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libro decimo. 265

ma pongasi dove l’acqua serbi il corso suo più uguale continovatamente. Et se per aventura tu harai a fare un condotto che passi per un lago, o per uno stagno, si farà con pochissima spesa in questo modo: Farai d’havere travi di leccio, et per il lungo di quelle scaverai a guisa di doccioni un solco largo, et lungo, et in questo solco adatterai i doccioni, et commetterali con la calcina, et fermerali con spranghe di rame saldissimamente: Dopo questo messe a filo per il lago queste travi, congiugnerai, et annetterai cosi fatti legni l’uno a l’altro in questo modo: fa di havere cannelle di piombo grosse quanto i doccioni, et lunghe tanti piedi, che dove bisogni si possino piegare commodamente. Queste cannelle si commetteranno ne doccioni (siami lecito dir cosi) et le commettiture ristuccherai con calcina spenta con olio, et le fermerai con spranghe di rame, et in questo modo le metti insieme, et distendi detti condotti, che pendino da foderi talmente che arrivino da l’una riva a l’altra, et che le teste restino in secco da l’una et l’altra ripa. Dipoi dove il lago è più fondo primieramente lasciavi andare sino in sul fondo a poco a poco, et quasi ugualmente questo si fatto lavoro di legname et di doccioni, andandoli dietro quasi che aiutandoli tutto il resto di questa massa. Dove avverrà per lo aiuto de le funi che le cannelle di piombo si piegheranno secondo che bisognerà, et il lavoro del legname et de doccioni si collocherà et poserà sul fondo commodissimamente. Ordinati in questo modo i condotti col mettervi la prima volta l’acqua, mettivi ancor dentro de la cenere, accioche se ne doccioni non fussino cosi risaldate le commettiture, per essa si intasino. Et darai l’acqua a poco a poco, accioche data in un subito nello inghiottirsi per i doccioni non si sviluppi il vento ne condotti. Egli è cosa incredibile quanto sia la possanza et la forza de la natura quando simili doccioni piglino vento et che l’aria si ristrigne in un gruppo. Io ho trovato appresso de Medici che l’ossa de gli stinchi de gli huomini sono scoppiate dal rompersi che hà fatto il vapore, che vi si era dentro rinchiuso. Quei che attendono a condotti dell’acque, forzano l’acque salire d’un vaso in alto, con haver rinchiuso l’aria infra due acque.


De le Citerne, et dell'uso, et utilità loro.

cap. viii.


I
O vengo a trattare de le citerne. La citerna è un vaso alquanto maggiore da acqua, che non è una conserva, non dissimile però da questa, et bisogna che di fondo, et per tutto ella sia ben fatta falda, et che tenga benissimo. Et quella li farà doppia, una che ti ferva per berne, l’altra che ti serva per gli altri bisogni, come per ammorzare un fuoco et simili. Quella si come gli Antichi la chiamavano per usato costume Argento da cibare, cosi ancora noi la chiameremo acqua da bere. Ma l’altra che solamente si farà per serbare acque di qual si voglia sorte, et che sarà lodata quanto più sarà maggiore, la chiameremo la conserva, o bottino della citerna. Egli è d’una grande importanza che la citerna dell’acqua da bere, tenga buona acqua, o cattiva. Nell’una citerna, et nell’altra, bisogna procurare che l’acqua ci si conduca bene, ci si conservi bene, et bene si scompartisca a bisogni. Egli è manifesto che nelle citerne si mettono l’acque de fiumi, et de le fonti per i condotti, et le pioggie de tetti, et de piani; de terreni ancora hanno usato per tutto, ma a me piacque assai la inventione di quello Architettore, il quale fece all’intorno di una grandissima, et rilevata pietra, posta in cima del monte, una fossa affonda dieci piedi, la quale come una corona postavi all’intorno raccogliente, da la ignuda sommità del monte tutta la pioggia che vi cadesse, et in luogo alquanto più basso sotto il colle in piano, fece una conserva di acqua da potervi andare per tutto di mattoni, et di calcina, alta trenta piedi, larga quaranta, et

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