Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 32

Lettera 31 Lettera 33

[p. 196 modifica]96 *!.♦ .iVn ’. j ■.»’*. . V’ * « 1 ’i * ’v m* * 7 nn - ii, .!..*..* i. *...’■ ’— «ìl *..

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ALL’ ARCIVESCOVO 1)1 PISA (i* i T I ì « M, Il |.J ’ . !

, i**i *. i i / n ‘; *1. y ! m *, ’ ì * * ’ ( ri f:,f n. i ■» „ I. L’esorta ad essere buon pastore, seguitando l’esempio di Gesù „ Cristo, e sopra tutto a correggere con giustizia e con zelo i difetti dei sudditi, senza timore alcuno di persecuzioni e di morte. * II. L’ esorta alla virti\dell’ umiltà e della carità, ed alPodio del peccato, nutrendo i sudditi con l’opere spirituali e corporali della misericordia.

III. Lo corregge intorno ad uno affare appartenente al vestire le sorelle di s. Caterina dell’abito di s. Domenico, informandolo della verità.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I* IH^evercndo e carissimo padre ili Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi pastore buono, con acceso ed ardito desiderio, sì e per sì fatto modo, che vi disponiate a porre la vita per le pecorelle vostre, imparando dalla prima dolce verità Cristo Jesù, che per onore del padre e salute nostra, corse all’obbrobriosa morte,della santissima croce. Voi, padre carissimo, seguitate le vestigio sue, per correggere li vizj e piantare le virtù nell1 anime de’sudditi vostri, non curando nò pene, nè obbrobrj, nè scherni, nè villanie, nè fame, nè sete, nò veruna persecuzioue che il mondo, ovvero il dimonio, ci potesse dare; ma virilmente con affamato [p. 197 modifica]’ 197 desiderio, correggete li sudditi vostri. Tenetè, tenete rocchio sopra di loro, fate almeno la \ostra possibilità, e non fate vista di non vedere, che 11011 si vuole fare così, anzi si vuole vedere - li difetti nostri e IL difetti del prossimo nostro, non per mormorazione, nè per falso giudizio: ma per una santa e vera compassione, con pianti

sospiri portarli innanzi a Dìo; dolendosi dell’offesa che gli è fatta, e della dannazione di quella anima. Questo debbe fare ogni creatura che ha in sè ragione verso del suo prossimo, ma molto maggiormente il dovete fare voi, e gli altri prelati della santa Chiesa, ed evvi richiesto e dovetelo fare, riguardando li sudditi vostri per compassione, e per punizione che gli avete a punire e riprendere, secondo che trovale le colpe. Oimè, non tardate più. che per 10 non correggere, le virtù e la vita della grazia sono morte nell’anima; li vizj e Tamore proprio vive, ed 11 mondo perisce; egli giace continuamente, infermo a morte, perocché, essendo l’uomo piagato di dherse piaghe ed infirmità, ed i medici d esse infirmila; ciò sono i prelati, usano tanti unguenti che già è imputridito.


ISon più unguento per amore di Dio, usale un poco la cottura, incendendo e cocendo il vizio pei santa e vera giustizia, sempre condita cou misericordia, e quella sarà la grande misericordia in punire ed in riprendere h difetti loro;rche maggiore crudelità non può usare chi governa lo infermo, che dargli le cose contrarie. Oiper l’amoie di Cristo crocifisso nou dor* mite più, destatevi per fuoco d’ amore e d odio’, e dispiacimento.dell’offesa di Dio. Almeno fale la.vostra possibilità, e tatto il potere,, sete0scusalo dinanzi "a Dio: e so bene che tutto voi non potete vedere; ma mettete le spie de’ servi di Dio che Vajutino a vedére; perocché infino alla morte si de’lare ciòcche si può per amore del Salvatore nostro. ìSonci sia timore, nè amore servile, che se ci fosse, staiebbe l’anima a grande pericolo ed in dubbio della salute sua; Convienvi adunque fare ragione d’aver perduta là vita del corpo. [p. 198 modifica]e metterla per inèdita,’ e facendo così, mostra rete d’essere amatore e seguitatore di Cristo crocifisso.

IL Voi pastore averete imparato la regola e dottrina.’del Pastore buono che ha posto la vita per noi, e però io vi dissi, che/desideravo di vedervi pastóre buonoy perchè altra via, nè modo non ci veggo per salute vostra e loro. Sopra questa materia» non dico più, se non f che-’sotto Tale della vera umiltà, ed odio e dispiacimento, del peccato, e dell’ardentissima carità gli nascondiate, pascendo-l’anime de’doni e grazie spirituali, il’corpo del cibo corporale, notricando li poverelli secondo la necessità-loro. Voi sapete che sete padre, adunque siccome padre nutricate li vòstri figliuoli.

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Ho intero, secondo che mi scrive il priore di santa ".Caterina (Z?),"che voi avete fatto novità al’ vestire di santa Caterina dell’abito di, s. Domenico (C); e volete ché le tenghiiio lo interdetto (D), dicendo che il privilegio che hanno non vale.r,EJ io vi dico che, vale|i perocché io mostrai la copia quando io fui a? Vignoneial santo padre, ed accettollo, anzi per quelle ebb’ io il privilegio (E) che egli mi die’. Sicché io virprego, perH’amore di Cristo Jésù crocifisso, che voi non diate * a loro ’ questa sconsolazione. Attendete a quelle cose che dovete.fare, 1 che èr di dovere, e di questo per l’ amore di Dio. inon vi r vogliate gravare.

Credetemi; carissimo padre, chetse. fosse 1 altrimentit, io non ve ne * pregherei, perch’io non vorrei che d’uno minimo alto voi trapassaste Tobbedienzia imposta a.voi dal santo padre; ma io sarei con voi insieme a storpiarlo/.

Pregovi t cher mi. facciate questa grazia e misericordia.

Io non vi domando, nò domanderò mai cosa che sia fuora del dovere. iSon dico più: bagnatevi nel sangue’di Cristo crocifisso, acciocché il fuoco’ dell’ amore ’che troverete 1 n-el sangue, consumi ogni freddezza e dissolva ógni durezza del cuore, e dell’anima vostra:? Permanete nella santà e dolce-dilezione di Dio.

Jesù dolce.’Jesù amòre, ij/i 1.C « )titiI R [p. 199 modifica]J99 Annotazioni alla Lettera 32» . ■* * J W f (./) L’arcivescovo di Pisa, cui scrive la santa, se pongasi mente alla serie degli anni, non può essere altri ebe Francesco Moricotto tli Vico, di patria pisano, detto ancora de’Prighan;; forse perché essendo nato d’y nna sorella d’Urbano VI, volle aggiunto al paterno il cognome dalla madre in grazia dello zio, cui fu in debito dei supremi onori di santa Chiesa. Tolse egli a governare la metropolitana di Pisa l’anno 1363, e la tenne in cura inGu aH’anno 1378, iu cui da Urbano ascritto all’Ordine de’cardinali, onorandolo dclI’ ufficio di vice cancelliere di santa Chiesa, la cedette a Bernabò ftialaspina de’marcbesi di I osdiuuovo.

(B^ Secondo che mi scrive il priore dì stinta Caterina. Il convento de’ religiosi dell* Ordine «le’ predicatori „in Pisa, tiene anche al presente il titolo dalia vergine e martire santa Cateti na. Il priore forse In Fra Tomaso Aiutami Cristo, di nobile famiglia pisana,’e discepolo della santa. giacché appunto a questi tempi era supcriore di quel convento. .

((7) Al vestire di santa Caterina de IT abito di s. Domenico. Le terziarie delTOrdine di s. Domenico, dette a Siena d’ordinario le manteilate di s. Domenico, prendeano 1 abito «lai priore del convento, onde per ciò dice vestire di)S. Caler ina. | (0) Volete che le ten^hino lo interdetto. L1 interdetto fulminalo dal pontefice Gregorio XI conira la citta di Firenze, si stese ben tosto ad altri luoghi, nou pur di Toscana, come Siena, Pisa, ma anche fuori di quelli proviucia, adendosi che la città di Genova uè venisse pure percossa, a cagione d’aver consentilo;»Tiuwnlini l’assistere nelle sue chiede a’divini utfi* j, avendone rigoroso divirlo ili osili luogo. Non fu per tanto gran fatto il tollerarsi ciò a Pisa, ch« reggeasi a quel tempo per Pietro Gambacorta, il qnale lenea ottima volontà inverso il comune di Firenze; onde perciò essa pure rimanesse legata con epiesto vincolo. Ciò accaddele l’anno #3*7*, fcd avendo per due dì ricusato di ricevere la pena impostale dal poatefice, si rimise al terzo nel suo dovere, sottoponendosi a) gastigo dovuto al sno fallo. ., ’p . ’ j (E) Anzi per quello ebbi io l privilegio. Singolarissimi* grazì^ o^tenue sanla Caterina dal pontefice Gregorio XI, anche- fuori’ di qné*sta, che qni. accenna. Serbansi tuttora due brevi di questo, pontefice, iu cui spécialissimi prenlcgi le »i concedono, cioè dire per l’uno d’avere aitare da portarsi ne" suoi viaggi a potervisi sacrificare il pane celeste, ancora iuuauzi al giorno j e per ! aftro «hfi tre de’sacerdoti, che le teoeano compagnia, avessero ampirf facoltà di tornare alla grazia colla sagra mentale assoluzione in ogni Ibo^o, quei che alle ferventi esortazioni d’essa iuduceansi a.pulir l’anima colla confessione. Questi due Lievi si hauuo uell’asgi’unta alla vna di questa santa. ‘ 1 * V ’ ^ [p. 200 modifica]ALL’ARCIVESCOVO D’OTRANTO (A).

«H ’ 1 /.. ’ i / \ I f’ f.■. ■ ’ » 1 ^ 0 ’ I. Del lume ebe é necessario all’ anima per conoscere la divina bontà "e sego.re la via di Gesù Cristo, privandosi d’ogni amor proprio e timor servile; dal che prende occasione d’esortarlo ad esser buon pastore per mezzo di questo lume, e mostrargli come nessuno de’ nostri nemici deve esserci ci’ impedimento,a seguire la sopraddetta via, nè può esserlo, se noi con la volontà non consentiamo.

II. DcH’aiiito che dobbiamo cercare dalla croce di Gesù Cristo e ■. ! ’...

come in essa acquistiamo fortezza contro i nemici..

III. Lo"*prega’ a procurar la salute dell’ anima, come vero pastore senza timore, ed adoperarsi in ajuto di santa Chiesa, pregando il papa a sollecitare il santo passaggio.

IV. Ed a voler provvedere l’Ordine suo d’un buon vicario, e siu* f golannente nella persona di messere Stefauo della Cumba.

V. Gli offerisce l’ajuto di Fra Raimondo per li bisogni di santa Chiesa. 1.. * . N *. H, ’ .

I « Al nome di fesà Cristo crocifisso e di Maria dólce.

r ’ " ’ I. voi, dilettissimo e reverendo padre in Cristo Jesù.’,Io, vostra indegna figliuola Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prer zioso sangue suo, con desiderio di vedervi pastore buono e fedele a Cristo Jesù, col lume

conoscimento della sua bontà. Sapete che colui che va col lume di notte non "offende, così l’anima che ò alluminata di Dio, non può offendere; perocché apre l’occhio del conoscimento e della ragione, e raguarda clic via tenue