Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO LIV
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO LIV.
De’ diversi movimenti della Natura, e della Grazia.
1. Figliuolo, considera minutamente i moti della natura, e que’ della Grazia, però che essi vanno assai fra loro contrari, e procedono sottilmente; ed appena se non da qualche uomo spirituale, e della mente illuminato, si possono ben discernere. Tutti a dir vero appetiscono il bene, e studiansi pure ne’ loro detti, o ne’ fatti ad alcuna bontà; e perciò dalla apparenza del bene molti sono delusi.
2. La Natura è scaltra, e molti lusinga, allaccia ed inganna, ed ha sempre se stessa per fine: ma la Grazia procede con semplicità, schifa tutto ciò che ha vista di male, non trama frodi, e tutto fa puramente per amore di Dio, nel quale pure come in termine si riposa.
3. La Natura non s’acconcia se non per forza al morire, nè vuol esser depressa, superata, nè altrui star soggetta, nè sottomettersi spontaneamente. la grazia d’altra parte, si studia nella mortificazione, contrasta alla sensualità, proccura d’essere soggettata, ama d’esser vinta, nè usar vuole la sua libertà; gode d’esser ristretta sotto disciplina, e non è vaga di signoreggiare a persona; anzi di vivere, stare, e rimanersi mai sempre nella soggezione di Dio; e per amore di lui è apparecchiata di chinarsi umilmente ad ogni uomo.
4. La Natura s’affatica per lo suo proprio vantaggio; e al vantaggio, che da alcun le potesse venire, riguarda. La Grazia all’opposto non pone mente a quello che sia utile, e comodo a sè, ma sì che a molti sia profittevole.
5. La Natura riceve di buon grado riverenza ed onore; là dove la Grazia ogni onore e ogni gloria fedelmente a Dio riferisce.
6. La Natura teme la vergogna e ’l disprezzo; e la Grazia pel nome di Gesù gode di sostener contumelia.
7. La Natura ama l’ozio e il riposo del corpo; ma per contrario la Grazia non sa stare sfaccendata; anzi imprende la fatica di buona voglia.
8. La Natura è vaga di cose artifiziate e vistose, e abborre le rozze e le vili. La Grazia però dilettasi delle semplici e basse, non ha a schifo le aspre, nè rifugge di portar robe vecchie
9. La Natura alle temporali cose riguarda, gode ne’ guadagni terreni, del danno s’attrista, e monta in ira per picciola parola d’ingiuria. Ma la Grazia sta fisa alle cose eterne, nè alle passeggiere s’attacca, nè nella perdita de’ beni si turba, nè rimane aspreggiata per le più dure parole; poichè ha già collocato il suo tesoro, e ’l suo gaudio nel cielo, dove niente non le perisce.
10. La Natura è cupida, e riceve più volentieri che ella non dona; ama le cose proprie e private: la Grazia poi è pia, si dà a tutti, schiva le singolarità, è contenta di poco, e più beata cosa giudica il dare, che il ricevere.
11. La Natura è inchinevole alle creature, alla propria carne, alle vanità, ed a discorrimenti: ma la Grazia trae a Dio, ed alle virtù, rinunzia alle creature, fugge dal mondo, odia gli appetiti della carne, raffrena gli svagamenti, e si vergogna di comparir tra la gente.
12. La Natura volentieri si piglia qualche sollazzo da fuori, nel quale abbia sensibil diletto: ma la Grazia non cerca consolazioni che in Dio solamente, nè in altro che nel sommo Bene, sopra tutte le visibili cose, vuol dilettarsi.
13. La Natura tutto fa per lo bene e utilità propria, e nulla sa fare gratuitamente; ma o l’equivalente, o più, o laude, o favore spera di conseguire in cambio del suo benefizio; e agogna che i fatti suoi e’ doni sieno altamente apprezzati: la Grazia in contrario niente di temporali cose procaccia, nè altro premio dimanda in mercede, che solo Iddio, nè de’ terreni beni che le bisognano più avanti brama, di quel che le basti a potersi acquistare gli eterni.
14. La Natura va lieta de’ molti amici e parenti, si dà lode de’ gradi onorevoli, della nascita, e della famiglia; fa il piacer de’ potenti, careggia i ricchi, applaude a’ suoi simili: la Grazia poi vuol bene anco a’ nemici, nè per moltitudine d’amici si gonfia; nè punto reputa il grado, nè l’origine de’ natali, se la virtù non sia quivi maggiore. Favorisce anzi il povero, che il ricco; compatisce più all’innocente, che al potente. Rallegrasi con le persone leali, non mai con le frodolente. conforta mai sempre i buoni all’emulazione de’ doni migliori, e ad assomigliarsi per virtù al Figliuolo di Dio.
15. La Natura di leggieri si lagna del sostener difetto o molestia: la Grazia porta con fermo cuore la povertà.
16. La Natura ritorce tutto a se stessa; per sè litiga, e fassi ragione: ma la Grazia ogni cosa ritorna a Dio, dal qual tutte originalmente derivano. niente a sè ascrive di bene, nè superbamente presume; non è conteziosa, nè il suo sentimento mantiene contro l’altrui; anzi in ogni sua opinione, e sentenza, si sottomette alla sapienza eterna, ed al divino giudizio. La Natura è avida di saper cose secrete, e sentir novità; vuol dare altrui bella vista, e di molte cose per mezzo de’ sensi prendere esperimento; desidera d’essere conosciuta, e fare di quelle cose, donde lode, e ammirazione gliene torni: ma la Grazia non cura di saper cose nuove o curiose: essendochè ogni novità nasce dal corrompersi, e dallo invecchiar delle cose, conciossiachè nessuna ne sia al mondo nuova, e durevole. Ella adunque insegna raccogliere i sensi, schivare la vana compiacenza ed ostentazione, le operazioni laudevoli e degne d’ammirazione nascondere con umiltà, e d’ogni atto, e d’ogni scienza procacciar frutto d’utilità, e a Dio laude ed onore. Non vuole nè essa, nè le sue cose essere commendate; ma Iddio brama che de’ suoi doni sia benedetto, il quale tutte le cose per sola grazia largisce.
17. Cotesta Grazia è un lume soprannaturale, ed un cotal dono speziale di Dio, e propriamente carattere degli eletti, e pegno dell’eterna salute; la quale dalle cose terrene solleva l’uomo ad amar quelle del cielo, e di carnale il rende spirituale. Quanto è dunque più la natura depressa e signoreggiata, tanto in lei s’infonde Grazia maggiore; e ciascun giorno per nuove visitazioni più si riforma l’uomo interiore secondo la simiglianza di Dio.