Ciuffettino/Capitolo XXVIII

In cui Ciuffettino è costretto a fare il buffone per divertire il re dei Fannulloni

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In cui Ciuffettino è costretto a fare il buffone per divertire il re dei Fannulloni
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XXVIII.

In cui Ciuffettino è costretto a fare il buffone per divertire il

re dei Fannulloni.

La sera dopo il re dei Fannulloni mandò a chiamare d’urgenza Ciuffettino il quale, poveraccio, per vedere di ammazzare il tempo si era dato al nobile ed istruttivo giuoco delle bolle di sapone. Ciuffettino interruppe, a malincuore, il giuoco, e, bofonchiando, trascinando le gambe, entrò nella gran sala della reggia, dove l’inarrivabile monarca stava discutendo di affari di stato con gli alti consiglieri della Corona.

— Giusto te - esclamò il sire di Sbadigliopolis, rivolto al ragazzo, tutto imbronciato - adesso, quando avremo finito la discussione, mi dimostrerai le tue virtù..... Ne parlavamo anche oggi con il maggiordomo.....

Ciuffettino si limitò a chinare il capo, senza comprendere. Il monarca seguitò a parlare, rivolto ai consiglieri che lo circondavano, curvi, in atteggiamento da grandi pensatori di razza:

— Vedo che riflettete ai sublimi problemi che vi ho presentati. Bravi! bisogna riflettere molto, nella vita! Però, non dobbiamo spingerci [p. 234 modifica]oltre certi limiti. Abbiamo riflettuto sei ore buone: è tempo, dunque, di chiudere la laboriosa seduta... Ci sono altre piccole faccende da sbrigare?

Nessuno rispose al monarca.

— Ehi, dico... signor relatore... - strillò il re dei Fannulloni, che quel giorno, per un bel caso, non aveva punto sonno - rispondete!.. Ci sono altre faccende?

Nessuna risposta.

Allora il re, alzatosi dal suo seggio, andò ad urlar nelle orecchie del relatore:

— Ci sono altre faccende..?

— Chi? che cosa? dove? - chiese, svegliandosi di soprassalto, l’integerrimo funzionario - che cosa è successo?

Il re, con una pazienza esemplare, ripetè la domanda.

— Ah! sicuro - disse il relatore, stropicciandosi gli occhi - Vostra Maestà mi aveva fatto una paura... Dunque, ecco: ci sarebbero gli abitanti dei sobborghi di Sbadigliopolis che vorrebbero una diminuzione di imposte... perchè il raccolto delle patate quest’anno è andato male...

— Ci penseremo... C’è tempo, non è vero?

— Altro che! ne riparleremo fra due o tre anni, Maestà. Poi ci sarebbe il processo del terribile brigante Squarciagole, che si è impadronito di quel castello... su la riva del mare... Sono sette anni che si rimanda sempre...

— Ebbene, che male ci sarebbe se lo rimandassimo di altri sette anni?

— Benone, Maestà. Quel brigante non ha punta furia di essere condannato. Per adesso mangia, beve fuma e giuoca a briscola con i carcerieri.....

— Tiriamo innanzi. [p. 235 modifica]

— Pensiamo alle opere pubbliche, Maestà. I cittadini di Sbadigliopolis si lamentano sempre di quel famoso ponte...

— Ancora! Si parla ancora del ponte?

— Maestà: il ponte minaccia rovina da circa dieci anni... E se rovina davvero, la città resta divisa in due parti dal fiume, perchè non abbiamo che quel ponte solo...

— Si potrà andare in barca.

— Oh! certo!..

— Allora, aspettiamo. Che furia c’è? Una delle due: o il ponte casca, e allora c’è sempre modo di rifabbricarlo su le vecchie fondamenta: o non casca, e allora è inutile preoccuparsene... Abbiamo altro?

— A poca distanza di qui brucia un villaggio... gli abitanti sono tutti fuggiti...

— Per il nostro grande avo Pipino il Secco! se il villaggio brucia, non c’è che un rimedio: lasciarlo bruciare!..

— Che sapienza! - borbottò il nostro Ciuffettino, ghignando.

Gli altri dignitari, svegliati dal relatore, gridarono in coro:

— Ha ragione Sua Maestà!..

E se ne andarono, dopo essersi inchinati cerimoniosamente fino a terra.

Il re dei Fannulloni restò solo con il nostro eroe, e rimase un bel pezzo a squadrarlo con occhio più curioso che benevolo. Il fanciullo sotto quegli sguardi da esaminatore, si sentiva impacciato e non sapeva dove posare le pupille e dove ficcar le mani.

— Sei molto piccolo! - dichiarò pretensiosamente re Pipino, dopo un lunghissimo studio.

— Bella scoperta! - pensò Ciuffettino: ma non pronunziò sillaba. [p. 236 modifica]

— Hai proprio l’aria di una scimmietta ammaestrata!..

— E dagli!.. - disse piano il ragazzo.

— Orsù - concluse il monarca, acccendendo una bellissima pipa turca, e sdraiandosi su di un divano - comincia a fare il buffone!

Ciuffettino guardò il re con aria attonita, e non si mosse.

— Dunque? - insistè subito re Pipino - io mi annoio. Divertimi! Fammi ridere a crepapelle!

Il nostro eroe ebbe la forza di dire:

— Ma io... non saprei... il buffone per me gli è un mestiere novo... se vuole che le faccia il pizzicorino sul naso per farla ridere... [p. 237 modifica]

— Come! - disse il re dei Fannulloni un po’ offeso - il pizzicorino! che confidenze sono queste, messer Ciuffettino!.. Ricordatevi che se non avete giudizio, vi metterò la catenella ai piedi, come alle scimmiette cattive...

— Deve essere una fissazione - sospirò il ragazzo - Oh! Fata dei bambini!.. proteggimi tu!..

— Sentiamo... sai ingoiare i coltelli? - chiese il re in tono più raddolcito - sai bere lo spirito acceso?

— Maestà, sono cose troppo indigeste - rispose Ciuffettino, che cercava di farsi coraggio.

— Almeno... sai dirmi che cosa penso adesso? Vediamo, questo deve essere facile per te. Indovina.

— Vostra Maestà non pensa... nulla! - disse il ragazzo con accento ispirato.

— Bravo! vedo che l’ingegno non ti manca. Adesso insegnami dei giuochi di carte.

— Non ne conosco punti!

— Allora fa’ qualche esperimento di prestidigitazione...

— Non so neanche chi sia...

— Chi?

— La signora prestidigitazione!

— Ci vuole una bella dose di pazienza con te, Ciuffettino!.. Via, ti perdono: fammi dei salti mortali, e non se ne parli più...

— Se si contenta di una mezza dozzina di capriòle... - propose Ciuffettino.

— Bah! contentiamoci!

Il ragazzo si diede a fare una serie di belle capriòle in mezzo alla stanza: e re Pipino rideva... rideva...

— Si, non c’è male - disse poscia, asciugandosi gli occhi che avevano pianto per il convulso delle risa [p. 238 modifica]sembri proprio una scimmia... sono contento... saifare altro?...

— So far querciòla...

— Benissimo!.. evviva!..

Ciuffettino dovette ripetere l’elegante esercizio una cinquantina di volte: poi il re, inesausto di godimenti, volle che egli ricominciasse la serie delle capriòle. A notte alta, il monarca disse:

— Sono proprio convinto che mi divertirai molto. Oramai tu sei necessario nel palazzo. È un gran bello svago, per un uomo come me, che deve reggere un popolo di fannulloni, e deve dare il buon esempio a tutti, sacrificandosi a non far nulla... è un gran bello svago, volevo dire, quello di possedere una graziosa scimmietta ammaestrata!

E, in segno di suprema soddisfazione, re Pipino offerse al nostro eroe una caramella di menta di quelle da tre un soldo.