De mulieribus claris/LXXIV
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CAPITOLO LXXIV.
Sempronia de’ Gracchi.
Sempronia fu figliuola di Tito Sempronio Gracco, famosissimo uomo al suo tempo; la quale egli generò di Cornelia, stata innanzi figliuola del grande Scipione Africano, e poi fu moglie di Scipione Emiliano, famosissimo uomo, lo quale di poi acquistò lo soprannome di suo avolo per la distruzione di Cartagine; e fu sorella di Tiberio e di Cajo Gracco; e non dischiattò da’ suoi passati in grandezza e fermezza d’animo. E dicesi, che dopo la morte de’ suoi fratelli per le loro discordie, avvenne che ella fu menata in giudizio da uno tribuno del popolo in consiglio del popolo, e non senza grande spavento di mente. E in quel luogo confortandola la moltitudine, e tutto l’ufficio dei tribuni stimolando quella, che baciasse Equizio da Fermo della Marca, suo nipote, e figliuolo di Tiberio Gracco suo fratello, era costretta ad accettare quello come della famiglia de’ Sempronj. La quale per certo, benchè fusse in luogo dove solevano tremare i principi, e che ella fusse stimolata dall’una parte e dall’altra di scordevole romore della ignorante moltitudine; e che con aspra faccia fusse minacciata dalla parte dell’autorità dei tribuni, la costanzia di quella donna non si piegò in alcuna cosa; anzi ricordandosi che Tiberio suo fratello, non avea avuto se non tre figliuoli, de’ quali l’uno era morto giovane, essendo nella milizia di Sardegna, l’altro era morto fanciullo poco innanzi che morisse suo padre, e il terzo fanciullo poco dopo la morte di suo padre era morto appresso la balia, il quale era similmente nato postumo; con costantissimo animo, ed aspro volto, non impaurita in alcuna parte, rifiutò vituperosamente Equizio, stranio, e presuntuoso, il quale con falsa pruova si sforzava di bruttare la nobile schiatta de’ Gracchi; e non potè essere piegata nè indotta per alcuna signoria o minacce a fare quello che poteva. Essendo rifiutato Equizio si animosamente, e essendo fatta vana1 la malvagità di sì presuntuoso uomo; e essendo conosciuto da’ tribuni il fatto, fu lodata la perseveranza del nobile animo di quella donna. E forse saranno alcuni, i quali diranno, che benchè Sempronia fusse degna per li suoi passati, nondimeno per questa fortezza non fu da porre tra le famose donne, perchè le donne in ciascun proposito sono d’ostinata e pertinace opinione; ma io benchè non lo nieghi, nondimeno penso che elle siano da lodare, se elle s’accostano alla verità nella quale per certo Sempronia si fermava. Sono ancora alcuni, che vogliono, che ella fusse di sì in domabile2 testa, che, se ella avesse potuto, non sarebbe stata fatta alcuna cosa contro al suo giudicio, la quale ella avesse lasciato senza vendetta. E per questo fu pensato che ella consentisse alla morte di Scipione suo marito; perchè poi che egli guastò Numanzia, domandato se gli pareva, che giustamente fusse stato morto Tiberio Gracco, non avendo rispetto al parentado, lodò l’aspra morte di quello discordevole uomo.