Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 158
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A SU011A CIUSTOFOKA PRIORA DEL MONASTERIO DI SANTA AGNESA IN MONTE PULC1ANO.
I. La prega ad imitare la loro madre santa Agnesa nella ?irtà dell’umiltà, della carila, e nello spngliamento di sè medesima, e di tulle le cose temporali per poter meglio seguitare le vestigie di Gesù Cristo.
Qztttx» 358.
Al nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.
I. Ilarissima figliuola in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo con desiderio di vedere te e T altre seguitare le vestigie della madre nostra santa Agnesa gloriosa, e di questo vi prego e voglio che la dottrina e’ modi suoi voi seguitiate. Sapete che sempre vi diè dottrina ed esemplo di vera umiltà.
Questa fu quella propria virtù principale che fu in lei, non me ne maraviglio però che ella ebbe quello che debba avere la sposa che vuole seguitare l’umiltà dello Sposo suo: ella ebbe quella carità increata che continuamente ardeva e consumava nel cuore suo!
ella era mangiatrice e gustatrice delle anime. Sempre studiava la vigilia dell’ orazione e non averebbe avuto in altro modo la virtù dell’ umilità, perocché non è umilità senza carità, che 1’una nutrica l’altra. Sapete quale è la cagione che la fece vomire a perfetta e reale virtù? il libero spogliamento volontario che la fece renunziare à sè ed alla sustanzia del mondo, non volendo possedere niente. Ben s’avvide quella gloriosa vergine, che il possedere la sustanzia temporale fa venire l’uomo a superbia; perderle la virtù piccola della vera umilità, viene ad amore proprio, manca nell’affetto della carità; perde la vigilia e l’orazione, perocché il cuore e l’affetto che è pieno della terra e d’amore proprio di sè medesimo, non si può empire di Cristo crocifisso, nè gustare vere e dolci orazioni; sicché avendosene Agnesa dolce, spogliasi di sè medesima e vestesi di Cristo crocifisso: e non tanto ella, ma questo medesimo lassa a noi, e cosi vi obbliga, e voi dovete tenere. Sapete bene che voi, spose consacrate a Cristo, non dovete possedere quello del Padre, poiché sete andate allo sposo, ma tenere e possedere quello dello Sposo eterno; quello del padre vostro è la propria sensualità, la quale dobbiamo abbandonare, venuto il tempo della discrezione di seguitare lo Sposo e possedere il tesoro suo. Quale fu il tesoro di Cristo crocifisso? fu croce, obbrobrio, pena, tormento, strazii, e scherni, e rimproverio, povertà volontaria, fame dell’onore del Padre e della salute nostra. Dico, che se voi possederete questo tesoro colla forza della ragione, mosso dal fuoco della carità, voi perverrete a quelle virtù che dette abbiamo!
sarete figliuole vere alla madre, e spose sollicite e non negligenti, e meritarete d’essere ricevute da Cristo crocifisso per la grazia sua; apriravvi la porta della vita durabile. Non dico più. Annegatevi nel san* gue di Cristo crocifisso; levatevi su con vera sollicitudine ed unione: se sarete legate e non divise, non sarà nè dimenio, nè Creatura che vi possa nuocere, nè torvi la vòstra perfezione. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.