Esempi di generosità proposti al popolo italiano/Soccorso al debole

Soccorso al debole

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Coraggio pio Rivelazione liberatrice


[p. 50 modifica]Un altro giorno, passeggiando Mosè la campagna, trovò due degl’Israeliti fratelli suoi, ch’erano venuti a rissa: così spesso accade che gl’infelici avviliti dal prepotente si sforzino di avvilirsi fra loro più e più. Mosè a quella vista si commosse di compassione sdegnosa, e disse a quello dei due che aveva attaccata la rissa: «Perchè picchiare il tuo fratello così?». E quel disgraziato, al quale il pio consiglio pareva offesa, rispose: «Chi è che ti ha fatto, te costì, soprastante e giudice nostro? Vuoi tu forse come ammazzasti quell’Egiziano, lì fuori, ammazzar me?». Mosè si mise in sospetto per questa parola; pensò fra sè: «Come mai è uscita in palese la cosa?». O che taluno in lontananza vedesse quand’egli si avventò all’Egiziano; o che l’Ebreo difeso da lui, per riconoscenza o per vanto, lo ridicesse, fatto è che la cosa si seppe; e di bocca in bocca andò serpeggiando il rumore, come poca acqua che goccia da’ massi, e si nasconde tra l’erbe, e scende, e si fa ruscelletto, e di più ruscelli, torrente. Talvolta credesi che dalle spie venga il male; e non è vero: con le nostre imprudenze noi siamo a noi stessi spie. [p. 51 modifica]

Fatto è che il rumore giunse agli orecchi del re: ond’egli voleva aver Mosè nelle mani e mandarlo a morte. Ma questo scappò nella terra di Madian. Ivi, stanco della lunga via, si sedette a un pozzo che era nel mezzo d’un campo: e il pozzo era con tutt’intorno canali d’abbeverare le gregge. Perchè in luoghi di terreno arido ognun s’accorge quanto l’acqua è tesoro preziosa. E quando noi godiamo con tanta abbondanza questo dono divino che appaga tante necessità nostre con tanto diletto, che ci disseta e ci terge, che senza alcun sapore è tanto dolce al palato, che lascia per le sue particelle passare la luce di Dio, e la rifrange in tanti colori sì belli, che riflette nel fondo puro l’immagine delle colline e degli alberi e delle stelle, che col suo tremolo moto è una gioia alla vista, un’armonia negli orecchi, una vita al pensiero; quando ne godiamo con tanta abbondanza, allora dovremmo pensare a quegl’infelici che patiscono l’agonia della sete; e per un gocciolio d’acqua darebbero, se lo avessero, quant’oro ha la terra. Stava seduto Mosè presso al pozzo, e pensoso della propria sorte, e pieno l’anima dei dolori del suo popolo amato. Adesso egli era libero nella fuga; ma tanti rimanevano sotto il flagello, e senza poter muoversi per cansarlo; come albero su cui discende inevitabile la furia della gragnuola, o gl’insetti lo corrodono infino al midollo. Mentr’egli col capo appoggiato al braccio, e il braccio al ginocchio, guardando a terra, pensava; ecco sette fanciulle venire al pozzo con le gregge del padre loro, tutte figliuole d’un uomo che si chiamava Raguele. Cominciarono attingere l’acqua, e la versavano ne’ canali per abbeverare le gregge. Sopravvengono pastori e scacciano le fanciulle per pigliare il luogo essi. Mosè, quantunque occupato [p. 52 modifica]da’ suoi pensieri, ebbe occhi da vedere l’offesa fatta a quelle fanciulle deboli e sole, ebbe cuore da sentirne rispetto e pietà. Perchè gli animi generosi dai mali proprii acquistano delicatezza a sentire gli altrui, e vigore a voler mitigarli. S’alzò a un tratto; e senza tante parole scacciò via con la mazza e co’ calci le pecore di que’ pastoracci, che non sentivano la riverenza dovuta al debole, e specialmente alle donne. Volevano sulle prime rivoltarsi, come se l’impertinente fosse lui: perchè a questo mondo chi difende, sovente pare che offenda: ma vedendo, al fare e alla cera, che c’era poco da scherzare con quel forestiero, si trassero in disparte, e lo guardarono in cagnesco. E Mosè non bastando l’acqua attinta, gliene attinse alle fanciulle di sua mano ancora e le pecore bevvero.

E’ pare che que’ pastori solessero usare a quelle fanciulle di questi soverchi; perchè Raguele, il vecchio padre, al vederle, domandò: «Che vuol dire che voi ritornate più di buon’ora?». Rispose: «Un forestiero, che pare un Egiziano, ha tenuti addietro i pastori; e poi ci attinse l’acqua, e diè a bere alle pecore nostre». E il padre: «Dov’è egli? Perchè lasciarlo andare così? Chiamate quell’uomo, che venga e mangi un boccon di pane da noi». Andarono, e lo trovarono seduto in altra parte solitaria co’ suoi pensieri. In nome del padre lo invitarono con franca e innocente allegrezza. E Mosè venne: e, perchè un’opera buona tra gente buona è vincolo di familiarità cordiale, s’intesero presto tra loro, che parevano tutti una famiglia. Così, al primo verde di primavera, vengono varii uccelli da diverse campagne in una valle solinga, e allegri accordano i canti. Mosè propose seco stesso di voler stare con Raguele; e, a suo tempo, chiese in [p. 53 modifica]isposa Sefora figliuola di lui. E l’ebbe dal padre; il quale, conoscendolo sempre meglio, andava sempre più lieto d’un genero così buono e di tanto valore.