Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 164
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ALLA MEDESIMA.
I. La prega ad annegarsi nel sangue di Gesù Cristo per acquistare la vera carità, il desiderio dell’onore di Dio e la salute dell’anima; ed a sovvenne con le sue orazioni i bisogni d santa Chiesa (essendo perseguitata da uiolte eresie) e di papa Urbano Sesto vero pontefice.
^icticxìx 164* Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. ilarissima suora e figliuola in Cristo dolce.Jesù.
Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, $crivo a te nel prezioso sangue suo con desiderio di vederti bagnata ed annegata nel sangue di Crir sto crocifisso, nel quale sangue tiovarai il. fuoco della divina carità, gustarai la bellezza deHanima e la grande dignità sua; perocché ragguardando Dio in sè medesimo s’innamorò della bellezza della sua creatura, e come ebbro d’amore ci creò alla imagine e siruilitu.
- dine sua; avendo perduto lo ignorante nomo la dignità e bellezza della innocenzia per la colpa del peccato mortale, essendo fatto disobbediente a Dio, ed amando il verbo unigenito suo Figliuolo, ponendoli l’obbedienzia, che col sangue suo ci rendesse la vita e la bellezza deli innocenzia, perché nel sangue si lavava e lavano le macchie de’ difetti nostri. Adunque vedi, che nel.sangue si trova e gusta la bellezza UeH’anima: bene ci si debba l’anima annegare dentro, .S. Caterina. Opere. T. VI. f 8 1 IO acciocché meglio conci pa amore ad onore di Dio e salute dell’anime, seguitando la dottrina del dolce ed amoroso Verbo. Odia te, figliuola mia, e non cercare te per te, ma te per Dio: cerca Dio ed il prossimo tuo con ogni santa sollicitudine per gloria e loda del nome di Dio e salute loro, offerendo umili e continue orazioni con spasimato desiderio dinanzi alla divina bontà. Ora è da prendàre questo cibo dell’ anime in su la mensa ’ della santissima croce: d’ogni tempo ò tempo, ma tu non vedesti mai, nè tu nè veruno altro tempo di maggiore necessità: sentiti, figliuola mia, con dolore e amaritudine della tenebre che è venuta nella santa Chiesa (A); l’ajuto umano pare che ci venga meno: conviene a te e all’altri servi e serve di Dio invocare 1*ajulorio suo, e guarda che tu non commetta negligenzia; egli è tempo di vigilia e non da dormire: tu sai bene, che al tempo che’nemici sono alle porte, se le guardie e gli altri della città dormissero, non è dubbio veruno che la perderebbo110.
vicario di Cristo in terra; e così confesso c dobbiamo confessare (/) dinanzi a tutto quanto il mondo, e chi
111 dicessi o tenessi il contrario, per veruna cosa li dobbiamo credare, ma eleggiare innanzi la morte. Bagnati nel sangue, acciocché scmpolo veruno non caggia mai nella mente tua, nè per tirjiore servile, ma nascondianci nella caverna del costato di Cristo crocifisso, dove hai trovato l abbondanzia del sangue. In altro modo andaremo in tenebre e saremo amatori di noi.
Considerando me, che altro modo non c’era, dissi che io desideravo di vederti bagnata ed annegata nel sangue di Cristo crocifisso,così voglio che tu facci. Altro non li dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio: abbi fame del suo onore e desiderio. Jesù dolce, Jesù amore.
i I 112 ^Annotazioni alla Lettera 164.
(A) Della tenebre eh1 è venuta nella santa Chiesa. Fateli;» dello scisma sollevatosi contro Urbano VI, di cui singolarmente si fa* vejlò nelle annotazioni albi lettera quindici. Sì in queste Epistole, sì nel libro del Dialogo, disse sempre la santa la tenebre nel numero del meno. (B) E così confesso e dobbiamo confessare ec. Certamente favellando di questa maniera santa Caterina sì in questa lettera, sì in altre; ed avendo pur parlato d’un modo stesso al B, Raimondo, com’egli stesso testifica, ben mostra d’avere infallibile sicurezza del legittimo pontificato di papa Urbano, e cbe ella non teneasi ad esso, perchè era certa che non averebbe riportata la santa sedia di là da’ monti, come con sì poca avvedutezza altri ne ba scritto in pregiudizio della santità di questa Tergine. Ma di ciò più a disteso si fave,Ilo altrove.
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