Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 189
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227 A AI E S S E R CARLO DELLA PACE (A IL QUALE POI FU RE DI PUGLIA OVVERO DI NAPOLI.
I. L’ anima.1 venire in ajuto della sanla Chiesa e di papa Urbano VI contro i ribelli, ed a tal fine combattere prima viidruenle contro i tre comuni nemici dell’ uomo, e contro le propiìe passioni ad esempio d’alcuni santi.
II. Detesta l’iniquità de’ detti ribelli in non voler riconoscere per vero ponteliee Urbano VI.
tfietUxix IBS, Al nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. Ilarissimo fratello in Cristo dolce Jesù. Io Caterina, schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cavaliero virile, che virilmente combattiate per gloria e loda del nome di Dio, e per la esaltazione e reformazione della santa Chiesa. Ma attendete, carissimo fratello, che questo bene non potreste fare d’ esser virile, e sovvenire alla necessità della Chiesa santa, se prima non combatteste e faceste guerra con i principali tre nostri nemici, cioè col mondo, col dimonio e con la fragile carne nostra, i quali son tre principali tiranni che uccidono T anima quanto alla grazia 29.8 in qualunque sialo si sia. Se ella con la mano del libero arbitrio apre la porta della volontà e metteli dentro: il mondo ci percuote con le vane e disordinate allegrezze, ponendoci dinanzi all’occhio dell’intelletto nostro, stati, ricchezze, onori e grandezze con scellerati diletti, le quali cose tutte sono vane e corruttibili, che passano come il vento e sono mutabili senza veruna fermezza. Questo vediamo manifestamente, che T nomo oggi è vivo e domani è morto, dalla sanità viene all’ infermità, ora è ricco e ora è povaro; testé in grande altezza, e poco stante è venuto in grande bassezza. Bene se n* avvede 1’ uomo savio e prudente, e però fa guerra con lui; traendone il cuore e r affetto per disordinato amore; serragli la porta della volontà, usale come cose prestate,. tienle care quanto elle vagliano e non più. Concepe odio alla propria sensualità quando le volesse tenere o desiderare fuore della volontà di Dio. Questi sconfigge il nimico con lo coltello dell’odio del vizio e con Tarnore delle virtù, e con lo scudo della santissima fede ripara a’ colpi de’ movimenti de’ vizj quando venissero.
Questi non dà luogo alla ingiustizia, che per guadagnare ed acquistare lo stato, ricchezza o diletti mondani, faccia ingiuria al prossimo, perocché l‘ha spregiate, e non leva il capo per superbia reputandosi il maggiore, e volendo signoreggiare il prossimo suo ingiustamente; perocché egli è umiliato, perchè ha spregiato sè e il mondo, ma vuoisi fare il più minimo, e facendosi piccolo diventa, grande. In qualunque stato si sia, o suddito, o signore, egli è tenuto e obbligato di far guerra con questo tiranno; non dico, clise attualmente vuole possedere lo stato suo nel mondo, che egli non possa vivere in grazia, anco può, che noi abbiamo di David che fu re, e di santo Lodovico, e nondimeno furono santissimi uomini. Questi tennero il reame attualmente, ina non con disordinato affetto o desiderio, e però riluceva in loro la margarita della giustizia con vera umiltà ed ardentissima carità: a’
ciascuno rendevano d debito suo sì al piccolo come al grande; e al povaro come al ricco. Non facevano come quelli che oggi regnano, ne’quali tanto abbonda V amore proprio di loro medesimi, che di questo tiranno del mondo si vogliono fare Dio; e da questo nascono le ingiustizie, omicidj e grandissime crudeltà ed ogni altro difetto. Questi si mettono dentro della città deli anima il secondo nemico del dimonio ed il terzo, cioè la fragile carne sua, intanto cbe si fanno servi del dimonio e della carne, seguitando volontariamente le malizie e inganni suoi, e lo varie e diverse cogitazioni, seguitando li appetiti suoi carnali, involvendo la mente ed il corpo suo nel loto dell’immondizia.
Se egli è uomo che abbi donna, contamina lo stato del matrimonio con molta miseria. In quel sacramento non sta con debita reverenzia, nè per quel line che gl’è ordinato da Dio. ma come smemorato cieco dell’ anima e del corpo, si conducerà anco a quello maledetto peccato contra natura, il quale pute alle alimonia, non clia Dio. La infinita sua carità e misericordia ve ne campi di questo e degli altri difetti.
E non pensano i miserabili, che già la scure ha posta alla radice dell’arbore, e non resta se non di tagliare pur che piaccia al sommo Giudice; perocché doviamo morire, e non sappiamo quando. Ma quelli che teme Dio non fa così, perocché col lume della fede santa ha veduto quanto gli è nocivo ad accordarsi con la volontà loro,-e con esso medesimo lume vede che ogni bene è rimunerato e ogni colpa punita; e seguitandoli, volontariamente offende, e dopo l’offesa seguita la punizione; e però si leva col coltello dell’odio e dispiacere, e tagliane ogni disordinata volontà, facendo il contrario di quello che questi, nemici vogliono.
Il mondo vorrebbe essere amato, ed egli lo sprezza. Il demonio vorrebbe che la volontà sua consentisse a lui, e concepisse odio e dispiacimento verso il prossimo suo, ed empisse il cuore di laidi pensieri; S. Caler irta. Opere. T. VI. / 16 23o ed figli vuol fare la volontà di Dio, stare nella dilezione del prossimo, perdonare chi gli fa ingiuria, èd empire la mente e memoria sua de’ benefizj che ha ricevuti dalla bontà di Dio..La fragile carne si vuole dilettare e satisfare agli appetiti snoi, la quale è una legge perversa legata nelle membra nostre, che sempre impugna contra lo spirito, ed egli fa tutto il contrario, che la sottopone al giogo della ragione, afQigendo e macerando il corpo suo. Soglie sopra la sedia della coscienzia, e tienci ragione; onde se è vergine, dà la sentenzia di volersi conservare infìno alla morte nello stato della virginità il quale egli ha eletto; il continente la continenzia; e quello che è nello stato del matrimonio, conserva lo slato suo senza colpa di peccato mortale, cioè che in neuno modo voglia macchiare quel sacramento. Con questo dolce odore di purità, lavarà la immondizia della mente e del corpo suo, e con 1* acqua della grazia, e con la buona e ordinata vita spegnerà l’incendio del disordinato fuoco, farà compita guerra contro gli nemici suoi, e con vittoria fornirà la città dell’anima tenendo chiusa la porta della volontà per non essere assalito da’nemici; e così chiusa col tesoro delle virtù, entra per la porta della dolce volontà di Dio, seguitando la dottrina di Cristo crocifisso, il quale die’ la vita per la nostra salute con tanto fuoco d’amore. Allora dispone la memoria a ritenere il benefìcio del sangue dell’umile Agnello, l’intelletto ad intendere e cognoscere la sua volontà, che non vuole altro cbe la sua santificazione, e ciò che dà o permette a noi sue creature, dà per questa cagione e dispone la volontà ad amarlo con tutto il cuore e con tutto l’affetto suo. Questi si può chiamar cavaliere virile, cbe virilmente ha conservata e guardata la città deli’ anima sua da’ nemici e malvagi tiranni che la volevano signoreggiare. Questi è atto a fare ogni gran cosa per Dio, cioè per gloria e loda ilei nome suo, e per la santa Chiesa, può sicuramente pigliar la battaglia di fuori, poiché sì dolcemente ha combatluto e vinto dentro; ma se bene non combattesse dentro, male combatterebbe di fuori; e perù vi dissi che prima vi conveniva combattere dentro con tre vostri nemici principali. Ora dicoa voi, carissimo e dolcissimo fratello in Cristo dolce Jesù, che vi studiate di vincerli purificando la coscienzia vostra con la santa confessione, e vivere con ordine e desiderio delle virtù, dilettandovi di udire ed osservare la.parola dolce di Dio, stando con la continua memoria della morte e del sangue pagalo per noi, cercando la conversazione di quelli che temono Dio in verità» che sieno savj, discreti e con maturo consiglio, ed in tutte le vostre operazioni ponete Dio dinanzi agli occhi vostri, acciocché giustamente rendiate in ciascuno il debito suo, a Dio la gloria, al prossimo la benivolenzia, ed in voi dispiacimento del vizio*ed amore della virtù. Ordinate la famiglia vostra quanto v’è possibile che vivano con ordine e col timore santo di Dio, acciocché in verità potiate compire la. volontà di Dio in voi. Dio v ha eletto per colonna nella santa Chiesa acciò che siate strumento ad estirpare 1’ eresie, confondere la bugia ed esaltare la verità, dissolvere la tenebre,, e manilestare la luce di papa Urbano VI, il quale è vero sommo pontefice eletto e dato a noi dalla clemenzia dello Spirito Santo, a malgrado degl’iniqui e malvagi uomini amatori di loro medesimi, che dicono il contrario,e come ciechi non si vergognano di dire e fare contra loro medesimi, facendosi menzogneri e idolatri, che quella verità, la quale essi annunciarono a noi, ora Ja:deniegano, e quella reverenzia la quale essi gli fecero, a noi la vogliono tollere. Mostrano li matti ch’il timore gli facesse idolatri, adorando e facendo riverenzia a papa Urbano, il quale è vero vicario di Cristo. Se.egli non era, come ora essi dicono, come sostennero, di cadere in tanta miseria e vergogna dell’ anima e del corpo? Sì che, vediamo che ci fanno bugiardi e ido-r latri. E non è grande tenebre questa vedere in tanta eresia contaminata la fede nostra? E non è grande 932 * i miseria di vedere contaminare e fare tanto contra la verità ? Vedere l’Agnello essere perseguitato da’lupi, e vedere mettere l’anime nelle inani delle dimonià, e smembrare la dolce "sposa di Cristo? Quale cuore è sì" duro che non -ammolli ? Quale occhio è quello che non spanda fiume di lagrime ? Quale Signore si può tenere che non dia tutta la forza sua per sovvenire alla fede nostra ? Solo li amatori di loro medesimi sono quelli cbe non si sentono; indurati sono i cuori loro per lo proprio amore, come quello di Faraone. Non pare che la divina bontà voglia che il cuore vostro sia di sì fatta durizia, e però vi chiama a sovvenire alla sua sposa. Ammollisi dunque il cuore’vostro, e siate virile con sollicitudine e non con negligenzia!
venite festinamente e non tardate più, che Dio sarà per voi. Non è da aspettare tempo, perocché porta pericolo. Adunque venite e nascondetevi nell’arca della santa Chiesa sotto l’ale del vostro padre papa Urbano VI, il quale tiene le chiavi del sangue di Cristo.
Io so, che se sarete virile, vi studiarete di compire la volontà di Dio, non curando di voi medesimo, altrimenti no. E però dissi che io desiderava di Vedervi cavaliero virile, e così vi prego’ per l’amore di Cristo crocifisso che siate. Che grande vergogna è à’ signori del mondo e spiacevole a Dio,’di vedere tanta freddezza nelli cuori loro, che per ancora altro che con parole non hanno sovvenuto a questa’ dolce sposa!
male darebbero la vita per questa verità, quando della sustanzia temporale ed adjutorio umano le fanno caro.
Credo che grande reprensione n’averanno. Non voglio che facciate così voi; ma con grande allegrezza diamo la vita se T bisogna. Perdonatemi se troppo’v’ho gravato di parole. L’amaritudine delle colpe e l’amore della santà Chiesa, me ne scusi^ dinanzi a’ Dio ed a voi. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.
f 233 Annotazione alla Lettera IS9.
(J) Questo Carlo della Pace discendeva dn Giovanni duca di Durazzo, terzo figlio di Carlo 11 di Napoli. La santa gir scrisse uè’ primi mesi del i38o poco innanzi che morisse, sembra per coni-’ missione di papa LTrbano, che a lui diede il regno di Napoli, offerto prima a Lodovico d’Ungheria. Passo egli in Italia con grosso esercito d’Ungari, fa investito del regno da papa Urbano, e ne fece in breve il conquisto, restata essendo sua prigioniera la regina Giovanna; ma tosto dall’altra parte dell’Alpi calò un altro esercito di barbari, cui fi ramava Lodovico d’Angiò, inveitilo esso pure del regno di Napoli dal papa Clemente d’Avignone. Ma la peste cbe consumò in gran parte 1’ esercito dell’Angioine, e lui stesso tolse di vita (i3S^), liberò Carlo di questo fastidio; se una che un altro gliene sorse da parte di papa Urbano, cui troppo premeva I’ adempimento della promessa di dar al nipote suo l$utilio Prignauo il principato di Capua ed altre molte terre, e chè Carlo tirava in lungo deliberato di non osservarla; sicché il papa venuto a Napoli, n’ebbe seco risentimento, e fattosi forte a Nocera lo scomunicò insieme con Margherita sua moglie; ma Carlo mandò un esercito ad assediarlo, e Urbano a malo stento potè fuggirne e recarsi a Genova a salvamento (1385). Carlo pretendendo ragioni alla corona d’Ungberia, non ancora assicurato il dominio del Napolitano, allettato dalle promesse dì alcuni baroni, malcontenti della regina Maria, si condusse in quel regno; e la congiura fu così fortunata, che di consentimento di quasi tutti i baroni fu coronato re d’Ungheria. Maria ed Elisabetta, sua madre, non ne poteudo altro, gl» fecero" buon viso, ma ìli breve ordinarono contro di lui una trama, per la quale egli rimase ucciso pochi giorni dopo la sua incoronazione (i386). 1