Della medicina nel secolo XVIII

Jacopo Mattielli

1846 Indice:Mattielli - Della vita e degli scritti di Gian Giacomo Mazzolà, Padova, Sicca, 1846.pdf Saggi/Medicina Della medicina nel secolo XVIII Intestazione 29 settembre 2023 75% Da definire


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DELLA

MEDICINA

NEL

SECOLO XVIII




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DELLA

MEDICINA

NEL

SECOLO XVIII.


Dissertazione Inaugurale

DI

JACOPO MATTIELLI

DI ASIAGO




PADOVA

PER F. A. SICCA E FIGLIO

1846

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Homines ad Deos nulla re propius accedunt, quam
salutem hominibus dando. Cicero.




[p. 5 modifica]Per quella sapientissima instituzione di dover noi nel toccare la mèta desiderata di lunghi studj offerirne un publico saggio, elessi di stendere alcuni cenni su le storiche vicende della Medicina nel secolo XVIII, secolo in cui per le generose fatiche di sommi intelletti, sparso interamente l’oblio sopra tante fallaci e spesso dannose teorie, la nostra scienza mirabilmente sfolgoreggiò. Ed in vero nel considerare i traviamenti dello spirito umano, nell’osservare come dal conflitto di opposte dottrine seppero uomini grandi trarne vive scintille, e per queste di bellissima luce vestire le difficili discipline; debbonsi i giovani altamente incoraggiare nel seguire le magnanime loro imprese, non dubitando che a gravi ed operose meditazioni abbia a rispondere la ubertosa raccolta di utili scoperte e di dolci soddisfazioni.

La Medicina, compagna indivisibile dell’uomo, figlia de’ suoi più sentiti bisogni, dovette necessariamente per questi nascere, acquistare sempre più vita, e battere le vie del progresso; e avrebbe senza dubio raggiunta la sospirata sua mèta, se le stesse vicende che attraversarono il libero corso delle altre scienze, non si fossero congiurate a troncare le di lei generose speranze: per cui ne’ varj periodi della sua storia facilmente scorgiamo l’impronta [p. 6 modifica]caratteristica del secolo e de’ suoi traviamenti. Bambina nello spuntare de’ primi suoi raggi, e alimentata da poche ma sane teorie, fu costretta per le condizioni dei tempi andar tentone fra le tenebre dell’ignoranza e del cieco empirismo, all’ora singolarmente in cui con essa tutte le scienze per il decadimento dell’età di mezzo e per le diverse tendenze bruttaronsi nell’errore, e neglette e disprezzate da molti, ricoverarono sotto il tetto di pochi fortunati; perchè nelle accanite guerre fraterne fu anche assai se ad alcuni rimanesse il pensiero di custodire la fiacola della sapienza, e di tramandarla religiosamente ai nipoti. Col risurgere delle scienze risurse per la Medicina un’èra novella; ma la stagione de suoi vitali progressi venne segnata dallo spirito d’indagine, con cui disipare la fitta nebbia che l’umano intendimento avvolgeva. A questo proposito il padre della Storia naturale, Cuvier, così dice nelle Opere sue: «Tutto ciò che lo spirito umano far potea con quei mezzi che gli furono trasmessi dall’antichità, e con quelli che dal medio-evo e dal secolo decimoquinto furono scoperti, fu nel sedicesimo secolo posto ad esecuzione. Ma si mancava d’uno strumento importante, cioè della vera logica, della logica d’induzione, ch’è indispensabile alle scienze di cui ci occupiamo. I filosofi scolastici non s’erano attaccati che alla parte della filosofia di Aristotile, che riposa sul sillogismo; partivano da un principio stabilito dall’autorità, e non dall’osservazione; e co’ mezzo d’una serie di sille[p. 7 modifica]gismi pretendevano stabilire ogni sistema di dottrine. Surse Bacone, e fece vedere che l’autorità è un principio del tutto illusorio nelle scienze di fatto; e d’altra parte saper le scienze unicamente progredire per la induzione ed il concorso di fatti particolari, e per la loro riduzione in generali proposizioni.»

Veramente sì fatti pensamenti, che risposero tanto bene alla Medicina, tardi vennero concepiti e difusi. Era serbato al secolo XVII, il gettare la feconda semente, che ben presto mise le più ferme radici, andando lieto il secolo XVIII per la produzione di rigogliosi germogli. Al surgere di questo secolo adorna Igèa delle sue più splendide vesti, stringeva riconoscente le mani a tre dei più grandi luminari che dessero tanto lustro alla Medicina, le differenti dottrine dei quali, tuttogiorno viventi, comechè siano modificate, ampliate e ritoccate, compongono tuttavolta le basi di alcune Scuole fra loro diserepanti. Molto rumore levarono all’apparire del secolo XVII. le dottrine jatrochimiche di Silvio De-la-Boè, e jatromecaniche di Borelli; le quali dottrine tenendo occupate e divise ad un tempo le menti dei pratici, tarpavano l’ali alla creazione di qualsivoglia spirituale e speculativa teoria. Stahl, chimico profondo e sommo fisiologo, sdegnato di veder giudicati i fenomeni dell’animale economia come soggetti a leggi puramente mecaniche ed ipotetiche, risolse di studiarli isolatamente e per sè stessi, accingendosi con infaticabile lena per insegnare come [p. 8 modifica]andassero indipendenti dalle inorganiche apparenze. Lo spirito d’Ippocrate, e la parte spirituale della filosofia del celebre Renato des Cartes, che attribuiva ad un principio immateriale la potenza motrice di tutte le azioni dell’umano organismo, diressero la mente dello Stahl, il quale, per condurre le forze d’onde derivano le azioni fisiologiche e morbose, tolse di mira l’anima, siccome quella che presedeva a questi fenomeni di coordinazione, di simpatia, di consenso, nell’economia animale manifesti. Per questo teoretico sistema surgeva una evidente reminiscenza intorno al concetto ippocratico della natura medicatrice, ed al pratico principio della Medicina aspettativa. Quantunque la dottrina di Stahl tornasse ipotetica nel principio fondamentale, ed incompiuta per innumerevoli mende, non va priva di merito, perchè sostenuta da una giusta idéa dei fenomeni organici, per la quale ai più diligenti osservatori vien facile d’avviare le stesse speculative instituzioni alla sicurezza, quasi dissi, delle scienze di fatto e matematiche. Un giusto rimprovero fu per altri rivolto a questo sistema, mentre movendo esso da un’erronea legge d’induzione, valse a dichiarare quale inconcusso principio e qual forza generale l’idèa affatto astratta del risultato dei diversi fenomeni vitali, e delle proprietà dei tessuti organici. E quanto dicemmo di Stahl, altretanto sia detto de suoi seguaci, i quali senza significare la natura dell’efficiente principio, e non convenendo sul nome con cui saperla appellare, credettero cosa in[p. 9 modifica]differente chiamare tal forza natura conservatrices principio vitale, od altro: termini forse rispondenti essenzialmente ed originariamente al vero, ma cagione in sèguito, perchè non definiti, di conseguenze dannose e fallaci. Del resto il fanatismo antilogico dei seguaci di Stahl, l’esaggerazione conseguente de’ suoi principj, la prevalenza delle radicate dottrine chimiche e mecaniche nella Medicina, e finalmente l’opposizione dell’anima Stahliana con alcuni teologici insegnamenti furono circostanze le quali gagliardamente si opposero alla difusione ed al progresso della vera teoria.

Mentre Stahl co ’l più forte fervore cultivava la nuova dottrina, promovendone il progresso e lo sviluppo nelle menti operose de’ suoi allievi, surgeva Federico Hoffmann, agitante una nuova bandiera di mecanismo meno sistematico e positivo del professato dai discepoli di Borelli, e singolarmente dal Bellini. Prospero Alpino fu il primo ad affaticarsi intorno alla riconoscenza dell’antica Scuola metodica; ed il Baglivi, che ad esso lui tenne dietro, dopo di aver combattuto le teorie umoristiche, diresse l’attenzione dei filosofi della natura alle parti solide dell’organismo, facendo da queste esclusivamente derivare tutti i fenomeni della vita. L’Inghilterra, devota alle discipline jatromecaniche, accolse con entusiasmo questi principj del solidismo, tanto più che Glisson aveva dato le prime vestigia su la dottrina dell’irritabilità, circoscritta in appresso da Haller ne’ suoi ragionati confini, studiata [p. 10 modifica]con filosofico senno la proprietà attiva della materia, e sopratutto la contrattilità della fibra animale. Il mistico materialismo abbracciato dall’illustre Leibniz, i pensamenti ingegnosi dei filosofi medici della Germania grandemente contribuirono ad accreditare le dottrine del sommo Baglivi. Hoffmann, rinunciando alla brillante ma ipotetica imaginazione dello Stahl, amò meglio restringersi ai più generali fenomeni della vita, più tosto che smarrire in sottili e spesso futili disquisizioni, fondate sopra vedute meramente speculative. Con tale divisamento si condusse a commentare il concetto di Baglivi, e a comporre così un ordinato piano di scienza. Ma nel desiderio di vincere lo scoglio dell’ipotesi, in questo ruppe, perchè inteso a togliersi dall’ipotesi spiritualistica di Stahl, avventurò in una supposizione del tutto mecanica, la quale dà fondamento alle di lui concepite dottrine. Le forze materiali all’organismo concesse, nonchè i movimenti per esse determinati, offrono il perno esclusivo, intorno cui l’ingegnoso sistema di Hoffmann costantemente si aggira. Ammise per giunta, darsi qualche possibile lesione negli umori; il quale principio opponendosi direttamente alla sua prediletta teoria, non ebbe nella dottrina da lui professata fortunata accoglienza. Niente più che una machina riguardò il corpo umano, dal cui moto riuscivano tutti i vitali fenomeni: fenomeni interamente soggetti alle leggi dell’ordinaria mecanica. A suo credere, il moto della fibra animale governava esclusivamente le funzioni [p. 11 modifica]e le alterazioni quantitative di questo moto, risultandone perciò la condizione patologica d’atonia o di spasmo.

Boerhaave, jatro-mecanico distinto, volle che al principj solidistici armonizzasse la teoria umorale. Noi richiameremo i principj fondamentali della sua dottrina. La causa della vita dic’egli essere il moto; la fibra elementare essere dotata d’una forza particolare di coesione, per la quale non saper cedere che in grado limitato all’impulso dei fluidi, e contro di essi reagire: cedendo questa coesione, aversi la rottura o la dilatazione dei vasi, e quindi l’uscita od il ristagno degli umori; se questa forza sia accresciuta, incepparsi la libera circolazione dei fluidi, farsi rigida la fibra, ostruirsi o diminuire del loro lume i canali; un arresto della circolazione sanguigna pe ’l trasporto dei globuli nei capillari, che ordinariamente non li raccolgono, costituire la infiammazione. Da quì vediamo nascere la teoria dell’errore di luogo, per tanto tempo portata alle stelle. Tutto ciò che induce il sangue a stagnare in una regione determinare una infiammazione. Aggiungasi a queste mecaniche teorie la dottrina delle acrimonie acide ed alcaline dei fluidi, ed un principio astratto di forza naturale affibbiato alle idèe ippocratiche; ed avrassi il complesso di scienza da Boerhaave accettato e difuso.

Per le teorie di Hoffmann e di Boerhaaye cessò l’oscuro misticismo di Stahl. costretto fino alla metà del secolo XVIII. in breve provincia della Germa[p. 12 modifica]nia, ove l’autore stesso vi aveva dettati i suoi precetti. Ma verso il 1750 Boissier di Sauvages portò quella dottrina nelle Scuole di Montpellier, e di queste divenne il sistema; passò poi variamente modificata dai cultori d’Igèa a prendere più esteso dominio. Affratellata in sèguito con le idèe generali di Hoffmann, spogliata del suo ipotetico principio, corroborata dalle sperienze di Haller su la irritabilità e su la sensibilità, porse fecondi elementi alle dottrine organiche dei moderni.

La teoria di Hoffmann diede vita al sistema nervoso-dinamico di Cullen, ed alla dottrina difusissima dell’eccitabilità.

Avuto anche riguardo ai molti suoi errori, Boerhaave esercitò una immensa influenza su la Medicina contemporanea, ed ebbe la gloria di accogliere sotto la sua bandiera un numero considerevole di distinti seguaci.

Per due astri che portarono tanto splendore su ’l medico orizonte verso la metà del secolo XVIIL, interamente cangiossi l’aspetto della scienza: si nominarono questi Haller e Morgagni. La Fisiologia, la Patologia, pe i loro intelletti, per le loro indefesse ricerche, sostenute co ’l vero criterio induttivo, e con l’opera singolarmente di mezzi poco men che infallibili alla verificazione dei fatti, pervennero a tanta altezza, che suscitarono l’ammirazione di tutti. Le fantastiche e bizzarre idèe fisiologiche di quell’epoca, che permettevano libero campo alla sfrenata imaginazione, confusamente tacevano di[p. 13 modifica]nanzi al profondo ingegno di Haller, il quale sapientemente fondava le sue deduzioni sopra l’esattezza delle sperienze. Le sue diligenti e coscienziose investigazioni su la irritabilità offrono il punto di partenza a chi imprende la generosa fatica di stabilire l’azione e le proprietà dei diversi tessuti animali, e il mecanismo delle differenti funzioni.

Morgagni aggiunse la splendida face dell’Anatomia patologica, e le basi dei fatti per il gigantesco edifizio; egli rischiarò il caos informe di materiali somministrati dalle precedenti autopsie, e se ne valse a costituire un giudizioso e ben inteso corpo di scienza. Questo ingegno veramente possente riunì e coordinò i fatti particolari di già osservati, li ravvicinò a quelli da lui stesso raccolti, studiò di far corrispondere i sintomi morbosi alle alterazioni degli organi: in una parola, ogni cosa tentò per conoscere le condizioni materiali degli sconcerti dell’animale economia, ed afferrò finalmente il porto desiderato, indagando con la sicura scorta dell’Anatomia la sede e la causa dei mali. La Patologia deve onorare nel Morgagni quell’alto intelletto, per cui ricevette il solenne soffio di vita, primeggiando maestosa fra le altre compagne.

In mezzo ad un oceano di luce, in mezzo a tanta logica razionale ansiosi i Medici, e come sicuri di toccare l’abbagliante Scuola, abbandonaronsi molti a vane speculazioni patologiche, e da essa si allontanarono. Le classificazioni nelle scienze naturali generano le classificazioni nosologiche. Sauvages, [p. 14 modifica]Cullen, Vogel, Macbride ec. studiavansi di raccogliere in gruppi naturali le malatie, fondandosi sul criterio di alcune comuni manifestazioni. Ma, ad onta dell’utile scopo e della tendenza al progresso, dovendo spesso vagare fra seducenti teorie ed ipotetiche spiegazioni, e per le osservazioni d’altronde incompiute e superficiali che segnarono il punto di partenza, si tolsero tante volte dal più diritto cammino.

Sul declinare del secolo scorso considerata da Cullen la poca importanza data da Haller nella sua Fisiologia al sistema nervoso, e la quasi esclusiva influenza per questo autore attribuita nelle vitali manifestazioni alle fibre muscolari, giovatosi degli studj di Willis, Pacchioni, Baglivi ed Hoffmann, lo riguardò siccome il principio delle diverse funzioni dell’organismo; raccolse tutta la sua mente sul sistema nervoso, pensando che da questo figliassero tutti i fenomeni della vita, che fosse il primo a sentire l’influsso degli esterni fattori, l’agente primario del senso e del moto, la sede precipua delle patologiche lesioni: l’unico sistema infatti, sovra cui le potenze terapeutiche siano capaci a spiegare tuttaquanta la loro efficacia. Questi pensamenti gettarono interamente l’oblio sovra qualsivoglia mecanica ed umorale teoria, dando le fondamenta del più perfetto solidismo. Ma più di quello che convenisse difondendo il suo genio di sistematizzazione, tenne raccogliersi nell’atonia e nello spasmo ogni patologico mutamento; imaginando di spiegare per queste [p. 15 modifica]due condizioni qualunque morboso e terapeutico fenomeno. Brown intendendo di modificare il sistema di Cullen, soverchiamente lo estese, in modo tale d’aversi il suo sistema, direi quasi, siccome l’espressione metafisica della dottrina di Cullen. L’eccitabilità, che comprende la sensibilità e l’irritabilità, agisce, secondo Brown, quantitativamente su l’organica materia, modificandone le funzioni. Sebene anche questo sistema non sia seevro di difetti, portò tuttavolta un sommo bene allo intelletto dei Medici, togliendoli dal meditare e dall’affaticarsi inutilmente intorno sistemi erronei, co’ i quali sognavano d’aver compiuto il voto nella ricerca dei fenomeni della vita.

Gli studj speciali delle epidemie sotto la direzione di Vicq-d’Azyr, e la sublime scoperta di Jenner su la Medicina contemporanea maravigliosamente sfolgoreggiarono. Pinel, cresciuto alle dottrine filosofiche di Locke e di Condillac, divisò d’applicare l’analisi alla Medicina, riconducendola alla severità delle scienze di osservazione, dando egli alla luce la sua Nosografia filosofica. In questa maniera egli esercitò una somma influenza su la sua epoca, diede alla Medicina uno spirito positivo di cui abbisoguava, risvegliò e consacrò i veri principj della dottrina ippocratica, proscrisse irrevocabile l’umorismo e il mecanismo sistematici, e fu come il proavo del sistema fisiologico della irritazione.

Apparve Bichat, e trovava fluttuante la Medicina nei varj sistemi figli del suo secolo. In mezzo ad ele[p. 16 modifica]menti così disparati ideò ed incarnò il suo grande disegno, si aperse coraggiosamente un sentièro, lo misurò, ne toccò tosto la mèta, avendo sposati, come nelle scienze fisiche, i fenomeni organici ai principj emanati dai fatti. Decompose gli organi umani nei loro elementi, mostrò i tessuti che li costituiscono, dotati di particolari vitalità e di speciali affezioni. Corse però con soverchio ardore nei campi dell’ipotesi; ma ebbe la gloria di aver dato un valido impulso all’Anatomia patologica co ’l definire che le malatie che interessano i diversi tessuti consistono nelle alterazioni delle proprietà vitali; e che l’azione dei mezzi terapeutici si riduce a condurre queste proprietà alla loro normale condizione. Queste dottrine, degne di sì elevato intelletto, segnarono la sorgente della scuola Broussesiana della irritazione.

La gratitudine e la riverenza delle nazioni e degli uomini saranno eterne verso quei pochi ma grandi intelletti che nel secolo XVIII. condussero la Medicina a tanto splendore.