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Fatto è che il rumore giunse agli orecchi del re: ond’egli voleva aver Mosè nelle mani e mandarlo a morte. Ma questo scappò nella terra di Madian. Ivi, stanco della lunga via, si sedette a un pozzo che era nel mezzo d’un campo: e il pozzo era con tutt’intorno canali d’abbeverare le gregge. Perchè in luoghi di terreno arido ognun s’accorge quanto l’acqua è tesoro preziosa. E quando noi godiamo con tanta abbondanza questo dono divino che appaga tante necessità nostre con tanto diletto, che ci disseta e ci terge, che senza alcun sapore è tanto dolce al palato, che lascia per le sue particelle passare la luce di Dio, e la rifrange in tanti colori sì belli, che riflette nel fondo puro l’immagine delle colline e degli alberi e delle stelle, che col suo tremolo moto è una gioia alla vista, un’armonia negli orecchi, una vita al pensiero; quando ne godiamo con tanta abbondanza, allora dovremmo pensare a quegl’infelici che patiscono l’agonia della sete; e per un gocciolio d’acqua darebbero, se lo avessero, quant’oro ha la terra. Stava seduto Mosè presso al pozzo, e pensoso della propria sorte, e pieno l’anima dei dolori del suo popolo amato. Adesso egli era libero nella fuga; ma tanti rimanevano sotto il flagello, e senza poter muoversi per cansarlo; come albero su cui discende inevitabile la furia della gragnuola, o gl’insetti lo corrodono infino al midollo. Mentr’egli col capo appoggiato al braccio, e il braccio al ginocchio, guardando a terra, pensava; ecco sette fanciulle venire al pozzo con le gregge del padre loro, tutte figliuole d’un uomo che si chiamava Raguele. Cominciarono attingere l’acqua, e la versavano ne’ canali per abbeverare le gregge. Sopravvengono pastori e scacciano le fanciulle per pigliare il luogo essi. Mosè, quantunque occupato