Dracula/XX
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CAPITOLO XX.
Giornale di Mina.
5 ottobre, le 5 di sera.
Quando ci fummo nuovamente riuniti, il dottore Van Helsing disse:
— Ho cercato di indagare con qual nave il Conte avesse potuto fuggire. Ho pensato che egli doveva cercare di raggiungere la Transilvania per il Mar Nero e l’imboccatura del Danubio. Bisognava sapere qual nave era partita per il Mar Nero. Ci informammo alla Compagnia Lloyd. Una sola goletta aveva fatto vela per Varna al momento della marea: La Czarina Caterina, ancorata sul quai di Doolittle. Congetturai subito che fosse il battello del Conte.
Eccoci dunque in via per il quai di Doolittle. Là, un impiegato ci diede tutte le informazioni desiderate. La vigilia, verso la fine del pomeriggio, un uomo alto e pallido i cui connotati rispondono a quelli del nostro nemico, è venuto a far registrare una gran cassa per Varna. Scaricò da solo quella cassa enorme portata da un autocarro, la quale tuttavia pesava tanto che ci vollero parecchi uomini per trasportarla sulla nave.
Fece molte raccomandazioni circa il posto che doveva occupare la sua cassa e il capitano esasperato lo mandò a tutti i diavoli. La goletta doveva alzar la vela la sera stessa, ma al momento della partenza una leggiera nebbia circondò il battello, ostacolandone la marcia. Il capitano bestemmiava come un turco.
Nella serata il Conte tornò; ci teneva a vedere dov’era il luogo che la cassa occupava. Il mozzo l’accompagnò, lo ricondusse sul ponte. Nessuno lo vide quando usci dalla nave, ma la nebbia era tale che nessuno se ne meravigliò. L’alba scacciò la nebbia e la goletta alzò subito l’àncora. Quando arrivammo, era già in alto mare.
— Così, cara signora Mina — disse Van Helsing — abbiamo tutto il tempo di raggiungerlo, poichè lo precederemo sul continente.
«Auguriamoci di sorprendere il Conte fra l’aurora e il tramonto; se abbiamo la fortuna di trovarlo nella sua cassa, sarà in nostra balia.
«Conosco esattamente l’itinerario del battello; la cassa verrà scaricata a Varna e consegnata fra le mani d’un agente di Bristics.
— Mio Dio — obiettai — è necessario proprio che inseguiate il Conte? Non voglio che Jonathan mi lasci.
— Sì, è necessario — mi rispose Van Helsing con voce ruvida; — per voi, in primo luogo, e per l’umanità. Questo mostro ha fatto già troppe vittime. Il suo paese selvaggio e poco abitato non gli offriva risorse sufficienti. Non è senza scopo se egli volle scegliere il nostro bel paese così fervido di vita. Tutte le forze naturali e occulte l’hanno servito. Questo mostro ha compromesso la vostra salute. Se domani voi moriste, sareste eguale a lui. Ma questo non avverrà; l’abbiamo giurato. Lavoreremo per la vostra redenzione; e, simili agli antichi Crociati, partiremo per andare a combattere l’Infame e, come loro, vinceremo o moriremo per la buona causa.
Giornale del Dottor Seward.
5 ottobre.
Ci siamo alzati di buon’ora; la prima colazione ci riunì. Eravamo tutti alleggeriti d’un gran peso e quasi allegri. La vita umana ha davvero riserve straordinarie. Certe volte mi chiedo se non abbiamo sognato. E, senza il segno rosso che rimane sulla fronte di Mistress Harker...
Van Helsing doveva parlarmi; alzandoci da tavola mi seguì nello studio.
— Amico John — mi disse dopo alcune parole insignificanti — voi indovinate forse quello che vi devo dire.
— Ma no, spiegatevi...
— La signora Mina, la nostra cara signora Mina subisce un cambiamento inquietante.
Fui preso da un brivido; i suoi timori confermavano i miei.
— Il triste precedente di Miss Lucy deve metterci in guardia. Vedo già sul suo viso i sintomi futuri del Vampiro. E ancora poca cosa; ma i suoi denti sono più aguzzi, i suoi occhi hanno, in certi momenti, uno splendore duro. Inoltre, temo che il Conte avendola ipnotizzata, sia in grado di conoscere i suoi pensieri e quindi ciò che meditiamo contro di lui. Ecco quello che dobbiamo impedire ad ogni costo. Il mezzo? Tenerla lontana dai nostri conciliaboli. È penoso ma saggio.
Si rattristò al pensiero del dispiacere che avrebbe dato alla giovine donna già messa a così dura prova.
Quella pena gli venne risparmiata. La signora Harker stessa preferì sottrarsi ai nostri colloqui.
Come il solito, Van Helsing prese la parola:
— La Czarina Caterina — disse — uscì ieri fuor dal Tamigi; le occorreranno tre settimane almeno per raggiungere Varna. Ora, questo percorso noi lo passiamo fare in tre giorni. Abbiamo davanti a noi due settimane di tregua e possiamo fin d’ora fissare la nostra partenza al 27. Così, lo precederemo a Varna e prepareremo il nostro piano d’azione.
— Io propongo — disse Quincy Morris ridendo — di portare, oltre le nostre armi spirituali, delle solide Winchester. Quel paese è, a quanto pare, infestato di lupi.
— Voi pensate a tutto — disse Van Helsing.
E aggiunse:
— Ma però, poichè nessuno ci trattiene qui, perchè non partiremmo tutt’e quattro per tastar terreno?
— Tutt’e quattro? — disse Harker sorpreso.
— Si capisce. Voi dovete stare con vostra moglie. Chi veglierebbe su di lei, se non siete voi?
— Parleremo di questo domattina, voglio prima consultare Mina.
Speravo che Van Helsing raccomandasse al nostro amico di diffidare di sua moglie. Gli feci segno con la coda dell’occhio. Ma per tutta risposta egli si mise un dito sulle labbra.
Giornale di Jonathan Harker.
5 ottobre. Pomeriggio.
Le decisioni di stamane mi danno da pensare. Perchè Mina non volle assistere al nostro Consiglio?
Perchè gli altri non protestarono?
Salii nella stanza di Mina; dormiva come una bimba. La sera cadeva. Ella aperse a un tratto gli occhi e mi guardò con tenerezza.
— Jonathan — mi ha detto — promettetemi su quanto avete di più sacro d’accordarmi ciò che vi chiederò.
— Certo, se è in poter mio.
— Sì, e vedrete che il dottor Van Helsing mi sarà riconoscente d’avervelo chiesto.
— Che cosa? — feci io meravigliato.
— Promettetemi di non informarmi circa i piani di campagna formati da voi contro il Conte. Fa duopo che io non li sospetti neppure.
— Lo prometto — dissi col cuore stretto come se una porta si chiudesse fra noi due.
6 ottobre, mattina.
Nuova sorpresa. Stamane allo svegliarsi, Mina mi ha supplicato d’andare a cercare il dottor Helsing, come ieri. Le ho obbedito.
Egli è venuto.
— Voi state per mettervi in viaggio — disse Mina — bisogna che io vi accompagni.
Il dottor Van Helsing ebbe l’aria non meno sorpresa di me.
— Ma perchè?
— Bisogna condurmi — ripetè con ostinazione; — sarò più al sicuro con voi e voi sarete al sicuro con me.
— Ma — obiettò il dottore — andiamo ad affrontare dei pericoli più gravi per voi che per noi.
— Lo so — diss’ella portandosi la mano alla fronte; — ed è per questo che devo partire, lo so che se il Conte mi chiama andrò a ritrovarlo mio malgrado, costretta dalla sua volontà. Voi siete forti e coraggiosi; mi difenderete; inoltre potrò esservi utile rivelandovi nel sonno ipnotico i fatti e le gesta del Conte.
— Avete ragione, signora Mina — disse Van Helsing dopo un attimo di riflessione; — voi dunque ci accompagnerete e riunendo ogni mezzo e ogni sforzo, uniti vinceremo.
Finì appena di parlare che Mina s’addormentò.
Van Helsing mi fe’ segno di seguirlo; noi andammo nello studio di Seward ove ci aspettavano gli altri.
Egli li mise al corrente e stabilì:
— Partiremo dunque tutti per Varna.
— E là che faremo? — chiese Morris.
— Aspetteremo l’arrivo della nave, e non appena giungerà saliremo a bordo per identificare la cassa. Su quella cassa fisseremo delle tuberose, poichè questi fiori impediranno al nostro nemico di uscirne: poi, afferreremo la prima occasione per aprire la cassa...
— Non aspetterò l’occasione — esclamò Morris; — non appena vedrò quella cassa l’aprirò e distruggerò il mostro, fosse pure dinanzi a migliaia di spettatori e a rischio di essere fustigato poi.
— Bravo ragazzo! — disse il dottor Van Helsing. — Ma vedete, ragazzo mio, occorrerà affidarci un poco alle circostanze.
«Per il momento, pensiamo a partire. Vado ad occuparmi dei biglietti.
Un po’ più tardi.
Tutte le mie carte sono in ordine. Ho fatto il mio testamento. Mina, se sopravvive a me, sarà la mia sola erede.
La sera cade. Mina mi sembra a disagio. Io temo il tramonto.
15 ottobre. Varna.
Lasciato Londra il 12. Eravamo a Parigi la sera stessa ove ritenevamo i nostri posti nell’Express-Orient. Quarantott’ore di viaggio. Siamo giunti qui alle cinque di sera.
Lord Godalming è andato al Consolato per sapere se non ci fossero telegrammi per lui. Ci siamo ritrovati all’albergo. Mina sta meglio. Dorme molto. Tuttavia sembra inquieta quando il sole si alza o tramonta e Van Helsing ha preso l’abitudine di ipnotizzarla in quei momenti. Ella s’addormenta subito. Egli le chiede sempre ciò che vede ed ode. Risponde invariabilmente:
— Odo il rumore delle onde e dell’elica; il vento soffia nelle sartie.
La Czarina Caterina è dunque in mare tuttora e s’avvicina a Varna. Lord Godalming ha ricevuto quattro telegrammi dalla compagnia Lloyd con cui fece un accordo prima di lasciare Londra: la Czarina Caterina non fece scalo da nessuna parte.
Ci siamo coricati di buon’ora. Domani cercheremo d’ottenere dal Console il permesso di salire a bordo della goletta non appena getterà l’ancora nel porto. Se è dopo il levar del sole, il Conte è in nostra balìa. Spero che i doganieri non facciano ostacoli. Qui, per fortuna, il denaro è onnipotente e noi ne siamo abbondantemente provveduti.
17 ottobre.
Godalming seppe persuadere gli armatori che la cassa spedita da Londra rinchiudeva degli oggetti appartenenti ad uno de’ suoi amici al quale furono rubati. L’autorizzarono ad aprire la cassa a suo rischio e pericolo e l’armatore gli ha dato un permesso grazie al quale il capitano lo lascierà agire. Anzi mise amabilmente a nostra disposizione il suo agente; e costui, conquistato dalle larghezze del nostro amico, ci è acquisito.
Se possiamo aprire la cassa nelle condizioni che ci auguriamo, ed il conte vi è rinchiuso, Van Helsing e Seward gli taglieranno la testa e gli immergeranno un tizzone nel cuore mentre Morris, Godalming ed io impediremo a chiunque di accostarsi, dovessimo impiegare la forza. Il Professore non dubita che, non appena compiuta l’operazione, il corpo non cada in polvere. Noi siamo pronti ad arrischiare l’impiccagione. Non appena segnalata la Czarina ne saremo avvisati.
24 ottobre.
Una settimana di attesa. Ricevuto un telegramma di Smith Lloyd così concepito:
La Czarina Caterina ha varcato i Dardanelli stamane.
Giornale del Dottor Seward.
24 ottobre.
Grande emozione al ricevere il dispaccio. Soltanto la signora Harker rimane calma. È assai cambiata. È costantemente in uno stato letargico che inquieta Van Helsing e me. Noi celiamo i nostri timori al povero Jonathan che ne sarebbe atterrito. Van Helsing esamina attentamente i denti.
— Finché non diventano aguzzi, non c’è pericolo immediato.
Varna non è che a ventiquattr’ore dai Dardanelli. Il battello arriverà dunque nella mattinata: fino ad allora ci riposeremo.
25 ottobre, mezzodì.
Nessuna notizia della goletta. La signora Harker, interrogata stamane, ci ha fatto la solita risposta.
Noi siamo ansiosi.
La signora Harker ci ha un po’ inquietati.
Verso mezzodì è caduta in una specie di letargia. Jonathan crede che questo sonno le giovi.
26 ottobre.
Ancora un giorno trascorso e nessuna notizia della Czarina Caterina; dovrebbe essere entrata nel porto. Tuttavia è sempre in mare, dice la signora Harker. È la nebbia che la ferma?
27 ottobre, mezzodì.
È straordinario, la goletta non è segnalata. Interrogata, la signora Harker ha risposto la frase solita, aggiungendo tuttavia:
— L’acqua è calma.
Van Helsing è inquieto; m’ha confidato poco fa:
— Temo che egli ci sfugga. Non mi piacciono le letargie della signora Mina. Lo spirito può cose strane durante il sonno.
Stavo per pregarlo di spiegarsi, ma in quel momento entrò Harker e non insistetti.
Ecco il telegramma che riceviamo:
Smith, Londra, a Lord Godalming, Varna.
La Czarina Caterina oggi alla una è entrata nel porto di Galatz.
Questa notizia non ci stupisce oltremodo. Bisognava pure che il ritardo avesse una causa!
— A che ora il primo treno per Galatz? — domanda Van Helsing.
— Alle sei e trenta del mattino — dice la signora Harker, con una voce lontana.
— È esatto — dice Morris che consulta un orario: — anzi, non c’è altro treno.
— Non perdiamo tempo — dice Van Helsing. — Voi, Arturo, andate a prendere i posti per domattina. Voi, Jonathan, andate a trovare l’agente della Compagnia Marittima e ottenete da lui un’introduzione presso l’agente di Galatz con l’autorizzazione d’operare a bordo del battello, come volevamo far qui. Quincy Morris, andate dal viceconsole e pregatelo di raccomandarci al suo confratello di Galatz. John resterà con me accanto alla signora Mina e terremo consiglio.
— Cercherò d’aiutarvi del mio meglio — dice mistress Harker. — Mi sento meno oppressa degli scorsi giorni.
Van Helsing mi lanciò uno sguardo significativo.
Quando i tre uomini furono partiti, egli pregò la signora Harker di cercare nel Memoriale il giornale di Jonathan scritto nel Castello del Conte.
Quando la porta si fu rinchiusa alle spalle di lei, egli disse:
— Che succede mai? La nostra amica sembra come alleggerita. Me lo spiego così. Nel suo stato ipnotico, ella raggiungeva il Conte. E, per mezzo suo, egli conobbe tutti i nostri piani. Si è dunque aggiustato in modo da sfuggirci. Per il momento, non ha più bisogno di lei, e l’abbandona, persuaso ch’ella accorrerà al suo primo comando. Silenzio, eccola.