Ciuffettino/Capitolo XIII
Questo testo è completo. |
◄ | Capitolo XII | Capitolo XIV | ► |
XIII.
— Che cosa vòle? - domandò Ciuffettino che si sentiva soffocare in quell’atmosfera umida e greve - se ella fosse un burattinaio bene educato, dovrebbe tenermi con più garbo... non sono mica di legno, io! oh, oh... la mi strizza i fianchi!... badi...
— Giusto - mormorava tra i denti l’omaccio, staccando dalla testa di un burattino il filo di ferro, e agganciandolo alla giacchetta del ragazzo, proprio vicino al collo - mi mancava Facanapa... per il second’atto... L’ho dovuto bruciare ieri per arrostire l’abbacchio, povero Facanapa! Me ne dispiace, ma non potevo mica mangiare l’abbacchio crudo. Legna non ce ne avevo più... Che te ne pare, Ciuffettino?...
— A me mi pare che Melampo aveva ragione!...
— Chi è il signor Melampo?
— ... e che i vagabondi e i monelli non trovano mai fortuna nel mondo!
— Cotesto sarà vero: ma io non capisco che cosa c’entrino questi discorsi con Facanapa.
— Ma io spero che lei burli...
— Io??... Per tua regola, caro il mi’ figliolo, io non burlo mai. - E, rivolgendosi ai poveri burattini, immobili ai loro ganci, chiese in tono lùgubre:
— E’ vero, voialtri, che io non burlo mai?...
E i burattini in coro, fiocamente:
— E’ veeero! è veeero!...
— Dunque, rassegnati, e buonanotte - concluse Spellacane, attaccando alle mani di Ciuffettino che faceva degli sforzi disperati per liberarsi, un cordoncino di seta - vedrai che in fin dei conti, il mestiere del burattino gli è un mestiere divertente!
— Eh! ma io sono un ragazzo che il burattino non l’ha fatto mai...
— Ci sono tanti uomini con la barba lunga, che lo fanno tutti i giorni...
— E poi la parte di Facanapa non mi piace.
— Oh! oh! - disse ii burattinaio, aggrottando le sopracciglia - Non ti piace!... Ma il padrone sono io, qui... ditelo voi, zucche di legno: sono o non sono il padrone...?
E i poveri burattini: — Siii... siii...
Il pubblico, in platea, s’impazientiva. Già qualche ragazzo più coraggioso degli altri aveva cominciato a fischiare. I più tranquilli si contentavano di muovere le sedie. La burrasca si avvicinava.
Mastro Spellacane diede un barrito da elefante.
— Non so chi mi tenga dal disperdere a calci tutta quella canaglia! mormorò. - Ma hanno pagato! - aggiunse dopo matura riflessione: in fondo, sono un burattinaio onesto!... via, Ciuffettino, aiutami... E se riesci a farti battere le mani, nella gran scena del secondo atto, domani...
Al povero figliuolo il core si fece grosso grosso.
— Domani... mi rimanda a casa?
— Domani... ti faccio fare da re dei Mori nell’Imperatrice Amalasunta...
Ciuffettino ebbe un sussulto.
— Ma quanto crede ella che voglia stare a far da burattino?
— Oh! bella! quanto mi fa comodo!
— Ma la si sbaglia!...
— Eh! eh!...
— E di grosso!... perchè io sono un ragazzo: e siccome sono un ragazzo, non sono un pezzo di legno: e siccome non sono un pezzo di legno, non voglio esser neanche il re dei Mori: e se io sono statosempre un bighellone, e ho lasciato la scuola, ella non c’entra: e il mi’ babbo mi gridava sempre, ma io non gli davo retta: e la mi’ mamma ci piangeva: e poi un giorno mi misero dal sor Teodoro che tutti al paese chiamano Trippetta, ma lui non vuole, e poi venne Burchiello: e si mangiò lo stracotto con le lenti, e le patate condite: ma poi si doveva arrostire il gatto: e quello scappò: e io trovai il lupomannaro, e poi scappai nella Città de’ Sapienti dove non c’era nessuno che avesse fame: e poi andai da un mugnaio e gli dissi: che me lo darebbe un po’ di pane? e lui voleva che affogassi Melampo: e Melampo mi disse che si sentiva male, e non poteva morire: e allora tutti e due si tornò verso casa; ma poi ho sentito le trombe e la grancassa, e ho detto: a casa ci andrò domani, stasera vado a vedere i burattini: e invece ho trovato un ragazzo che non voleva lasciarmi passare: e adesso voglio andar via, ecco! ih! ih! ih!
Padron Spellacane ebbe un truce sorriso.
— Non ho capito nulla - disse, attaccando ad un chiodo, insieme ad altri burattini, il povero figliuolo: ma, intanto, a me non importano le tue ciancie. Tu, d’ora innanzi, sei una marionetta!
Ciuffettino divenne di fuoco.
— La marionetta sarà lei!
— Sta zitto!
— No, che non voglio stare zitto: e le manderò a catafascio tutta la rappresentazione!...
— Pròvati!...
— Lo faccio di certo!
— E io ti chiudo in un locale, fra i burattini ritto, per un paio di mesi almeno!
Ciuffettino si tacque; e mastro Spellacane, stizzito, acchiappò da un gran mazzo di fantocci due o tre infelici che gli servivano per il primo atto, e si arrampicò su di una scaletta che dava su i cieli del teatrino.
Non appena il fiero Orlando fu staccato dalla quinta, e ricominciò ad ondeggiare nelle giunture, mandando le braccia e le gambe di qua e di là, un oooh...! di soddisfazione uscì dalle bocche dei piccoli spettatori.
La tragedia che Mastro Spellacane recitava, era stata composta, qualche anno addietro, dal burattinaio stesso, in un momento di melanconia letteraria, ed aveva ottenuto lusinghiero successo. Si componeva di moltissimi atti, e ognuno di questi atti si suddivideva in moltissimi quadri: ma la tragedia aveva questo di buono: che anche rappresentandola ad atti separati, o recitandola alla rovescia, ossia dal fondo alla cima, il risultato era sempre il medesimo, e piaceva lo stesso.
Per la storia dell’arte non posso a meno di riprodurre almeno il primo atto del sublime lavoro storico-fantastico di mastro Spellacane, persuaso che i miei amici lettori saranno contenti del regalo, e mi dimostreranno la loro gratitudine rappresentando questo frammento nei loro teatrini di marionette.