Ciuffettino/Capitolo IV

Dove Ciuffettino e Burchiello si mangiano la cena di compare Teodoro detto Trippetta e poi vogliono fare arrosto il gatto di bottega

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Dove Ciuffettino e Burchiello si mangiano la cena di compare Teodoro detto Trippetta e poi vogliono fare arrosto il gatto di bottega
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IV.

Dove Ciuffettino e Burchiello si mangiano la cena di compare Teodoro detto Trippetta, e poi vogliono fare arrosto il gatto di bottega.

— Curioso! - fece, dopo una pausa, Burchiello - A vederlo così, a occhio e croce, questo stracotto mi fa l’effetto che debba esser salato...

— E io scommetto che è sciocco!

— E’ salato!

— E’ sciocco!

— Proviamo!

— Non ci mancherebbe altro! E allora, Trippetta che mangia?

— Eh! per un pochino...

— Ma se se ne accorge? [p. 26 modifica]

— Fa’ come vuoi: io per me proverei...

— E poi il mi’ babbo dice che la roba degli altri va lasciata stare...

— Il tu’ babbo vedi, è un brav’uomo, ma ci ha troppe frasche per il capo. Da’ retta a me...

— No, no, ecco: non voglio.

— E allora, arrivederci: io vo a vederei fochi dal nipote del barbiere Tosacani... chi sa che bellezza...

— Addio... e divertiti.

Quando Burchiello stava per varcare la soglia dell’uscio di bottega, Ciuffettino lo richiamò.

— Sicchè, tu dici che quello stracotto è salato?

— E come!

— Bah! a me, tanto, non importa nulla. E i fochi, i fochi?

— Quattro soldi di mortaretti...

— E li fa scoppiare tutti insieme?

— Tutti insieme!

— Chi sa che bel vedere! basta, addio, Burchiello, ci vediamo domani.

E Ciuffettino mandò un sospiro lungo un miglio. Ma Burchiello aveva fatto appena quattro passi che si sentì chiamare un’altra volta.

— Senti... oh! ci vengono dimolti ragazzi a vedere i fochi?

— Tutti i ragazzi di Cocciapelata, vuoi dire — esclamò Burchiello, rientrando in bottega - oh! sarà proprio una cosa da raccontarsi...

— Io, un pezzettino di stracotto lo assaggerei: ma piccolo... per provare...

— Ma diamine! - eppoi senti: quando un amico, un vero amico, ti dà un consiglio, non fare il sordo. I consigli dei genitori, quelli sì che sono interessati: ma i consigli degli amici... neanche per sogno! [p. 27 modifica]

— I consigli... de’ genitori!

— Sicuro, vah! i genitorl hanno l’interesse... di farci stare buoni.

— Tiranni! - borbottò Ciuffettino, avvicinandosi al piatto dello stufato.

— Nemici delle consolazionì! - ribadì Burchiello, seguendo l’amico.

— Chi l’assaggia per il primo? - disse Ciuffettino.

— Io... perchè sono più attempato di te, e ho diritto a certi riguardi - rispose dignitosamente Burchìello.

— Mi dispiace, ma il primo sarò io...

— Neanche per sogno!...

— O vediamo! [p. 28 modifica]

Il nostro eroe, lesto lesto, acciuffò un pezzetto di stracotto e se lo cacciò in bocca: ma quell’altro, non meno lesto di lui, ne acciuffò un’altro pezzo e lo ingoiò senza neanche masticarlo, come fanno i cani.

Mosso da un desiderio legittimo di rivincita, siccome di carne non ce n’era più, Ciuffettino raccolse con la mano tutte le lenti, e fece per mangiarle: ma Burchiello gli diede un buffetto al braccio, e le lenti saltarono in terra.

— O che credi?... imbecille! - esclamò, in tono irato, Burchiello.

— Dici a me?

— Sì, a te... imbecille e somaro!

— Allora... aspetta...

Si accapigliarono, e cominciarono a menarsi botte da orbi. Dopo un quarto d’ora di pugilato, i due amici si lasciarono: Ciuffettino aveva il naso gonfio, e un occhio pesto, e Burchiello un’orecchia graffiata e un sopracciglio gonfio come un palloncino.

Fatti i conti, erano pari: ragione per cui, senza stare a pensarci sopra, si dettero la mano, si abbracciarono, si baciarono, e giurarono di non leticare mai più.

— Del resto avevi ragione: lo stracotto era piuttosto salatino - osservò il nostro eroe, avvicinandosi al piatto delle patate - bisognerebbe vedere, se...

— Giusto! me l’hai cavata di bocca! Bisognerebbe provare le patate!

— Ma e quando torna il sor Teodoro, e non trova nulla?

— Gli dici che è venuta la su’ sposa, e ha detto che per questa sera non le andava a verso di preparare da cena...

— Eh! no... se ne verrebbe ad accorgere... Piuttosto prepariamogli noi qualche cosa... [p. 29 modifica]

— Mi viene un’idea!... Ma prima mangiamo le patate! E tuffò le mani nel piatto avidamente.

— Sei sempre lo stesso villanzone! - gridò Ciuffettino, mettendo addirittura il muso nell’intingolo - aspetta... che!... che te... le vuoi... mangiar tutte... te...??

— Faccio il comodo mio... - rispondeva l’altro a bocca piena.

— Brutto cretino!

— Cretino a me?

— Sì, a te, a te, a te! Non mi fai mica paura, sai!...

— Vieni avanti, se hai fegato!... E ripeti che sono un cretino!

— Sì, cretino, e ciuco...

— Ah! questa volta ti strappo il ciuffo in parola d’onore.

Si accapigliarono e ricominciarono a menarsi botte [p. 30 modifica]da orbi. Dopo una ventina di minuti di pugilato, i due amici si lasciarono: Ciuffettino aveva strappato a Burchiello i bottoni della giacca, e Burchiello aveva strappato a Ciuffettino il colletto e la cravatta...

Anche questa volta, fatti i conti, erano pari.

— Rendimi il mio colletto!

— E tu rendimi i miei bottoni!

— E facciamo la pace!

— Facciamola pure!

Senza stare a pensarci sopra, si dettero la mano, si abbracciarono, si baciarono, e giurarono di non leticare mai più.

— E ora? - disse Ciuffettino, grattandosi un orecchio a sangue - col padrone come si fa?

— Te l’ho già detto che ci ho un’idea! Al padrone arrostiremo un gatto.

— Un gatto?

— Sicuro: i gatti, tanto, somigliano alle lepri tal quale. Io lo so perchè il mi’ babbo dà sempre ai suoi avventori del gatto, dicendo: - Ecco: questa è quella lepre che ho ammazzata ier l’altro...

— O dove lo troviamo, il gatto?

— Si cerca, toh!

— Pigliamo il gatto di bottega!

— Giusto! Micio, micio, micioooo...

— Non vuol venire... Eh! ma lo acchiappo: intanto, tu, accendi il fuoco...

Ciuffettino rincorreva il gatto per la bottega, ma il gatto, prevedendo il fatale pericolo che lo minacciava, faceva dei lanci incredibili, di qua e di là, e ogni tanto si ficcava negli angoli più oscuri, per riscappare al momento opportuno. Burchiello, nella smania di attivare il fuoco, aveva strappato la corda del mantice. Per non fare altri malanni, accese tutti i libri [p. 31 modifica]e i giornali che trovò in bottega (il sor Teodoro ci teneva, a fare il fabbro-ferraio letterato) ma rovesciò subito un bigonzolo d’acqua sulle fiamme perchè gli pareva che... divampassero troppo. Intanto, Ciuffettino, sempre più accanito correva dietro al gatto, e buttava arnesi, banchi, sgabelli; per ultimo, volendo tirar fuori la vittima da sotto una credenza

dove c’erano delle bottiglie e dei bicchieri, fece cader la credenza: non vi so dire che spicinìo: tutto andò in pezzi: bottiglie, vetri, bicchieri; una rovina senza l’uguale. E il gatto, còlto il momento buono, prese l’uscio e filò in piazza. Allora il nostro eroe, furibondo senza pensare più a nulla, piantò la bottega, e si cacciò a correre disperatamente dietro l’animale: Burchiello, in due lanci, gli fu accosto: e tutti e due, come dèmoni [p. 32 modifica]scatenati, seguitarono la corsa furiosa. Il gatto andava verso la campagna: e loro dietro, a scapicollo, per vie scoscese, nella notte limpida, soffusa della melanconica alba lunare.



[p. 33 modifica]Ciuffettino nel bosco.