Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 165

Lettera 164 Lettera 166

[p. 113 modifica]ALLA MEDESIMA.

I. Del lume della fede che c’è Decessili io per cognoscere I* elerna Verità, e come vi sono due lami, uoo generale e conveniente a tutti, l’altro particolare e più perfetto per quelli che hanno abbracciato attnalmeute i consigli di Dio.

(I. Come conosciuta tal verità, l’anima concepisce desiderio dell’onore di Dio e della salute dell’anime, e di seguitare le vestigie di Gesù Cristo, con cbe esorta la suddetta donna a seguitare la suddetta vici per mezzo di detto lume, mostrando come si legga l’eterna verità nella croce e nel san* gue di Gesù Cristo, III. La consiglia in un affare che la rendeva mollo dubbiosa, esortandola a sovvenire in quello cbe può a bisogni del prossimo, a rimettersi nella di rio a volontà; particolarmente circa il dover essa andare a Roma, ed a volere adulare con le sue orazioni la sauta Chiesa, non curandosi del deltu delle creature..

IV. L’ avvisa come era incerta del suo veuire colà, dttideraudo sempre l’ouure di Dio.

AL nome di Jesù Cristo croci/isio e di Maria dolce.

I. binarissima figliuola in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva

schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso saugue suo con desiderio di vederti con vero e perfettissimo lume, acciocché in perfezione cognosca la venta. O quanto c’ è necessario,

[p. 114 modifica]114 carissima figliuola, questo lume ! perocché senza esso non potiamo andare per la via di Cristo crocifisso, che è una via lucida che ci da vita, e senza questo andaremo in tenebre e staremo in grandissima tempesta ed amaritudine; ma se io considero bene, in due modi ci conviene avere questo lume, cioè uno lume generale, che generalmente ogni creatura che ha in sé ragione, il debba avere, di vedere e cognosciare quello che egli debba amare, e quello a chi debba ubbidire, vedendolo col lume dell mtelletto, colla pupilla della santissima fede, che egli è tenuto d’ amaree servire il suo Creatore, amandolo con tutto il cuore e con tutto l’affetto senza mezzo, ed obbedire a’comandamenti della lègge d’amare Dio sopra ogni cosa ed il prossimo come noi’medesimi. Questi sono quelli principali, dove sono legati tutti quanti gli altri!

questo è uno lume generale che tutti ci siamo obbligati, e senza questo averemo morte; privati della vita della grazia- seguitaremo la via del dimonio tenebrosa; ma’un altro lume c’è, il quale non è separato da quésto, ma è unito con questo, anco da questo primo si giogne al secondo: ciò sono quelli che osservano i comandamenti di Dio, crescono in un altro perfettissimo lume, i quali con grande e santo desiderio si levano dalla imperfezione e vengono alla perfezione, osservando i comandamenti e consigli mentalmente ed attualmente. Questo lume si debba esercitare colla fame e desiderio dell’ onore di Dio e salute dell’anime, speculandosi col lume nel lume del dolce ed amoroso Verbo (A), dove l’anima gusta l’amore ineffabile che Dio ha alla sua creatura, manifestando a noi col mezzo di questo Verbo, il quale corse come innamorato all’obbrobriosa morte della croce per onore del Padre e salute nostra.

II. Quando l’anima ha cognosciuta col lume perfetto questa Verità, si leva sopra di sè, sopra i) sentimento sensitivo; con spasimati, dolci ed amorosi desiderii corre, seguitando le vestigio di Cristo crocifisso [p. 115 modifica]i io con pene, con obbrobrii, scherni e villanie con molta persecuzione dal mondo, e spesse volte da’ servi di Dio sotto colore di virtù, con fame cerca 1’onore dL Dio e la salute delle anime; e tanto si diletta di questo glorioso cibo, che sè ed ogni altra cosa spregia!

solo questo cerca e sè abbandona. In questo perfetto lume erano quelle gloriose vergini e gli altri santi che si dilettavano solo alla mensa della croce con lo Sposo loro a prendare questo cibo. Noi adunque, carissima figliuola e suora mia dolce in Cristo dolce Jesù, poiché egli ci ha fatto tanto di grazia e di misericordia, che ci ha messe nel numero di quelle che passate sono dal lume generale al particulare, cioè, che ci ha fatto cleggiare lo stato perfetto de’ consigli, e però noi dobbiamo con vero lume seguitare con perfezione questa dolce e dritta via, e non vollare il capo a dietro per veruna cosa che sia, nè andare a nostro modo, ma a modo di Dio con pene, sostenendo senza colpa iniino alla morte; trarre l’anima dalle mani delle dimonia, perchè questa è la via e la regola che t’ ha data la Verità eterna, e scrissela nel corpo suo con lettere si grosse, che veruno è di sì basso intendimento, che si possa scusare; non con inchiostro, ma col sangue suo. Bene vedi tu i capoversi di questo libro (Z’) quanto essi sono grandi, e tutti manifestano la verità del Padre Eterno, l’amore ineffabile con che fummo creati. Questa è la Verità, solo perchè noi participassim

il suo sommo ed eterno bene: è levalo in alto questo Maestro nella cattedra della croce, acciocché meglio la poliamo studiare, che noi non ci ingannassimo disdire: Egli me la insegnò in lena e non in alto: non è così, che egli è salilo in croce, e con pena cerca l’altezza dell’onore del Padre, e di restituire la bellezza dell’anima suso in croce; adunque eleggiamo l’amore cordiale fondato in verità in questo libro della vita: in lutto perdili te medesima, e quanto più ti perdami, più ritroverai, e Dio non spregiare il desiderio tuo, anco li dirizzarà ed am-

[p. 116 modifica]116 maestrarà di quello che tu debbi fare, e darà lume a quello a cui tu fussi suddita, facendo tu per suo consiglio, perocché l’anima che ora debba avere una santa gelosia, e sempre si diletti di far ciò che ella fa col mezzo dell’ orazione e del consiglio. ’ ‘ III. Tu mi scrivesti, e secondo ch’io iiHesi nella lettera, pare che tu sia passionala, e non è piccola, anco è forse maggiore che verun’allra, quando dall’uno lato ti senti chiamare nella mente tua per nuovi modi da Dio, ed i servi suoi si pongono, al contrario, dicendo che non è bene (C). Io t’ho compassione pure assai grande, perchè non so che fadiga si sia simile a quella per la gelosia che l’anima ha di sè medesima, che a Dio resistenzia non può fare, e la volontà de’ servi suoi vorrebbe compire, fidandosi più del lume e cognoscimento loro che del suo, e nondimeno non pare che possa. Ora io ti rispondo semplicemente secondo il mio basso e poco vedere, non ponendoti mente affirmativamente, ma come li senti chiamare senza te, così rispondi; unde se tu vedi il pericolo dell’anime, e tu le puoi sovvenire, non chiudare gli occhi; ma con perfetta sollicitudine t’ingegna di sovvenirle infino alla morte, e non curare di tuoi proponimenti, nè di silenzio, nè d’altro, acciocché non ti fusse detto poi: Maladetto.sia tu ch

tacesti. Ogni nostro principio e fondamento è fallo solo nella carità di Dio c del prossimo: tutti gli altri esercizi! sono istrumenti cd edifiiii posti sopra queslo fondamento, e però non debbi per lo diletto dello istromento c dello edilìzio lassare il principiale fondamento dell’ onore di Dio e dilezione del prossimo. Lavora adunque, figliuola mia, in qiiel campo che tu vedi che Dio ti chiama a lavorare, e non pigliare pena, nè tedio nella niente tua per quello che t’ ho detto, ma porta virilmente: teme e serve Dio senza te, e non curare poi il detto delle creature, se non d’avere loro compassione!


del desiderio che hai d’uscire di casa e di casaro a Hoiiia, gìlUilo nella volontà dello Sposo tuo; [p. 117 modifica]ii 7 e se sarà suo onore e salute tua, li mandar;» modo, e la via allora che noi te pensarai, ed in modo che mai non 1 sveresti immaginalo: lassa fare pure a lui, e perdi te, e guarda che tu non ti perda altro che in su la croce, ed ine ti trovarai perfettissanamente, ma questo non potresti fare senza il lume perfetto, e però ti dissi eli’ io desideravo di vederli con vero e perfettissimo lume, oltre al lume generale, come detto è. Non dormiamo piò, destianci dal sonno della negligenzia, mughiando con umili e continue orazioni sopra il corpo mistico della santa Chiesa e sopra il vicario di Cristo: non cessare d’orare per lui, che dia lume e fortezza a resistaire a colpi de^dimonii incarnati, amatori di loro medesimi, i quali vogliono contaminare la i;de nostra. Tempo è di pianto.

IV. Del mio venire costà (D) prega la somma eterna bontà di Dio, che ne facci quello che sia suo onore e salute dell’anima, e specialmente ora che sono per andare a Roma per compire la volontà di Cristo crocifisso e del vicario suo: non so qual via mi terrò.

Prega Cristo dolce Jesù,-che ci mandi per quella che è più suo onore, con pace e quiete dell’anime nostre.

Altro non ti dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Jeaù dolce, Jesù amore. [p. 118 modifica]J18 Annoine ioni alla Lettera 163.

(A) Speculandosi col, lume nel lume; del dolce ed amoroso Verbo.

Del lume-che tonto dalla santa si desidera alle anime, s’è Livellalo ad altro luogo.’ . r (B),l capoversi dì questo libro: Non essendo a quei tempi in uso la stampa, ritrovamento del seeolo seguente, erano i libri scritti a penna, ed i loro scrittori poneano speziale industria ne’capoversi, cioè nella prima lettera il’ ogni verso che si facea da capo priitcipiandosi nuovo periodo formandola e più grande, e de’più bei colori, come vedesi per ognuno ne’libri antichi scritti’» mano.

(C) Ed i servi suoi si pongono al contrario, dicendo che non è. bene.

Parla la santa per esperienza, avendo con suo gran travaglio provata alcun tempo questa infelicità-d’essere contrariata da’padri spirituali, al modo del vivere per essa intrapreso d’ordine del Signore.

Lo stesso accadde a santa Teresa, e ad altre gran servo di Dio.

(77) Del mio venire costà. Sta la città d’Orvieto fuori della strada ordinaria, che di Siena eonduce a Roma per circa otto miglia, nè in essa v’ è memoria cbe la santa vi fosse in occasione di questo suo viaggio alla santa città.’ ’ s 4 j