Elias Portolu/VIII
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VIII.
Si era allora d’autunno; il cielo diventava sempre più fresco e profondo, l’aria trasparente; grandi pioggie avevano reso la terra e l’atmosfera purissime. Parve anche ad Elias d’immergersi in un lavacro; anche lui ridiventò puro, i pensieri gli si schiarirono e per parecchio tempo passò giorni felici.
In quei giorni sereni egli se ne stava lunghe ore sotto un albero coricato supino, guardando il cielo azzurro attraverso i rami, ascoltando la voce lontana del bosco, il roteare del torrente, il richiamo degli uccelli.
E pensava sempre a Maddalena, ma diversamente dal come ci pensava prima; ora l’amava castamente, come nei primi giorni in cui l’aveva conosciuta, o meglio come uno sposo che pensa alla sposa madre del figliuol suo. E pensava anche a questo figliuolo.
— Sarà maschio, — diceva fra sè. — Appena grandicello verrà qui con noi, con me; lo terrò sempre con me, mi farò amare da lui assai, assai.
E si sentiva tutto felice; ma spesso un’ombra lo turbava:
— E se Pietro lo vorrà con sè? Egli lo crederà suo figlio, lo prenderà seco, ne farà un contadino, si farà amare come padre.
— No, no! — pensava poi. — Io gli dirò: lasciami il bambino, io non prenderò mai moglie e gli lascerò tutto il mio avere; lo farò studiare, lo farò mio. Pietro cederà e il mio bambino mi amerà. — A poco a poco l’idea di questo bambino lo prese tutto; formava già dei pazzi progetti e cominciò a pensar più a lui che a Maddalena.
Un giorno Mattia giunse a spron battuto, portando all’ovile la lieta novella.
— Babbo mio, fratello mio, Maddalena avrà un figliuolo: mia madre ha detto la preghiera a Sant’Anna, e il figliuolo sarà maschio.
E sorrideva tutto felice; pareva lui il padre. E zio Portolu per poco non pianse di gioia, e cominciò a laudare San Francesco, Nostra Signora di Valverde, Nostra Signora del Rimedio e non so quanti altri Santi.
— Ah, la colomba! Lo dicevo io che non poteva farci il torto di rimaner sterile. Ah, il piccolo Portolu, il nuovo colombo, quando dunque lo vedremo? — diceva ogni tanto.
— Eh! — disse Mattia ridendo. — Voi vorreste che nascesse subito subito e che fosse già qui a guidar le pecore!
Elias si sentiva batter forte il cuore, e pensava non senza dolore: “Se essi sapessero!„ ma in fondo era lieto e, strana cosa, quasi contento di aver dato quella felicità ai suoi. E come zio Portolu, non vedeva l’ora che il bimbo nascesse.
Intanto i giorni passarono, ritornò il freddo, la nebbia, la neve; venne un inverno rigidissimo, ed Elias, ch’era assai freddoloso, ricominciò a sentirsi a disagio nell’ovile. Come nell’anno passato, desiderava la dolcezza del focolare, di una vita chiusa e comoda. “Oh, che dolcezza!„ — pensava, — “passare le lunghe sere accanto al fuoco, vicino a Maddalena!„ Ma adesso non la sognava come l’anno passato, con passione fremente; no, la vedeva accanto ad una culla, e sentiva una ninna-nanna nostalgica che gli ricordava quelle della sua infanzia. Così, senza ch’egli se ne sapesse dire il perchè, il ritmo del suo cuore si rallentava di giorno in giorno: una forza misteriosa che non era più nè rimorso, nè terrore, nè disgusto, nè stanchezza, nè paura, operava lentamente entro di lui: da lontano, nei freddi giorni dell’ovile, desiderava ancora di trovarsi accanto a Maddalena, ma quando la rivedeva non provava più la terribile felicità dell’anno passato. E pensava:
— Forse perchè è in questo stato; ma, dopo nato il bimbo, tornerò ad amarla come prima.
Un giorno, però, zia Annedda disse ad Arrita Scada, in presenza di Elias:
— Elias dice che non prenderà mai moglie; Mattia non lo vogliono perchè è semplice; bisognerà dunque che Maddalena ci dia molti figliuoli, non è vero, Arrita Scada? altrimenti chi popolerà il focolare quando noi saremo morti?
Ed Elias provò un intenso disgusto, un colpo al cuore, pensando che quei figliuoli potevano essere suoi; oh, no, bastava uno!
— Mai! mai! — gridò fra sè.
Ai primi di quaresima andò da prete Porcheddu e si confessò: non dimostrava più il pentimento, il dolore e il fervore dell’anno passato, ma si diceva fermamente deciso a non cader più in peccato mortale.
Sembrava un altro; prete Porcheddu vide bene che l’incendio della passione era smorzato in lui, ma lo guardò a lungo, pensieroso, e scosse più volte la testa.
— Ora ti sembra così, — disse, — ma, vedrai, se non ti salvi adesso, ti perderai di nuovo. Profitta di questo momento di grazia.
— Che cosa vuol dire, prete Porcheddu?
— Non ricordi ciò che volevi fare l’anno passato? Io feci le pratiche necessarie e pareva che tutto dovesse riuscir bene....
— Ah, so ciò che vuol dire, — mormorò Elias, abbassando gli occhi come un fanciullo.
— Ma ora!...
— Ebbene, e ora?... Cosa vuol dire ciò? Non ci hai pensato più?
— Sì, ci ho pensato spesso; ma credo che ora sia troppo tardi, e che io non sia più degno....
— Non è mai tardi per la misericordia di Dio, Elias Portolu: pensaci bene, se vuoi salvarti.
Elias, pensoso, a capo chino, fu colpito da un ricordo; si rivide nella tanca, in una sera grigia e silenziosa, e rivide la rigida figura di zio Martinu e ne sentì ancora le parole.
— Prete Porcheddu, — disse, — e se dopo, quando io fossi prete, la tentazione mi tormentasse ancora? Non sarebbe peggio?
— No, Elias Portolu, oramai io ti conosco: tu vincerai la tentazione, o meglio la tentazione non ti molesterà più. Perchè per te la tentazione è quella donna, ed essa, vedendoti sacerdote, non ti tenterà più.
— Chi sa! — disse Elias con tristezza.
— D’altronde ti si potrà mandare in un paese lontano e, se tu vorrai, non la rivedrai mai più.
— Sì, dopo. Ma intanto!
— Intanto? Non temere; tu andrai in seminario ed io ti farò studiare; non potrai andar in casa tua che a certe ore, di giorno, e, se tu lo vorrai, non cadrai mai più in tentazione. Deciditi, Elias Portolu, non perder tempo; pensa che dobbiamo morire, che la nostra vita è tanto breve, che abbiamo un’anima sola e che dobbiamo salvarla. — Dicendo queste parole prete Porcheddu fissava Elias, quasi volendolo suggestionare; e infatti d’un tratto lo vide impallidire e quasi mancare; ma tosto Elias sollevò il viso e gli occhi gli si accesero.
— Ebbene, — disse commosso, — faccia lei quello che crede; m’affido a lei, prete Porcheddu; in casa non dirò nulla finchè tutto non sia deciso.
— Bene, va. Ti prometto che fra otto giorni tutto sarà concluso; intanto ti consiglio di frequentare assai la chiesa. Va, figliuolo mio, e sta allegro. Vedrai che ti parrà di rinascere ad un’altra vita.
Elias se ne andò, ma non potè stare allegro: ah, no, gli pareva di sognare, non sentiva più la gioia infantile, senza causa, che aveva provato l’anno avanti, dopo la confessione; anzi ora si rattristava e lagrime amare gli offuscavano gli occhi. Eppure era fermamente deciso; ma la sua tristezza veniva appunto dalla sua ferma decisione. Non era più il sogno, adesso, era la realtà; ed egli, nel primo momento della sua risoluzione, non poteva staccarsi dal passato senza sentir sanguinare il cuore. Era l’addio a tutte le cose che formavano la sua vita; era quindi la sua vita stessa che se ne andava, con le sue abitudini, le gioie, i dolori, le passioni, gli errori, i piaceri.
Per parecchi giorni visse nell’amaritudine di questo addio; specialmente nella tanca, la tristezza lo stringeva fino a renderlo freddo, insensibile ad ogni altra cosa, che non fosse il suo addio ai luoghi ed alle cose tra cui aveva tanto amato e sofferto.
“Io non vedrò più questo, io non farò più questo„, pensava, e un nodo gli serrava la gola. Ma la sua decisione era ferma, e più i giorni passavano, più egli s’abituava all’idea di lasciare tutto e di cominciare una nuova vita. A poco a poco, quando ebbe segretamente detto addio ad ogni più piccola cosa, ad ogni albero, ad ogni pietra, alle bestie ed agli uomini, le idee gli si rischiararono e cominciò a vedere nell’avvenire.
Ritornando in paese se ne andava in chiesa e vi restava lunghe ore, e assisteva con intensità alle funzioni religiose. Il suono dell’organo, la solenne lamentazione dei canti liturgici, le vesti dei sacerdoti, tutto lo incantava: e pensando che un giorno anche lui canterebbe quelle preghiere che gli davano uno struggimento di dolcezza, e che indosserebbe quegli abiti luminosi e santi, dimenticava tutto il passato e si sentiva felice. Ma rientrando a casa si turbava ancora, specialmente davanti a Maddalena.
“Che dirà quando saprà?„ pensava continuamente. Gli pareva di non amarla più, tanto più che essa era diventata quasi deforme, gialla e gonfia in viso; ma si sentiva legato a lei da un nodo indissolubile e aveva paura di rompere questo legame.
“Che penserà? Che dirà? Si dispererà? Ah, forse le farà male, forse sarebbe meglio attendere.„ E pensava ancora, e sempre con tenerezza, al bimbo che doveva venire, ma da questo lato si sentiva contento della sua decisione; il nuovo stato non gli impediva di amare il fanciullo, anzi poteva più che mai prenderlo con sè, educarlo, farne un uomo dabbene e creargli un avvenire. Ma un giorno ne parlò con prete Porcheddu, e questi scosse la testa:
— Non pensarci, — gli disse, — perchè fai male a pensarci. Anzitutto il bimbo è ancora nella mente del Signore, ma quando anche nascesse e crescesse, tu devi tenerlo lontano, perchè potrebbe essere sempre un legame pericoloso fra te e lei. Il sacerdote non deve aver nè figliuoli, nè moglie, nè famiglia; non deve pensare alle ricchezze e alle cose terrene; egli è sposo della Chiesa e i suoi figliuoli sono la povertà, il dovere, le buone opere. Pensaci bene, Elias Portolu; se tu ti senti attaccato ancora alle cose del mondo, non fare il passo che devi fare: devi pensare solo a salvar l’anima tua e non altro.
— Lei vuol farmi diventar santo, — disse Elias sorridendo, ma in fondo sentiva che prete Porcheddu aveva ragione e si rattristava di dover dire addio al suo povero sogno di padre. Ma neppure questo lo smuoveva oramai dalla decisione presa.
Gli otto giorni passarono; le pratiche di prete Porcheddu erano arrivate a buon porto; monsignor vescovo s’interessava molto di questo giovine pastore che voleva dedicarsi a Dio per vocazione, e lo ammetteva subito in seminario a mezzo posto gratuito. Dietro consiglio di prete Porcheddu, Elias scrisse al vescovo una garbata letterina di ringraziamento, e ciò finì d’entusiasmare monsignore.
— Monsignore vuol conoscerti, Elias Portolu; ora non ti resta che dar la notizia ai tuoi.
— Ah! — disse Elias sospirando. — Io ho una paura...
— Quale?
— Che la cosa faccia male a quella donna. Se si potesse aspettare!
Prete Porcheddu scosse la testa.
— Tu vuoi aspettare? Tu sei ancora attaccato alle cose del mondo? Ah, ah, questo mi dispiace!
— Ebbene, — disse Elias con fermezza, — voglio dimostrarle che non sono più attaccato a nulla. Oggi stesso dò in casa la notizia.
— Tuo padre è in paese?
— Sì.
— E tuo fratello Pietro?
— Pure lui.
— Bene, dopo che avrete pranzato di’ loro che restino in casa; verrò io e parleremo tutti assieme.
— Io non so come ringraziarla! — esclamò Elias con riconoscenza. — Dio solo la pagherà.
— Bene, bene; di questo ne parleremo appunto con Dio, un altro giorno; ora va in pace.
Elias se ne andò, ma non potè rientrare a casa fino all’ora del pranzo; si sentiva il cuore grosso, la gola stretta. Ah, la realtà del suo sogno s’avvicinava, lo circondava già, lo premeva, lo staccava violentemente dal mondo, dalla giovinezza, dal piacere, dalla famiglia, dalla vita sino allora vissuta. Ed egli ne provava un dolore infinito; ma neppure per un attimo gli venne in mente di indietreggiare.
Rientrò, pranzò distratto con gli occhi sempre rivolti alla porta; e ogni tanto, udendo rumore di passi nel viottolo, trasaliva. Maddalena lo osservava e non potè trattenersi dal chiedergli che cosa aveva e chi aspettava.
— Una persona, — egli rispose. — Anzi vi prego tutti di stare qui, giacchè questa persona deve parlare con voi.
— Anche con me? — domandò Maddalena — Chi è? chi è?
— Con tutti. Vedrete chi è.
Lo incalzarono di domande, ma egli non rispose ed uscì nel cortile. Maddalena fu presa da una inquietudine che non cercò di nascondere neppure davanti a Pietro, e cominciò anch’essa a guardar verso la porta, ascoltando se mai qualcuno veniva dal viottolo.
“Chi sarà mai questa persona?„ diceva ogni tanto come fra sè. Da qualche tempo si era ben accorta del mutamento di Elias, e il timore ch’egli fosse innamorato di altra donna e pensasse d’ammogliarsi la rendeva gelosa e sofferente.
Egli vuole ammogliarsi, — pensava quel giorno, — e la persona che aspetta deve essere il paraninfo che viene a domandarci il permesso di lasciargli chiedere la sposa per Elias. Ah, doveva giungere questo giorno! Ah, così presto! Egli non aspetta neppure la sua creatura. Dio, Dio mio, aiutatemi, datemi forza voi che siete misericordioso. Non fatemi morire, non castigatemi prima dell’ora.„
Una grave sofferenza le si disegno sul viso pallido, e le sue palpebre, quelle larghe palpebre che si abbassavano con rassegnato dolore, diventarono violette.
Quando Elias rientrò con prete Porcheddu la guardò ed ebbe paura; anche lui si fece pallido e sentì un freddo di morte per il sangue.
Ma prete Porcheddu canterellava, guardandosi attorno, salutando con barzellette e goffi inchini; e volle restare in cucina, sebbene zia Annedda tutta premurosa insistesse per salir nella camera di Maddalena.
— Dunque, come si va, zio Portolu?
— Con due gambe come le galline, prete Porcheddu mio!
— E i figliuoli, i figliuoli, fanno da bravi? Son sempre colombi?
— Ah, sì! — esclamò zio Portolu spalancando gli occhietti rossi. — Come i miei figliuoli ce ne son pochi, grazie a San Francesco.
Elias si sforzava a sorridere, ma prete Porcheddu gli vedeva un angoscioso smarrimento in viso, e dopo un po’ di chiacchiere guardò Maddalena, ammiccò e disse:
— E tra poco avremo un altro colombo, non è vero! Eh, eh, San Francesco vi vuol bene, zio Portolu: tutte le grazie di Dio sono con voi. Ed ora ascoltatemi: cosa direste voi se vostro figlio Elias si facesse prete?
Tutti rimasero storditi, perchè se prete Porcheddu parlava così la cosa era già decisa. Chi poteva aspettarselo? Maddalena sollevò gli occhi, e un fugace rossore le rischiarò il viso: dopo quanto aveva temuto, le parole di prete Porcheddu le sembravano una lieta novella: Elias era perduto per lei, ma ella poteva ancora rassegnarsi poichè altra donna non l’avrebbe avuto.
Ed Elias s’accorse della gioia di lei. Allora si calmò e osservò meglio l’impressione che la domanda del sacerdote destava nei suoi. Pareva si trattasse di uno scherzo: Pietro sorrideva: zia Annedda, seduta vicino a prete Porcheddu, col volto intento e le orecchie tese, sorrideva; il selvatico volto di zio Portolu sorrideva.
Elias s’avvide che la cosa detta da prete Porcheddu destava tanta gioia nei suoi parenti da sembrar loro un sogno; e d’un tratto sentì anche lui tale un impeto di gioia che si mise a ridere come un bambino.