Ciuffettino/Capitolo XV

Nel quale Ciuffettino sviene sotto una grandinata di pomodori e di mele fradicie

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Nel quale Ciuffettino sviene sotto una grandinata di pomodori e di mele fradicie
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XV.

Nel quale Ciuffettino sviene sotto una grandinata di pomodori

e di mele fradicie.

Il second’atto della sanguinosa tragedia si svolgeva nel bosco del Mago Merlino. Orlando, poco contento del primo servo, Arlecchino, perchè troppo pauroso e poltrone, si era tolto per cinque lire al mese, (vitto e biancheria) il prode ed astuto Facanapa, che Ciuffettino doveva surrogare su le scene, per volere supremo di Mastro Spellacane.

Orlando aveva abbandonato il nemico e la fidanzata per correre alla guerra, essendosi i perfidi maganzesi di nuovo coalizzati con gli infedeli di cartone e di cenci, per rapire i beni e la futura sposa all’eroe di Roncisvalle. [p. 120 modifica]

Eccolo nel bosco del mago Merlino. Colà, circondato da pochi uomini e dal fido Facanapa, Orlando deve difendersi dagli aspri assalti de’ maganzesi e del suo ex-amico Gano di Maganza, il quale è risuscitato per comodo dell’autore e del pubblico.

Pallido, pallido, curvo, tremante, Ciuffettino si trovò - quando il sipario fu arrotolato contro il soffitto del teatrino - dinanzi al colto pubblico e all’inclita guarnigione. Invaginatevi le urla e le risate dei ragazzi!

— Toh! guarda Facanapa!...

— Ma quello è un burattino di ciccia!

— Oh! bellino!

— Ma che bellino! non vedi che non ci ha le gambe torte e il naso lungo?

— Vogliamo il burattino di legno!

— No! no!.... è buffo anche così! guarda che ciuffo!...

— Ohe, Facanapa, tagliati il ciuffo!...

— Attento al ciuffo!...

— Zitti, ragazzi: staremo a vedere: se ci piacerà, bene, se no lo piglieremo a torsolate!

Non vi dico niente delle smanie di Ciuffettino.

Non gli riusciva di spiccicar parola. Orlando gli aveva rivolte per lo meno dieci volte le stesse domande, e lui zitto.

Tanto che mastro Spellacane, imbestialito, lo alzò di peso con il filo di ferro che lo reggeva, e il povero figliuolo, trovandosi sospeso in aria, si mise a sgambettare, come un fantoccio vero.

— Devi ripetere quello che ti suggerisco io, hai capito! - tuonò il burattinaio - altrimenti guai a te!...

Il timore ridonò l’uso della parola a Ciuffettino: e poichè non c’era scampo possibile, il ragazzo si provò a contentare il tremendo uomo. [p. 121 modifica]

E sul principio, le cose andarono piuttosto benino. Il nostro eroe, istintivamente, imitava a meraviglia il saltellare e l’agitarsi dei burattini, e infilava un mucchio di stupidaggini che mandavano in solluchero gli spettatori.

Ma purtroppo.... di lì a un certo tempo, quelle birbe si stancarono di vedere un ragazzo su quelle scene sacre alle teste di legno, e un lungo mormorio di malcontento si innalzò dalle prime file delle sedie. I più facinorosi lanciarono delle esclamazioni di questo genere.

— Ohe, Facanapa! smettila!...

— Ritirati... ci hai una faccia di freddo!...

— Basta!... tu non sei un burattino, ma un asino!...

— Ohe! Spellacane!... rimetti fuori Facanapa, quello di legno!

— Almeno, quello apre la bocca e muove gli occhi!

— Basta... va’ via, va’ via!...

Ciuffettino, impaziente, si piantò su le due gambuccie qualche momento, dinanzi alla ribalta, tenendosi le mani su i fianchi in atto di sfida. Ma Spellacane, per evitare un guaio, dette uno strappone al filo di ferro che teneva il bimbo, e questo tornò a volare per l’aria, con somma gioia della ragazzaglia.

Il nostro eroe divenne rosso come un gambero, e gettò fiamme dagli occhi: voleva protendere le braccia, stendere le gambe, voleva fare mille gesti minacciosi, e si imbrogliava nei fili, e non riusciva che ad eseguire delle mosse talmente comiche, da far scoppiare dalle risa un moribondo.

Descrivervi gli urli, i fischi, gli applausi ironici, le risate clamorose di quel pubblico screanzato, sarebbe impossibile. Più Ciuffettino si arrabbiava e si agitava, più i monellacci sghignazzavano e berciavano... [p. 122 modifica]

Mastro Spellacane, profittando del momento buono, fece entrare in iscena una dozzina di maganzesi di legno, e li lanciò contro Ciuffettino, urlando:

— Morte! Sterminio e distruzione!

Ciuffettino, dapprima respinse l’assalto di quei dodici guerrieri coperti di latta, i quali a testa bassa, appiccicati uno all’altro, buttando le membra di quà e di là, si lanciavano avanti con un coraggio addirittura leonino: ma ben presto il ragazzo si trovò legato come un salame dai fili dei fantocci, e dovette arrendersi. I vincitori lo coprirono delle loro lignee persone.

Fu una festa indimenticabile, per i frequentatori della baracca... Le grida di entusiasmo, gli evviva, i battimani salirono al cielo. Ogni ombra di malumore scomparve. Quella battaglia aveva messo il fuoco nelle vene degli spettatori.

Tanto che uno di questi - un certo tipo, che tutti chiamavano Funghetto perchè era piccolo, aveva un capo grosso grosso, e somigliava, su per giù, ad un fungo porcino - si decise di lanciare un torsolo di pera sul groppone di Ciuffettino. Fu il segnale della nuova battaglia. I ragazzi cominciarono una grandinata di torsoli di mele e di pere: e poi si frugarono [p. 123 modifica]in tasca, e tirarono tutto quello che vi rinvennero: e poi, imbestialiti, presi da una furia incredibile, si chinarono a raccattare i sassolini, le buccie, la terra... e continuarono il getto.

Allora Ciuffettino, riavendosi dallo stordimento, cieco di furore, con un supremo sforzo strappò i fili che lo tenevano legato, e con quattro calci bene assestati mandò quattro burattini in platea: gli altri li prese a pugni, li battè, li calpestò, li sbriciolò. Ma il volo de’ proiettili continuava. Alcuni ragazzi erano usciti dalla baracca, erano andati dalla fruttaiuola di faccia, ed erano tornati carichi di pomodori e di mele fradicie...

Non c’era altro scampo di salvezza che la fuga. E Ciuffettino, mezzo morto, coperto di sugo di pomodoro e tutto bagnato di inglorioso sudore, riparò dietro le quinte... Ma un implacabile pomodoro lo raggiunse anche là, nell’ultimo rifugio, e lo colpì in un occhio. Per il dolore, per la fatica, per la rabbia, il ragazzo lanciò questa esclamazione:

— Oh! mamma mia! - E svenne...