Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro decimo – Cap. VII

Libro decimo – Cap. VII

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Del modo del condurre le acque, et come elle si possino accomodare à bisogni de gli huomini.

cap. vii.


T
Rovata finalmente l’acqua, et provata che sia buona, bisogna provedere che ella si conduca eccellentemente, et che ella si accommodi à bisogni de gli huomini commodissimamente. Duoi sono i modi del condurre le acque; o elle si conducono per un solco, et per un canale; o veramente elle si fanno gonfiare per cannelle et docioni. In qual si è l’uno di questi modi, l’acqua non si moverà, se il luogo dove tu la vuoi condurre, non sarà più basso che quello onde ella si hà a muovere. Ma ci è questa differentia che l’acqua che si conduce per canale, bisogna che continovamente vadia allo ingiù col suo pendio, ma quella, che si fa gonfiare, in qualche parte del viaggio si può fare salire qualche poco. Di queste habbiamo à parlare. Ma bisogna raccontare prima alcune cose che fanno a proposito. Coloro, che vanno investigando queste cose, dicono che la terra è sferica, ancor che in molti luoghi ella sia aspra di monti, et in molti altri vestita di mari; ma per il gran circuito di quella, a fatica si conosce la sua asprezza, et che egli interviene come nel vuovo, il quale se bene è ronchioso nondimeno, nella grandezza del suo gran circuito non si considerano, et non si stimano quei piccoli rilievi, che vi sono. Et è cosa certa, secondo Eratostene che il gran circuito de la terra è dugento cinquanta dua milia stadii, et che e’ non si truova monte nessuno tanto alto, ne acqua nessuna tanto profonda che il loro piombo passi 15000. cubiti: non il monte Caucaso certamente, in la cima del quale batte il Sole sino alle tre hore di notte. Egli è in Arcadia un grandissimo monte chiamato Cylleno, et chi hà misurato il suo piombo, dice che e’ non passa XX. stadii. Et pensano che il Mare sia sopra il terreno quasi che una coperta, si come sopra un pomo la rugiada di state. Sono alcuni che per ciancia dicono che il Creatore del Mondo si servì de la concavità del Mare quasi che come di un suggello, quando fece i monti. A queste cose aggiungono i Geometri, (il che faccia molto bene a proposito); Se e’ si tira una linea retta, che tocchi il globo de la terra che dal punto nel quale ella tocchi il terreno, si distenda mille passi per lo lungo, egli avverrà che quello intervallo che sarà infra lei, et il gran circuito de la terra, non sarà mai più che dieci dita, et però l’acqua non vi andrà mai per i canali, ma che ella si fermerà a guisa d’uno stagno: à ogni otto stadii adunque bisogna che ella sia più bassa un piede intero, che non fu il luogo dove prima fu tagliata la ripa, et trovata l’acqua: Il qual luogo i Legisti chiamano lo Incile, detto, cosi da la incisione, che si fa o nel sasso, o nel terreno, per cagione del condurre l’acqua; et se ad ogni otto stadii egli harà più di sei piedi di pendio, pensano che la rapidità del corso sia per le navi incommoda: Et per vedere se dal piano de lo Incile, la fossa scavata, che ha à condur l’acqua, è più bassa o nò, et quanto habbia di pendio, si sono trovati certi instrumenti, et una arte molto utile. Questa cosa da Maestri che non sanno, è conosciuta con il mettere una palla in essa fossa, la quale rotolando fa lor credere che l’acqua vi habbia ad havere assai ragionevole pendio: gli instrumenti di quei, che sanno, sono la Livella, Archipenzolo, et il Regolo, et oltra questo tutte l’altre cose simili, che sono terminate con un angolo retto: questa è una arte alquanto più segreta, ma non la esplicheremo, se non quanto ci faccia in ciò di mestiero; percioche ella si fa con lo sguardo, et con la veduta: le quali [p. 262 modifica]cose noi chiamiamo punti. Se dove si harà a condurre una acqua, vi sarà la pianura espedita, bisognerà in duoi modi dirizzare la veduta. Percioche o non molto lontani l’un da l’altro, o pur lontani assai, si porranno certi termini, et certi legni, et quanto gli ultimi punti de gli intervalli saranno infra loro più vicini, tanto manco si discosterà la dirittura de lo sguardo dal circuito de la terra: Ma quanto gli intervalli saranno più lunghi, tanto si troverà il circuito, et lo spazzo del terreno esser più basso da la dirittura de la linea de la livella: in questi si fatti osservisi che ad ogni mille passi ti abbassi sino a dieci dita. Ma se e’ non vi sarà una pianura espedita, ma vi sarà qualche collinetta, alhora in questi ancora ti bisognerà fare in un’altro modo: l’uno che tu pigli la altezza da lo incile, et per il contrario ancora da lo emissario. Lo emissario chiamo io quel luogo destinato, dove tu vuoi che l’acqua arrivi, donde l’acqua possa uscire o continovamente, o a certi bisogni. In cosi fatti luoghi si conoscono le altezze nel tirarvi gradi di misure: chiamoli gradi, perche e’ son simili a quei gradi, per i quali si saglie nel Tempio. Una linea de quali è il raggio de la veduta, che esce da lo occhio di chi risguarda, secondo la pari altezza de lo occhio; il che si fa con la livella, o con l’archipenzolo, et col regolo: Et l’altra linea à quella, la quale cascherà da lo occhio di colui, che guarda, sino a suoi piedi a piombo. In cosi fatti gradi noterai da’ lor piombi la portione de la linea, che avanzerà l’una l’altra, qual sia, o quella che tu pigliasti da lo incile, o per il contrario quella altra, che tu pigliasti da lo emissario. Ecci ancora un’altro modo che tu tiri le linee da lo incile sino alla cima di quello colle, che è in quel mezo, et di quivi poi tirerai le linee sino allo emissario, et noterai gli angoli retti per via di Geometria, che convenientia habbino insieme. Ma questo modo è molto difficile a saperlo usare, et non molto fedele al farlo, percioche in un grande intervallo lo errore de lo angolo, che si causa da lo occhio di chi risguarda, se bene egli è piccolo, rilieva pur assai in questa facenda. Ma sarannoci alcune cose, che si affaranno a questa maniera, come dipoi diremo, de le quali ci serviremo molto bene, per havere le diritture; se per aventura e’ sarà a condurre nella terra una acqua traforandovi il monte: Il che si farà in questo modo: nella sommità d’un monte, donde tu possa vedere da uno lato lo incile, et da l’altro lo emissario, disegnerai nel terreno spianato un cerchio largo dieci piedi: questo cerchio si chiama Orizonte: nel centro del cerchio ficcherai ritta una asta, che stia a piombo. Fatte queste cose, il maestro, che vorrà pigliare queste diritture, stando fuori del cerchio, andrà considerando intorno, cercando in che luogo la linea de la veduta, intenta ad un capo de la acqua da condursi vegga esso termine, et dove da basso quella asta fitta nel centro batta nella circunferentia del cerchio: havendo trovato il maestro questo luogo certo in quello Orizonte del cerchio, et havendolo segnato, e’ tirerà una linea, che passi per il descritto punto, et per il centro, che segherà di quà et di là la circunferentia del cerchio. Sarà certamente questa linea il diametro d’esso cerchio quando passando ella per il centro intersegherà a dirittura la circunferentia del cerchio da amendue le bande. Et se questa medesima linea ugualmente riguardata da un lato, et da l’altro tirata in lungo à dirittura, guarderà da questo lato lo incile, et da questo altro lo emissario, ella ne presterà per condur l’acqua il corso diritto. Ma se queste vedute non si riscontreranno in questo modo, et altrove batta il diametro, che guarda lo incile, et altrove quello, che guarda lo emissario; alhora da la intersegatione, che essi diametri fanno alla asta che è nel centro, si vedrà la differentia, che è infra esse diritture. Io mi servo de lo aiuto di cosi fatto cerchio, à levare le piante de le Città, et de le provincie, et à disegnarle, et à dipignerle, et acommodatissimamente ancora a fare le mine, et le trincee sotto terra. Ma di queste tratteremo altrove. A qual rivo si voglia per cui l’acqua si conduca o poca per [p. 263 modifica]bere, o assai perche serva a navigarvi, ci serviremo di quelle diritture che noi habbiamo racconte insino a qui. Ma non sarà il medesimo lavoro il fare i canali per haver gran copia d’acqua, et quello per haverne poca. Noi in questo luogo diremo prima quelle cose come habbiam cominciato, che bisognano per a acqua da bere. Et poi passeremo a trattare dell’acque da navigare. Il lavoro di cosi fatto rivo o e’ sarà murato, o pure sarà solamente una fossa. La fossa si farà di due sorti: o ella si farà in piano per la campagna, o veramente passerà per entro un Monte; il che chiamo mina, o canali sotto terra. In tutta duoi questi, dove tu troverrai o sassi, o tufi, o terreno più serrato, o cosa alcuna simile, che sia tale, che reggendosi da se stesso non impedisca il corfo dell’acqua, non harai bisogno di murarvi. Ma dove il terreno, o i fianchi de la fossa non saranno sodi, a l’hora bisogna murarli, se la medesima fossa si ha a cavare per le viscere dentro del terreno. Ella si caverà in quel nodo che di sopra ti dissi. Nel fare i condotti sotto terra a ogni cento piedi faccinvisi pori, et sfogatoi sopra, secondo che il bisogno del terreno richiede, et faccinsi murati. Io hò visti pozzi appresso de Marsi la dove cade l’acqua nel Lago di pie di luco, murati eccellentissimamente di mattoni cotti alti fuor dell’oppenione de gli huomini. Nella Città di Roma per insino a 441. anno da che ella fu fatta, non vi fu Condotto nessuno di acqua che fussi murato, di poi venne la cosa a quello, che e’ vi conducono i fiumi per aria. Et dicono che per Roma erano tanti Condotti di acqua murati in un tempo, che per essi tutte le case di Roma abbondavano di acqua. Ma da prima cominciarono a murare i Condotti sotto terra, il che haveva più commodità: Percioche il lavoro cosi nascoso era manco sottoposto alle ingiurie, et perche e’ non erano espolti a diacci, nè a caldi roventi del Sol Leone, ne conducevano le acque migliori, et più fredde, ne potevano essere interrotte o guaste, o volte altrove da li nimici, mentre scorrevano il paese. Di poi venne la cosa in tanta grandezza che per haver l’acque che salissino in alto per le fontane de gli horti, et per le stufe cominciarono a condurre per aquidotti fatti su gli archi con muraglia in alcun luogo alta più di centoventi piedi, et lunga più di sessanta milia passi: del che havevano ancora queste commodità. Percioche et altrove, et in Transteveri macinavano con l’acqua di quello aquedotto le biade, et i grani; il quale poi disfatto da li inimici, cominciarono a fare i mulini su per le navi. Aggiugni, che per la abbondantia de le acque lo aspetto de la Città, et l’aria ne divenne più pura, et più purgata. Aggiunsonvi ancora gli Architettori alcune cose, le quali facessino a proposito a certe hore, et in certi tempi a’ bisogni civili, con grandissimo piacere de le cose, che quivi si movevano, percioche alcune statue di bronzo, le quali andavano innanzi alla facciata de la fonte, rappresentavano i giuochi, et la pompa de’ Trionfi. Udivansi ancora organi musicali, et armonie, et concenti di voci molto sonore, et molti suavi, causate dal moto de la acqua. Gli Aquidotti murati, coprivano eglino di una volta alquanto grossa, accioche l’acqua non riscaldasse per i Soli. Et da lo lato di dentro li arricciavano, et incrostavano d’una corteccia, simile a quella con la quale dicemmo ammattonarsi gli spazzi, grossa almanco sei dita. Ma le parti de gli Aquidotti murati sono queste: Allo incile si fa un ricetto, dipoi giù per il Condotto si fanno le conserve de la acqua, ma dove si riscontrasse in terreno che fusse troppo alto, si cava nel terreno un bottino; allo sboccatoio, donde s’ha a versare l’acqua, si aggiugne le cannelle. Queste cose da legisti sono dichiarate, et terminate in questo modo: Il rivo è il canale, per la lunghezza del quale si conducono l’acque; il ricetto è quello, che si applica allo incile per avviare l’acque; le conserve son quelle, che serbano l’acqua publica: Il bottino è quello, che è cavato nel terreno con ripe atorno, dal quale si può vedere le acque; lo sboccatoio è la fine del Condotto, donde si verfano le acque. Tutte queste cose è di necessità che si [p. 264 modifica]faccino di muraglia ferma, con fondo stabile gagliardissimo, et con incrostamenti saldi, et che non versino per conto alcuno. In bocca del condotto si fa una porta, per la quale tu possa serrandola vietare alle acque torbide l’entrare per il condotto, et che tu possa, quando mai ti bisognasse, rassettare il condotto se si fusse guasto in alcun luogo, a tuo piacere, senza che l’acqua vi ti habbia a dare impaccio; et vi si metterà una grata di rame, per la quale l’acqua possa entrare nel condotto più chiara, et più pura, lasciando fuori et rami, et frondi, et altre cose brutte, che vi cascassero. Ad ogni cento cubiti per il condotto si fanno le conserve, et cosi di mano in mano ad ogni altri cento cubiti o una conserva, o un bottino largo venti piedi, lungo trenta, fondo sotto il canale quindeci piedi, et questo si fa, accioche il mescuglio de le acque, che cascono dal terreno, o che per quello vi sono portate impetuosamente, trovato una sede da riposarvisi subito vi si fermino, et dieno luogo all’acqua viva da poter correre più stillata, et più pura. I buchi de li sboccatoi si varieranno per versare le acque, secondo il concorso dell’acqua che viene, et secondo i doccioni. Percioche quanto più l’acqua sarà presa da un largo, et veloce fiume, et quanto ella sarà condotta per canali, o vie più espedite, et quanto ella sarà più per esse stretta insieme, tanto più bisognerà allargare il modine da versare. La cannella, che sarà messa a piano et diritta, mantenerà il modine; et hanno trovato, che detta cannella per lo attignere, per dir cosi, si consuma da la acqua, et non è metallo alcuno, che più si difenda che l’Oro. Et sia detto a bastanza del modo da condur le acque et per le fosse, et per i condotti. Ma l’acqua si farà gonfiare con cannelle di piombo, o più tosto con doccioni di terra; percioche i Medici dicono, che i canali di piombo inducono escoriatione de li intestini. Simile difetto ne nascerà ancora dal rame. Le acque che si hanno a bere, et quelle che si hanno a mangiare, i Savi dicono ch’elle sono migliori stando in vasi di terra cotta, et più saporite, percioche e’ dicono, che la terra è sede naturale da riposarvisi bene si l’acqua, si l’altre cose, che produce la terra: i canali di legno in certo spatio di tempo danno all’acque un certo colore, et un certo sapore non grato. Bisogna che le cannelle sieno fermissime, i vasi di rame causano il mal caduco, il cancro, dolori di fegato, et di milza. Al diametro del vano de la cannella bisogna che corrisponda la grossezza dell’intorno de la cannella non manco che per il quarto, con commettiture mastiettate. I doccioni entreranno l’uno ne l’altro, et si commetteranno con calcina viva, et con olio, et si rincalceranno attorno, et sotto con gagliardissima muraglia, et si fermeranno con mettervi insieme sopra pesi grandissimi; et massimo dove tu harai a fare il condotto che volti l’acqua, o dove ella trovandosi abasso harà a salire, o dove nel volgerla faccendo gomito la diventi più stretta. Percioche da il peso de la spignente acqua, et da la mole, et da lo impeto del corso i doccioni facilmente si solleverebbeno, et si scoppierebbono. I buon maestri per fuggire questo pericolo, et massimo nelle inginocchiatture, si servivano d’una pietra viva, et massimo de la rossa traforata per tal bisogno. Io ho visti marmi lunghi più di XII. piedi forati da capo a piede, d’un buco largo un palmo; il che io facilmente possetti per manifestissime conietture, et indicii di essa pietra conoscere esser stato fatto con una cannella di rame, et con rena al tornio: ma perche tu fugga il pericolo de lo scoppiare, raffrenerai il corso de la acqua, con fare che ella si vadia piegando, non però inginocchiata a fatto, ma piegata modestamente, talmente c’hora si pieghi su la destra, et hora su la manca, hora salga, et hor scenda più volte. Aggiungasi ancora a questo alcuna cosa, che sia in vece di bottino, o di conserva, si perche l’acqua in esso si purifichi, si ancora perche e’ si possa più facilmente, se e’ vi nascesse difetto alcuno, veder manifesto in che modo, et in che luogo bisogni riparare; ma non si ponga la conserva nel più basso luogo de la valle, nè dove l’acqua s’habbia a far salire a lo insuso, [p. 265 modifica]ma pongasi dove l’acqua serbi il corso suo più uguale continovatamente. Et se per aventura tu harai a fare un condotto che passi per un lago, o per uno stagno, si farà con pochissima spesa in questo modo: Farai d’havere travi di leccio, et per il lungo di quelle scaverai a guisa di doccioni un solco largo, et lungo, et in questo solco adatterai i doccioni, et commetterali con la calcina, et fermerali con spranghe di rame saldissimamente: Dopo questo messe a filo per il lago queste travi, congiugnerai, et annetterai cosi fatti legni l’uno a l’altro in questo modo: fa di havere cannelle di piombo grosse quanto i doccioni, et lunghe tanti piedi, che dove bisogni si possino piegare commodamente. Queste cannelle si commetteranno ne doccioni (siami lecito dir cosi) et le commettiture ristuccherai con calcina spenta con olio, et le fermerai con spranghe di rame, et in questo modo le metti insieme, et distendi detti condotti, che pendino da foderi talmente che arrivino da l’una riva a l’altra, et che le teste restino in secco da l’una et l’altra ripa. Dipoi dove il lago è più fondo primieramente lasciavi andare sino in sul fondo a poco a poco, et quasi ugualmente questo si fatto lavoro di legname et di doccioni, andandoli dietro quasi che aiutandoli tutto il resto di questa massa. Dove avverrà per lo aiuto de le funi che le cannelle di piombo si piegheranno secondo che bisognerà, et il lavoro del legname et de doccioni si collocherà et poserà sul fondo commodissimamente. Ordinati in questo modo i condotti col mettervi la prima volta l’acqua, mettivi ancor dentro de la cenere, accioche se ne doccioni non fussino cosi risaldate le commettiture, per essa si intasino. Et darai l’acqua a poco a poco, accioche data in un subito nello inghiottirsi per i doccioni non si sviluppi il vento ne condotti. Egli è cosa incredibile quanto sia la possanza et la forza de la natura quando simili doccioni piglino vento et che l’aria si ristrigne in un gruppo. Io ho trovato appresso de Medici che l’ossa de gli stinchi de gli huomini sono scoppiate dal rompersi che hà fatto il vapore, che vi si era dentro rinchiuso. Quei che attendono a condotti dell’acque, forzano l’acque salire d’un vaso in alto, con haver rinchiuso l’aria infra due acque.