De mulieribus claris/LXXXXIV
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CAPITOLO LXXXXIV.
Triaria.
Triaria donna non fu conosciuta per alcuno altro splendore di sua schiatta, se non perch’ella fu moglie di Lucio Vitellio, imperadore di Roma, per lo cui fervente amore verso al marito, e perch’ella avesse da natura congiunta all’animo la crudeltà, ebbe tanta ferocità, che, contro all’usanza delle donne, pare che ella sia degna di farsene memoria. Dunque essendo in discordia dell’imperio Vitellio imperadore e Vespasiano, avvenne (essendo entrati in Terracina, terra de’ Volschi, alcuni gladiatori sotto Iuliano, capitano di Vitellio, ed eziandio molti nocchieri dell’armata de’ Romani, la quale dimorava non molto di lungi dal Monte Circeo sotto Pollinario prefetto, tenendosi da questo, consentendo Vespasiano; per negligenzia e molta pigrizia, e per invenzione d’uno servo) che di notte entrò in quella terra Lucio. Il quale pigliando l’armi contro a’ nimici addormentati usava crudeltà contro a’ cittadini che si difendono col ferro. E Triaria, seguendo la notte suo marito, e entrata nella città, desiderosa della vittoria di suo marito, armata e mescolata coi cavalieri di Vitellio, correva contro a quegli miseri or là or qua per le tenebre tra romori discordevoli, e lo discorrente sangue, per l’armi e per li estremi singhiozzi di quegli che morivano, non lasciando alcuna cosa della crudeltà de’ cavalieri. E fu detto ch’ella adoprò crudelmente e superbamente contro ai nimici. Sono nello moderato petto grandi le forze del matrimoniale amore; quelle non hanno alcuna paura, purchè n’esca la gloria1 del marito; non hanno alcuna pietà; non hanno alcuna memoria ch’elle sieno femmine; non hanno alcuna vergogna, alcuno pensiero di stimare il tempo. Triaria poteva sottomettersi in ogni cosa con lieve fatica per amore del suo marito, delle quali non solamente sogliono impaurire le donne (le quali hanno per usanza per la maggior parte, eziandio di un piccolo mormorare d’un sorcio, fuggire in grembo a’ mariti), ma eziandio sogliono alcuna volta impaurire i robusti e valenti gio vani. E se questa donna corse all’arme di notte con tanto impeto, chi crederà solamente quella essere famosa per quello fatto, non solendo le virtù sole entrare ne’ petti degli uomini, o buone o ree ch’elle sieno? Veramente estìmo, comechè sieno smenticate, che molto più Triaria fusse famosa per altri meriti.
Note
- ↑ Cod. Cass. amore. Test. Lat. gloria.