Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 188

Lettera 187 Lettera 189

[p. 218 modifica]AL RE DI UNGA RIA (^) I. L’esorta a vertirsi dell’abito della carità, ove discorredi varj effetti cbe essa produce. .

II. Della pazienza e d’altri sogni,- dai quali si cognosce la carità.

211. Cbe r amor proprio è veleno della carità.

IV. Si dnole dell’ iniqnità e cecità di coloro cbe (come s’è detto di sopra) ricusavano riconoscere il vero pontefice Urbano VI, ’ avendo già eletto 1’ani papa.

V. Lo stimola a prender la difesa ci santa Chiesa nelle narrate calamità, ed a non volersi lasciar trattenere dall’amore della reina Giovanna, essendo eretica.

/tl nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I * I. Ilarissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfettissima carità, la quale carità non cerca le cose sue, ma cerca solo la gloria e loda del nome di Dio nella salute dell’anime, e non cerca il prossimo suo per sè, ma solo per Dio. Ella è una madre che nutrica al petto suo i figliuoli delle virtù, perocché senza la carità veruna virtù può avere vita.

Potrebbe 1’ uomo bene avere 1’ atto della virtù, ma non che fusse in veriLà senza l’eHetlo della carità; e però diceva quel glorioso apostolo e banditore Pavolo!

se io dessi ogni cosa a’ poveri, ed il corpo mio ad [p. 219 modifica]219 ardere, avessi lingua angelica, sapessi le cose future, e non avessi carità, neuna cosa mi vale. La carità ama quello che Dio ama ed odia quello che Dio odia; e però chi 1* ha si spogl’a dell’ uomo vecchio, cioè del peccato che tanto 1’odioe e fu spiacevole a Dio, che egli il volse punire sopra il corpo del Figliuolo suo; e vestesi dell’uomo nuovo Cristo dolce Jesù, stringelo a sè, seguitando la dottrina sua in qualunque stato si sia. Non si scorda l’anima che sta in carità, di seguitare le vestigie di Cristo. Ella spregia il mondo con tutte le sue delizie, apprezzandole quello che elle vagliono, come cosa che sono senza veruna fermezza o stabilità; e però le tiene e possiede come cose.prestate e non come cose sue, perchè vede e cognosce che, o elle vengono meno a lui, o egli viene meno a loro col mezzo della morte. Questa carità fa 1’ anima benivola e amatrice de’ nemici suoi, i quali il mondo reputa nemici, ma non sono nemici, che i nemici del1’ uomo propriamente sono il mondo, il dimonio e la fragile carne, ed umanità nostra, che ciascuno impugna contra lo’spiiito. Il mondo co’diletti, co’quali invita a leggierezza di cuore, ed a vana e disordinata allegrezza. Il dimonio con le molte e varie cogitazioni, e con mettere in cuore agli uomini che ci faccino ingiuria per provocare noi ad ira e ad impazienzia, acciocché siamo privati della carità che ci dà vita di grazia. La propria sensualità si leva con molta rebellione cd impugnazione, e movimenti di qualunque vizio si sia. Questi sono i nemici nostri. E vero, che se la ragione vuole, essi sono fatti debili nella virtù del sangue di Cristo; e però 1’ anima che sta in perfetta carità, si leva con grandissimo odio verso di loro, facendo guerra col vizio e pacificasi nelle virtù. Allora quegli nemici, i quali come detto è, il mondo reputa nemici, cioè quelli che ci fanno ingiuria o tolgono le cose nostre, egli se gli fa amici, amandoli inquanto creature, e per lo debito che Dio gli comanda che gli arai; e con questo amore spesse volte si dissolverà la [p. 220 modifica]2 20 tenebre dell’ odio del cuore e del prossimo suto, drittamente parrà che esso gì Iti carboni accesi di cariti soprà il suo capo. E questo è uno de’,singularii segni che T anima dimostri essere in c^ith o.no, In lei non cade sdegno, ma con pazienzia porta,. difetti del prossimo suo; non è iracunda ma.benigna; non fa l’uomo ingiusto, ma giusto, che a ciascuno rende il debito suo, o suddito o Signore che-sia; a Dio rende gloria e.loda al. nome suo; a sè rende odio e dispiacimento del peccato, ed al prossimo, rende amore e benivo?

lenzia,» e se egli è Signore che abbi a tenere giustizia a ognuno fa ragione»così al grande come al piccolo, ed al povero come al ricco; non contamina la giustizia, nè per lusinghe, nè per minaccie, nè per piacere, nè per dispiacere, ma tiene la bilancia dritta, dando a ciascuno quello che vuole la ragione; con grande diligenzia serve il pròssimo suo, mostrando sopra lui quello amore che esso porta.a Dio. A Dio non può fare utilità, e però s’ingegna di farla a quello che Dio-molto ama,, cioè la creatura che ha in sè ragione che ce 1’ ha posta come mezzo. Bene è dolce questa madre della carità, nel|a quale non cade veruna amaritudine, ma sempre dà allegrezza nel cuore di collii che la possiede.,.

II. Ma voi, carissimo padre, potreste dire a me, molto mi piace questo affetto della carità; ma in che principalmente posso vedere se io l’ho? Rispondovi!

se l’anima sente in sè quelle condizioni, che dette aviamo, che ha la carità: poi tutte si ricolgono principalmente in due, cioè nella vera e santa pazienzia, con la quale pazienzia porta le ingiurie piccole

grandi, da qualunque lato venissero, e per qualunque creatura, tutte le porta con mente pacifica e tranquilla. L’altra si è, che è l’ultima, che egli serve la creatura nella sua necessita, quanto li è possibile. Nella prima, porta con pazienzia le ingiurie, come detto è, e nella seconda e ultima dona; e che dona? L’affetto della carità amando il prossimo come sè medesimo, e secondo

[p. 221 modifica]221 che Dio ha dato a lui le grazie, e doni suoi spirituali e temporali, tanto ne sovviene la creatura cou grande sollicitudine; trovasi il gusto dell’ anima disposto a prendere il cibo della parola di Dio, ed ingegnasi di osservarla infino alla morte. Molti altri ce ne sono, ma per non stendermi troppo in parole, ho detto solo questi due principali. 0 quanto è beata quell’ anima che si trova nutricata al petto di sì dolce madre: ella è tutta umile e obbediente, che innanzi eleggerebbe la morte, che trapassare l’obbedienzia di Cristo crocifisso e del vicario suo.

III. Non fate come quelli che sono privati della carità e stanno nell’ amore proprio di loro medesimi, il quale amore proprio ha avvelenato tutto quanto il mondo. Drittamente egli è uno veleno che attosca l’anima!

ella è piena d’ira, non ò paziente, germina odio verso Dio e verso il prossimo suo; egli dà una tenebre nell’anima che non lassa cognoscere nè discernere la verità; egli contamina la santa fede; e voi il vedete, carissimo padre, quanto hanno offuscato questo dolce lume, gl’iniqui uomini amatori di loro medesimi nel corpo mistico della santa Chiesa.

1Y. Oimè: quelli che dovevano esser colonne e difenditori della fede sanla, essi sono quelli che 1 hanno negata. Chi gli ha mossi quelli che elessero il vicario di Cristo papa Urbano Al? Il quale elessero con tanto ordinata elezione, e coronaro con tanta solennità, e fecerli rivererìzia, come a sommo pontefice, che egli è e chiesergli le grazie, ed usaronle ed hannolo annunziato per tutto il mondo, non per timore di creatura, ma propriamente per la verità; ed ora dicono che non è papa, ed” hanno eletto l’antipapa, il quale si può chiamare membro del diavolo, che se egli fusse membro di Cristo, averebbe innanzi sostenuta la morte, che aver consentito a tanta abbominazione. Dico, che 1’ amor proprio di tutto questo male è stato cagione, che se essi avessero amata la virtù e non la propria sensualità, non 1*averebbcro fatto, ma sarebbero stati [p. 222 modifica]222 contenti, che Cristo in terra avesse corretta la vita loro e purgati i fracidumi delle molte iniquità, che per loro e per li altri in questo giardino si commettevano.

Drittamente pare che essi abbino preso l’officio delle dimonia, che il dimonio, come egli ha perduto Dio ed è privato della sua visione, così vorrebbe che tutti noi altri la perdessimo, e fanne ciò che può, perchè aviamo l’eterna dannazione; così questi ciechi guidatori di ciechi di quella tenebre ed errore die essi hanno in loro, di quella voglion dare a noi. Non ragguardano i miseri uomini che li converrà rendere ragione dinanzi al sommo giudice, di loro e di quante anime periscono per loro. Non mi stendo a dire più del grande male ed iniquità loro, perchè pare che Dio v’ abbi alluminato 1’ occhio deirintelletto vostro a cognoscere la loro bugia e la verità di papa Urbano VI, la quale annunciarono a noi; perocché se voi non la cognosceite, seguitareste la miseria loro.. * V. Grande grazia fatta v’ ha il dolce Dio nostro, che non vi ha lassato in tenebre, ma datovi il lume, e pare che’l nostro dolce Salvatore, sì come sete stato difenditore sempre della fede nostra e campione della fede contra gl’ infedeli, così vuole che ora siate difenditore della santa Chièsa, e disponiatevi in tutto a difendere «la verità della fede santa, contra gli eretici falsi cristiani dinegatori della verità. E non è da pigliarci indugio di tempo, ma con granile sollicitudine rispondete a Dio che vi chiama a questo misterio. Posponete ogni altra cosa; vuole il dolce e amoroso Jesù, d quale die’la vita per voi con tanto fuoco di amore, che voi facciate ragione, che vi sieno nemici solamente i. principali nemici della sanla Chiesa e del lume della santissima fede; con. tutti gli altri vostri nemici dovete fare pace, sì per l’amore della virtù, e perchè voi non siate privalo dcH’alletto della carità, e sì per la necessità della ^ santa Chiesa, E sosterrete voi, cli

anticristo membro del dimonio, ed una femmina mettano a ruina, ed in tenebre e confusione tutta

[p. 223 modifica]223 la fede nostra ? Dicovi, che se voi e gli altri signori, che potete fare, non il farete con grande sollicitudine e diligenzia, voi ne sarete confusi dinanzi a Dio, e ripresi duramente della negligenzia e tiepidezza del cuore vostro. Non voglio.che aspettiamo la reprensione, perocché ella è molto orribile ed altramente fatta, che la reprensione degli uomini, ma pregovi che veniate e non tardiate più. Recatevi questi affari per le mani, poi che Dio vegli dà, e ponvi questo peso sopra le spalle; ricevetelo con debita reverenzia. Abbiate compassione del padre nostro papa Urbano VI, che sta con grande amaritudine di vederne portare le pecorelle sue al lupo infernale. E vero, che solo.si conforta nel suo Creatore, come uomo che ha posta la speranza e la fede sua in lui, ed anco spera che Dio disponga voi a pigliare questo peso per onore di Dio e bene della santa Chiesa. Pregovi per l’amore di Cristo crocifisso, che compiate la volontà, di Dio ed il desiderio suo in voi. Aprite l’occhio deirintelletto, oimc, sopra questi morti. Imparate da quelli gloriosi martiri che abbandonavano loro medesimi e disponevansi ad ogni supplicio, ed alla morte corporale per amore della fede santa. Tutto il mondo per questo è in divisione!

la via dell’ inferno corre e non si truova chi le faccia resistenzia, perchè non si truova se non amatori di loro medesimi: i quali non attendono ad altro che a bene particolare di queste ricchezze e stato del mondo!

le quali sono grandissima povertà: e dell’anime ricomprate del sangue di Cristo crocifisso non si curano.

Voglio dunque, che stiate in vera e perfetta carità, sì come io dissi, cbe desideravo: acciocché siate uomo virile a disponervi tosto ad operare ciò che si può: lassando stare ogni altra cosa per onore di,Dio e per la fede santa. Spero per la sua infinita bontà, che ne strengerà la mente e la coscenzia vostra: la quale coscenzia pregovi che sia uno stimolo che non vi lassi mai stare infino a tanto che io vegga quello in. effetto in voi che Dio vi richiede. Studiatevi tosto a questo [p. 224 modifica]santo esercizio, che io non vel dico senza cagione.

Mollo bene escirà della vostra venuta. Forse che questa verità si dichiararebbe senza la forza umana, e questa povnrella della reina si levarebbe dalla sua ostinazione, o per timore o, per amore. Vedete quanto è stata sostenuta da Cristo in terra in non averla privata di fatto di quello’ che ella s’è privata di ragione, solo per aspettare se ella si corregge, e per lo vostro amore!

oggìmai s

egli il facesse, sarebbe giustamente escusato dinanzi a Dio ed a voi. E voi medesimo dovereste essere contento che questo si facesse; non volendo ella tornare a misericordia e non ve ne debba ingannare veruna passione, cioè, che vi paresse che a voi cd al reame vostro ne seguitasse- poco onore, che ella fusse pubblicata eretica: cd egli è così, cbe ve ne torni pòco onore, perocché è pubblica e manifesta la eresia sua, anco vi sarebbe onore di volere veder fatta la giustizia, o fare giustizia di’questo e d’ogni altro difetto in qualunque persona si vuole, eziandio se fusse il figliuolo vostro, tanto vi sarebbe maggiore onore a fare la giustizia in lui più che in un altro. So bene, che stando nella dolce madre della carità, cognoscereleche egli è così: ma se andassimo dietro al fumo ed al piacimento del mondo, come uomini da poco e di-basso intelletto, e non reale, non il cógnosceresle.

Dio infonda in voi il lume e la grazia sua. Pigliate la navicella della santa Chiesa, aitatela a conducere a porlo di pace e di quiete^ Altro non vi dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonatemi se troppo v’ho gravalo di parole; lamort ed il dolore della dannazione dell-anime ine ne scusi, ed anco la volontà di Dio cli

ni* ha costretta a scrivere a voi. Jesù dolce, Jesù amore. Confortale la reina (Z?) da parte di Jesù Cristo e da mia, e raccomandatemi a lei. -

[p. 225 modifica]22$ tlttttofazioiii atta Lettera 1SS, (.4) Qneslo re d’Ungheria cui scrive la santa, è Lodovico, dello il Grnnde, figlio di Carolierto re di Napoli, e nipote di Carlo Martello primo degli Angioini di Napoli, in cui fosse investita qneUa corona a lor pervenuta per via della madre Maria figlia di Stefano V, re d’Ungheria, e moglie di Carlo II re di Napoli. Il regno di Napoli da Roberto fratello di Carlo Martello, era passato in Giovanna sua nipote, figlia del duca di Calabria suo figlinolo ad esso premorto. Questa avendo sposalo Andrea, fratello di Lodovico, fra poco tempo, qual cbe ne fosse cagione, tenne mano a una congiura, n cui quegli fu strozzato, ed ella mimfestossi di nuoto a Luigi principe di T.iranto. ila Lodotico per vendicare la morte del fratello, calò iu Italia con un e*ercito, e cacciò Giovanna ed il marito dal regno, e fece ammazzare Carlo di Dnrazzo come autore principale della sopradelta congiura. Non (enne pero io pace il dominio del regno, perciocché i Napoletani si sollevarono a favore dei cacciali signori, e dopo qualche anno di guerra, fu costretto a restituir loro Io Stalo. Nato lo scisma e rivoltasi la regina Giovanna a favorir l’antipapa, Urbano la scomunicò e privò del reame, e fece invito a Lodouco d’Ungheria che venisse a conquistamelo; ma non venne egli, c* vi inandò in suo luogo Carlo di Dnrazzo, anch’ esso de’ reali di Napoli, che allora militava per Lodovico contro i Veneziani in Dalmazia.

Ben degnamente ottenne Lodovico il soprannome di Grande, sì per le conquiste militari, avendo aggiunto al regno d’LTngheria la Dalmazia, la Croazia, la Bulgaria, la Val«chia, I » Bosnia, e inoltre il regno di Polonia, al qnale fu chiamato dopo la morte di Casimiro suo zio; come e mollo più per 1’ indefesso suo zelo, onde si applicò all incremento della religione e della civiltà in tutti i snoi Stati; convertì i Bulgari dalla rozza eresia de’Paterini, i Valachi ritrasse dallo scisma, fondò parecchi vescovati nella Russia.

Così avesse egli dato effetto alla spedizione contro i Turchi, alla quale era stato tante volte esortato dal romano pontefice, eh: forte avrebbe fiaccato I’ orgoglio di quel barbaro che già stava per ingojarsi il greco impero, e minacciava da vicino la stessa Ungheria !

Pare che santa Caterina scrivesse questa lettera al re Lodovico nel i38o, all* intento di eccitarlo alla spedizione coutro la scomunicata Giovanna.

(fi) Confortale la reitta. Questa fu Elisabetta figliuola a Stefano re di Bosnia, e che fu la seconda moglie di questo re. Dessa lasciò due figliuole, cioè Alaria, che portò la corona d’Ungaria al1’ imperador Sigismondo suo marito, e fu carissima agli Ungari; ed Eduige, che die’ la corona di Polonia a Jagellone duca di Li[p. 226 modifica]22.6 tnania suo consorte, detto al battesimo Ladislao. Questa Elisabetta per conservare lo scettro d’Ungheria alla figliuola contro Carlo di Durazzo re di Napoli, il quale, acclamato dagli Ungari, avealo usurpato, il fé’ uccidere Panno 1386, dandole all’opera il braccio Ricolò Garo palatino del reame. Non godè ella del tradimento, cbe pochi mesi, da che assalita improvviso da Orvat, governatore della Croazia,, gran partigiano del re Carlo, fu gittata ad annegarsi in un 6ume sul finire dell’anno stesso, o come da altri rapportasi il fatto, fu strangolata col laccio in prigione nel primo mese dell’ anno seguente.

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