Dissertazioni filosofiche/Sopra la logica universalmente considerata
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Decipimur specie recti...
Hor. Art. Poe. [v. 25]
Fra i tanti diversi riformatori di questa utilissima scienza non mancano alcuni, i quali affermano non solo esser ella di niuna necessità allo studio delle posteriori Filosofiche dottrine, ma ardiscono ancora d’avvanzarsi con oltraggiose parole ad escluderla affatto, ed atterrarla come inutile all’uomo in ogni parte, e come degna soltanto dell’amore di settuagenarj imbecilli sempre tenaci adoratori delle antiche opinioni di cui coll’andar de’ secoli la falsità si comprende.
Una tal proposizione merita alcerto d’esser fulminata da qualsivoglia Filosofo, che abbia soltanto dalla natura sortito il senso comune. Nondimeno ad onta della sua manifesta, ed evidente assurdità non manca essa in alcun conto di ostinati partigiani, che si sforzano di sostenerla a dispetto della verità, e della ragione. Eh come potrà mai chiamarsi inutile una scienza, che le menti dispone alla cognizion della verità, che discuopre l’origine delle idee, che accenna il modo, con cui esse vengon formate, che indica la natura delle percezioni, che ammaestra l’uomo a ben giudicar delle cose, che alla sua mente, o ai suoi sensi si presentano, che addita i fonti, e le leggi del raziocinio, che i varj segni raccoglie atti ad esprimere gl’interni pensieri, che il metodo infine dimostra delle Filosofiche liti? Qual ragione potranno mai addurre gli avversarj di questa scienza, che
giustifichi una sì falsa proposizione, qual è quella, che afferma l’inutilità di uno studio che l’animo dispone a percepire quelle verità, che nelle posteriori Filosofiche dottrine ci vengono esposte? Si ascoltino i loro argomenti, e si conosca una volta l’errore in cui essi si trovano.
La Logica, al dir de’ nostri avversarj non presenta, che ciò, che dalla stessa natura ci viene senz’alcun dubbio insegnato.
Ed infatti si osservino la sua definizione, le sue parti, il suo scopo; nulla vi si può scorgere alcerto, che debba dirsi necessario allo studio delle posteriori scienze. Si scorra il suo oggetto, il suo fine, la sua definizione. Logica significa l’arte del pensare cioè di disporre, e dirigger la mente alla cognizione del vero. Il suo scopo adunque è di conoscere la verità per mezzo delle idèe ben disciplinate, ed insieme di diriggere, ed ammaestrare la mente al già detto fine. Dà perciò la Logica cognizion delle idèe, il che sembra al primo aspetto di somma utilità, e di necessità indispensabile ai posteriori Filosofici studj. Chiunque però maturamente consideri i varj oggetti, a cui si diriggono gli ammaestramenti di questa scienza toccherà con mano esser eglino assolutamente inutili poichè ciascuno che scorra, e contempli le Logiche verità potrà chiaramente conoscere esserci esse insegnate dalla natura medesima, il che è per se stesso evidente poichè ognuno dotato d’alcun poco di penetrazione apertamente comprende non potersi dall’uomo formare quasi alcuna idea se non per mezzo dei sensi che l’idea d’un centauro, è composta da quella del corpo umano, e del corpo d’un cavallo che di esse altre son chiare, e distinte, ed altre oscure, e confuse, percepisce insomma tutti quei mezzi atti a dirigger la mente alla cognizione del vero, i quali vengono a noi dalla Logica insegnati: in quanto poi a quella parte di questa scienza, in cui si dimostra il modo di costruir gli argomenti, le regole, la di cui osservanza è necessaria affinchè retti dir si possano, l’arte di ribattere l’obbjezioni, che alla verità si oppongono, e il metodo facile di provar qualsivoglia proposizione, le quali cose tutte esserci dalla natura insegnate non si può in alcun modo affermare, è chiaro nondimeno, che una qualche cognizione se ne può alcerto acquistare negli studj rettorici onde è senza alcun dubbio evidente, che la Logica, o non fa, che ripetere gli ammaestramenti di altre scienze, o non fa che dare delle superflue cognizioni onde si può arditamente concludere, che essa, è affatto inutile all’uomo.
Se gli argomenti, che a questa conclusione fanno strada non fossero che falsi per la maggior parte, o non dasser luogo alle più assurde conseguenze essi sono così ben diretti al lor fine, che gli avversarj potrebbero meritamente vantarsi d’aver colpito il segno, e la Logica sarebbe per sempre bandita, ed esclusa dal numero delle Filosofiche scienze, il che dimostra che gl’inimici di questo studio hanno con la maggior sollecitudine messi in opra in siffatta argomentazione i precetti di quell’arte, di cui affermano l’inutilità. Ma entriamo senza più nella proposta controversia.
Si ammetta per un poco ciò che dagli avversarj viene affermato intorno alla totale eguaglianza, che hanno i precetti della Logica con quelli che la natura medesima ci fa chiaramente conoscere e da ciò si concluda l’inutilità della Logica. A maggior disinganno de’ posteri non devesi però da questo argomentare soltanto l’inutilità di siffatta scienza, ma ammetter si deve ancora senza alcun dubbio il seguente raziocinio. È inutile quella scienza, la quale non fa che ripetere gl’insegnamenti della stessa natura; ma gli studj rettorici, e metafisici non fanno, che ammaestrare nei sopramentovati precetti; essi adunque sono affatto inutili, e indegni dell’applicazione dei colti soggetti. Io non ignoro, che questa deduzione non sarà forse da ognuno considerata come assurda, specialmente intorno alle umane lettere ma ciò non potrà certamente avvenire nel nostro caso poichè appunto sopra di queste gli avversarj si fondano per sostenere il loro principio affermando cioè, che in esse si acquista la scienza di ribattere i contrarj argomenti, e di sostenere le Filosofiche tesi senza ricorrere ai Logici studj. Nè ciò ancor basta poichè oltre l’esser vano per le già dette ragioni il principale argomento de’ nostri avversarj, esso è falso ancora in qualche parte, imperocchè come può mai affermarsi che dalla natura ci venga insegnato qual sia il modo di costruire una proposizione, come debban disporsi, accrescersi, o sminuirsi, le sue parti, quali sieno le necessarie regole, che osservar si debbono onde perfetta possa chiamarsi una divisione? Inoltre eh qual sensato Filosofo oserà mai affermare, che inutili sieno quelle scienze che i precetti ci scuoprono della natura? Non è egli evidente, che per loro mezzo in noi si sviluppano quelle idèe, che senza di esse non rimarrebbono nella nostra mente, che confuse, e indistinte? Non è egli apertamente palese, che alcune di esse idee mancano affatto talora a quelli, che a simili studj si applicano? Non è egli chiaro finalmente che ancora di ciò, che ad ognuno insegna la natura non si sa talvolta apportar la cagione, che per mezzo dei concepiti precetti? Ciò posto, chi mai non conosce l’utilità non solo, ma l’espressa necessità della Logica? Tacciano dunque alla fine i suoi ostinati avversarj, e riconoscano una volta per sempre l’errore, in cui si ritrovano.
Non è questa però la sola opinion de’ Filosofi intorno alla Logica, che di mille assurdità si faccia rea, e che ecciti contro di sè gli argomenti de’ seguaci della verità. Dividonsi i pareri in torno al luogo di questa scienza, e intorno alla maggiore, o minore utilità che trar se ne può secondo la diversa sua posizione. Vogliono alcuni, tra quali il celebre Ab. Antonio Genovesi, che il suo studio collocar si debba dopo quello di tutte le altre Filosofiche dottrine affermando esser questo appunto quel luogo, in cui, è disposta la mente per mezzo de’ diversi dogmi, che ne’ passati studj abbondantemente s’acquistano a ricevere, percepire, e pienamente conoscere le verità dalla Logica enunciate ciò che avvenir non può certamente anteponendosi lo studio di questa scienza a quello degli altri Filosofici precetti.
Ma chi vi sarà mai di qualche superficial cognizione dotato, che l’error non comprenda in cui si ritrovano i seguaci di siffatta proposizione? Non è egli per se stesso evidente, che dessa non si appoggia, che sopra un falso argomento, che tutto sconvolge l’ordine delle scienze, la loro definizione, la loro utilità? Come può mai affermarsi, che per mezzo de’ dogmi, delle dottrine dei passati Filosofici studj si venga a disporsi per comprender dipoi, e gustare le Logiche verità quando al contrario dalla loro definizione sia evidentemente chiaro, che la Logica, è quella scienza, che le menti prepara alla cognizione del vero, il quale viene a noi esposto nelle seguenti Filosofiche dottrine? Da ciò chiaramente dimostrasi quello, che sin dal principio affermai, cioè, che la Logica è al dì d’oggi costretta ad assoggettarsi al voler di ciascuno, ed esser come il bersaglio delle più capricciose sentenze, e delle più barbare opinioni. Possano una volta unirsi tra loro finalmente i Filosofi intorno a questa utilissima scienza, e cedere il luogo alla verità, ed alla ragione, la quale sembrami alcerto esser consentanea alle qui addottate proposizioni, e contraria a quelle, che finaddora riprovate furono, e combattute.
Felix qui potuit cognoscere caussas
Virg. Georg. Lib. II. [v. 490]
DISSERTAZIONI METAFISICHE