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ciascuno rendevano d debito suo sì al piccolo come al grande; e al povaro come al ricco. Non facevano come quelli che oggi regnano, ne’quali tanto abbonda V amore proprio di loro medesimi, che di questo tiranno del mondo si vogliono fare Dio; e da questo nascono le ingiustizie, omicidj e grandissime crudeltà ed ogni altro difetto. Questi si mettono dentro della città deli anima il secondo nemico del dimonio ed il terzo, cioè la fragile carne sua, intanto cbe si fanno servi del dimonio e della carne, seguitando volontariamente le malizie e inganni suoi, e lo varie e diverse cogitazioni, seguitando li appetiti suoi carnali, involvendo la mente ed il corpo suo nel loto dell’immondizia.

Se egli è uomo che abbi donna, contamina lo stato del matrimonio con molta miseria. In quel sacramento non sta con debita reverenzia, nè per quel line che gl’è ordinato da Dio. ma come smemorato cieco dell’ anima e del corpo, si conducerà anco a quello maledetto peccato contra natura, il quale pute alle alimonia, non cli

a Dio. La infinita sua carità e misericordia ve ne campi di questo e degli altri difetti.


E non pensano i miserabili, che già la scure ha posta alla radice dell’arbore, e non resta se non di tagliare pur che piaccia al sommo Giudice; perocché doviamo morire, e non sappiamo quando. Ma quelli che teme Dio non fa così, perocché col lume della fede santa ha veduto quanto gli è nocivo ad accordarsi con la volontà loro,-e con esso medesimo lume vede che ogni bene è rimunerato e ogni colpa punita; e seguitandoli, volontariamente offende, e dopo l’offesa seguita la punizione; e però si leva col coltello dell’odio e dispiacere, e tagliane ogni disordinata volontà, facendo il contrario di quello che questi, nemici vogliono.

Il mondo vorrebbe essere amato, ed egli lo sprezza. Il demonio vorrebbe che la volontà sua consentisse a lui, e concepisse odio e dispiacimento verso il prossimo suo, ed empisse il cuore di laidi pensieri; S. Caler irta. Opere. T. VI. / 16