Pagina:Yambo, Ciuffettino.djvu/42


— 27 —


Il nostro eroe, lesto lesto, acciuffò un pezzetto di stracotto e se lo cacciò in bocca: ma quell’altro, non meno lesto di lui, ne acciuffò un’altro pezzo e lo ingoiò senza neanche masticarlo, come fanno i cani.

Mosso da un desiderio legittimo di rivincita, siccome di carne non ce n’era più, Ciuffettino raccolse con la mano tutte le lenti, e fece per mangiarle: ma Burchiello gli diede un buffetto al braccio, e le lenti saltarono in terra.

— O che credi?... imbecille! - esclamò, in tono irato, Burchiello.

— Dici a me?

— Sì, a te... imbecille e somaro!

— Allora... aspetta...

Si accapigliarono, e cominciarono a menarsi botte da orbi. Dopo un quarto d’ora di pugilato, i due amici si lasciarono: Ciuffettino aveva il naso gonfio, e un occhio pesto, e Burchiello un’orecchia graffiata e un sopracciglio gonfio come un palloncino.

Fatti i conti, erano pari: ragione per cui, senza stare a pensarci sopra, si dettero la mano, si abbracciarono, si baciarono, e giurarono di non leticare mai più.

— Del resto avevi ragione: lo stracotto era piuttosto salatino - osservò il nostro eroe, avvicinandosi al piatto delle patate - bisognerebbe vedere, se...

— Giusto! me l’hai cavata di bocca! Bisognerebbe provare le patate!

— Ma e quando torna il sor Teodoro, e non trova nulla?

— Gli dici che è venuta la su’ sposa, e ha detto che per questa sera non le andava a verso di preparare da cena...

— Eh! no... se ne verrebbe ad accorgere... Piuttosto prepariamogli noi qualche cosa...