual delitto è in lui?
- Gomez.
Tel tacque il Rè?
- Isabella.
Mel tacque sì.
- Gomez.
Tentato170
Ha il Parricidio.
- Isabella.
Oh Ciel! Carlo?
- Gomez.
L’accusa
Il Padre stesso; e prove....
- Isabella.
Il Padre! E quali
Prove?... mentite prove. Altra forse havvi
Ragion, che mi s’asconde? Oh! Deh! tu parla;
Deh! mi palesa il suo delitto vero.175
- Gomez.
Il suo vero delitto?... E dire io ’l posso,
Se nol sai tu?... Costarmi il dirtel puote
La vita.
- Isabella.
Oh! che ascolt’io? Ma che? Paventi,
Ch’io ti possa tradir?
- Gomez.
Il Rè tradisco,
S’io ne fo motto, il Rè.... Ma te qual spinge180
Ragion sì calda, ad indagarne il vero?
- Isabella.
Io?... Me sol brama curiosa spinge.
- Gomez.
In somma a te ciò che rileva? Il Prence
Sta in gran periglio, e soggiacervi forse
Dovrà: ma in somma a lui, fuor che Madrigna,185
Ch’altro sei tu?... Già il suo morir non nuoce
A te; potrebbe anzi la via del Trono
A quei, che uscir den dal tuo fianco, Figli
Sgombrar così. Credi; l’origin vera
De’ misfatti di Carlo è in parte amore...190
- Isabella.
Che parli?
- Gomez.
Amor, che il Rè ti porta. Ei lieto
Più fora assai d’un Successor tuo Figlio,
Che non di Carlo sia per l’esser mai.
- Isabella.
Respiro... Oh! quali ardisci in me supporre
Inique mire?
- Gomez.
Del mio Rè t’ardisco195
Dire i pensier; non son nò tali i miei;
Ma....
- Isabella.
Vero è dunque, ver ciò, ch’io finora
Mai non credea; che il Padre, il Padre stesso
Il proprio Figlio abborre?
- Gomez.
I’ ti compiango,
Regina, oh quanto! Se finor conosci200
Sì poco il Rè.
- Isabella.
Ma in chi cred’io? Tu pure...
- Gomez.
Io pure sì, poiché a non dubbj segni
Ravviso in te pietà, quel che m’opprime
Silenzio rompo. È ver, vero è purtroppo,
Che reo non s’è d’altro delitto Carlo,
Misero! Ch’esser di Filippo Figlio.
- Isabella.
Inorridir mi fai.
- Gomez.
Di me pur io
Inorridisco, io pur. Sai, donde nasce
Il patern’odio snaturato? Il muove
Invidia vil: troppo in veder verace210
Virtù nel Figlio la virtù mentita
Del rio Padre s’adira: a se purtroppo
Ei dissimile il vede; e sì vuol pria
Estinto il Figlio, che di se maggiore.
- Isabella.
Oh senza esempio Padre! Ma più iniquo,215
Più assai del Rè, perchè il Consiglio a morte
L’innocente condanna?
- Gomez.
E qual Consiglio
A tal Rè, s’opporria? L’accusa ei stesso;
Falsa l’accusa ognun vede; ma ognuno,
Per se tremando, tacito l’afferma.220
Ricade in noi di ria sentenza l’onta;
Ministri vili al suo furor siam noi;
Fremendo il siam; ma invan: Uom che il negasse,
Vittima tosto al suo furor cadrebbe.
- Isabella.
Intendo io ben?... Di meraviglia io resto225
Stupida!.. Oh giorno! E nulla v’ha più speme?
Ingiustamente perirà?
- Gomez.
Filippo
Niun pregio ha in se, che il simular pareggi.
Ad ingannar, dolor, pietade in campo
Verran; parer dubbio vorrà; fors’anco230
Indugierà pria di risolver. Folle
Chi in lui dolor, chi in lui pietà credesse;
O che in quel cor per indugiar di tempo
Scemasse mai l’ira profonda dramma.
- Isabella.
Deh! tu, se ne’ delitti al par di lui235
Non indurata hai l’alma, or tu pietade,
Gomez, deh! senti.
- Gomez.
E che poss’io?
- Isabella.
Tu puoi....
- Gomez.
Di vano pianto, e ben celato, io posso
Onorar la memoria di quel giusto:
Null’altro i’ posso.
- Isabella.
Oh! chi mai vide; oh dove240
Sì atroce caso udissi?...
- Gomez.
A perder presto
Io sarei me, sì, purchè lui salvarne
Potessi; e sallo il Ciel: già da’ rimorsi,
Che seco tragge di cotal Tiranno
La funesta amistà, roder mi sento;245
Già straziare il cor; ma......
- Isabella.
Se verace
È in te il rimorso, assai giovar gli puoi;
Sì ’l puoi; nè t’è perder te stesso forza.
Sospetto al Rè non sei; puoi di soppiatto
Mezzi a fuggir prestargli: e chi scoprirti250
Potria? — Chi sà? Fors’anco un dì Filippo,
In se tornando, il generoso ardire
D’Uom, che la gloria a lui salvò col Figlio
Potria premiar.
- Gomez.
E, se il potessi io pure,
Ei nol vorrà: quant’egli è altero, il sai.255
Già il suo furor ravviso in udir solo
Nome di fuga, e di sentenza: vano
Ad atterrir l’indomit’alma fora
Ogni annunzio di morte: anzi già ’l veggo
Ostinarsi a perir. Aggiungi, ch’ogni260
Da me consiglio, o ajuto a lui sospetto,
E odioso sarebbe. A Rè simile
Cred’egli me.
- Isabella.
Null’altro ostacol havvi?
Fà sol, ch’io ’l vegga: al carcer suo mi guida:
Tuo n’è l’accesso al certo: i’ mi lusingo,265
Di risolverlo a fuga. Or, deh! non niega
Sì importante favor: molte di notte
Avanzan l’ore: al suo fuggir tu mezzi
Appresta intanto; e di recar sospendi
Fatal sentenza, che sì tosto forse270
Non s’aspetta dal Rè. Vedi.... ten priego;
Andiam; se il Ciel t’abbi propizio ognora!
Io ti scongiuro; andianne.
- Gomez.
E chi potria
Così pietosa opra negar? Vo’ farla,
Ad ogni costo il vo’: sieguimi. Il Cielo275
Perir non lasci chi perir non merta.