Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 33

Lettera 32 Lettera 34

[p. 200 modifica]ALL’ARCIVESCOVO D’OTRANTO (A).

«H ’ 1 /.. ’ i / \ I f’ f.■. ■ ’ » 1 ^ 0 ’ I. Del lume ebe é necessario all’ anima per conoscere la divina bontà "e sego.re la via di Gesù Cristo, privandosi d’ogni amor proprio e timor servile; dal che prende occasione d’esortarlo ad esser buon pastore per mezzo di questo lume, e mostrargli come nessuno de’ nostri nemici deve esserci ci’ impedimento,a seguire la sopraddetta via, nè può esserlo, se noi con la volontà non consentiamo.

II. DcH’aiiito che dobbiamo cercare dalla croce di Gesù Cristo e ■. ! ’...

come in essa acquistiamo fortezza contro i nemici..

III. Lo"*prega’ a procurar la salute dell’ anima, come vero pastore senza timore, ed adoperarsi in ajuto di santa Chiesa, pregando il papa a sollecitare il santo passaggio.

IV. Ed a voler provvedere l’Ordine suo d’un buon vicario, e siu* f golannente nella persona di messere Stefauo della Cumba.

V. Gli offerisce l’ajuto di Fra Raimondo per li bisogni di santa Chiesa. 1.. * . N *. H, ’ .

I « Al nome di fesà Cristo crocifisso e di Maria dólce.

r ’ " ’ I. voi, dilettissimo e reverendo padre in Cristo Jesù.’,Io, vostra indegna figliuola Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prer zioso sangue suo, con desiderio di vedervi pastore buono e fedele a Cristo Jesù, col lume

conoscimento della sua bontà. Sapete che colui che va col lume di notte non "offende, così l’anima che ò alluminata di Dio, non può offendere; perocché apre l’occhio del conoscimento e della ragione, e raguarda clic via tenue

[p. 201 modifica]201 questo dolce maestro suo. E come i ha veduta per voluntà e de.siderio che egli ha di seguitare il maestro, subito corre con sollecitudine e senza negligenzia: non sta a voltare il capo in dreto, cior a vedere sè me-.

desimo; vede bene sè col conoscimento de’ peccati e difetti suoi, e confessa sè per sè non essere, e conosce in sè la smisurata bontà di Dio, che gli ha dato ogni essere; ed a questo conoscimento si debbe sempre rivoltare e stare; ma dico che non si volti; nt’si debba voltare a vedere sè, per amore proprio o dilettazione, nè per piacimento di veruna creatura. Dico — ehe l’anima che è illuminata dal vero lume, a questo non si volge, ma poiché ha veduto sè e trovata la bontà di Dio, allora si dà per la via, cioè per tutte quelle vie e modi che tenne il dolce Jesù, e li santi che’l seguirono. Ponsi Jesù per obietto suo. ed è tanto il desiderio e 1’ amore che ha di tenere la via dritta per giungere al suo obietto, fine dolce suo, che, perchè trovi spine, e triboli e ladri che’l volessero robare, non cura, nè teme di cavelle, nè per veruna cosa che trovi, vuole tornare in dietro; perocché l’amore gli ha tolto il timore servile di paura, e va dietro alle pedate di coloro che seguitano Cristo; e vede bene e conosce che essi furono uomini nati come elli, pasciuti e notricati come esso, e quella benignità e larghezza di Dio trova ora che era allora. Or di questo vero lume e conoscimento, desidera l’anima mia, che voi, pastore e padre mio, siate ripieno con abbondantissimo fuoco d’amore, sicché nè diletti, nè piacimenti, nè stato, nè onore del mondo vi possano offuscare questo lume, nè spine, nè triboli, nè ladro veruno vi possa impedire il corso di questa dolce via, ma sempre ci specchiamo nel Verbo incarnato unigenito figliuolo di Dio, il quale fu a noi via e regola, che osservandola sempre ci dà vita. Oimè, padre, non — voglio che sia tentazione o illusione di dimonio che

impedisca, che sono posti come spine per impedire il nostro andare: non sia il tribolo della carne nostra,

[p. 202 modifica]che sempre impugna e ribella allo spirito, che è uno nemicorperverso, che mai non lo lasciamo in dietro; ma sempre viene con esso noi: non sicno ladri e dir monj incarnati ideile creature, che spesse volle ci vogliono togliere 1’ amore e da pazienzia, con r molle ingiurie e persecuzioni che ci fanno; anco alcuna volta pigliano 1’offizio delle dimonia, volendo impedirceli santi e buoni* proponimenti che l’uomo-avrà ed adopérerà, secondo l’onore di Dio.-A costoro non basta iT loro male che fanno in. loro medesimi, che ancora vogliono fare in altrui. Virilmente dunque perseveriamo nella via nostia, e conforti a il*ci, perocché per Cristo crocifisso ogni cosa potremo. Io godo ed esulto, considerando me dell’ arme forte.che Dio ci ha data, é della debilezza de’ nemici. Ben sapete, che nè div monio, nò creatura può costringere la voluntà ad uno minimo peccalo. Questa è una mano sì forte, che tenendo il coltello con due.tagli, cioè d!odio e d’amore, non sarà’ veruno nemico sì forte che.si ipossa defendere, che non sia percosso o giltalo„a terra. Oh iner stimabile ardentissima e dolcissima carità, che acciocché li. cavalieri che tu hai poati in, questo campo della battaglia, possano.virilmente combattere, e specialmente li’pastori tnoirche hanno più percosse e più che fare che gli altri, l’hai dato una corazza sì forte, rcioò iu voluntà, che muno colpo perchè percuòta la può nuocere, perocché elli. ha con che ripararsi da’colpi, e con che difendersi: guardi pure, che’l cbllello-che Dio gli ha dato, dell’odio e.dell’amore, egli noi ,ponga nelle mani del nemico suo, la corazza allora poco et varerebbe, che colà» dov’ella è forte, diverrebbe’ molle; che io 111’,avvedo, che nè dimonio, riè creatura m’uo cideilmai. se non col mio coltello stesso, con quello che io uccido lui, dandoli, egli uccide,, me. Chi uccide il vizio,- d peccato? solamente Vi odio e l’amore, -il elispiacimenlo, cliè io ho concepirlo in esso, e l’amore che io. ho conceputo alla virtù per Dio. Se il dimoino eia sensualità vuolel,, voltarti questo odio e questo (.amore!, [p. 203 modifica]203 cioè che tu odi quelle cose che sono in Dio, ed ami la tua sensualità che sempre ribella a lui, perchè il dimoiiio vogli fare questo, non potrà, se la mano forte della voluntà 11011 gli’l porge, ma se gli’l desse col suo medesimo l’uccidercbbe. Dunque è da vedere. quanto sarebbe spiacevole a Dio e danno a *noi; che sapete, padre, perchè voi sete pastore, non sarebbe pur danno a voi, ma a tutti li sudditi vostri, ed ogni operazione che aveste a lare per voi e per la dolce sposa di Cristo la Scinta Chiesa, questo sarebbe impedimento.

‘ II. Su dunquef non più dormite; rizzisi I gonfalone della santissima croce: riguardiamo l’AgnelIo aperto per noi, che da ogni parte del corpo suo versa sangue.

0 Jesù dolce, chi t’ha premuto, che ih tanta abbondanza ne versi? Rispondi l’amore di noi e l’odio del peccato’, elli ci ha dato sangue intriso col, fuoco della sua carità. Or a questo arbore ci appoggiamo, e con esso andiamo per la via sua delta: bene abbiamo materia di’ godere, perocché ogni nostro nemico è diventato debile ed infermo, per questo dolce Figliuolo di Maria unigenito Figliuolo di Dio; il dimonio è indebilito, che non può tenere più la signoria dell’uomo, perduta l’ha la carne nostra, che’l Figliuolo di Dio P1 ese di noi, è flagellala con obbrobrj, strazj, * scherni, ed improperj. onde l’anima, quando riguarda la carne sua, debba subito pèrdere ed allentare la sua ribellione.

Le lode degli uomini, o ìoro ingiurie che ci facessero, ogni cosa verrà meno, ponendosi innanzi il dolce Jesu, che non lasciò nè per ingiuria che gli fosse I j tta, ne per nostra ingratitudine, nè per lusinghe che non compisse 1’ obbedienzia per onore del padre e per salute nostra; sicché l’onore del mondo s’atterrava col desiderio e con l’amore dell’ònore di Dio.

  • III. Or.correte dunque per que»ta via: siate, siate gustatore er mangiatore dell’anime, imparando dalla prima e dólce verità,-e pastore buono che ha data la Vita per le pecorelle sutf. Siute, siale olleciio d’adoperare per onore ed esaltazione della* sciita Chiesa, e [p. 204 modifica]
    ..

(.

204 non temete per alcuna cosa che sia avvenuta o che vedeste avvenire; perocché ogni cosa è illusione di dimonioche’l fa per impedire li santi e buoni proponimenti, che perche non si faccia quello che e cominciato, pare che s’avvegga del male suo, ma confortatevi e confortate il nostro padre santo, e non temete ih cavelle, e confortatevi virilmente, non vi restate; fate che io senta e veda che.voi n?i siate così una colonna ferma, che per veruno vento vi moviate mai. Arditamente e senza veruno timore annunciate e dite la. verità di quello che vi pare, che sia secondo l’onore di Dio e rinnovazione della santa Chiesa.- Or abbiamo noi altro, che uno capo e questo si dia a cento nngliaja di morti se bisogna,,ed ogni pena e flagello per amore di Cristo, che con tanto fuoco d’amore, non vide sè per sè, ma per onore del Padre e per salute nostra. Non dico più, padre, che io non mi resterei mai. Ebbi grande letizia delle buone novelle che ci mandaste dell’ avvenimento di Cristo in terra (B), e del cominciamento ^iel santo passaggio: non caggia tepidezza,, nè sgomento in voi, nè nel santo padre per le cose che sono poi avvenute (C), che con questo che ci pare contrario, si farà ogni cosa.

IV. Io ho inteso che’l maestro dell’Ordin nostro (D), il santo padre il vuole promuovere; pregovi per l’amore di Cristo crocifisso, che vi sia raccomandato l’Ordine, e che ne preghiate Cristo in terra che ci dia uno buono vicario. Vorrei che lo informaste di maestro Stefano della Cumba, che fu procuratore dell’Ordine e della provincia di Tolosa: credo che se egli cel.darà, sarà grand’onore di Dio e racconciamento dell Ordine; perocché mi pare che il sia uomo virile e virtuoso, e senza,timore; ed ecci ora bisogno di medico non che abbi timore, ed usi il ferro della santa e dritta.giustizia; perocché tanto unguento s’è usato infino a qui, che li membri sono quasi tutti imputriditi. Io n’ho scritto al padre sunto" (Zs), non ho detto però cui egli ci dia, l [p. 205 modifica]ma ho pregato che cel dia buono, e clie ne ragioni con voi, e con messere Nicola da Osmo (F).

V. Se vedeste per questo o per altro, fbsse utilità o bisogno che frate Raimondo vi venisse (G), scrivetelo, ed egli sarà subito alla vostra obbedienzia. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

Ser Gerardo Bonconli (II) vi si manda molto raccomandando, e la madre mia (/) come a caro padre, ed esso come indegno servo vostro. Jesù dolce, Jesù amore.

J [p. 206 modifica]206 ir * ; » ), a -x, r il» I t ‘... I -.( ) J. A) f f- \f ». , p.;..

Annotazioni alla Lettera 33.

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^ ^, ’ì’v i-/ sf. ■ .’ o (’iutfR ’.. ? jl y;... Iijf. t ) t (A) L’arcivescovo d’Olranto, dettp nelle anMche impressioni, giusta il favellare di quei tempi, di Tronto o di Olronto, a cui è diretta questa lettera, fu se mal non m’appongo, Jacopo d’Itri, ch’è piccolo luogo della contea di Fondi nella provincia di Campagna nel reame di Napoli Egli fu prima vescovo d* Ischia, e del 135^ fu avanzato alla Ch iesa di Martorano ancor essa nel reame di Napoli, e da questa passò alParcivescovato d’Olranto del 1363, e stando a’ Napoli col cardinale Egidio l’anno 1367, trovasi aver fatto eloquente discorso in presenza della reina, in coi deplorò le molte sceleratezze che correano impunite per quel reame. Urbano V, del i3)o, il fece visitatore apostolico de’ monisterj dell’ Ordine di s. Basilio ne’ reami delle due Sicilie, e nel 1376’a’18 di gennajo fu eletto a patriarca titolare di Costantinopoli da Gregorio XI, lasciandogli tuttora raccomandata la Chiesa d’Olranto. Fu egli de’primi a far riverenza ad Urbano VI, essendo in molla slima nella corte romana pe’ suoi melili e per la sua dignità, Ma, qual si fosse la cagione, ritiralosi ad Anagni coi Francesi, ivi pubblicò la protesta di questi contro la validità della elezione di Urbano; e passato a Fondi con loro si tenne poi sempre per Clemente, dal quale fu fatto cardinale, e lasciato insieme col Cardinal Leonardo GifFone legati di lui in Italia. Arrivato a Napoli Carlo di Dnrazzo, i due legali dell’anlipapa furono messi in prigione: e il Ciacconio narra che nmendue ripudiarono lo scisma; ma il Maimbourg vuole che Jaeopo vi sia persistilo, e morto miseramente; e i Clemeutisti lo proposero come martire del loro partito.

(/) Ebbi grande letizia delle buone novelle che ci mandaste dell’avvenimento di Cristo in terra, e del cominciainento ec. Assai volle si è accennata, ed allrove pure s’accennerà 1’ollima disposizione, in cui fu sempre il pontefice Gregorio XI, sì in ordine al rimettere in Roma la sedia apostolica, e si intorno alla sagra spedizione contra degli in fedeli.

(C) Per le cose che sono poi avvenute. Queste furono la ribellione di (|uasi tutto lo Slato della Chiesa e la guerra colla repub«dica di birenze.

(D) Io hq inteso che’/, maestro dell’ Ordin nostro. Il maestro generale de! sagro Ordine «le’Predioatori era di quelli anni frate Elia «la Tolosa, il qu;de era stato eletto l’anno 13Ó7, succedendo nel1’ ufficio a Fra Simone. promosso al vescovato di Nantes in Brettagna da Urbano V. Che «li quello favelli la santa,

non del1’altro prnovasi chiaro, poiché la lettera presente fu scritta ai tempi «li Gr«!gorio XI, e lop«t la seconda promozione «le’cardinali, .he cailde nel finire dell’anno 137fi, come si ha dalla prima delle lettere iudimzata n questo pontefice in cui favellasi di questo

[p. 207 modifica]medesimo affare, e dice la santa di scriverne a qnesto arcivescovo.

Non fu egli però portalo ad allro beneficio, ma sì rimase al governo di sna religione intino all’anno i38o, in cui tenendosi egli a parte clementina, fn deposto dal generalato, e gli venne sostituito il beato Raimondo da Capua, confessore di santa Caterina, ritenendo però frate Elia P ufficio per quei reami che contrariavano Urbano, e mancò di vita Panno i3yo.

(E) Io n’ho scritto al padre santo. Veggasi la prima delle lettere a Gregorio XI, e la quarantesima a Nicolò da Osimo.

(F) Con messere Nicola da Osino. Di questo s* favellerà nelle noie alla lettera 39 e 40.

(G) (Jie frate Raimondo vi venisse. Ne andò indi a poco il beato Raimondo a corte, come altrove si avvertirà.

(FI\ Ser Gerardo Konconfi. Questi fu uno de’discepoli della santa, di nazione pisano, e di qoei che co’fratelli Tomaso e Francesco le tennero compagnia nel viaggio che fece di Toscana in Avignone.

(/) La madre mia. Lipa Piagenti madre della santa, di cui a disteso favellasi nell’aggiunta alla leggeuda della santa. [p. 208 modifica]20& V. ’ .1 i, ’n i i » n *n 7Ìn» il* rj, -i. ’f *,. It * ’ ni» I- » frio’iV ’ I « i t ( * "’» ».

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. r - M*\ i ELETTO VESCOVO CASTELLANO (J).

  • ’ lf.I. ì !. i,l p i, 1 ) a . % »!. Il I. Desidera vederlo illuminato con vero

perfetto lume per conoscere ed amare la verità.


’ ’ ? ( g ®, f* IL Dell a costanza, prudenza, ed altre tirtu che procedono dal vero, . ili* lume e conoscimento della verità, o dei danni che vengono ’. 1 all’anima’ che è priva d’esso.

III. DeU’obbligò che hanno i’ministri di santa Chiesa di procurare la salute dell’ anime, onde come tale esorta il sopraddetto a voler riprendere i vizj de’suoi sudditi, senza alcun timore . servile, ad imitazione di Gesù Cristo e degli antichi prelati, e piantare in essi le vere virtù, particolarmente in tempi tanto miserabili per la Chiesa. * IV. Lo prega ad annunciare.la verità di papa Urbano VI, vero e sommo pontefice.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissimo padre iti Cristo dolce Je sii. Io Calarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi illuminato d’uno vero e perfettissimo lume, acciocché nel lume di Dio vediate lume; perocché vedendo, conoscerete la sua verità; conoscendola, ramerete, e così sarete sposo della verità.

II. Senza questo lume ululeremo in tenebre, non