Dracula/XXI
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CAPITOLO XXI.
Giornale del Dottor Seward.
29 ottobre.
Nel treno che ci porta da Varna a Galatz.
Iersera ci riunimmo tutti un po’ prima del calar del sole. Avevamo preparato tutto per il nuovo viaggio.
Van Helsing ipnotizzò ancora una volta mistress Harker. Stentò più del solito e per ottenere la risposta dovette ripetere più d’una volta la domanda.
— Non vedo nulla — ella disse alla fine. — Il battello è immobile. Delle voci si chiamano, odo stridere i remi. Odo un colpo di fucile la cui eco si ripercuote lontano. Poi un rumor di passi sulla mia testa. Trascinano corde e catene. Vedo un raggio di luce. L’aria mi soffia sul viso.
S’era alzata dal divano e con le due mani stese pareva voler sollevare un peso.
Van Helsing mi lanciò uno sguardo significativo.
Pensai che ella non avrebbe parlato più. Infatti di lì a poco riaperse gli occhi e disse con voce naturale:
— Non volete una tazza di thè? dovete essere stanchi.
E uscì per preparare il samovar.
— Vedete, amici miei — disse allora Van Helsing — egli è uscito dal feretro ma non è ancora a terra. Se non sbarca prima di domani mattina, arriveremo a tempo.
Stanotte non ci siamo coricati per poter interrogare la signora Harker prima del sorger del sole. Van Helsing stentò ancor di più ad addormentarla.
— Tutto è buio — diss’ella. — Odo il rumore delle onde e un leggero scricchiolìo.
In quel momento, il disco rosso del sole s’è alzato. Ella tacque. Non sapremo nulla d’altro fino a stassera.
Arriveremo a Galatz fra le due e le tre del mattino. Ma già a Bukarest ebbimo tre ore di ritardo. È promettente!
Un po’ prima del tramonto, Van Helsing ha nuovamente addormentato la nostra medium, con fatica. Temo che la sua facoltà di leggere nel pensiero del Conte si attenui proprio quando ne avremmo maggior bisogno. Invece di attenersi ai fatti, si esprime con enigmi.
— Qualche cosa si allontana; lo sento passarmi accanto come una brezza fresca. Odo in lontananza rumori confusi: degli uomini si esprimono in una lingua straniera. Odo una potente cascata d’acqua e gli urli dei lupi.
Si fermò, scossa da un violento tremito. Non abbiamo potuto cavarne altro, malgrado le domande imperiose del Professore.
Si destò agghiacciata, ma con la mente sveglia.
Giornale di Mina.
30 ottobre.
Mister Morris m’ha condotta all’albergo dove abbiamo fissato le stanze telegraficamente. Lord Godalming è andato al viceconsolato ove il suo titolo peserà a favore sulla bilancia. Jonathan e i due dottori sono andati agli uffici della Compagnia per assumere informazioni circa la Czarina Caterina.
Ecco Arturo di ritorno. Dice:
— Il console è assente e il vice console malato. Il cancelliere fu cortese e ci promise il suo concorso.
Giornale di Jonathan Harker.
30 ottobre.
Alle nove del mattino, Van Helsing, Seward ed io ci siamo presentati dai signori Mackenzie e Steinkeff, gli agenti della Compagnia. Gentilissimi, ci condussero a bordo della Czarina Caterina ch’era ancora nel porto. Là, abbiamo visto il capitano Donalson.
— Non avete a bordo una gran cassa al nome del Conte Dracula?
— Ne avevamo una, infatti: ma stamane un uomo è venuto a reclamarla. Ha presentato delle carte in regola e gliel’abbiamo consegnata.
— Chi era quest’uomo? — chiese vivamente Van Helsing.
— Oh! è facile sapersi — disse l’altro togliendosi di tasca una ricevuta. — Ecco il suo nome: Emanuele Hildessheim, Burgen stras, 16.
Il capitano non sapeva altro. Ringraziandolo, ci congedammo.
Trovammo Hildessheim nel suo ufficio sovraccarico. È un ebreo dal naso prominente. Porta il fez. Non si fece pregare per informarci.
Aveva ricevuto una lettera da un certo signor de Ville di Londra, che lo pregava di ritirare prima del sorger del sole una cassa la quale doveva giungere a Galatz con la Czarina Caterina. Quella cassa doveva venir consegnata nelle mani d’un certo Petroff Skinsky, il quale s’incaricava di trattare con gli slovacchi che eseguivano i trasporti lungo il fiume.
Cercammo invano questo Skinsky; uno dei suoi vicini ci affermò ch’era partito da due giorni. Aveva consegnato prima la chiave al padrone di casa. Stavamo conversando con quella degna persona quando si sparse la voce ch’era stato ritrovato il corpo di Skinsky nel cimitero di San Pietro; aveva la gola squarciata come da una bestia selvaggia.
Giornale di Mina.
30 ottobre, sera.
Ecco il risultato delle mie meditazioni. Le sottoporrò ai nostri amici, dopo averle stese per iscritto per meglio precisarle. Il conte certo medita di raggiungere il castello.
A). Bisogna che qualcuno ve lo riconduca, dal momento ch’egli si confina nel suo feretro.
B). Che via seguirà? La strada carreggiabile, la ferrovia o il fiume?
C). La strada? Deve temere gli impiegati daziarii, i curiosi. Temerà sopratutto di essere raggiunto più facilmente.
D). La ferrovia? Ma allora chi sorveglia la spedizione della cassa? Arrischia delle fermate, dei ritardi. Può, è vero, sfuggire di notte. Ma che avverrà se non ha rifugio?
E). L’acqua? È ancora il mezzo più sicuro. Credo che abbia scelto questa via.
Ho esaminato or ora la carta del paese. Gli Slovacchi possono aver seguito due strade: il Pruth oppure il Sereth. Nel mio sonno, udii un muggire di mucche, un gorgogliare d’acqua. Ne conclusi che il Conte non è uscito dal suo feretro e che la cassa è sopra un canotto messo in moto dai remi; dunque risale la corrente. Dei due fiumi, il Pruth è più navigabile; d’altra parte, il Sereth, a Fondu, raggiunge la Bistritza che gira intorno al passo del Borgo.
Ho fatto loro parte delle mie riflessioni; hanno riconosciuto la giustezza delle mie previsioni.
— Che suggerite? — chiese Van Helsing.
— Ho voglia di noleggiare un vaporino e seguire il canotto — disse Arturo.
— Io, potrei seguire a cavallo le sponde del fiume — disse Morris; — in tale modo, gl’impedirò di sbarcare.
— Io potrei accompagnare Quincy — propose il dottor Seward; — abbiamo già fatto la caccia insieme; e armati dei nostri winchesters, non temiamo nulla.
— Ecco quello che propongo io — disse Van Helsing. — Mentre Jonathan e Arturo seguiranno il canotto col vapore, John e Quincy costeggeranno la riva a cavallo. Io condurrò la signora Mina al castello Dràcula. Il potere ipnotico della signora Mina ci sarà di grande aiuto. Quanti punti da santificare nel castello! Bisogna distruggere quel nido di vampiri.
— E che! — disse vivamente Jonathan — vorreste condurre la mia povera moglie in quel covo! Non vi acconsentirò mai.
— Rassicuratevi, amico mio; ella non corre nessun rischio. È appunto per il suo bene che le infliggo questa prova meno crudele della morte del Conte alla quale assisterebbe rimanendo con voi.
La questione è regolata. Per fortuna Lord Godalming e Morris hanno del denaro e non sono avari nello spenderlo per noi.
Tre ore soltanto dopo questa discussione, Lord Godalming e Jonathan erano già in possesso di un grazioso steamer la cui caldaia è sotto pressione. Il dottor Seward e Morris hanno magnifici cavalli e tutti siamo muniti di carte topografiche.
Con Van Helsing prenderò il treno delle 11.40 per Veresti ove una vettura ci condurrà al passo del Borgo. Abbiamo delle armi; Jonathan m’ha regalato una preziosa piccola rivoltella.
Mio marito m’ha abbracciato strettamente. Ho il cuore gonfio al pensiero di lasciarlo. E tuttavia coraggio!
Giornale di Jonathan Harker.
30 ottobre, notte.
Scrivo alla luce della fornace che Lord Arturo attizza. Egli è esperto meccanico; non dimentica d’aver altra volta diretto egli stesso un yacht sul Tamigi.
Studio la carta topografica: Mina ha certamente ragione: il Conte raggiungerà il suo castello per il Sereth e la Bistritza. Lascerà il fiume al 47° grado di latitudine nord per raggiungere i Carpazi. Noi avanziamo con discreta velocità. Il fiume è profondo.
Morris e Seward ci precedono; seguono la riva destra. Purchè almeno siamo sulla buona via! Quattro cavalli sellati li seguono nel caso in cui ne avessimo bisogno.
31 ottobre.
Il giorno si alza. Arturo dorme e monto io la guardia. Fa freddissimo. Indossiamo grossi mantelli di pelliccia.
Abbiamo già oltrepassato parecchi canotti; ma nessuno ci parve contenere quel che cerchiamo. Quando dardeggiammo sui marinai il nostro faro elettrico, essi caddero a ginocchi.
1 novembre, sera.
Nulla di nuovo. Navighiamo adesso sulla Bistritza. Abbiamo interrogato tutti i battelli e tutti i canotti. Uno di essi stamattina ci prese per il battello del Governo, il che diede l’idea d’inalberare un vessillo rumeno e ci valse dei segni di deferenza.
Degli Slovacchi ci segnalarono il passaggio di un grande canotto che andava a gran velocità, prima d’arrivare a Fondu. Così non sappiamo se continuò sul Sereth o volse verso la Bistritza.
Io cado dal sonno; il freddo m’intorpidisce. Godalming insiste per fare lui la veglia imminente.
2 novembre, mattina.
È giorno alto. Il mio bravo compagno stanotte non m’ha svegliato. Sono adirato meco stesso d’aver dormito tanto senza pensare a rilevarlo dalla sua fazione! Questo sonno mi ha fatto un gran bene; adesso dorme lui e veglio io. Dove saranno Mina e Van Helsing? Devono avere raggiunto Veresti mercoledì verso mezzogiorno. Ma siccome avranno dovuto impiegare un certo tempo per procurarsi una carrozza, adesso soltanto saranno arrivati al Passo del Borgo. Sono inquieto. È impossibile correre di più. E Seward e Morris? Purchè nulla sia loro accaduto! Spero che li vedremo prima di giungere a Strasba, ove sarà bene tener consiglio.