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Il nostro eroe, lesto lesto, acciuffò un pezzetto di stracotto e se lo cacciò in bocca: ma quell’altro, non meno lesto di lui, ne acciuffò un’altro pezzo e lo ingoiò senza neanche masticarlo, come fanno i cani.
Mosso da un desiderio legittimo di rivincita, siccome di carne non ce n’era più, Ciuffettino raccolse con la mano tutte le lenti, e fece per mangiarle: ma Burchiello gli diede un buffetto al braccio, e le lenti saltarono in terra.
— O che credi?... imbecille! - esclamò, in tono irato, Burchiello.
— Dici a me?
— Sì, a te... imbecille e somaro!
— Allora... aspetta...
Si accapigliarono, e cominciarono a menarsi botte da orbi. Dopo un quarto d’ora di pugilato, i due amici si lasciarono: Ciuffettino aveva il naso gonfio, e un occhio pesto, e Burchiello un’orecchia graffiata e un sopracciglio gonfio come un palloncino.
Fatti i conti, erano pari: ragione per cui, senza stare a pensarci sopra, si dettero la mano, si abbracciarono, si baciarono, e giurarono di non leticare mai più.
— Del resto avevi ragione: lo stracotto era piuttosto salatino - osservò il nostro eroe, avvicinandosi al piatto delle patate - bisognerebbe vedere, se...
— Giusto! me l’hai cavata di bocca! Bisognerebbe provare le patate!
— Ma e quando torna il sor Teodoro, e non trova nulla?
— Gli dici che è venuta la su’ sposa, e ha detto che per questa sera non le andava a verso di preparare da cena...
— Eh! no... se ne verrebbe ad accorgere... Piuttosto prepariamogli noi qualche cosa...