Così mi pare/Chiose/Il velo del mistero
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Il velo del mistero
Le mamme sono in allarme e i signori uomini pure. La pedagogia, il femminismo e la letteratura si sono coalizzate per una riforma educativa che riempie le prime di sgomento e che attenta per gli altri all’acquisito e ambitissimo diritto di iniziatori anche teorici invocando per i giovani — fanciulle e maschi — la fine delle menzogne pietose che, sotto il pretesto di mantenere la poesia, nascondono della vita la realtà più immediata e più grave, la realtà fisiologica.
— Narrate voi stesse ai vostri bimbi il mistero grande e sacro della vita — dice alle mamme il sistema nuovo. Impedite che essi lo imparino in forma indegna, sotto l’aspetto di segreto eccitante, da un compagno già avvilito dal vizio, dalla parola corrotta e corruttrice. Rivelate alle figliole vostre tutta la realtà del matrimonio, le finalità ultime dell’amore, il mistero della dedizione, affinchè esse si preparino al compito nuovo e possano, il giorno in cui un ricambio d’amore si sveglierà nei loro cuori, sentire con sicurezza e senza equivoco possibile se P eletto si attiri intera la loro simpatia. In nome della felicità delle vostre creature, in nome della loro stessa purezza, siano le vostre mani, o madri, che disuggellino gli occhi dei figli vostri!
La voce prima è venuta dall'America e da una donna, attraverso un libro tradotto già in francese, in tedesco, in svedese e che, se venisse tradotto in italiano, s’intitolerebbe così: Quello che tutti i giovani e tutte le fanciulle debbono sapere. In Italia, la questione è stata trattata al Congresso femminile di Roma dove in favore della riforma nuova d’un caposaldo dell’ educazione giovanile s’è pronunziato anche il professor Foà. In Austria, il verbo ci vien bandito dalle scene. Franz Wedekind, l'autore drammatico audacissimo che in fondo a tutto il suo Teatro mette una tesi e in fondo a tutte le sue tesi uno dei mille aspetti del problema sessuale, ha proceduto per antitesi: ha voluto, cioè, mostrare le conseguenze disastrose — e nel caso suo tragiche — dell’ignorare, in un dramma che risponde alla tesi con un’evidenza più che verista.
Come si vede, la tendenza nuova si diffonde. Trionferà? Logicamente, dovrebbe trionfare, nella pratica è un’altra cosa. I moralisti e gli educatori hanno un bel dire, con un grande fondamento di ragione, che nulla di ciò che è fisiologico è impuro: al di là della purezza gli uomini hanno inventato il pudore, P hanno inventato, ammettiamo pure, per avere il gusto di vincerlo; — sarà questo un motivo di più per non rinunziare tanto facilmente alla vittoria che si traduce in un godimento perverso, ma consideratissimo. Gli uomini si sono abituati a considerare P ignoranza della bimba — donna come il profumo della sua integrità fisiologica e ritengono in perfetta buona fede d’aver diritto a quella almeno quanto a questa: appena appena concedevano sin qui alla madre di sollevare un lembo del mistero dinnanzi agli occhi lagrimanti della figlia un’ora prima del distacco dopo la cerimonia nuziale e ancora la rivelazione doveva tradursi semplicemente in un consiglio di sommessione assoluta al marito, d’intera dedizione a lui, in un’esortazione e mostrarsi docile al prescelto signore e padrone, a inchinarsi sommesse e rassegnate a un fato nebulosamente annunziato con parole che facevano battere di trepidazione i piccoli cuori amanti e sgomenti senza riuscire a svelare il mistero.
Povere bimbe e povere mamme! Le prime, attraverso le parole oscure, sentivano come l'allarme di un pericolo: in pieno sogno, avviate verso un paese nuovo tutto d oro, abitato dalla felicità, venivano bruscamente soffermate sul limitare del nuovo regno dalla severa e trepida parola materna misteriosa che le metteva in guardia. Che c’era oltre la soglia del paese del sogno? una delusione? una lotta? un pericolo? il drago dalle sette teste custode geloso dei castelli fatati?
Nulla esse riuscivano a sapere, nulla a immaginare, neppure lo sforzo che le parole vaghe e l'allarme sibillino costavano alle ritrose labbra materne per la prima volta esitanti di fronte a un dovere... Che momento penoso era quello, povere madri! tutta la loro cura sino a quel giorno, era stata spesa nel nascondere agli occhi ingenui e purissimi della loro creatura qualsiasi realtà che potesse turbarne la limpidezza serena, e adesso, toccava alle loro mani di dare il primo strappo al velo del mistero... Nessuna poteva, nessuna può rassegnarsi serenamente al dovere penosissimo. Figurarsi se è possibile ammettere che esse accettino senza ribellione la teoria nuova che vorrebbe farle iniziatrici fin da presso alle culle! Forse la teoria nuova trionferà perchè ha per sé la logica, la giustizia e la prudenza — ma non sarà senza pianto, ma non sarà senza tentativi di rivolta che le mamme accetteranno il compito nuovo d’insegnare — che gli uomini rinunzieranno all’antico diritto di iniziare.
⁂
Io, sono per la teoria nuova.
Penso — con San Paolo — che tutto è puro per i puri; penso — colla scienza — che nulla di ciò che è fisiologico è immorale e nella questione specifica, guardo sopratutto al diritto dei figli nostri: e il diritto dei nostri figli è di saliere.
Per i maschi, la conoscenza si muterà in un più serio concetto della vita; in una considerazione più rispettosa della donna; in antidoto contro il sapore velenoso delle avvilenti confidenze dei compagni, contro la curiosità trice, contro le mille insidie tese al risveglio del senso e del sentimento all’alba della vita; in attesa serena e in preparazione degna al proprio compito di uomo e di maschio.
Per la fanciulla, il sapere vorrà dire preparazione pensosa e seria al suo destino di sposa e di madre; prudenza nella scelta; previsione delle conseguenze di un atto gravissimo e irreparabile che oggi l’ignoranza fa abbracciare con leggerezza irresponsabile e avvilire poi con trascorsi deplorevolissimi — vorrà dire ancora contributo possente al raggiungimento della felicità.
Lasciar ignorare la realtà fisiologica del matrimonio a una fanciulla mi pare un inganno e una truffa.
Qual valore può avere il giuramento di fedeltà e di amore fatto all’altare quando s’ignora completamente il significato di quello che si promette?
Si fa troppo poco, nel matrimonio, la parte delle affinità del senso — s’ignora o si vuole ignorare che alla reciprocità di sentimento deve corrispondere una perfetta reciprocanza di simpatia fisica perchè esistano in un’unione tutte le condizioni di felicità. Altrimenti il matrimonio diventa un tormento e un inferno. Ora, l'uomo che non arriva mai al matrimonio ignorante della donna — nel senso biblico — sa già a priori fin dal momento della scelta se e quanto la fanciulla ambita gli piacerà: la sua esperienza illumina e aiuta l'istinto.
Ma la donna? ma la bimba che l’amore ha sognato soltanto attraverso la poesia come un duetto di sospiri in tono minore, un colloquio colle stelle, una serenata al chiaro di luna, un bisbiglio di parole sovrumanamente dolci pronunziate da labbra che si protendono in un bacio innocente come quello degli angeli?
Illuminarla è il meno che si possa fare per rispetto alla sua personalità, alla sua felicità, alla sua virtù.
Sì, anche alla virtù. Le buone mamme all'antica scrollano il capo e dicono:
— Noi non sapevamo niente: sposammo, ci siamo rassegnate e siamo state virtuose.
Se doveste rassegnarvi e foste virtuose siete state eroiche, o sante e care mamme. Ma la santità e l'eroismo non si possono pretendere da tutte le dojine: l'ideale sarebbe pretendere da tutte l'onestà e dare a tutte la felicità. Fare del dovere di fedeltà una gioia, un bisogno, un assoluto bisogno del cuore. E questo non è impossibile quando la donna sappia, sposando, fin dove giungerà il suo dovere, fin dove giungerà la sua gioia; quando, contemplando il suo diletto ella possa dire a sè stessa:
— Anche il dono di tutta me sarà dolcezza fra le tue braccia!
In queste condizioni non saranno più possibili i tragici risvegli di tante giovani spose entrate nel matrimonio con gli occhi chiusi e il cuore gonfio di commozione, destatesi all’indomani col disgusto in cuore, la nausea sulle labbra, tutto lo spirito in rivolta, staccate per sempre, inesorabilmente, dal compagno, condannate a sopportarlo per tutta la vita, votate per sempre, fatalmente, o a un martirio senza nome o a quel correttivo triste della ipocrisia matrimoniale che è l’adulterio.