Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 159
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77 A SUORA EUGENIA SUA. NIPOTE NEL MONASTERIO DI 3. AGNESE DI MONTE PULCIaNO (A).
I. Desidera vederla gustare il cibo angelico, che è il desiderio d unirsi con Dio, qual cibo si gusla nella mensa della croce.
II. Degli effetti di questo cibo, infilandola a dilettarsi della soli ^ Indine e della cella attuale e mentale per poterue gustare^ III. L’esoita a fuggire, quanto sia possibile, ogni sorle di conversazione, ed amare e servire le sue sorelle, e specialmente le p. j bisognose.
IV. Di tre sorti d’orazione, e prima della conlmaa e della vo’cale,del modo di resistere al demonio nelle battaglie - della mente.
V. Dell’orazione mentale e suoi effetti, e come in essasi manifesta ogni vrlù, onde l’esorta a praticar quest’orazione per poter gustare il cibo sopraddetto.
visiterà 133.
AL nome di fesà Cristo crocifissodi Maria dolce.
ì I. Ilarissima figliuola in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ssrvi di Jesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo con desiderio di vederti gustare il cibo angelico, perocché per altro non sei fatta; ed acciocché tu il potessi gustare, Dio ti riS.
Caterina. Opere. T. VI. - 6 78 _ comperò del sangue dell’unigenito suo Figliuolo. Ma pensa, carissima figliuola, che questo cibo non si mangia in terra, ma in alto; e però il Figliuolo di Dio volse essere levato in alto in sul legno della santissima croce, acciocché in alto in su questa mensa prendessimo questo cibo. Ma tu mi dirai: quale è questo cibo angelico? Rispondoti: è il desiderio di Dio, il quale il desiderio, che è nell’affetto dell’anima trae a sè, e fannosi una cosa l’uno con l’altro.
II. Questo è uno cibo che, mentre che siamo peregrini in questa vita, tira a sè l’odore delle vere e reali virtù, le quali virtù sono cotte al fuoco della divina carità, e mangiansi in su la mensa della croce, cioè, che con pena e fadiga s’acquista la virtù, ricalcitrando alla propria sensualità, e con forza e violenzia rapisce il reame dell’anima sua, la quale è chiamata cielo, perchè cela Dio (2?) per grazia dentro da sè. Questo è quello cibo che fa 1’ anima angelica, e però si chiama cibo angelico, ed anco perchè, separata l’anima dal corpo, gusta Dio nell’essenzia sua; e gli sazia tanto e per sì fatto modo l’anima, che neuna altra cosa appetisce, nè può desiderare se non quello che più perfettamente l’abbi a conservare e crescere questo cibo, unde ha in odio ciò che li è contrario; e però, come prudente, ragguarda col lume della santissima fede, il quale lume sta nell’occhio dell’intelletto e ragguarda quello che li è nocivo e quello che li è utile; e come ella ha veduto, così ama e spregia, dispregia, dico la propria sensualità, lenendola legata sotto i piei dell’affetto, e tutti i vizii che procedono da essa sensualità. Ella fugge tutte le cagioni che la possino inchinare a vizio, o impedire la sua. perfezione; onde ella annega la propria volontà che li è cagione d’ogni male, e sotto* metlela al giogo della santa obbedienzia, non solamente all’Ordine ed al prelato suo, ma ad ogni minima creatura per Dio. Ella fugge ogni gloriapiacere umano, e solo si gloria negli obrobrii e pene di
’.... 79, Cristo crocifisso: ingiurie, strazii, scherni e villanie li sono un latte; dilettasi in esse, per conformarsi con 10 sposo suo Cristo crocifisso: ella reuunzia alla conversazione delle creature, perchè vede che spesse volle ci sono mezzo tra noi e 1 Creatore nostro, e fugge alla cella attuale e mentale. A questo t’invito te e le altre, e ti comando, dilettissima figliuola mia, che tu sempre stia nella casa del cognoscimento di te, ove noi troviamo il cibo angelico dell\iffocato desiderio di Dio inverso di noi; e nella cella attuale con la vigilia, e col lume fedele e continua orazione., spogliando 11 cuore e l’affetto tuo di te e d’ogni creatura, e vestila di Cristo crocifisso, altrementi il mangeresti in terra; e già ti dissi che in terra non si debba mangiare!
pensa che lo sposo tuo Cristo dolce Jesù non vuole mezzo fra te e lui, ed è molto geloso, unde subito che vedesse che tu amasse veruna cosa fuore di lui, egli si partirebbe da te, e saresti fatta degna di mangiare il cibo delle bestie. E non saresti tu ben bestia e cibo di bestie, se tu lassassi il Creatore per le creature ed il Bene:nfinilo, per le cose finite e transitorie, che passano come il vento? la luce per la tenebre? la vita per la morte? quello che ti veste di sole di giustizia col fibbiale dell’obbedienza e colle margarite della fede viva, speranza ferma e carità perfetta, per quello che te ne spoglia ? E non saresti tu bene stolta a partirti da quello che ti dà perfetta, purità, intantochè, quanto più t’accodi a lui, tanto più raffina il fiore della verginità tua, per quegli che spesse volte gittano puzza d’immondizia, contaminatori della mente e del corpo suo ? Dio il cessi da le per la sua infinita misericordia.
III. Ed acciocché questo non possa mai intervenire, guarda che non sia tanta la tua sciagura che tu pigli conversazione particolare nè di religioso, uè di secolare (C); che se io il potrò sapere o sentire, se io fusse anco di più longa cliio non sono, io ti darei bì fatta disciplina, clic tulio il lempo della vita
matura in te medesima!
serve le suore caritativamente con ogni diligenzia, e specialmente quelle che vedi in necessità. Quando gli ospiti passano e dimandassero alle grati, statti nella pace tua, e non v’andare, ma quello che volessero direna te, dicanlo alla priora, se già la priora non tei comandasse per obbedienzia; allora china il capo e stammi salvatica come uno riccio; stianti a mente i modi che quella gloriosa vergine santa Agnesa faceva tenere alle figliuole sue; vatti per la confessione, e di’ la tua necessità, e ricevuta la penitenzia fugge. Guarda già che non fussero di quelli con cui tu ti se’ allevata, e non ti maravigliare perch’ io dica così, perocché più volte mi puoi avere udito dire, e così è la verità, che le conversazioni col perverso vocabolo, de’di voti e delle divote guastano l’anime ed i costumi, ed osservanzie delle religioni. Guarda che non leghi il cuor tuo’altro che con Cristo crocifisso; perocché talora il vorresti sciogliere, e non potresti, che ti sarebbe molto duro: dico che l’anima che ha assaggiato il cibo angelico, ha veduto col lume che questo e l’altre cose sopraddette li sono mezzo impedimento al cibo suo, e però le fugge con grandissima sollicitudine; e dico che ama e cerca quello che la crescili e 1^. conservi, e perocché ha veduto che meglio gusta questo cibo col mezzo dell’orazione fatta nel.cognoscimento di sè, però vi si esercita continuamente in tutti quelli modi che più si possa accostare a Dio. , IV. Di tre sorti è l’orazione (V): l’una è continua, cioè, il continuo santo desiderio, il quale desiderio ora nel cospetto di Dio in ciò che tu fai, perchè questo desiderio drizza nel suo onore tutte le tue operazioni spirituali e corporali, e però si chiama continua. Dì questa pare che parlasse il glorioso santo Paulo, quanSi do disse: Orate senza intermissione. L’altro modo è orazione vocale, quando vocalmente si dice Poffìcio o altre orazioni. Questa è ordinata per giognare alla terza, cioè alla mentale; e così vi giogne l’anima, quando con prudenzia ed umilità esercita l’orazione vocale, cioè, che parlando con la lingua il cuore suo non sia di longa da Dio, ma debbasi ingegnare di fermare e stabilire il cuore suo nell’affetto della divina carità; e quando sentisse la mente sua essare visitata da Dio, cioè, che in alcuno modo fusse tratta a pensare del suo Creatore, debba abbandonare l’orazione vocale e fermare la mente sua con afletto di amore in quello che vede che Dio la visita; e poi, se ella ha tempo, cessato quello, debba rip’gliare la vocale, acciocché sempre la mente stia piena e non vota: e perchè nell’ oraz one abbondassero le molte battaglie in diversi modi e tenebre di mente con molta confusione, facendole il dimonio vedere che la sua orazione non fusse piacevole a Dio per le molte battaglie e tenebre che ha, non debba lassar però; ma stare ferma con fortezza e longa perseveranzin, ragguardando che’l dimonio il fa per tirarci dalla madre deh orazione, e Dio il permette per provare in quella anima la fortezza e costanzia sua; ed acciocché nelle battaglie e tenebre cognosca se non essare, e nella buona volontà che si sente riservala, cognosca la bontà di Dio, il quale è donatore e conservatore delle buone e sante volontadi, la quale volontà 11011 è degnata a chiunque la vuole.
V. Per questo modo gionge alla terza ed ultima orazione mentale, nella quale riceve il frutto delle fadighe che sostenne nell’ orazione vocale imperfetta; allora gusta il latte della fedele orazione: ella leva sè sopra di sè, cioè, sopra il sentimento grosso sensitivo, e con mente angelica si unisce in Dio per affetto d’amore, e col lume dello intelletto vede e cognosce e vestesi della verità; ella è fatta sorella degli angeh: ella sta con lo Sposo suo in su la mensa del Sa crociato desiderio * dilettandosi di cercare l’onore di Dio e la salute dell’ankne; perchè vede bene che per questo lo Sposo eterno corse all’obrobr osa morte della croce, e così compì l’obbedienzia del Padre e la salute nostra. Drittamente questa orazione è una madre che nella carità di Dio concipe le virtù, e nella «arità del prossimo le parturisce. Ove manifesti tu l’amore, la fede, e.la speranza, e l’umiltà? nell’orazione, perocché la cosa che tu non amassi, tu non ti curaresti di cercarla, ma chi ama sempre si vuole unire con quella cosa che ama, cioè con Dio: col mezzo dell’orazione a lui dimandi la tua necessità, perchè cognoscendo tc, nel quale cognoscimento è fondata la vera orazione, vedeti avere grande bisogno, sentendoti attorniata da tuoi nemici, dal mondo con le ingiurie e ricordamento di vani piaceri, dal dimonio con le molte tentazioni, e dalla carne con molta rebellione ed impugnazione contro lo spirito; e te vedi non essere per le; non essendo, non ti puoi ajutare, e però con fede corri a colui che è, il quale possa e vuole sovvenirti in ogni tua necessità, e con speranza addimandi ed aspetti l’ajutorio suo: così vuole essare fatta l’orazione a volere averne quello che tu n’aspetti: non ti sarà mai dinegata cosa giusta che tu addimandi per questo modo dalla divina bontà, ma facendolo per altro modo, poco frutto ne trarresti.
Dove sentirai tu dolore della coscienzia ? nell’ orazione!
dove ti spoglinrai tu dell’ amore proprio che ti fa essare impaziente nel tempo delle ingiurie o d’altre pene,vestirai te d’uno divino amore che ti farà paziente e gloriaraiti nella croce di Cristo crocifisso ?
nell’ orazione. Dove sentirai tu l’odore della virginità e la fame del martirio, disponendoti a dare la vita in onore di Dio e salute dell’anime? in questa dolce madre dell’òrazione: ella ti farà osservatrice dell’Ordine; suggellaratti nel cuore e nella melile tre voti solenni che facesti nella professione, bissandovi la impronta del desiderio d’osscrvarli inlìno alla morte, Ella 83 ti leva dalla conversazione delle creature e datti la conversazione del Creatore: ella empie ii vasello del cuore del sangue dell’umile Agnello e ricoprelo di fuoco, perchè per fuoco d’amore fu sparto: più e meno perfettamente riceve e gusta l’anima questa madre dell’orazione, secondo che ella si notrica del cibo angelico, cioè del santo e vero desiderio di Dio, levandosi in alto, come detto è, a prenderlo in su la mensa della dolcissima croce. E però ti dissi ch’io desideravo di vederti notricare del cibo angelico, perchè io non veggo che in altro modo potessi essare vera sposa di Cristo crocifisso, consacrata a lui nella santa religione. Fa che io ti vegga una pietra preziosa nel cospetto di Dio, e non mi stare a perdere il tempo. Bagnali ed annegati nel sangue dolce dello Sposo tuo. Altro non ti dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.
- 4 » A Annotazioni alla Lettera 159.
. j ■ i « ■ (J) Dne nipoti di santa Gateuna, figlinole di Bartolomeo, detto Bartolo, fratello d’essa, vestirono l’abito religioso in questo inonistcro, come s’ ba dalla vita della santa; e di queste I’ una fu .suor Eugenia, cui scrive questa lettera. Sembra essere ella morta giovinetta, non trovandosi il suo nome tra quello delle altre monache in un capitolo tenutosi da esse I’ anno 1387. I sentimenti c’ bannosi in questa lettera, furono dalla aanta inviati ancora a tre signore napoletane, non avendoti cbe picciolissi’ma varietà, cioè quella cbe la diversa condizione delle persone richiede».
(B) JL chiamata cielo, perchè cela Dìo. La voce latina catinai, cbe dicasi a costando^ cioè nascondere, vogliono molti autori fon* dandosi nell’autorità di Varrone. L’autore del divoto Libro de’Soliloquj attribuito comunemente a s. AgostioO, è nello stesso sentimento appellandolo ccclum ccelans; oode potè la santa a tal cagioae dar titolo all’ anima fedele di ciclo perchè in sè cela Dio, (C) Che. tu pigli conversazione particolare nè ili religioso, nè di secolare. Di ciò s’ è favellato nelle annotazioni alle lettere 14^ e 156, onde di ciò basterà il dettosi ivi.
(D) Di tra sorti è Vorazione. Di queste tre differenti maniere d’orare favella la santa in altre sue lettere, e siogolariueuto nell’) 63 ed altrove!
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