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256 | libro iii. |
più, o laude, o favore spera di conseguire in cambio del suo benefizio; e agogna che i fatti suoi e’ doni sieno altamente apprezzati: la Grazia in contrario niente di temporali cose procaccia, nè altro premio dimanda in mercede, che solo Iddio, nè de’ terreni beni che le bisognano più avanti brama, di quel che le basti a potersi acquistare gli eterni.
14. La Natura va lieta de’ molti amici e parenti, si dà lode de’ gradi onorevoli, della nascita, e della famiglia; fa il piacer de’ potenti, careggia i ricchi, applaude a’ suoi simili: la Grazia poi vuol bene anco a’ nemici, nè per moltitudine d’amici si gonfia; nè punto reputa il grado, nè l’origine de’ natali, se la virtù non sia quivi maggiore. Favorisce anzi il povero, che il ricco; compatisce più all’innocente, che al potente. Rallegrasi con le persone leali, non mai con le frodolente. conforta mai sempre i buoni all’emulazione de’ doni migliori, e ad assomigliarsi per virtù al Figliuolo di Dio.
15. La Natura di leggieri si lagna del sostener difetto o molestia: la Grazia porta con fermo cuore la povertà.