Degli edifizii/Libro secondo/Capo V

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CAPO V.

Mura di Teodosiopoli sul fiume Aborra ristaurate.
Acquidotto a Costantina.


Nella stessa maniera essendo per vetustà cadute le mura di Teodosiopoli sul fiume Aborra, piazza forte dell’Impero romano, sicchè gli abitanti niuna sicurezza aveano, ed ogni giorno aspettavansi che precipitassero. L’Imperador nostro rifattane la massima parte, venne a liberare la Mesopotamia delle incursioni de’ Persiani. [p. 372 modifica]Giusto è anche dire ciò che fece a Costantina. Erano le sue mura, a considerarne l’altezza, facili ad essere scalate; e nel rimanente le costruzioni erano tali da non poter resistere ad assalto nemico, tutto facendo pensare che gli antichi, anzichè un vero lavoro di fortificazioni, altro non avessero inteso che apporvi qualche aggiunta. Imperciocchè le torri erano fra esse distanti per modo, che chi fosse venuto ad assaltare la città nello spazio tra l’una e l’altra posto, dai custodi di quelle non poteva essere impedito. Rovinose poi erano nella massima parte per l’antichità, ed aggiungasi che il muro esterno della città pareva fatto espressamente per invitare gli aggressori a superarlo. Era esso non già grosso di tre piedi, e pura creta ne congiungeva il materiale: vi erano state adoperate pietre molari fino alla metà; e nella parte superiore vi si era messa una specie di pietra bianca, mollissima, la quale non avea alcuna sodezza. Chi dunque fosse venuto ad assaltare quel muro, se ne sarebbe presto impadronito. Giustiniano Augusto le parti cadenti del muro ristaurò spezialmente a ponente e a settentrione, e dappertutto fra l’una e l’altra torre sussistente ne pose una nuova, onde potessero tutte darsi mano nella difesa. E alle mura poi, e alle torri diede notabile altezza, e la intera fortificazione ridusse in istato da rendere vane le forze nemiche. Nell’interno delle torri costruì scale segrete, ed in ognuna tre camere a volto: con che ciascheduna potevasi con tutta verità chiamare Pirgo-castello, secondo il linguaggio greco e latino. Costantina pativa eziandio di penuria d’acqua; chè fuori delle mura, ad un miglio di distanza [p. 373 modifica]dalla città, sono sorgenti d’acqua potabile, presso le quali è nato un ampio bosco, pieno di alberi altissimi: ma dentro le mura, ove le strade sono in pendio e non in piano, fin da antichissimo tempo la città era arida, e i cittadini trovavansi esposti alla sete, e a gravissime difficoltà per provvedervi. L’imperador Giustiniano adunque costruito un acquidotto v’introdusse quanto occorreva al bisogno, e tante fonti perenni vi aprì, che può con tutta ragione dirsi fondatore di Costantina. Ecco i benefizii da lui fatti a quelle città.