Ciuffettino/Capitolo XVI

Nel quale Melampo paga un debito di riconoscenza verso Ciuffettino

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Nel quale Melampo paga un debito di riconoscenza verso Ciuffettino
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XVI.

Nel quale Melampo paga un debito di riconoscenza verso Ciuffettino.

Allorchè Ciuffettino riprese i sensi, si trovò in un angolo tenebroso del palcoscenico, legato strettamente ad una piccola trave, fra due ombre lunghe lunghe, secche secche, che gli parvero due burattini. E lo erano, infatti.

— Oh! che è stato? - brontolò il ragazzo, stupefatto - chi m’ha legato cosi?...

— Mastro Spellacane - rispose subito una voce funebre, uno dei burattini - il quale ci ha ordinato [p. 126 modifica]inoltre, di farti buona custodia. Capirai!... dopo la catastrofe di questa sera, successa per causa tua...

— Per causa mia!...

— Tua, già. Il padrone ha dovuto rendere i biglietti...

— Gli sta bene! Chi gli ha insegnato di far fare da burattini ai ragazzi?

— Ma! - grugnì l’altro burattino, facendo crocchiare le giunture - noi non ci entriamo, in queste piccolezze. Noi dobbiamo invigilarti, impedirti di fuggire, e basta.

— Ma voi altri, chi siete, se è lecito?

— Noi siamo i gendarmi. E se ti ostinassi a voler fuggire, noi dovremmo ucciderti come un cane!

Questa è la frase di prammatica di ogni vecchio dramma da burattini.

— Oh! il mio cane! - pensò, per associazione d’idee, Ciuffettino, con le lacrime agli occhi - dove sarà, adesso!... almeno ci avessi lui... mi consolerei... Povero Melampo... se l’avessi ascoltato... Oh!... la mia testa! la mia testacela!...

Aveva appena finito di dire dentro di sè queste parole, che si sentì lambire le mani delicatamente, e sentì sul volto un soffio caldo e ineguale, Ciuffettino mandò un grido di allegrezza:

— Melampo! - disse, in tono di suprema speranza.

— Sono io!... - borbottò il degno animale, affettuosamente - vengo a pagare il mio debito verso di te... Te l’avevo detto, che una buona azione, alle volte, viene ricompensata!... Vedi, prima che il burattinaio se ne andasse, mi sono introdotto pian piano sotto il palcoscenico... ho aspettato che tutto fosse tranquillo, e sono venuto da te... Ora, a poco a poco roderò le corde che ti avvincono ai polsi... [p. 127 modifica]

— Le roderai! - non potè a meno di chiedere Ciuffettino - o se non hai denti!...

— Mi sono spiegato male. Purtroppo... non ho denti! Ma ho riacquistato un po’ di sveltezza e di forza... Ti farò rodere le corde dai topi... Adesso te ne cerco qualcuno... bastano pochi... Quando li avrò presi, i topi si raccomanderanno che non li mangi, e io, in compenso, chiederò loro che mi aiutino a liberarti...

— Ben pensata...! fai presto, per carità, Melampo mio!... E quando sarò ricco, parola d’onore, ti farò mettere i denti finti, così potrai mangiare anche gli ossi!...

I due gendarmi non avevano capito nulla perchè il cane e il ragazzo si erano parlati nelle orecchie. È poi quei poveri burattini avevano un sonno!... Tanto che finirono con l’addormentarsi in piedi.

Di lì ad un quarto d’ora Melampo tornò con quattro topolini in bocca. Ai topolini non parve vero di cavarsela a così buon mercato, e si misero subito a [p. 128 modifica]rodere le corde con accanimento, di modo che prima dell’alba Ciuffettino era libero.

Si alzò, e, saltellando, si avviò a tentoni alla porticina del palcoscenico. I gendarmi ronfavano, e non c’era da temer nulla da parte loro. Ma ecco, di un subito, che un rumore di passi... piuttosto spietati, si fece udire in platea. Ciuffettino rabbrividì, e disse a Melampo, con un fil di voce:

— E’ Mastro Spellacane! Ora stai fresco anche te!...

E la voce di orso raffreddato dello spaventoso burattinaio rimbombò.

— Ciuffettinooo! svegliati!... bisogna sbarazzar la baracca, perchè si parte!... Questa non è più aria per noi...

Ciuffettino e Melampo si nascosero in un angolo presso la porticina. Il burattinaio entrò, e andò dritto al fondo, mentre il ragazzo ed il cane se la svignavano...

Erano appena fuori, e stavano per imboccar la strada di Cocciapelata, allorchè il burattinaio uscì gesticolando e vociando dalla baracca, e tagliò loro la strada.

Allora Ciuffettino e Melampo presero la via del mare: e il cane pregò subito il nostro eroe di montargli in groppa.

— Oggi mi sento in forza, ti ripeto, perchè ieri sera ho mangiato due bistecche da un macellaio del paese! - esclamò Melampo... - e si slanciò a corsa vertiginosa.

Per qualche tempo il burattinaio, schiumando dalla bile, gli tenne dietro: ma poi, con il fiato spezzato, la milza gonfia come un pallone, dovè fermarsi. Allora, tendendo il pugno verso i fuggenti, ringhiò:

— Adesso vado ad infilarmi gli stivaloni delle sette leghe, e poi vi raggiungo in due salti! E la vedremo! [p. 129 modifica]Mastro Spellacane [p. 131 modifica]

Mentre tornava addietro, rifletteva:

— Della pelle di quel canaccio mi farò un bel panciotto da inverno... E di Ciuffettino, che ne farò? Lo condannerò a star fra i burattini tutta la vita!..

Ma le tristi idee di vendetta non portano mai fortuna a chi le concepisce: anche se, per qualche ragione, il desiderio di vendetta possa esser giustificato. E qui non lo era davvero!

Mastro Spellacane andò ad infilarsi gli stivali delle sette leghe e riprese l’inseguimento dei nostri amici: ma proprio quegli stivali fatali lo portarono alla rovina. Attenti, e vedrete!...